Utopia della Visione
Fotomontaggio creato da un artista sovietico
23/06/2004
Comincia il 23 giugno al Museo di Roma l'esposizione "Utopia della Visione. Fotomontaggi sovietici 1917-1950", che presenta un centinaio di opere provenienti dalla Casa della Fotografia di Mosca, dal Museo Statale del Cinema di Mosca, dall’Archivio Nazionale della storia sociale e politica di Russia, dall’Archivio Statale della letteratura e arte di Russia, e da collezioni private russe.
La tecnica del fotomontaggio, che si affermò in Russia nel periodo immediatamente post-rivoluzionario, ha origine nei collage cubisti degli Anni Dieci. Inizialmente il fotomontaggio fu utilizzato per illustrare copertine di riviste di poesia, locandine teatrali e di film. Da ammirare per esempio è un'opera di Rodchenko, che fonde fotografia e disegno a china, e che servì per illustrare il cinegiornale "Kino-Glas", del regista Dziga Vertov.
L'apparente semplicità e quotidianità di questa tecnica, e la potenza comunicativa delle immagini ottenute, fecero sì che, ben presto, gli ideologi bolscevichi si appropriassero di questa forma d'arte per spiegare e diffondere i nuovi ideali nell'ex impero zarista. Fotomontaggi che esibivano grandi realizzazioni e imprese eroiche (la costruzione del canale Mare Bianco - Mar Baltico, la spedizione al Polo Nord), o che lanciavano slogan politici ("Edifichiamo e continuiamo a edificare il Socialismo!") e messaggi sociali (contadine che si tendono la mano, minatori sorridenti dopo il turno di lavoro), venivano tirati in cinque diecimila esemplari e destinati a scuole, fabbriche, kolchoz e sezioni politiche dell'Armata Rossa.
Molte delle opere in mostra sono espressione della scuola costruttivista di Vladimir Tatlin, corrente sensibile all'influsso di suggestioni cubiste e futuriste, e fermamente convinta che il rinnovamento dell'arte possa contribuire al rinnovamento della società. I costruttivisti, che negli anni Venti spaziavano tra pittura, scultura, architettura, scenografia e letteratura, ritennero che il fotomontaggio offrisse enormi possibilità espressive, sia come tecnica sperimentale, perché permette sfasature di prospettiva, assemblaggi di elementi grafici e fotografici, avvicendamenti inaspettati di colori e forme, sia appunto come mezzo di divulgazione di principi e idee.
Tra gli artisti presenti alla mostra figura, come già detto, Aleksandr Rodchenko. Fotografo, pittore, grafico, sceneggiatore, realizzò i più famosi fotomontaggi della propaganda sovietica post-rivoluzionaria. In queste opere Rodchenko si sforza di avvicinare la sua arte alla gente: per questo utilizza elementi della vita comune, come ritagli di giornale, combinati a immagini facilmente riconoscibili ed a messaggi testuali chiari e diretti. Altra artista simbolo dell'Avanguardia Russa che si può ammirare alla mostra è Varvara Stepanova, moglie di Rodchenko. "L'irrefrenabile Stepanova", come la chiamava Majakovskij, era pittrice, grafica, poetessa, autrice di manifesti e copertine di riviste. Non mancano poi altri artisti come Lissitsky, Galadzev, Tereshenko, Dmitriev.
La mostra, che fa parte della III edizione di FotoGrafia Festival Internazionale di Roma, è promossa ed organizzata dall’assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma - Sovrintendenza ai Beni Culturali, e dalla Casa della Fotografia di Mosca, e si colloca nell’ambito di un accordo di collaborazione tra le due istituzioni.
"Utopia della Visione. Fotomontaggi sovietici 1917-1950"
Museo di Roma, Palazzo Braschi
Via di San Pantaleo, Roma
Dal 23 giugno al 19 settembre 2004
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