Dal 5 ottobre presso il Museo Etrusco di Villa Giulia

Riapre il Ninfeo di Villa Giulia, paradiso d’acqua nella Roma cinquecentesca

Il Ninfeo di Villa Giulia visto dall’alto I Courtesy Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
 

Francesca Grego

04/10/2024

Roma - Dopo dieci anni di chiusura, sabato 5 ottobre riapre ai visitatori il Ninfeo di Villa Giulia, primo “teatro d’acque” di Roma e cuore dei giardini voluti da Papa Giulio III per la sua lussuosa residenza ai piedi dei Monti Parioli. Sarà di nuovo accessibile anche la Sala dello Zodiaco, con bellissimi affreschi del XVI secolo raffiguranti il volgere delle stagioni e la ciclicità del tempo. Visite guidate accompagneranno presto il pubblico alla scoperta del Ninfeo e dell’Acquedotto Vergine, l’unico di epoca romana rimasto ininterrottamente in funzione fino ai nostri giorni, alimentando le fontane monumentali dell’Urbe. Il Ninfeo, che oggi si trova all’interno del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, sarà per la prima volta raggiungibile anche da visitatori con ridotta capacità motoria grazie a nuovo impianto servoscala che consentirà a tutti di ammirarne da vicino le sculture. 

“Dopo un decennio Villa Giulia restituisce al pubblico uno dei suoi spazi più belli e suggestivi, il meraviglioso Ninfeo progettato da Bartolomeo Ammannati e, allo stesso tempo, diventa sempre più accessibile: dopo le videoguide in LIS si aggiunge un altro tassello che rende il nostro museo più aperto e inclusivo”, afferma la direttrice Luana Toniolo: “Per la prima volta il pubblico con disabilità potrà accedere al Ninfeo e alla Sala dello Zodiaco, realizzando così gli obiettivi previsti dal Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche”. 

Voluto da Papa Giulio III per accogliere e sorprendere i suoi ospiti, il Ninfeo fu luogo d’elezione per ricevimenti e banchetti estivi che annoveravano tra gli ospiti personaggi come Michelangelo e Giorgio Vasari. L’acqua vi giocava un ruolo da protagonista: grazie a una derivazione sotterranea dell’antico Acquedotto Vergine (lo stesso che alimenta Fontana di Trevi), l’architetto e scultore Bartolomeo Ammannati potè creare un ambiente altamente scenografico, un teatro delle acque su tre livelli ornato di stucchi e numerosissime statue che suscitavano la meraviglia dei visitatori, mentre l’influsso rinfrescante dell’acqua offriva sollievo dalla calura dell’estate romana.

Al piano intermedio del Ninfeo due grandi nicchie simmetriche abbracciano le fontane con le personificazioni di due fiumi, il Tevere e l’Arno, identificabili dai loro attributi caratteristici: la Lupa per il Tevere, e il Marzocco - il leone simbolo della Repubblica di Firenze - per l’Arno, in riferimento alle origini toscane del pontefice. Le figure monumentali dei fiumi sono adagiate su un fianco, tra decorazioni in stucco a motivi vegetali. Due grandi vasche in marmo accoglievano un tempo l’Acqua Vergine, che sgorgava copiosa dalle anfore su cui poggiano le statue.
Al livello inferiore un ventaglio di marmi policromi, dal giallo antico al verde e pavonazzetto venati di bianco, massima espressione di raffinatezza secondo la moda del Cinquecento, accoglie la bellezza sinuosa di otto bianche Cariatidi disposte a emiciclo, che sorreggono la balconata in travertino. 

A breve un importante progetto di restauro conservativo finanziato grazie alle donazioni Art Bonus restituirà al Ninfeo lo splendore originario. Nel prossimo futuro sarà allestito un cantiere a vista, per permettere al pubblico di assistere in diretta al lavoro dei restauratori. 

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