Presentate le mostre del prossimo anno: in primo piano i 500 anni del Granduca
Da Cosimo de’ Medici a Kiki Smith, il 2019 degli Uffizi
Veduta della Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria. Courtesy Gallerie degli Uffizi
Francesca Grego
10/12/2018
Firenze - Lo scrigno del Rinascimento si apre all’attualità e ai fermenti del contemporaneo: è questo lo spirito del 2019 degli Uffizi, mentre il direttore Eike Schmidt si prepara al suo ultimo anno a Firenze – dal 2020 dovrebbe andare a dirigere il Kunsthistorisches Museum di Vienna - e il collega ed ex ministro dei beni culturali Antonio Paolucci lo prega di restare, perché le Gallerie “stanno giocando come mai era successo prima il loro ruolo di vetrina della cultura italiana e internazionale”.
Intanto nei prossimi mesi mostre ricche di spunti e varietà conquisteranno ancora i visitatori del museo costruito da Cosimo I de’ Medici. Nel cinquecentenario della nascita del primo Granduca di Firenze, un trittico di rassegne ne celebrerà la figura: una sui Lanzichenecchi, la sua milizia personale da cui prese il nome la famosa Loggia dei Lanzi, una sugli arazzi con le storie del Granduca e l’ultima sulla prima scultura da lui commissionata per il Giardino di Boboli, fresca di restauro.
Siamo in pieno Cinquecento, ma non mancano incursioni nell’arte contemporanea, che si intrufola nella prima mostra con opere di Kiki Smith, Anthony Gormley e Tony Cragg. Un modo di aggiornare l’immagine degli Uffizi e inserirli nel flusso del presente.
“È nostro dovere celebrare le radici storiche e artistiche della città – ha commentato Eike Schmidt durante la presentazione di stamane all'Auditorium Vasari – ma non bisogna rimanere aggrappati all’idea ottocentesca del Rinascimento, dimenticando che nel Quattrocento e nel Cinquecento l’arte era rivoluzionaria e anche giovane: che Masaccio dipinge la Cappella Brancacci a 25 anni, che Raffaello arriva a Firenze a 21, e Michelangelo finisce di scolpire il David che non ne aveva ancora 30”.
“Tutti gli artisti del Rinascimento erano sperimentali, ma si ispiravano all’antico e lo rispettavano”, continua il direttore: “A ben vedere lo stesso avviene per quelli viventi tutt’oggi, e non solo per quanto riguarda gli aspetti squisitamente stilistici, ma anche per l’arditezza delle sperimentazioni tecniche: per questo motivo la mostra sulla Colonna Traiana, che si aprirà a giugno nella Limonaia del Giardino di Boboli, sarà un’occasione di apprendimento oltre che celebrativa. Tradizione e innovazione devono andare a braccetto, bisogna aprirsi al nuovo, e il programma che gli Uffizi propongono per l’anno prossimo, si dirige a tutti: dal bambino allo scienziato, fino allo storico dell’arte dal palato più sofisticato”.
E così l’arte diventa una lente per guardare alla storia e alle tendenze più calde dell’attualità. Per esempio strizza l’occhio a chi è sensibile alle tematiche ambientali Animalia Fashion, primo evento espositivo del 2019, che rifletterà sul rapporto tra la moda e gli animali, mentre a marzo Lessico femminile racconterà le donne dall’Ottocento al Novecento e la personale di Kiki Smith presenterà una figura di primo piano dell’arte e della cultura femminista di oggi.
E se la scultura vedrà i grandi bronzi tardo barocchi a confronto con star contemporanee come Tony Cragg (a Boboli) ed Anthony Gormley (agli Uffizi), il dipinto del Carro d’Oro di Johann Paul Schorr – recentemente acquistato dal museo – a Carnevale sarà al centro di una spettacolare mostra sulle feste barocche.
Cultura e bellezza, sacro e profano si incontreranno nell’ampia ricognizione sull’arte tessile ebraica che aprirà l’estate, aspettando il progetto che gli Uffizi dedicano a uno dei più grandi monumenti dell’antichità: la Colonna Traiana, da indagare sotto una nuova luce nella frescura del Giardino di Boboli.
Ad agosto con I cieli in una stanza si tornerà poi a danzare tra antico e contemporaneo: tra i mirabili soffitti lignei del Rinascimento e il ricordo del crollo di San Giuseppe dei Falegnami a Roma, affiancando al punto di vista artistico-scientifico i più scottanti problemi della tutela dell’arte.
Il cerchio si chiude a fine anno con un ritorno al Cinquecento, da riscoprire attraverso il punto di vista eccentrico di Pietro Aretino: salvo imprevisti, sarà l’intrigante autore dei Sonetti Licenziosi il protagonista dell’ultima mostra degli Uffizi di Eike Schmidt, che ne metterà a fuoco i rapporti con l'arte del suo tempo.
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Siamo in pieno Cinquecento, ma non mancano incursioni nell’arte contemporanea, che si intrufola nella prima mostra con opere di Kiki Smith, Anthony Gormley e Tony Cragg. Un modo di aggiornare l’immagine degli Uffizi e inserirli nel flusso del presente.
“È nostro dovere celebrare le radici storiche e artistiche della città – ha commentato Eike Schmidt durante la presentazione di stamane all'Auditorium Vasari – ma non bisogna rimanere aggrappati all’idea ottocentesca del Rinascimento, dimenticando che nel Quattrocento e nel Cinquecento l’arte era rivoluzionaria e anche giovane: che Masaccio dipinge la Cappella Brancacci a 25 anni, che Raffaello arriva a Firenze a 21, e Michelangelo finisce di scolpire il David che non ne aveva ancora 30”.
“Tutti gli artisti del Rinascimento erano sperimentali, ma si ispiravano all’antico e lo rispettavano”, continua il direttore: “A ben vedere lo stesso avviene per quelli viventi tutt’oggi, e non solo per quanto riguarda gli aspetti squisitamente stilistici, ma anche per l’arditezza delle sperimentazioni tecniche: per questo motivo la mostra sulla Colonna Traiana, che si aprirà a giugno nella Limonaia del Giardino di Boboli, sarà un’occasione di apprendimento oltre che celebrativa. Tradizione e innovazione devono andare a braccetto, bisogna aprirsi al nuovo, e il programma che gli Uffizi propongono per l’anno prossimo, si dirige a tutti: dal bambino allo scienziato, fino allo storico dell’arte dal palato più sofisticato”.
E così l’arte diventa una lente per guardare alla storia e alle tendenze più calde dell’attualità. Per esempio strizza l’occhio a chi è sensibile alle tematiche ambientali Animalia Fashion, primo evento espositivo del 2019, che rifletterà sul rapporto tra la moda e gli animali, mentre a marzo Lessico femminile racconterà le donne dall’Ottocento al Novecento e la personale di Kiki Smith presenterà una figura di primo piano dell’arte e della cultura femminista di oggi.
E se la scultura vedrà i grandi bronzi tardo barocchi a confronto con star contemporanee come Tony Cragg (a Boboli) ed Anthony Gormley (agli Uffizi), il dipinto del Carro d’Oro di Johann Paul Schorr – recentemente acquistato dal museo – a Carnevale sarà al centro di una spettacolare mostra sulle feste barocche.
Cultura e bellezza, sacro e profano si incontreranno nell’ampia ricognizione sull’arte tessile ebraica che aprirà l’estate, aspettando il progetto che gli Uffizi dedicano a uno dei più grandi monumenti dell’antichità: la Colonna Traiana, da indagare sotto una nuova luce nella frescura del Giardino di Boboli.
Ad agosto con I cieli in una stanza si tornerà poi a danzare tra antico e contemporaneo: tra i mirabili soffitti lignei del Rinascimento e il ricordo del crollo di San Giuseppe dei Falegnami a Roma, affiancando al punto di vista artistico-scientifico i più scottanti problemi della tutela dell’arte.
Il cerchio si chiude a fine anno con un ritorno al Cinquecento, da riscoprire attraverso il punto di vista eccentrico di Pietro Aretino: salvo imprevisti, sarà l’intrigante autore dei Sonetti Licenziosi il protagonista dell’ultima mostra degli Uffizi di Eike Schmidt, che ne metterà a fuoco i rapporti con l'arte del suo tempo.
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