Anna Bartolozzi Crali racconta il maestro in occasione della mostra in corso al Palazzo Aeronautica
Poeta, grafico, designer. Le tante anime di Tullio Crali, il pittore che amava volare

Tullio Crali, Incuneandosi nell'abitato, 1939
Samantha De Martin
24/04/2025
Roma - Artista, architetto, pubblicitario, amante della moda e dei gioielli, del disegno e dell’arte egizia, ma soprattutto pazzo per il volo. È stato tante cose Tullio Crali, l’artista poliedrico protagonista fino all’11 maggio della mostra “Tullio Crali. L’evoluzione del volo”, la prima rassegna interamente dedicata all’aeropittore degli anni ’20, curata dalla storica dell’arte Barbara Martorelli.
Le sue immagini potenti, le linee dinamiche e l’estetica innovativa, che tanto hanno contribuito sin dagli albori a diffondere l’immaginario aeronautico con un linguaggio visivo di intensa espressione, trovano tra gli straordinari affreschi delle Sale Storiche di Palazzo Aeronautica, a Roma, la loro collocazione naturale. La mostra è visitabile presso le Sale Storiche di Palazzo Aeronautica Militare, gratuitamente e previa prenotazione, fino all’11 maggio, tutti i sabati e le domeniche, venerdì 25 aprile, dalle 9:30 alle 18(ultimo ingresso alle 16.30).
Dal 31 maggio al 13 luglio il dialogo tra Crali e i suoi amati aerei sarà ancora più suggestivo nella sede del Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, dove l’esposizione si sposterà.
Con Anna Bartolozzi Crali, nuora del pittore, abbiamo ripercorso l’allestimento della mostra guardando più da vicino l’evoluzione artistica del maestro.
Allestimento della mostra Tullio Crali. L'evoluzione del volo
Con un percorso che abbraccia oltre 80 opere, tra le più iconiche della produzione del maestro, esposte in ordine cronologico, Crali torna a casa, in uno dei luoghi che avrebbe molto apprezzato. Se oggi Crali fosse a Palazzo Aeronautica cosa penserebbe?
“Penserebbe che le Sale Storiche di Palazzo Aeronautica Militare sono forse il luogo più adatto per le sue opere. I suoi lavori dialogano con questo ambiente in cui tutto richiama l’aereo. Ancora più adatto sarà lo spazio nel quale l’esposizione si trasferirà a fine maggio, il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano. Lì vedremo altre opere che a Roma non abbiamo esposto per mancanza di spazio”.
Oltre a soffermarsi sull’evoluzione pittorica della tecnica di Crali, dai primi esperimenti dell’Aeropittura alle tele di grande formato raffiguranti le visioni aeree nel dopoguerra, fino alle opere della fase tardiva dell’artista dedicate alle Frecce Tricolori, la mostra parla dell’evoluzione del volo e dell’Aeronautica in generale...
“Abbiamo voluto creare una timeline tra l’evoluzione di quella che è stata l’Aeronautica dal punto di vista di aerei e mezzi, e la vita di Tullio Crali. Queste due tematiche si sono sempre intrecciate. Il tipo di aerei che Tullio ha voluto proporre rispecchia questa evoluzione, e penso che in maniera poeticamente artistica ci abbia restituito un’evoluzione tecnica, dai primissimi velivoli alle Frecce Tricolori. Tullio non è rimasto un pittore nostalgico. Anche con il passare degli anni ha sempre voluto adeguarsi a questa evoluzione e seguire tecnicamente l’evoluzione dell’Aeronautica”.
Era innamorato delle Frecce Tricolori...
“Non ha mai volato sulle Frecce, non avrebbe potuto...anche se stimava moltissimo i loro piloti. Eccezionalmente gli permettevano di accedere alla carlina mentre erano a terra per guardare l’interno e toccare con mano tutto ciò che il pilota azionava per compiere le evoluzioni. Aveva volato negli anni precedenti, ma non con le Frecce. Negli anni Trenta aveva ottenuto la carta dall’Ala Littoria per volare gratuitamente ogni qualvolta avesse voluto (ovviamente mai da solo) per poi poter riprodurre le sensazioni di volo e vivendo in prima persona questa esperienza”.
Allestimento della mostra Tullio Crali. L'evoluzione del volo
Come viveva il volo?
“È riuscito a tradurre in poesia quello che è il volo da un punto di vista tecnico. Gli trasmetteva sensazioni adrenaliniche. Credo che lui le abbia provate queste emozioni che ha descritto così bene. Molti suoi colleghi sono stati bravissimi aeropittori, ma non tutti hanno provato quello che lui ha tradotto sulla tela. Queste vedute dall’alto non sono solo vedute, sono immagini legate da principi di prospettiva aerea precisi. In mostra non abbiamo esposto alcuni disegni a china, ma Crali ha realizzato disegni nei quali questi principi sono tradotti in maniera geometrico matematica”.
Si è definito “futurista a vita”. Che rapporto ha avuto con il movimento?
“Lo posso confermare perché l’ho udito con le mie orecchie. Aveva preso male il discorso della chiusura del Futurismo alla morte di Marinetti. Per Tullio il Futurismo era una fede e non poteva essere cancellata a tavolino. Si era sempre rifiutato di farlo ed era stato dichiarato un personaggio fuori tempo proprio per questa sua posizione molto netta, anche nei confronti della famiglia di Marinetti. Il Futurismo era morto per gli altri, ma per lui no. Non era solo un pittore futurista, lo era nell’animo. Ha lottato controcorrente. Pochi lo hanno seguito”.
Crali era uno spirito poliedrico. In cosa si è cimentato?
“È stato un poeta, designer di gioielli, ha realizzato gli aerogioielli che sono stati prodotti da una casa di oreficeria di Vicenza ed anche esposti. È stato un grafico, un pubblicitario, ha affrontato questa carriera di pittore con occhi rivolti a più settori, sassintesi, polimaterici. Eppure quando c’era qualcosa che lo soddisfaceva, se si accorgeva che non era tagliato per una certa attività non aveva problemi a lasciare. Quando nel ‘37 ha affrontato le poesie de Les Fleurs du mal di Charles Baudelaire, delle quali ha realizzato sette-otto tele, alla fine lui stesso ammise che se non avesse lasciato questa tematica sarebbe impazzito. Realizzò anche una serie di porte. Durante una mostra sul Futurismo in Veneto ne aveva realizzate alcune volutamente sbilenche e pare che abbia attirato le ire dei Vigili del Fuoco. Porte di questo tipo non garantivano certo la sicurezza! Insomma per lui modificare le strutture era normale”.
Era anche affascinato dall'Egitto. Cosa lo appassionava di più?
“Aveva trascorso cinque anni in Egitto girando in lungo e in largo. Lo amava sin da quando era giovane. Ancor prima di recarvisi come professore aveva realizzato una sfinge. E poi riproduceva i simboli egizi che vedeva nelle tombe, studiava. Trovava che l’arte egizia fosse alla base di tutto. Amava anche l’arte giapponese. Penso che questa sua apertura verso altre forme d’arte abbia influito sul suo linguaggio artistico”.
Lei lo ha definito “egocentrico e caustico”. Com’era l’uomo Crali?
“Non era una persona facile. Era egocentrico perché, da buon artista, il suo ego doveva prevalere su tutto e tutti. Era caustico perché aveva il coraggio di dire quello che pensava. Certo, proprio per questo aveva molti nemici, sia tra i colleghi che tra i critici d’arte dei quali diceva che si può fare a meno, facendo paragoni impietosi. Era una persona che si ascoltava volentieri, aveva giudizi tranchant, ma a volte erano molto giusti. Una sera entrò in una sala dove si stava svolgendo una cena e attaccò un famosa critico d’arte accusandolo di avere ammazzato il futurismo. Pare che in sala sia sceso il gelo”.
Quando lo ha conosciuto in che fase della carriera si trovava?
“Lo incontrai nel ‘73, quando conobbi mio marito. Quando andai a trovarli a Milano lui e la moglie mi accolsero con gentilezza. In quella fase non era certo il Tullio Crali caustico di tante altre occasioni. Nel ‘74 mi sposai e cominciai a frequentare casa Crali, a Milano, con una certa assiduità. Abbiamo trascorso diverse serate a chiacchierare. Parlare, mentre sorseggiava il suo bicchiere di vino rosso, gli piaceva molto. Quando mio marito mi disse che suo padre era un famoso pittore futurista io venivo da un’esperienza di scavi archeologici...avevo paura di incontraro. Eppure, essendo lui aperto a tutte le forme d’arte, da quella orientale all’arte europea, africana, abbiamo avuto sempre discussioni molto pacate perché anche lui amava molto l’antichità. Il fatto che io studiassi ceramiche romane e lui facesse il pittore futurista non era certo un motivo di disaccordo.
Tullio Crali, Picchiata cabrata, 1959
Lo ha mai visto al lavoro, mentre dipingeva?
“Sì, anche se quando andavamo nel suo studio a Milano, vicino a quello di Boccioni, in via Pace, lui ci accoglieva ma si fermava per fare quattro chiacchiere con il figlio che non sempre era a Milano. Se chiudo gli occhi quello studio me lo ricordo ancora. Poi lavorava anche a casa, lo ricordo quando, a Natale, realizzava i bigliettini da spedire ad amici e colleghi, ovviamente sempre legati al mondo dello spazio, dell’aereo. Mentre lavorava ascoltava musica classica. Se non ricordo male Puccini era il suo preferito”.
Qual è in mostra l’opera che preferisce?
“Squadriglia in volo è un’opera che mi ha affascinata dalla prima volta che l’ho vista. Mi ricorda Piero della Francesca, con quei colori particolari che trascolorano. È tra le opere che il Mart ci ha restituito assieme a In tuffo sulla città".
Ci sono opere che resteranno a Palazzo Aeronautica anche al termine della mostra?
“Al momento abbiamo detto che al Palazzo dell’Aeronautica o alla sede di Vigna di Valle dovremmo lasciare le opere legate alle Frecce Tricolori perché sono le più adatte. Sicuramente lasceremo Festa tricolore in celo e Le frecce tricolori”.
Sono in programma altri appuntamenti con Tullio Crali?
“Abbiamo in programma un’altra mostra a Roma, ma non sarà legata all’aeropittura. Sarà piuttosto un’antologica di Crali. Porteremo anche i quadri che qui non si sono visti e che non saranno esposti nemmeno a Vigna di Valle. E poi mi piacerebbe un giorno organizzare qualcosa con opere di altri illustri artisti per creare un parallelo”.
Da cosa sarebbe attratto oggi Tullio Crali?
“Non so cosa penserebbe del mondo di oggi. Sicuramente lo affascinerebbero i droni e i satelliti, le navicelle spaziali. Quando però l’uomo mise per la prima volta piede sulla luna per lui finì un mito. Forse oggi sarebbe critico verso Elon Musk, ma magari, chissà, si sarebbe convertito alla conquista dello spazio!".
Le sue immagini potenti, le linee dinamiche e l’estetica innovativa, che tanto hanno contribuito sin dagli albori a diffondere l’immaginario aeronautico con un linguaggio visivo di intensa espressione, trovano tra gli straordinari affreschi delle Sale Storiche di Palazzo Aeronautica, a Roma, la loro collocazione naturale. La mostra è visitabile presso le Sale Storiche di Palazzo Aeronautica Militare, gratuitamente e previa prenotazione, fino all’11 maggio, tutti i sabati e le domeniche, venerdì 25 aprile, dalle 9:30 alle 18(ultimo ingresso alle 16.30).
Dal 31 maggio al 13 luglio il dialogo tra Crali e i suoi amati aerei sarà ancora più suggestivo nella sede del Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, dove l’esposizione si sposterà.
Con Anna Bartolozzi Crali, nuora del pittore, abbiamo ripercorso l’allestimento della mostra guardando più da vicino l’evoluzione artistica del maestro.

Allestimento della mostra Tullio Crali. L'evoluzione del volo
Con un percorso che abbraccia oltre 80 opere, tra le più iconiche della produzione del maestro, esposte in ordine cronologico, Crali torna a casa, in uno dei luoghi che avrebbe molto apprezzato. Se oggi Crali fosse a Palazzo Aeronautica cosa penserebbe?
“Penserebbe che le Sale Storiche di Palazzo Aeronautica Militare sono forse il luogo più adatto per le sue opere. I suoi lavori dialogano con questo ambiente in cui tutto richiama l’aereo. Ancora più adatto sarà lo spazio nel quale l’esposizione si trasferirà a fine maggio, il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano. Lì vedremo altre opere che a Roma non abbiamo esposto per mancanza di spazio”.
Oltre a soffermarsi sull’evoluzione pittorica della tecnica di Crali, dai primi esperimenti dell’Aeropittura alle tele di grande formato raffiguranti le visioni aeree nel dopoguerra, fino alle opere della fase tardiva dell’artista dedicate alle Frecce Tricolori, la mostra parla dell’evoluzione del volo e dell’Aeronautica in generale...
“Abbiamo voluto creare una timeline tra l’evoluzione di quella che è stata l’Aeronautica dal punto di vista di aerei e mezzi, e la vita di Tullio Crali. Queste due tematiche si sono sempre intrecciate. Il tipo di aerei che Tullio ha voluto proporre rispecchia questa evoluzione, e penso che in maniera poeticamente artistica ci abbia restituito un’evoluzione tecnica, dai primissimi velivoli alle Frecce Tricolori. Tullio non è rimasto un pittore nostalgico. Anche con il passare degli anni ha sempre voluto adeguarsi a questa evoluzione e seguire tecnicamente l’evoluzione dell’Aeronautica”.
Era innamorato delle Frecce Tricolori...
“Non ha mai volato sulle Frecce, non avrebbe potuto...anche se stimava moltissimo i loro piloti. Eccezionalmente gli permettevano di accedere alla carlina mentre erano a terra per guardare l’interno e toccare con mano tutto ciò che il pilota azionava per compiere le evoluzioni. Aveva volato negli anni precedenti, ma non con le Frecce. Negli anni Trenta aveva ottenuto la carta dall’Ala Littoria per volare gratuitamente ogni qualvolta avesse voluto (ovviamente mai da solo) per poi poter riprodurre le sensazioni di volo e vivendo in prima persona questa esperienza”.

Allestimento della mostra Tullio Crali. L'evoluzione del volo
Come viveva il volo?
“È riuscito a tradurre in poesia quello che è il volo da un punto di vista tecnico. Gli trasmetteva sensazioni adrenaliniche. Credo che lui le abbia provate queste emozioni che ha descritto così bene. Molti suoi colleghi sono stati bravissimi aeropittori, ma non tutti hanno provato quello che lui ha tradotto sulla tela. Queste vedute dall’alto non sono solo vedute, sono immagini legate da principi di prospettiva aerea precisi. In mostra non abbiamo esposto alcuni disegni a china, ma Crali ha realizzato disegni nei quali questi principi sono tradotti in maniera geometrico matematica”.
Si è definito “futurista a vita”. Che rapporto ha avuto con il movimento?
“Lo posso confermare perché l’ho udito con le mie orecchie. Aveva preso male il discorso della chiusura del Futurismo alla morte di Marinetti. Per Tullio il Futurismo era una fede e non poteva essere cancellata a tavolino. Si era sempre rifiutato di farlo ed era stato dichiarato un personaggio fuori tempo proprio per questa sua posizione molto netta, anche nei confronti della famiglia di Marinetti. Il Futurismo era morto per gli altri, ma per lui no. Non era solo un pittore futurista, lo era nell’animo. Ha lottato controcorrente. Pochi lo hanno seguito”.
Crali era uno spirito poliedrico. In cosa si è cimentato?
“È stato un poeta, designer di gioielli, ha realizzato gli aerogioielli che sono stati prodotti da una casa di oreficeria di Vicenza ed anche esposti. È stato un grafico, un pubblicitario, ha affrontato questa carriera di pittore con occhi rivolti a più settori, sassintesi, polimaterici. Eppure quando c’era qualcosa che lo soddisfaceva, se si accorgeva che non era tagliato per una certa attività non aveva problemi a lasciare. Quando nel ‘37 ha affrontato le poesie de Les Fleurs du mal di Charles Baudelaire, delle quali ha realizzato sette-otto tele, alla fine lui stesso ammise che se non avesse lasciato questa tematica sarebbe impazzito. Realizzò anche una serie di porte. Durante una mostra sul Futurismo in Veneto ne aveva realizzate alcune volutamente sbilenche e pare che abbia attirato le ire dei Vigili del Fuoco. Porte di questo tipo non garantivano certo la sicurezza! Insomma per lui modificare le strutture era normale”.
Era anche affascinato dall'Egitto. Cosa lo appassionava di più?
“Aveva trascorso cinque anni in Egitto girando in lungo e in largo. Lo amava sin da quando era giovane. Ancor prima di recarvisi come professore aveva realizzato una sfinge. E poi riproduceva i simboli egizi che vedeva nelle tombe, studiava. Trovava che l’arte egizia fosse alla base di tutto. Amava anche l’arte giapponese. Penso che questa sua apertura verso altre forme d’arte abbia influito sul suo linguaggio artistico”.
Lei lo ha definito “egocentrico e caustico”. Com’era l’uomo Crali?
“Non era una persona facile. Era egocentrico perché, da buon artista, il suo ego doveva prevalere su tutto e tutti. Era caustico perché aveva il coraggio di dire quello che pensava. Certo, proprio per questo aveva molti nemici, sia tra i colleghi che tra i critici d’arte dei quali diceva che si può fare a meno, facendo paragoni impietosi. Era una persona che si ascoltava volentieri, aveva giudizi tranchant, ma a volte erano molto giusti. Una sera entrò in una sala dove si stava svolgendo una cena e attaccò un famosa critico d’arte accusandolo di avere ammazzato il futurismo. Pare che in sala sia sceso il gelo”.
Quando lo ha conosciuto in che fase della carriera si trovava?
“Lo incontrai nel ‘73, quando conobbi mio marito. Quando andai a trovarli a Milano lui e la moglie mi accolsero con gentilezza. In quella fase non era certo il Tullio Crali caustico di tante altre occasioni. Nel ‘74 mi sposai e cominciai a frequentare casa Crali, a Milano, con una certa assiduità. Abbiamo trascorso diverse serate a chiacchierare. Parlare, mentre sorseggiava il suo bicchiere di vino rosso, gli piaceva molto. Quando mio marito mi disse che suo padre era un famoso pittore futurista io venivo da un’esperienza di scavi archeologici...avevo paura di incontraro. Eppure, essendo lui aperto a tutte le forme d’arte, da quella orientale all’arte europea, africana, abbiamo avuto sempre discussioni molto pacate perché anche lui amava molto l’antichità. Il fatto che io studiassi ceramiche romane e lui facesse il pittore futurista non era certo un motivo di disaccordo.

Tullio Crali, Picchiata cabrata, 1959
Lo ha mai visto al lavoro, mentre dipingeva?
“Sì, anche se quando andavamo nel suo studio a Milano, vicino a quello di Boccioni, in via Pace, lui ci accoglieva ma si fermava per fare quattro chiacchiere con il figlio che non sempre era a Milano. Se chiudo gli occhi quello studio me lo ricordo ancora. Poi lavorava anche a casa, lo ricordo quando, a Natale, realizzava i bigliettini da spedire ad amici e colleghi, ovviamente sempre legati al mondo dello spazio, dell’aereo. Mentre lavorava ascoltava musica classica. Se non ricordo male Puccini era il suo preferito”.
Qual è in mostra l’opera che preferisce?
“Squadriglia in volo è un’opera che mi ha affascinata dalla prima volta che l’ho vista. Mi ricorda Piero della Francesca, con quei colori particolari che trascolorano. È tra le opere che il Mart ci ha restituito assieme a In tuffo sulla città".
Ci sono opere che resteranno a Palazzo Aeronautica anche al termine della mostra?
“Al momento abbiamo detto che al Palazzo dell’Aeronautica o alla sede di Vigna di Valle dovremmo lasciare le opere legate alle Frecce Tricolori perché sono le più adatte. Sicuramente lasceremo Festa tricolore in celo e Le frecce tricolori”.
Sono in programma altri appuntamenti con Tullio Crali?
“Abbiamo in programma un’altra mostra a Roma, ma non sarà legata all’aeropittura. Sarà piuttosto un’antologica di Crali. Porteremo anche i quadri che qui non si sono visti e che non saranno esposti nemmeno a Vigna di Valle. E poi mi piacerebbe un giorno organizzare qualcosa con opere di altri illustri artisti per creare un parallelo”.
Da cosa sarebbe attratto oggi Tullio Crali?
“Non so cosa penserebbe del mondo di oggi. Sicuramente lo affascinerebbero i droni e i satelliti, le navicelle spaziali. Quando però l’uomo mise per la prima volta piede sulla luna per lui finì un mito. Forse oggi sarebbe critico verso Elon Musk, ma magari, chissà, si sarebbe convertito alla conquista dello spazio!".
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