Dal 6 aprile al 27 ottobre al Museo abbaziale
I reperti dell'Abbazia di Montecassino "rivivono" grazie a un intervento dell'artista Franca Pisani
Una delle tre installazioni di Franca Pisani al Museo dell’Abbazia di Montecassino
Samantha De Martin
04/04/2019
Frosinone - “L’arte vince sempre” restituendo tavolta alla storia la fragilità apparentemente effmera del segno. Ne è convinta Franca Pisani, l’artista toscana che ha sottratto a un oblio lungo 75 anni una cinquantina di reperti appartenuti all’Abbazia di Montecassino, distrutta dai bombardamenti Alleati nell’inverno del 1944, per consegnarli alla memoria attraverso tre distinte installazioni.
Colonne doriche, frammenti di affreschi medievali, mosaici bizantini, panneggi di santi, ma anche elmetti e bombe inesplose, brandelli e testimonianze di una storia rimasta silente per anni, ritrovano il loro posto nel mondo, reinserendosi sul cammino dell’umanità grazie a una mostra che sarà inaugurata il 6 aprile nello spazio espositivo del Museo Abbaziale.
Per il suo intervento, l’artista ha impiegato una parte di materiali lapidei che non erano stati utilizzati per ricostruire, a metà XIV secolo, la vecchia Abbazia di Montecassino. Alcuni di questi reperti, custoditi nel corso degli anni in un deposito, selezionati dalla Pisani, saranno al centro del percorso intitolato proprio Succisa Virescit - La forza della rinascita.
L’esposizione, a cura di Roberto Capitanio, si sviluppa in tre parti. La prima, "Il giardino di pietra", si potrà visitare fino al 27 ottobre. Si tratta di un’istallazione che invita il pubblico a passare in mezzo agli oggetti conservatisi per 75 anni nel ventre dall'Abbazia, per dialogare con il passato-presente sfiorando “la resurrezione dei materiali”.
Così i frammenti del passato, custoditi con cura da questo luogo sacro, riemergono dalla cripta interna per denunciare la violenza e testimoniare la possibilità di leggere, seppur nella drammatica distruzione, un senso di appartenenza universale al mondo dell'arte.
La seconda opera, “Trasparenze” - allestita fino al 19 maggio - circonda la prima. Le gigantografie in bianco e nero - che costruiscono un percorso di ricordi e di ferite all'interno del Museo dell'Abbazia - saranno affiancate da 25 “sete di Lione”, progetto artistico nato in occasione della personale di Franca Pisani, allestita nel 2017 al Macro Testaccio. La seta dipinta, con la sua consistenza impalpabile, posta in sospensione grazie a telai rigidi, diventa una sorta di lente d’ingrandimento attraverso cui osservare le gigantografie della distruzione dell’Abbazia durante la guerra.
L’ultimo lavoro, "Pietra splendente", composto da una tronco d’albero di frassino e da un cilindro marmoreo lavorato, ricorda l’etimologia della parola “marmo” in greco antico. Per esprimere un linguaggio universale Franca Pisani ha dato forma ad un albero di frassino inanellato dal cilindro di candido marmo proveniente dalle cave del Monte Altissimo, care a Michelangelo.
In quest’opera trova pieno compimento quel senso di rinascita cui tutte e tre le installazioni tendono, e che ritrovano grazie all'utilizzo dei colori, del tratto, del segno archeologico.
Leggi anche:
• Marco Nereo Rotelli. Scritture di luce
Colonne doriche, frammenti di affreschi medievali, mosaici bizantini, panneggi di santi, ma anche elmetti e bombe inesplose, brandelli e testimonianze di una storia rimasta silente per anni, ritrovano il loro posto nel mondo, reinserendosi sul cammino dell’umanità grazie a una mostra che sarà inaugurata il 6 aprile nello spazio espositivo del Museo Abbaziale.
Per il suo intervento, l’artista ha impiegato una parte di materiali lapidei che non erano stati utilizzati per ricostruire, a metà XIV secolo, la vecchia Abbazia di Montecassino. Alcuni di questi reperti, custoditi nel corso degli anni in un deposito, selezionati dalla Pisani, saranno al centro del percorso intitolato proprio Succisa Virescit - La forza della rinascita.
L’esposizione, a cura di Roberto Capitanio, si sviluppa in tre parti. La prima, "Il giardino di pietra", si potrà visitare fino al 27 ottobre. Si tratta di un’istallazione che invita il pubblico a passare in mezzo agli oggetti conservatisi per 75 anni nel ventre dall'Abbazia, per dialogare con il passato-presente sfiorando “la resurrezione dei materiali”.
Così i frammenti del passato, custoditi con cura da questo luogo sacro, riemergono dalla cripta interna per denunciare la violenza e testimoniare la possibilità di leggere, seppur nella drammatica distruzione, un senso di appartenenza universale al mondo dell'arte.
La seconda opera, “Trasparenze” - allestita fino al 19 maggio - circonda la prima. Le gigantografie in bianco e nero - che costruiscono un percorso di ricordi e di ferite all'interno del Museo dell'Abbazia - saranno affiancate da 25 “sete di Lione”, progetto artistico nato in occasione della personale di Franca Pisani, allestita nel 2017 al Macro Testaccio. La seta dipinta, con la sua consistenza impalpabile, posta in sospensione grazie a telai rigidi, diventa una sorta di lente d’ingrandimento attraverso cui osservare le gigantografie della distruzione dell’Abbazia durante la guerra.
L’ultimo lavoro, "Pietra splendente", composto da una tronco d’albero di frassino e da un cilindro marmoreo lavorato, ricorda l’etimologia della parola “marmo” in greco antico. Per esprimere un linguaggio universale Franca Pisani ha dato forma ad un albero di frassino inanellato dal cilindro di candido marmo proveniente dalle cave del Monte Altissimo, care a Michelangelo.
In quest’opera trova pieno compimento quel senso di rinascita cui tutte e tre le installazioni tendono, e che ritrovano grazie all'utilizzo dei colori, del tratto, del segno archeologico.
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