Fino al 29 giugno a Palazzo Reale

Art Déco, un sogno moderno in mostra a Milano

Art Déco. Il trionfo della modernità. Milano, Palazzo Reale. Foto Carlotta Coppo I Courtesy 24 ORE Cultura
 

Francesca Grego

04/03/2025

Milano - Modernità ed eleganza, arte e progresso industriale, lusso e fragilità: questo e molto altro fu l'Art Déco, ora protagonista di una grande mostra a Milano. Nel centenario dell’Exposition international des arts décoratifs di Parigi nel 1925, che ne decretò il successo a livello europeo, il progetto di Palazzo Reale esplora il fenomeno Déco nelle sue molteplici dimensioni, sullo sfondodi un’epoca di dirompenti novità e contraddizioni altrettanto notevoli. Se l’Art Déco si affermò subito come uno stile internazionale e trasversale alle discipline artistiche, l’esposizione di Parigi decretò anche il successo delle proposte provenienti dal Bel Paese, gettando le basi per il futuro fenomeno del Made in Italy. Ecco perché, nella mappa europea delle celebrazioni, Milano non poteva mancare all’appello. In programma fino al prossimo 29 giugno a Palazzo Reale, Art Déco. Il trionfo della modernità è un viaggio nel gusto, nella cultura e nella società dei ruggenti anni Venti attraverso ben 250 opere: dai formati artistici tradizionali come dipinti e sculture, fino a vetri, mosaici, porcellane, abiti di haute couture, gioielli di alta oreficeria che evidenziano quanto travolgente e pervasiva sia stata l’onda Déco, mentre frame cinematografici, foto d’epoca, riproduzioni di manifesti e riviste, installazioni multimediali inserite nell’allestimento restituiscono le atmosfere di un tempo lontano, che tuttavia ha qualcosa in comune con il nostro. 

Tante le collaborazioni messe in campo da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura per dar vita a un racconto così imponente. Tra i partner della mostra c’è il Museo Archivio Richard Ginori della manifattura di Doccia, che ha contribuito al progetto con 20 opere di Gio Ponti, tra cui il celebre Centrotavola per il Ministero degli Esteri e il vaso intitolato La casa degli efebi operosi e neghittosi, monumentale pezzo unico presentato a Parigi nel 1925. Prestiti fondamentali sono arrivati dal Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, dalla Wolfsoniana di Genova, dal Vittoriale degli Italiani di Gardone, dal Musée des Années Trente di Boulogne-Billancourt (Parigi), nonché da numerose collezioni milanesi, come quelle dei Musei del Castello Sforzesco, del Poldi Pezzoli, del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, di Palazzo Morando - Costume Moda Immagine o del FAI con Villa Necchi Campiglio, mentre le FS ospitano il progetto Il Padiglione Reale della Stazione Centrale di Milano. Un capolavoro Art Déco, dedicato a un'importante testimonianza presente sul territorio.

A cura di Valerio Terraroli, la mostra ricostruisce la parabola dell’Art Déco dalle origini al suo rapido tramonto, evidenziando che, se in Francia e in italia il fenomeno Déco fu una scintillante meteora destinata a esaurirsi in un decennio, la sua influenza continuò a riverberarsi sul resto del mondo per tutti gli anni Trenta. In primo piano le prestigiose manifatture che contribuirono all’affermazione del nuovo stile, le sue fonti di ispirazione - dall’esotico all’antico - e i suoi guru, Gabriele D’Annunzio in primis, accanto ai protagonisti dell’arte e del design, all’evoluzione della moda, alle biennali e alle esposizioni che decretarono la consacrazione del movimento. 

Ma il racconto di Palazzo Reale va oltre la dimensione estetica, per indagare la società in cui l’Art Déco si sviluppa, i rapporti tra la cultura, il gusto e la storia. Tra il 1920 e il 1930 l’Europa vive in un limbo effimero, un’eccitante parentesi in cui le innovazioni delle avanguardie artistiche convivono con l’emergere di stili di vita improntati al lusso e alla mondanità. Parigi, Londra, Milano, Monaco, Vienna, Praga, Berlino diventano palcoscenici di un’eleganza cinica e scintillante, sospesa tra il desiderio di rinnovamento e il tentativo di rimuovere gli orrori della Prima Guerra Mondiale. Residenze e salotti alto borghesi esibiscono oggetti ricercati e opulenti, ma anche i luoghi della vita collettiva come i teatri, cinema, le stazioni ferroviarie, i palazzi pubblici cambiano aspetto, così come le strade, dove i cartelloni pubblicitari fanno immediatamente proprio lo stile dell’era moderna. È il tempo della velocità e del progresso: nascono i grattacieli e i treni veloci, in Italia si costruiscono le prime autostrade, i transatlantici solcano l’oceano, mentre vengono lanciate le prime trasmissioni radiofoniche e si sviluppa l’industria del cinema. Anche la bellezza femminile si trasforma: la donna degli anni Venti è scattante, androgina, emancipata e dinamica, capricciosa come le dive del muto. 

Come nell’Esposizione di Parigi del 1925, a rendere ancor più accattivante il sogno europeo è una nutrita schiera di talenti made in Italy: da Gio Ponti a Tomaso Buzzi, Paolo Venini, Galileo Chini, Vittorio Zecchin, Ettore Zaccari, Alfredo Ravasco, si fa strada una generazione di artisti, artigiani, architetti e designer di cui sentiremo parlare a lungo, alle creazioni del quali la mostra milanese riserva un’attenzione speciale.