Ecco la piattaforma digitale del Museo Archeologico di Taranto
MArTA 3.0: il futuro dell'archeologia viaggia online
Testa femminile con diadema, IV secolo a.C., Terracotta dipinta, Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
Francesca Grego
19/05/2020
Taranto - Un viaggio lungo 30 secoli da fruire anche a casa, da ogni parte del mondo; 40 mila reperti digitalizzati e accessibili gratuitamente, storie e contenuti pensati per ogni fascia di pubblico, riproduzioni 3D da acquistare e oggetti di design ispirati ai famosi Ori di Taranto o alle sculture riemerse dal ventre della terra di Puglia: sono le novità della piattaforma digitale nata per ampliare l’offerta del MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Concepita ben prima dell’emergenza coronavirus e presentata nel pomeriggio di ieri lunedì 18 maggio in diretta Facebook, Past for Future mette insieme tradizione e innovazione per proiettare il patrimonio di uno dei più ricchi musei archeologici italiani in una dimensione internazionale. Lo testimonia la traduzione integrale in otto lingue, per parlare all’Europa come al mondo arabo, ai visitatori cinesi e russi: “un riconoscimento del valore universale della civiltà della Magna Grecia”, ha spiegato la direttrice Eva Degli Innocenti, sottolineando come la parola chiave del progetto sia “accessibilità” da intendere in tutte le possibili accezioni. Non è un caso, insomma, che il debutto sia coinciso con la Giornata Internazionale dei Musei, che quest’anno ha avuto come tema “Musei per l’uguaglianza: diversità e inclusione”.
Zeus di Ugento, Statua bronzea di fattura magnogreca (databile al 530 a.C.) rinvenuta a Ugento nel 1961, Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
Durante il lockdown il Museo Archeologico di Taranto ha fatto di necessità virtù: la programmazione online di #MArTAvisione è stata un successo e ha portato a collegarsi ai canali social del museo mezzo milione di utenti in più. Ma soprattutto, osserva Degli Innocenti, ha permesso di cogliere desideri ed esigenze del pubblico. Forte di questa esperienza, il museo apre una nuova pagina della sua storia. In quanto “strumento multifunzione”, la piattaforma digitale “diventa simbolo di quello che il MArTA vuole essere: un centro di educazione, formazione e ricerca”, continua la direttrice, un museo capace di parlare ai ragazzi, alle famiglie, a chi non può muoversi o vive lontano, agli studiosi che ne consulteranno liberamente e gratuitamente l’archivio, a fasce di pubblico estranee all’archeologia, che invece apprezzano il design e l’arte contemporanea.
Già online con un’anteprima, i contenuti e i servizi della piattaforma saranno interamente disponibili in rete tra qualche giorno, come annunciato da Gaetano Contento, CEO di Never Before Italia che ha realizzato il progetto insieme a Meeting Planner.
Con il museo chiuso ancora per qualche settimana, sarà interessante scoprirne i capolavori attraverso i tour virtuali creati in collaborazione con Google Arts and Culture: dallo Zeus di Ugento agli splendenti Ori di Taranto, dalla statua nera di Thot, il dio egizio nelle sembianze di babuino, alla leggendaria Tomba dell’Atleta; fino all’iconica Testa di fanciulla con diadema, che mostra come le statue greche fossero colorate, alla sensualità del Mosaico con Satiro e Ninfa o a un raffinatissimo schiaccianoci a forma di mani femminili, con tanto di gioielli. E poi monete, rilievi, veneri primitive e volti scolpiti, vasi che raccontano miti affascinanti e utensili capaci di farci rivivere la quotidianità dei nostri antenati a distanza di millenni.
Statua di Thot, 30ª Dinastia egizia (seconda metà del IV secolo a.C.), Basalto a grana fine, Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
Consultando l’archivio digitale, inoltre, potremo curiosare tra quelli che Degli Innocenti definisce “i tesori mai visti” del MArTA, chiusi da sempre nei depositi e in parte inediti anche per gli addetti ai lavori.
Se l’abilità degli artigiani locali ha dato vita a oggetti di particolare bellezza, i reperti del museo mostrano anche come per secoli Taranto, che gli storici antichi ricordano come fiorente colonia di Sparta, sia stata al centro di traffici e influenze artistiche provenienti da ogni parte del Mediterraneo. Un patrimonio da scoprire attraverso immagini, storie e curiosità selezionate per il pubblico dagli archeologi del museo.
Fruizione e ricerca: il digitale nel museo del futuro
Nell’incerto scenario post-emergenza, la domanda è d’obbligo: il MArTA privilegerà la fruizione a distanza rispetto alla visita tradizionale al museo? Come ha sottolineato la direttrice Degli Innocenti, il web sarà uno strumento per “curare la visita prima, durante e dopo”, “un’esperienza complementare a quella in presenza”, inserita all’interno di un più ampio programma di rinnovamento: MArTA 3.0, che comprende il riallestimento di parte delle collezioni e strategie innovative per la divulgazione del patrimonio presso una platea globale.
Ma la presentazione della piattaforma diventa occasione per interrogarsi sul ruolo del digitale nel futuro di tutti i musei con Alberto Mattiello, Head of Future Thinking di Wunderman Thompson Miami, e Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
“Il futuro è arrivato in anticipo”, ha spiegato Mattiello da Riga: “La pandemia non ha cambiato la direzione del cambiamento, ma la velocità. Ha aperto finestre di opportunità per un’innovazione che finora è stata un fenomeno di nicchia”. “Durante il lockdown, abbiamo percorso in un mese il cammino per cui sarebbero stati necessari cinque anni”, ha aggiunto Gaetano Contento: “in particolare si è avvicinato alla fruizione online il pubblico senior, un importante punto a favore dei musei che stanno investendo sul digitale”. In questo periodo, ha proseguito Mattiello, sono entrate in crisi le attività legate alla compresenza delle persone in uno spazio fisico. In futuro dovremo aspettarci una crescita delle “esperienze ibride”, una compenetrazione sempre più profonda di reale e virtuale, che potrà assumere le forme più diverse e creative. Ma anche la creazione di “grandi ecosistemi”, in cui il museo non è più isolato, bensì parte di un ambiente di dimensioni globali che condividerà con altri attori della cultura e dell’educazione.
MArTA, Past for Future | Courtesy of MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto
Al di là delle contingenze, Paolo Giulierini pone l’accento sulle potenzialità del digitale per la valorizzazione e la divulgazione dell’archeologia, ma soprattutto sul valore strategico della condivisione delle collezioni e degli archivi. “Il futuro è degli open data fruibili e accessibili da tutti gratuitamente, spiega da Firenze il direttore del MANN di Napoli: “In Italia siamo ancora affetti da quella che chiamo ‘sindrome di Smeagol’ (il personaggio del Signore degli Anelli che alla vista dell’anello ritrovato nel fiume si lascia travolgere dalla cupidigia e ripete ossessivamente ‘Il mio tesoro…’, n.d.r.) o del bibliotecario del Nome della Rosa, che mette il veleno sulle pagine dei libri per leggerli solo lui”. La scelta di condivisione online del MArTA, invece, consentirà a visitatori e appassionati di consultarne gli archivi anche per temi trasversali - per esempio “il colore delle statue”, suggerisce Giulierini - o di ricostruire le collezioni smembrate, rintracciando opere finite magari al di là dell’Oceano. Per i curatori sarà possibile progettare mostre attingendo alle collezioni dei musei di tutto il mondo e scegliendo non solo tra i pezzi più conosciuti. “Ma soprattutto gli archivi in open data offriranno un respiro internazionale alla ricerca, con l'opportunità per ogni studioso di mettere insieme i risultati di ricerche parziali condotte altrove, proprio come stanno facendo ora i ricercatori impegnati a preparare il vaccino contro il Covid-19”. Infine, conclude il direttore, “un patrimonio a disposizione di tutti rende più facile anche la tutela: difficile vendere un oggetto rubato se è catalogato in un archivio consultabile online da chiunque”.
“Camminare per le sale del MArTA provoca una strana emozione. È come scoperchiare una botola e scoprire 30 secoli di storia, tutti insieme alle nostre spalle”, osserva il giornalista e scrittore Alessandro Leogrande nel libro Dalle Macerie (Feltrinelli, 2018). In diretta Facebook Vinicio Capossela prosegue la lettura tra le note di Amilcare Ponchielli e mostra come, dai primi insediamenti di un popolo di artigiani nei pressi dello Scoglio del Tonno, l’antica città di Taranto sia prosperata facendosi “crocevia e spugna” dei flussi culturali, artistici e commerciali che percorrevano il Mediterraneo. Fino all’emozionante scoperta, nel secolo scorso, delle necropoli sepolte sotto l’asfalto insieme a “tutta la raffinatezza di una civiltà scomparsa, i suoi riti, i suoi culti, i suoi miti, i suoi giochi”. Un tesoro - che molto ha in comune con tante altre ricchezze del Belpaese - pronto a riemergere ancora una volta dalle collezioni, dai depositi e dagli archivi del MArTA per raccontarsi e rifiorire attraverso scambi fatti di dati e di idee che viaggiano in rete, anziché di merci trasportate sul mare.
Orecchino a navicella in oro, Seconda metà del IV secolo a.C., Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
Zeus di Ugento, Statua bronzea di fattura magnogreca (databile al 530 a.C.) rinvenuta a Ugento nel 1961, Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
Durante il lockdown il Museo Archeologico di Taranto ha fatto di necessità virtù: la programmazione online di #MArTAvisione è stata un successo e ha portato a collegarsi ai canali social del museo mezzo milione di utenti in più. Ma soprattutto, osserva Degli Innocenti, ha permesso di cogliere desideri ed esigenze del pubblico. Forte di questa esperienza, il museo apre una nuova pagina della sua storia. In quanto “strumento multifunzione”, la piattaforma digitale “diventa simbolo di quello che il MArTA vuole essere: un centro di educazione, formazione e ricerca”, continua la direttrice, un museo capace di parlare ai ragazzi, alle famiglie, a chi non può muoversi o vive lontano, agli studiosi che ne consulteranno liberamente e gratuitamente l’archivio, a fasce di pubblico estranee all’archeologia, che invece apprezzano il design e l’arte contemporanea.
Già online con un’anteprima, i contenuti e i servizi della piattaforma saranno interamente disponibili in rete tra qualche giorno, come annunciato da Gaetano Contento, CEO di Never Before Italia che ha realizzato il progetto insieme a Meeting Planner.
Con il museo chiuso ancora per qualche settimana, sarà interessante scoprirne i capolavori attraverso i tour virtuali creati in collaborazione con Google Arts and Culture: dallo Zeus di Ugento agli splendenti Ori di Taranto, dalla statua nera di Thot, il dio egizio nelle sembianze di babuino, alla leggendaria Tomba dell’Atleta; fino all’iconica Testa di fanciulla con diadema, che mostra come le statue greche fossero colorate, alla sensualità del Mosaico con Satiro e Ninfa o a un raffinatissimo schiaccianoci a forma di mani femminili, con tanto di gioielli. E poi monete, rilievi, veneri primitive e volti scolpiti, vasi che raccontano miti affascinanti e utensili capaci di farci rivivere la quotidianità dei nostri antenati a distanza di millenni.
Statua di Thot, 30ª Dinastia egizia (seconda metà del IV secolo a.C.), Basalto a grana fine, Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
Consultando l’archivio digitale, inoltre, potremo curiosare tra quelli che Degli Innocenti definisce “i tesori mai visti” del MArTA, chiusi da sempre nei depositi e in parte inediti anche per gli addetti ai lavori.
Se l’abilità degli artigiani locali ha dato vita a oggetti di particolare bellezza, i reperti del museo mostrano anche come per secoli Taranto, che gli storici antichi ricordano come fiorente colonia di Sparta, sia stata al centro di traffici e influenze artistiche provenienti da ogni parte del Mediterraneo. Un patrimonio da scoprire attraverso immagini, storie e curiosità selezionate per il pubblico dagli archeologi del museo.
Fruizione e ricerca: il digitale nel museo del futuro
Nell’incerto scenario post-emergenza, la domanda è d’obbligo: il MArTA privilegerà la fruizione a distanza rispetto alla visita tradizionale al museo? Come ha sottolineato la direttrice Degli Innocenti, il web sarà uno strumento per “curare la visita prima, durante e dopo”, “un’esperienza complementare a quella in presenza”, inserita all’interno di un più ampio programma di rinnovamento: MArTA 3.0, che comprende il riallestimento di parte delle collezioni e strategie innovative per la divulgazione del patrimonio presso una platea globale.
Ma la presentazione della piattaforma diventa occasione per interrogarsi sul ruolo del digitale nel futuro di tutti i musei con Alberto Mattiello, Head of Future Thinking di Wunderman Thompson Miami, e Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
“Il futuro è arrivato in anticipo”, ha spiegato Mattiello da Riga: “La pandemia non ha cambiato la direzione del cambiamento, ma la velocità. Ha aperto finestre di opportunità per un’innovazione che finora è stata un fenomeno di nicchia”. “Durante il lockdown, abbiamo percorso in un mese il cammino per cui sarebbero stati necessari cinque anni”, ha aggiunto Gaetano Contento: “in particolare si è avvicinato alla fruizione online il pubblico senior, un importante punto a favore dei musei che stanno investendo sul digitale”. In questo periodo, ha proseguito Mattiello, sono entrate in crisi le attività legate alla compresenza delle persone in uno spazio fisico. In futuro dovremo aspettarci una crescita delle “esperienze ibride”, una compenetrazione sempre più profonda di reale e virtuale, che potrà assumere le forme più diverse e creative. Ma anche la creazione di “grandi ecosistemi”, in cui il museo non è più isolato, bensì parte di un ambiente di dimensioni globali che condividerà con altri attori della cultura e dell’educazione.
MArTA, Past for Future | Courtesy of MArTA - Museo Archeologico Nazionale di Taranto
Al di là delle contingenze, Paolo Giulierini pone l’accento sulle potenzialità del digitale per la valorizzazione e la divulgazione dell’archeologia, ma soprattutto sul valore strategico della condivisione delle collezioni e degli archivi. “Il futuro è degli open data fruibili e accessibili da tutti gratuitamente, spiega da Firenze il direttore del MANN di Napoli: “In Italia siamo ancora affetti da quella che chiamo ‘sindrome di Smeagol’ (il personaggio del Signore degli Anelli che alla vista dell’anello ritrovato nel fiume si lascia travolgere dalla cupidigia e ripete ossessivamente ‘Il mio tesoro…’, n.d.r.) o del bibliotecario del Nome della Rosa, che mette il veleno sulle pagine dei libri per leggerli solo lui”. La scelta di condivisione online del MArTA, invece, consentirà a visitatori e appassionati di consultarne gli archivi anche per temi trasversali - per esempio “il colore delle statue”, suggerisce Giulierini - o di ricostruire le collezioni smembrate, rintracciando opere finite magari al di là dell’Oceano. Per i curatori sarà possibile progettare mostre attingendo alle collezioni dei musei di tutto il mondo e scegliendo non solo tra i pezzi più conosciuti. “Ma soprattutto gli archivi in open data offriranno un respiro internazionale alla ricerca, con l'opportunità per ogni studioso di mettere insieme i risultati di ricerche parziali condotte altrove, proprio come stanno facendo ora i ricercatori impegnati a preparare il vaccino contro il Covid-19”. Infine, conclude il direttore, “un patrimonio a disposizione di tutti rende più facile anche la tutela: difficile vendere un oggetto rubato se è catalogato in un archivio consultabile online da chiunque”.
“Camminare per le sale del MArTA provoca una strana emozione. È come scoperchiare una botola e scoprire 30 secoli di storia, tutti insieme alle nostre spalle”, osserva il giornalista e scrittore Alessandro Leogrande nel libro Dalle Macerie (Feltrinelli, 2018). In diretta Facebook Vinicio Capossela prosegue la lettura tra le note di Amilcare Ponchielli e mostra come, dai primi insediamenti di un popolo di artigiani nei pressi dello Scoglio del Tonno, l’antica città di Taranto sia prosperata facendosi “crocevia e spugna” dei flussi culturali, artistici e commerciali che percorrevano il Mediterraneo. Fino all’emozionante scoperta, nel secolo scorso, delle necropoli sepolte sotto l’asfalto insieme a “tutta la raffinatezza di una civiltà scomparsa, i suoi riti, i suoi culti, i suoi miti, i suoi giochi”. Un tesoro - che molto ha in comune con tante altre ricchezze del Belpaese - pronto a riemergere ancora una volta dalle collezioni, dai depositi e dagli archivi del MArTA per raccontarsi e rifiorire attraverso scambi fatti di dati e di idee che viaggiano in rete, anziché di merci trasportate sul mare.
Orecchino a navicella in oro, Seconda metà del IV secolo a.C., Museo Archeologico Nazionale, Taranto | Courtesy of MArTA
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