Un capolavoro delle Gallerie dell'Accademia di Venezia
Con Carpaccio nella Venezia del Rinascimento: il Miracolo della reliquia della Croce al Ponte di Rialto
Vittore Carpaccio, talvolta detto anche Vittorio (1465 circa - Capodistria, 1525/1526), Miracolo della Croce a Rialto, 1496 circa, Venezia, Gallerie dell'Accademia | Courtesy Gallerie dell'Accademia, Venezia
Samantha De Martin
06/04/2020
Venezia - Attorno a un Canal Grande gremito, nei pressi di Rialto, un brulichio di figure tra palazzi e irti comignoli puntati verso il cielo, accompagna l’osservatore dentro una scena che ha del miracoloso.
Ci avviciniamo un po’ di più ai personaggi immortalati, come in una fotografia, da Vittore Carpaccio, per assistere con loro al miracolo della guarigione per mezzo della reliquia della Croce imposta dal Patriarca di Grado Francesco Querini, avvenuta nel Palazzo a San Silvestro sul Canal Grande.
La scena è composta con un taglio asimmetrico, con le figure in primo piano a sinistra e subito dietro le facciate dei palazzi in scorcio, che seguono il corso del canale.
Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell'Accademia racconta Il Miracolo della Croce di Rialto di Vittore Carpaccio
Una fotografia della Venezia del Rinascimento
In questo capolavoro, Carpaccio - uno dei più alti testimoni della vita, dei costumi e dell'aspetto straordinario della Serenissima in quegli anni - ci mostra anche come il Ponte di Rialto doveva presentarsi prima del crollo dell'agosto 1524: interamente in legno.
Accoglieva, lungo i lati, una doppia fila di botteghe e, sulla sommità, una passerella alzabile per consentire il passaggio ai vascelli più alti che attraversavano il Canal Grande, carichi di merci.
Ci accorgiamo come l'immagine pittorica della città assuma davvero il valore di un'immersione totale nella Venezia del Rinascimento. Se osserviamo sulla destra notiamo la forma quattrocentesca del Fondaco dei Tedeschi, distrutto da un incendio nel gennaio 1505 per essere ricostruito nel 1508. Si riconoscono poi il campanile di San Giovanni Crisostomo, il porticato a filo d'acqua della Ca' da Mosto, il campanile dei Santi Apostoli prima del rifacimento del 1672.
Un evento miracoloso
La pittoresca scena rappresenta il miracolo della guarigione di un indemoniato, compiuto da un frammento della Vera Croce - regalato alla confraternita nel 1369 da Philippe de Mézières, cancelliere dei regni di Cipro e di Gerusalemme - e oggetto di una straordinaria venerazione.
L’episodio sarebbe avvenuto nel Palazzo a San Silvestro, sul Canal Grande vicino a Rialto. Il pittore, figlio del mercante di pelli Pietro, e della cui vita conosciamo ben poco, riserva al racconto dell’evento miracoloso l'ariosa loggia in alto a sinistra, lasciando gran parte della tela a disposizione della veduta urbana pullulante di vita.
Dal gruppo di personaggi sotto la loggia in primo piano parte una linea obliqua che segue l'attuale Rive del Vin fino al Ponte di Rialto. Su questa via si allineano i passanti, che sembrano aderire perfettamente al drappello finale della processione religiosa che segue la reliquia, nel quale si riconoscono vari confratelli reggenti ceri e uno stendardo.
Notiamo la loggia lignea frequentata dagli avventori del Mercato di Rialto e, appesa, poco a sinistra dello stendardo, l'insegna dell'albergo dello Storione.
Dove si trova l’opera?
Il dipinto era stato commissionato dalla confraternita della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, una delle più frequentate e prospere di Venezia. Si era deciso di collocare nove grandi teleri realizzati da alcuni dei più grandi pittori dell'epoca tra i quali Carpaccio, Gentile Bellini, Pietro Perugino, Giovanni Mansueti, Lazzaro Bastiani e Benedetto Diana.
Il tema che avrebbe dovuto accomunare le tele era quello dei miracoli di un frammento della Vera Croce, la reliquia simbolo della Scuola, oltre che oggetto di una straordinaria venerazione.
Il 25 aprile 1806, con decreto napoleonico, la Scuola fu soppressa e il suo patrimonio in parte disperso o venduto. Nel 1820 il telero di Carpaccio, realizzato tra il 1496 e il 1501, fu trasferito, assieme a quelli eseguiti dai suoi colleghi, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove oggi si trova, al'interno della Sala XX.
Tutte le tele sopravvissero al tempo, ad eccezione di quella del Perugino. Ciascuno di questi capolavori contiene la rappresentazione di diversi episodi ambientati in alcuni dei più celebri luoghi di Venezia.
Un quadro vivace delle arti e dei mestieri del tempo
Altrettanto puntuale, al pari della resa topografica, è la descrizione delle attività umane che si svolgevano nella Venezia di Carpaccio. Scorgiamo le gondole private, adibite a traghetto, ritratte dall'artista mentre attraversano il Canal Grande. Vediamo numerosi stranieri, in vesti orientali, passeggiare per la zona. Tra i notabili in primo piano si riconoscono quelli vestiti con i simboli delle Compagnie della Calza, ritratti da Carpaccio mentre conversano sotto la loggia.
Cosa fanno le donne nelle case? E i bottai?
Ogni personaggio è intento a svolgere le proprie occupazioni quotidiane. Le donne battono i tappeti dalle loro finestre, altre mettono la biancheria ad asciugare. I bottai sciacquano i recipienti per il vino, mentre un muratore è alle prese, su di un tetto, con alcune tegole da rinnovare.
Un trionfo di luce
La luce illumina vibrante ogni dettaglio, dando vita a quella tipica atmosfera in cui sembra che l'aria circoli libera e senza impedimenti. Esemplare è la facoltà di conservare un'integrità ambientale unitaria non rinunciando allo stesso tempo alla minuziosità dei dettagli e generando un'emblematica verità ottica veneziana, cha non troverà competitori fino a Canaletto.
Leggi anche:
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La scena è composta con un taglio asimmetrico, con le figure in primo piano a sinistra e subito dietro le facciate dei palazzi in scorcio, che seguono il corso del canale.
Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell'Accademia racconta Il Miracolo della Croce di Rialto di Vittore Carpaccio
Una fotografia della Venezia del Rinascimento
In questo capolavoro, Carpaccio - uno dei più alti testimoni della vita, dei costumi e dell'aspetto straordinario della Serenissima in quegli anni - ci mostra anche come il Ponte di Rialto doveva presentarsi prima del crollo dell'agosto 1524: interamente in legno.
Accoglieva, lungo i lati, una doppia fila di botteghe e, sulla sommità, una passerella alzabile per consentire il passaggio ai vascelli più alti che attraversavano il Canal Grande, carichi di merci.
Ci accorgiamo come l'immagine pittorica della città assuma davvero il valore di un'immersione totale nella Venezia del Rinascimento. Se osserviamo sulla destra notiamo la forma quattrocentesca del Fondaco dei Tedeschi, distrutto da un incendio nel gennaio 1505 per essere ricostruito nel 1508. Si riconoscono poi il campanile di San Giovanni Crisostomo, il porticato a filo d'acqua della Ca' da Mosto, il campanile dei Santi Apostoli prima del rifacimento del 1672.
Un evento miracoloso
La pittoresca scena rappresenta il miracolo della guarigione di un indemoniato, compiuto da un frammento della Vera Croce - regalato alla confraternita nel 1369 da Philippe de Mézières, cancelliere dei regni di Cipro e di Gerusalemme - e oggetto di una straordinaria venerazione.
L’episodio sarebbe avvenuto nel Palazzo a San Silvestro, sul Canal Grande vicino a Rialto. Il pittore, figlio del mercante di pelli Pietro, e della cui vita conosciamo ben poco, riserva al racconto dell’evento miracoloso l'ariosa loggia in alto a sinistra, lasciando gran parte della tela a disposizione della veduta urbana pullulante di vita.
Dal gruppo di personaggi sotto la loggia in primo piano parte una linea obliqua che segue l'attuale Rive del Vin fino al Ponte di Rialto. Su questa via si allineano i passanti, che sembrano aderire perfettamente al drappello finale della processione religiosa che segue la reliquia, nel quale si riconoscono vari confratelli reggenti ceri e uno stendardo.
Notiamo la loggia lignea frequentata dagli avventori del Mercato di Rialto e, appesa, poco a sinistra dello stendardo, l'insegna dell'albergo dello Storione.
Dove si trova l’opera?
Il dipinto era stato commissionato dalla confraternita della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, una delle più frequentate e prospere di Venezia. Si era deciso di collocare nove grandi teleri realizzati da alcuni dei più grandi pittori dell'epoca tra i quali Carpaccio, Gentile Bellini, Pietro Perugino, Giovanni Mansueti, Lazzaro Bastiani e Benedetto Diana.
Il tema che avrebbe dovuto accomunare le tele era quello dei miracoli di un frammento della Vera Croce, la reliquia simbolo della Scuola, oltre che oggetto di una straordinaria venerazione.
Il 25 aprile 1806, con decreto napoleonico, la Scuola fu soppressa e il suo patrimonio in parte disperso o venduto. Nel 1820 il telero di Carpaccio, realizzato tra il 1496 e il 1501, fu trasferito, assieme a quelli eseguiti dai suoi colleghi, alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove oggi si trova, al'interno della Sala XX.
Tutte le tele sopravvissero al tempo, ad eccezione di quella del Perugino. Ciascuno di questi capolavori contiene la rappresentazione di diversi episodi ambientati in alcuni dei più celebri luoghi di Venezia.
Un quadro vivace delle arti e dei mestieri del tempo
Altrettanto puntuale, al pari della resa topografica, è la descrizione delle attività umane che si svolgevano nella Venezia di Carpaccio. Scorgiamo le gondole private, adibite a traghetto, ritratte dall'artista mentre attraversano il Canal Grande. Vediamo numerosi stranieri, in vesti orientali, passeggiare per la zona. Tra i notabili in primo piano si riconoscono quelli vestiti con i simboli delle Compagnie della Calza, ritratti da Carpaccio mentre conversano sotto la loggia.
Cosa fanno le donne nelle case? E i bottai?
Ogni personaggio è intento a svolgere le proprie occupazioni quotidiane. Le donne battono i tappeti dalle loro finestre, altre mettono la biancheria ad asciugare. I bottai sciacquano i recipienti per il vino, mentre un muratore è alle prese, su di un tetto, con alcune tegole da rinnovare.
Un trionfo di luce
La luce illumina vibrante ogni dettaglio, dando vita a quella tipica atmosfera in cui sembra che l'aria circoli libera e senza impedimenti. Esemplare è la facoltà di conservare un'integrità ambientale unitaria non rinunciando allo stesso tempo alla minuziosità dei dettagli e generando un'emblematica verità ottica veneziana, cha non troverà competitori fino a Canaletto.
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