A Palazzo Medici Riccardi dal 20 marzo all'8 settembre
A Firenze va in scena l'incanto di Orfeo, da Tiziano a Cy Twombly
Anselm Feuerbach, Orfeo e Euridice, Olio su tela, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere"
Samantha De Martin
20/03/2024
Firenze - Cosimo I de’ Medici aveva scelto di farsi ritrarre da Agnolo Bronzino nelle vesti di Orfeo, come portatore di pace e armonia nel mondo. Papa Leone X aveva commissionato a Baccio Bandinelli la statua di Orfeo che incanta Cerbero, mentre Rainer Maria Rilke nei suoi Sonetti ad Orfeo collocò i due sfortunati amanti nell’ “ardua miniera delle anime”. Anche Igor Stravinskij fu affascinato dall’orfismo al punto da comporre, nel 1947, uno struggente Orpheus affiancato dal coreografo George Balanchine. Roberto Vecchioni sembra oggi volerci ricordare che “ogni volta sempre è Orfeo quando c’è canto”, subendo il fascino di quel poeta, musico e cantore, compagno di viaggio degli Argonauti, sposo prima infelice e poi disperato di Euridice, inconsolabile vedovo dilaniato dalle Baccanti.
Già Ovidio raccontava che il suo canto riusciva ad ammaliare gli animi delle fiere, gli alberi e persino ad attirare a sé le pietre e a far commuovere le Furie.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Nonostante quella di Orfeo ed Euridice rappresenti una storia di amore e di ombre, crudeli divieti e dilanianti passioni, di insostenibile perdita e inconsolabile tristezza, l’arte ricorda che Orfeo non muore e la sua favola, intrisa di misteri esoterici e indicazioni sapienziali, continua a vivere immortale nei capolavori di Tiziano e di Rembrandt, di Savinio e de Chirico, Feuerbach e Redon, Moreau e Delacroix, oltre che nelle moderne rinascite di Orfeo a firma di Arturo Martini e Fausto Melotti, Mimmo Paladino e Cy Twombly.
La storia è nota: Orfeo disobbedisce all’ordine di Ade e Proserpina e si volta a guardare Euridice, che immediatamente svanisce, rapita di nuovo dal nero Erebo. Ritroviamo i due amanti protagonisti del percorso espositivo “L’incanto di Orfeo”, che dal 20 marzo all’8 settembre porta a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, le infinite interpretazioni del mito di Orfeo, da Tiziano al contemporaneo, affondando le radici nei tempi più antichi e nella sua figura multiforme e metamorfica.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Nata da un progetto del direttore artistico del Museo Novecento, la mostra, a cura di Sergio Risaliti e Valentina Zucchi, accoglie una sessantina di opere, tra dipinti e sculture, disegni e manoscritti, installazioni e film, che spaziano dall’antichità ai nostri giorni. Ospite d’eccezione il rilievo marmoreo neoattico con Orfeo, Euridice ed Hermes, in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che raffigura il secondo e definitivo distacco del cantore dalla sua amata. Ritroviamo il tragico amore tra il dio e la ninfa nelle opere di Tiziano, Parmigianino, van Honthorst, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Moreau, Redon e Paladino provenienti da prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali, dalle Gallerie degli Uffizi al Musée du Louvre di Parigi, dal Mart di Trento e Rovereto al Kunsthistorisches Museum e al Belvedere di Vienna, dal MANN e dal Palazzo Reale di Napoli ai Musées de Beaux-arts di Blois e di Marsiglia, oltre che da collezioni private e grazie a una speciale collaborazione con l’Archivio del Teatro del Maggio Fiorentino.
Perno visivo dell’esposizione (e del cortile del palazzo) è il gruppo scultoreo di Orfeo che incanta Cerbero di Baccio Bandinelli, un tempo accompagnato da una lira, nel cortile principale del palazzo di via Larga.
“Il mito di Orfeo - spiega Valentina Zucchi, responsabile scientifico di Palazzo Medici Riccardi e curatrice della mostra - attraversa il tempo perché tocca le corde fondanti del nostro essere umano: il viaggio e il pericolo, l'amore e la perdita, il dolore e il coraggio, il desiderio e la paura, la morte, ciò che c'è oltre e ciò che le sopravvive. Il racconto di Orfeo è un inno all'arte, capace di superare ogni ostacolo, di muovere ogni resistenza e di sublimare ogni fragilità: quando Orfeo canta, accompagnato dalla cetra, ammalia uomini e donne, animali selvatici e fiere, alberi di ogni specie, persino le rocce e i fiumi; la sua poesia lascia financo Cerbero con le sue tre bocche spalancate e fa inumidire le guance alle Furie. In un gioco di specchi, è proprio ciò che avviene con questa mostra: le bellissime opere esposte, che spaziano dalla classicità all'oggi, dalla pittura al video, hanno il potere di incantare e di sedurre, conducendo nei meandri di una storia che è anche la nostra storia. I grandi capolavori dell'arte trovano qui il senso pieno del loro esserci; e anche noi, qui, possiamo trovare un po' di noi”.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Il mito di Orfeo attraversa il tempo, protagonista anche nella musica di Monteverdi e nelle allegorie dipinte barocche, nel Settecento e ancora nel Romanticismo, nel Simbolismo, ammirato da Redon, Moreau e Apollinaire che farà rinascere l'Orfismo e l'Ermetismo a Parigi, patria delle avanguardie del XX secolo. Attraversiamo il mito grazie a una ricca selezione di capolavori dell’arte di ogni tempo, a cominciare dal dipinto di Gerrit van Honthorst, assunto a icona della mostra.
Attraversando le sale il visitatore è invitato a partecipare alle avventure con gli Argonauti e a lasciarsi ammaliare dal canto, fino a piangere la morte di Euridice esemplificata dai dipinti di Tiziano, Moreau, Delacroix. Seguiamo la scenografica discesa agli Inferi e il successivo ritorno sulla terra attraverso la potentissima interpretazione di Anselm Feuerbach, assistiamo al suo ultimo canto e alla furia bestiale delle Baccanti, testimoniata dalla testa decapitata di Orfeo di Odilon Redon.
“Qualche anno fa con la Città Metropolitana di Firenze e MUS.E si era pensato a una serie di mostre che nascessero dalla storia e dall’arte di Palazzo Medici - spiega Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e ideatore dell'esposizione -. Non poteva mancare a questo punto un progetto con al centro la figura mitica di Orfeo, cantore, musico, filosofo e sapiente, la cui storia ha attraversato i secoli dall’antichità remota ai nostri giorni.
A Firenze, a Palazzo Medici, la sua storia e la sua figura hanno avuto un ruolo importante alla pari di quelle di Ercole, David e Giuditta. Ne sono lampante testimonianza la formella di Luca della Robbia per il Campanile di Giotto e la statua di Orfeo nel cortile di questo palazzo. Al sostanziale connubio di Orfeo con il mondo della musica e della poesia saranno altresì dedicati una serie di concerti e reading poetici nei mesi estivi. Perché dire Orfeo è recitar cantando. Pensiamo a Monteverdi, Gluck e poi a Stravinskij e a tanti altri compositori che hanno saputo far rinascere l’Incanto di Orfeo e le sue dolcissime, dolenti note nel corso dei secoli”.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Arricchiscono la mostra preziosi manoscritti provenienti dalla Biblioteca Riccardiana e dalla Biblioteca Laurenziana - come una versione istoriata delle Metamorfosi di Ovidio, di ambito mediceo e annotata da Poliziano - mentre una sezione speciale è dedicata alle scenografie, figurini e maschere di artisti che hanno collaborato con il Maggio Musicale Fiorentino, esemplificate dalle creazioni di Giorgio de Chirico.
La mostra si potrà visitare tutti i giorni, ad eccezione del mercoledì, dalle 9 alle 19.
Già Ovidio raccontava che il suo canto riusciva ad ammaliare gli animi delle fiere, gli alberi e persino ad attirare a sé le pietre e a far commuovere le Furie.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Nonostante quella di Orfeo ed Euridice rappresenti una storia di amore e di ombre, crudeli divieti e dilanianti passioni, di insostenibile perdita e inconsolabile tristezza, l’arte ricorda che Orfeo non muore e la sua favola, intrisa di misteri esoterici e indicazioni sapienziali, continua a vivere immortale nei capolavori di Tiziano e di Rembrandt, di Savinio e de Chirico, Feuerbach e Redon, Moreau e Delacroix, oltre che nelle moderne rinascite di Orfeo a firma di Arturo Martini e Fausto Melotti, Mimmo Paladino e Cy Twombly.
La storia è nota: Orfeo disobbedisce all’ordine di Ade e Proserpina e si volta a guardare Euridice, che immediatamente svanisce, rapita di nuovo dal nero Erebo. Ritroviamo i due amanti protagonisti del percorso espositivo “L’incanto di Orfeo”, che dal 20 marzo all’8 settembre porta a Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, le infinite interpretazioni del mito di Orfeo, da Tiziano al contemporaneo, affondando le radici nei tempi più antichi e nella sua figura multiforme e metamorfica.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Nata da un progetto del direttore artistico del Museo Novecento, la mostra, a cura di Sergio Risaliti e Valentina Zucchi, accoglie una sessantina di opere, tra dipinti e sculture, disegni e manoscritti, installazioni e film, che spaziano dall’antichità ai nostri giorni. Ospite d’eccezione il rilievo marmoreo neoattico con Orfeo, Euridice ed Hermes, in prestito dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che raffigura il secondo e definitivo distacco del cantore dalla sua amata. Ritroviamo il tragico amore tra il dio e la ninfa nelle opere di Tiziano, Parmigianino, van Honthorst, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Moreau, Redon e Paladino provenienti da prestigiose istituzioni culturali italiane e internazionali, dalle Gallerie degli Uffizi al Musée du Louvre di Parigi, dal Mart di Trento e Rovereto al Kunsthistorisches Museum e al Belvedere di Vienna, dal MANN e dal Palazzo Reale di Napoli ai Musées de Beaux-arts di Blois e di Marsiglia, oltre che da collezioni private e grazie a una speciale collaborazione con l’Archivio del Teatro del Maggio Fiorentino.
Perno visivo dell’esposizione (e del cortile del palazzo) è il gruppo scultoreo di Orfeo che incanta Cerbero di Baccio Bandinelli, un tempo accompagnato da una lira, nel cortile principale del palazzo di via Larga.
“Il mito di Orfeo - spiega Valentina Zucchi, responsabile scientifico di Palazzo Medici Riccardi e curatrice della mostra - attraversa il tempo perché tocca le corde fondanti del nostro essere umano: il viaggio e il pericolo, l'amore e la perdita, il dolore e il coraggio, il desiderio e la paura, la morte, ciò che c'è oltre e ciò che le sopravvive. Il racconto di Orfeo è un inno all'arte, capace di superare ogni ostacolo, di muovere ogni resistenza e di sublimare ogni fragilità: quando Orfeo canta, accompagnato dalla cetra, ammalia uomini e donne, animali selvatici e fiere, alberi di ogni specie, persino le rocce e i fiumi; la sua poesia lascia financo Cerbero con le sue tre bocche spalancate e fa inumidire le guance alle Furie. In un gioco di specchi, è proprio ciò che avviene con questa mostra: le bellissime opere esposte, che spaziano dalla classicità all'oggi, dalla pittura al video, hanno il potere di incantare e di sedurre, conducendo nei meandri di una storia che è anche la nostra storia. I grandi capolavori dell'arte trovano qui il senso pieno del loro esserci; e anche noi, qui, possiamo trovare un po' di noi”.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Il mito di Orfeo attraversa il tempo, protagonista anche nella musica di Monteverdi e nelle allegorie dipinte barocche, nel Settecento e ancora nel Romanticismo, nel Simbolismo, ammirato da Redon, Moreau e Apollinaire che farà rinascere l'Orfismo e l'Ermetismo a Parigi, patria delle avanguardie del XX secolo. Attraversiamo il mito grazie a una ricca selezione di capolavori dell’arte di ogni tempo, a cominciare dal dipinto di Gerrit van Honthorst, assunto a icona della mostra.
Attraversando le sale il visitatore è invitato a partecipare alle avventure con gli Argonauti e a lasciarsi ammaliare dal canto, fino a piangere la morte di Euridice esemplificata dai dipinti di Tiziano, Moreau, Delacroix. Seguiamo la scenografica discesa agli Inferi e il successivo ritorno sulla terra attraverso la potentissima interpretazione di Anselm Feuerbach, assistiamo al suo ultimo canto e alla furia bestiale delle Baccanti, testimoniata dalla testa decapitata di Orfeo di Odilon Redon.
“Qualche anno fa con la Città Metropolitana di Firenze e MUS.E si era pensato a una serie di mostre che nascessero dalla storia e dall’arte di Palazzo Medici - spiega Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e ideatore dell'esposizione -. Non poteva mancare a questo punto un progetto con al centro la figura mitica di Orfeo, cantore, musico, filosofo e sapiente, la cui storia ha attraversato i secoli dall’antichità remota ai nostri giorni.
A Firenze, a Palazzo Medici, la sua storia e la sua figura hanno avuto un ruolo importante alla pari di quelle di Ercole, David e Giuditta. Ne sono lampante testimonianza la formella di Luca della Robbia per il Campanile di Giotto e la statua di Orfeo nel cortile di questo palazzo. Al sostanziale connubio di Orfeo con il mondo della musica e della poesia saranno altresì dedicati una serie di concerti e reading poetici nei mesi estivi. Perché dire Orfeo è recitar cantando. Pensiamo a Monteverdi, Gluck e poi a Stravinskij e a tanti altri compositori che hanno saputo far rinascere l’Incanto di Orfeo e le sue dolcissime, dolenti note nel corso dei secoli”.
L'incanto di Orfeo, Palazzo Medici Riccardi, Allestimento | Foto: © Nicola Neri
Arricchiscono la mostra preziosi manoscritti provenienti dalla Biblioteca Riccardiana e dalla Biblioteca Laurenziana - come una versione istoriata delle Metamorfosi di Ovidio, di ambito mediceo e annotata da Poliziano - mentre una sezione speciale è dedicata alle scenografie, figurini e maschere di artisti che hanno collaborato con il Maggio Musicale Fiorentino, esemplificate dalle creazioni di Giorgio de Chirico.
La mostra si potrà visitare tutti i giorni, ad eccezione del mercoledì, dalle 9 alle 19.
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