Alle origini del museo perduto
Wunderkammer
26/02/2004
Circondati da rari avori spagnoli e arabi del XVI secolo, da coppe ornate da pietre preziose, da “trionfi” di fine Seicento di mirabile fattura, da naturalia è quasi impossibile non stupirsi.
L’occasione di questo tuffo nel passato e nel collezionismo del XVI-XVII secolo è offerta dalla mostra “Wunderkammer siciliana. Alle origini del museo perduto”, realizzata da Vincenzo Abbate al Palazzo Abatellis di Palermo e visitabile fino al prossimo 31 marzo.
Un’esposizione di oltre duecento oggetti, organizzata per gruppi tematici, che ricostruisce la stanza di rappresentanza in cui il nobile signore del Seicento ospitava gli amici, tra rarità e curiosità della scienza e della tecnica. A seguire lo studiolo, cinquecentesca eredità del thesaurus medievale, una sorta di laboratorio del sapere umano, di tempio laico in cui si consuma la “copula mundi” tra umano e divino, natura e storia.
Si tratta fondamentalmente del medesimo studio in cui San Girolamo è raffigurato assorto nella lettura, in un quadro di scuola olandese, prestato alla mostra da una collezione privata.
Si passa così di meraviglia in meraviglia, lungo un itinerario che cerca non solo di ricostruire il filo del collezionismo siciliano dai tempi di Federico II, ma anche di far vedere e capire quali e quanti tesori fossero custoditi nel perduto museo di San Martino, voluto e realizzato da colti monaci benedettini all’inizio del Settecento (tra loro Don Salvadore Maria Di Blasi, raffigurato in un ritratto ottocentesco esposto alla mostra), tappa di numerosi visitatori durante il grand tour e esso stesso l’ultima wunderkammer siciliana.
Ai visitatori si dispiegano le mirabilia di quattro secoli fa, opere di quell’artigianato capace di piegare in mirabile fattura la materia “sorda all’intenzione dell’arte”, di estrarre da un blocco d’avorio un verminaio raffinatissimo di figurine di un Giudizio universale o, da una conchiglia di Nautilus, una coppa in madreperla, tartaruga, avorio e osso.
Si entra così in questo reliquario delle mode perdute, delle collezioni di altri tempi, custodite in nobili studi dove il padrone si rifugiava in silenzioso solipsismo, circondato da ciò che poteva dare piacere alla vista e allo spirito.
Coralli, argenti, sculture zoomorfe, calici in ambra, maioliche, scrigni in rame dorato, arredi sacri, vetri di rocca dalle antiche proprietà esoteriche, ceramiche faentine, oggetti del vicino Oriente, cristalli, smalti… Tutti preziosissimi oggetti, già conservati nel Museo Nazionale di Palermo (ereditati da Palazzo Abatellis nel 1953 e mai esposti) o provenienti anche da collezioni private e dal Museo di Capodimonte di Napoli, dal Museo di Pepoli di Trapani e dalla Galleria nazionale di Arte antica di Palazzo Barberini di Roma.
Una mostra in cui erudizione, scienza e decoro si intrecciano, sorprendono e affascinano, portando alle origini dei moderni musei.
“Wunderkammer siciliana”
Fino al 31 marzo 2002
Palazzo Abatellis
Palermo
Tel. 091/6230000
Biglietto: 4 Euro
Orario: 9h-14h, martedì e giovedì 9h-14h e 15h-20h, festivi 9h-13h.30
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