A Bologna dal 7 dicembre al 25 febbraio
Da Campigli a de Chirico, les italiens nella Parigi di René Paresce
René Paresce, La partenza, 1932, olio su tela, 93 x 73 cm, Milano, Casa-Museo Boschi Di Stefano
Samantha De Martin
20/11/2017
Bologna - Qualcuno la raggiunse a piedi, qualcun altro in treno, altri ancora sfiancati dal freddo e dai morsi della fame. Ma Parigi, si sa, in quei primi decenni del Novecento, non era una destinazione qualunque, bensì la culla dell’arte moderna. Un parterre nel quale cui si doveva figurare, ad ogni costo.
Lo sapevano bene Giorgio de Chirico, Gino Severini, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Mario Tozzi, Filippo De Pisis, artisti che, accanto a René Paresce - “Renato”, cresciuto a Firenze - furono tra les Italiens che, con la loro arte, ebbero un ruolo importante nella sperimentazione tecnica e nell’abilità di unire il moderno con la tradizione.
La mostra René Paresce. Italiani a Parigi, ospitata dal 7 dicembre al 25 febbraio al Museo-oratorio di Santa Maria della Vita di Bologna, ripercorre vita e avventure di questi sette artisti, amici e rivali, che, tra gli anni Venti e Trenta esposero insieme nella Ville Lumière e che seppero guadagnarsi un posto di rilievo distinguendosi dagli altri pittori stranieri.
Quella del fisico, pittore e intellettuale, ma anche irrequieto e apolide René Paresce - amico di Modigliani ed entrato a far parte dell’École de Paris prima di condividere l’esperienza artistica con les Italiens, a partire dal 1928 - è stata una figura interessante nella storia dell’arte del Novecento. Ed è anche intorno a questo personaggio - presente in mostra con opere come Il sogno del marinaio, proveniente da una collezione privata, ma anche con La partenza, Autoritratto, La pesca miracolosa - che si snoda il percorso espositivo, che vuole essere un viaggio nel contesto artistico, ma anche politico, letterario ed economico della Parigi tra il 1928 e il 1933.
Questo racconto per immagini che prende spunto dal volume di Rachele Ferrario, Les Italiens. Artisti italiani alla conquista di Parigi, docente dell’accademia di Belle Arti di Milano e curatrice della mostra, ripercorre la pratica di quelle tecniche pittoriche che guardano alla tradizione italiana e la reinterpretano in una dimensione classica e onirica.
In occasione della preparazione della mostra, grazie anche alla ricerca scientifica condotta da Gianluca Poldi, è stato possibile approfondire la conoscenza della tecnica pittorica impiegata da Paresce e dagli artisti italiani. Sono stati analizzati i dipinti delle raccolte del Mart di Rovereto e della Casa-Museo Boschi Di Stefano di Milano. Tra questi Le educande di Massimo Campigli - il nome reale era Max Ihlenfeldt - che a Parigi abitava a Montparnasse ed essendo anche corrispondente del Corriere della Sera, dipingeva di giorno e batteva a macchina gli articoli di notte. O ancora i Personaggi in cerca di autore di Mario Tozzi, tra i fondatori del Groupe des Sept, infaticabile attivista della propaganda dell’arte moderna italiana.
Leggi anche:
• de Chirico, Savinio e les Italiens de Paris
Lo sapevano bene Giorgio de Chirico, Gino Severini, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Mario Tozzi, Filippo De Pisis, artisti che, accanto a René Paresce - “Renato”, cresciuto a Firenze - furono tra les Italiens che, con la loro arte, ebbero un ruolo importante nella sperimentazione tecnica e nell’abilità di unire il moderno con la tradizione.
La mostra René Paresce. Italiani a Parigi, ospitata dal 7 dicembre al 25 febbraio al Museo-oratorio di Santa Maria della Vita di Bologna, ripercorre vita e avventure di questi sette artisti, amici e rivali, che, tra gli anni Venti e Trenta esposero insieme nella Ville Lumière e che seppero guadagnarsi un posto di rilievo distinguendosi dagli altri pittori stranieri.
Quella del fisico, pittore e intellettuale, ma anche irrequieto e apolide René Paresce - amico di Modigliani ed entrato a far parte dell’École de Paris prima di condividere l’esperienza artistica con les Italiens, a partire dal 1928 - è stata una figura interessante nella storia dell’arte del Novecento. Ed è anche intorno a questo personaggio - presente in mostra con opere come Il sogno del marinaio, proveniente da una collezione privata, ma anche con La partenza, Autoritratto, La pesca miracolosa - che si snoda il percorso espositivo, che vuole essere un viaggio nel contesto artistico, ma anche politico, letterario ed economico della Parigi tra il 1928 e il 1933.
Questo racconto per immagini che prende spunto dal volume di Rachele Ferrario, Les Italiens. Artisti italiani alla conquista di Parigi, docente dell’accademia di Belle Arti di Milano e curatrice della mostra, ripercorre la pratica di quelle tecniche pittoriche che guardano alla tradizione italiana e la reinterpretano in una dimensione classica e onirica.
In occasione della preparazione della mostra, grazie anche alla ricerca scientifica condotta da Gianluca Poldi, è stato possibile approfondire la conoscenza della tecnica pittorica impiegata da Paresce e dagli artisti italiani. Sono stati analizzati i dipinti delle raccolte del Mart di Rovereto e della Casa-Museo Boschi Di Stefano di Milano. Tra questi Le educande di Massimo Campigli - il nome reale era Max Ihlenfeldt - che a Parigi abitava a Montparnasse ed essendo anche corrispondente del Corriere della Sera, dipingeva di giorno e batteva a macchina gli articoli di notte. O ancora i Personaggi in cerca di autore di Mario Tozzi, tra i fondatori del Groupe des Sept, infaticabile attivista della propaganda dell’arte moderna italiana.
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