Al Getty Museum dal 18 luglio al 29 ottobre

Da Brescia a Los Angeles, la rivincita di Giacomo Ceruti

Giacomo Ceruti, Due ragazzi che giocano sulle ceste, olio su tela, 130 x 155 cm. Collezione privata
 

Francesca Grego

18/07/2023

Mondo - Dopo la grande mostra che lo ha visto brillare a Brescia, fiore all’occhiello nel programma della Capitale italiana della Cultura 2023, Giacomo Ceruti sbarca al J. P. Getty Museum di Los Angeles per un nuovo, prestigioso progetto espositivo. Da oggi, 18 luglio, fino al prossimo 29 ottobre, un'accurata selezione di dipinti racconterà al pubblico americano l’arte di un pittore fuori dal coro, che nella sua epoca – il Settecento – riscosse grande successo per poi essere dimenticato e riscoperto solo negli anni Venti del XX secolo, e che ancora oggi è capace di farci pensare. Gran parte delle opere in mostra arriva dalla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, a cui si affiancano il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Gothenburg Museum of Art, Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme, il Museo Lechi di Montichiari e alcune esclusive collezioni private. 


Giacomo Ceruti, Autoritratto in veste di pellegrino, 1737, Museo Villa Bassi Rathgeb, Abano Terme

Se negli scorsi mesi la mostra bresciana Miseria & Nobiltà ha posto l’accento sulla versatilità e sulla completezza della produzione Ceruti - artista curioso e dinamico, capace di spaziare dal ritratto alla natura morta, dalle pale d’altare alle scene mitologiche - a Los Angeles Giacomo Ceruti. A Compassionate Eye focalizza l’attenzione sulla parte più insolita e originale della sua opera, ovvero i dipinti che il maestro lombardo dedicò al mondo degli umili, dei poveri, dei reietti. Per questo motivo quando era ancora in vita qualcuno lo soprannominò "il Pitocchetto", nomignolo che gli è rimasto attaccato nei secoli successivi oscurando la portata del suo lavoro. 


Giacomo Ceruti, Due pitocchi, 1730-1734 circa, Olio su tela, 173 x 135 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

Ma come mai Ceruti appuntò il suo sguardo su vagabondi, mendicanti, orfani, lavoratrici e lavoratori ridotti in miseria? Chi commissionò questi quadri? E per quale motivo un facoltoso possidente settecentesco avrebbe dovuto esporli nel proprio salotto? Per lungo tempo gli studiosi hanno dibattuto su questi interrogativi, ai quali l'esposizione statunitense prova a offrire delle risposte. 


Giacomo Ceruti, Scuola di ragazze, 1720-1725 circa, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo | © Archivio fotografico Civici Musei di Brescia / Fotostudio Rapuzzi

A cura di Davide Gasparotto, la mostra è incentrata sul cosiddetto Ciclo di Padernello, il cui ritrovamento alla fine degli anni Venti del Novecento diede il via alla riscoperta di Ceruti. A distinguere le 13 tele rinvenute nel Castello di Padernello, presso Brescia, e attualmente di proprietà della Pinacoteca Tosio Martinengo è lo straordinario realismo, da cui spira un senso di dignità e di profondità emotiva. “Dipinti che si fanno ammirare non solo per la loro straordinaria forza espressiva”, afferma il curatore, “ma che offrono anche lo spunto per una riflessione sulla diseguaglianza economica e sociale, ieri come oggi, un tema che a Los Angeles – dove vive una popolazione di circa 70.000 senzatetto – assume una rilevanza particolarmente significativa”.
 

Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, Portarolo, 1730-1734 circa, Olio su tela, 117 x 92 cm | Courtesy Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

Tratte dalla vita quotidiana di persone solitamente tagliate fuori dal mondo dell’arte, le scene del Ciclo di Padernello vanno oltre la pittura di genere: con sguardo empatico, lontano dagli stereotipi così come da intenti derisori o moraleggianti, Ceruti tratteggia l’individualità di ciascun soggetto e la trasporta su tele di dimensioni monumentali, conferendo ai più umili lo status di protagonisti.


Giacomo Ceruti, Gli spillatori di vino, olio su tela, 117 x 151 cm. Collezione privata

Vedi anche:
LaChapelle rilegge Ceruti: Miseria e Nobiltà nel terzo millennio

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