Trasparenze meditative nell’arte di Ivan Battaglia

Trasparenze meditative nell’arte di Ivan Battaglia

 

Dal 30 Settembre 2017 al 28 Ottobre 2017

Brescia

Luogo: AB/ARTE

Indirizzo: vicolo San Nicola 6

Orari: da giovedì a sabato 9,30-12,30 / 15,30-19,30

Curatori: Andrea Barretta

Costo del biglietto: Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 030 3759779

E-Mail info: info@abarte.it

Sito ufficiale: http://www.abarte.it



La mostra, a cura di Andrea Barretta, documenta la ricerca dell’artista bresciano Ivan Battaglia ed è un un’occasione per ammirarne la produzione a iniziare dalle opere del 2000 fino ad oggi, mentre la presentazione di una monografia a corredo ne rappresenta la più che quarantennale attività, in un linguaggio che cerca risorse per l’arte.

Ivan Battaglia nasce a Brescia il 18 settembre 1947. Già nel 1977 ha ricevuto una menzione di merito al prestigioso Premio Moretto e la “Croix d’Honneur” al Prix International de Peinture France Italie. Tra mostre con favorevoli esiti, il suo percorso artistico non è cambiato, in oltre quarant’anni di attività, nel condividere l’autenticità della natura indagandola nell’autonomia al futuro con la curiosità di sempre.

A iniziare da pennellate o spatolate o inserti vari incollati, e tessere di mosaico, ma che talvolta rende grezza in mescole con polvere di quarzo o cenere, rilievi a gesso nella fusione con tele preparate a stucco nel lasciare i pigmenti ad asciugarsi come per un affresco. Particolarità stilistica che mette nelle velature e nell’esecuzione a macchia o per un effetto rugoso a determinare le fatiche del vivere. A codificare inquietudini interiori, pervenendo all’uso di strumenti occasionali per grattare l’esteriorità, oppure isolarla in astrazioni poetiche nella ricchezza dei timbri di azzurri, rossi, gialli e grigi ancora di un lirismo veemente. Per questo espone i drammi e le passioni con una pittura di grande impatto nel contare su materiali poveri, semplici, e descrivere la sofferenza di un inverno alle porte.

Dalla metà degli anni Sessanta ad oggi rispecchia intonazioni essenzialmente conoscitive di un museo ipotetico e una collezione che sia permanente nel suo insistere sulle consistenze per panorami altri. Da qui l’introduzione di proporzioni che ritrae dal 2000 in poi, ossia da quando recupera l’arcaico stupore nell’osmosi con articolazioni che accordano un appressamento anche simbiotico. Ed esplorando piani di colore che sfumano tra passato e presente, la sensazione è di trovarci anche questa volta in istanti onirici, quando l’impressione cruciale sta nel penetrare la fisicità suscitata dall’artista che feconda appigli al fine di staccarsi dai problemi del quotidiano, o per entrarci. Una coerenza creativa nell’attitudine concettuale specificata dal desiderio affettivo che la pittura gli dà e racchiude in legami con la vita.

Sicché il suo reale è nel paradosso di un paradiso perduto per l’incuria verso la natura, attingendo a confessioni che consegna la bellezza a un futuro sconosciuto ma prevedibile. Tant’è vero che l’incremento di un’analisi antropologica nelle sue opere procede con quanti hanno a cuore il discorso di protezione della fauna, delle foreste, dei fiumi, dei laghi, degli alberi che pone come contrassegno primitivista nell’affrontare la questione dell’essere artista nella stagione dell’inquinamento che consuma tutto e tutti. Elemento chiave che formula nell’immaginare un’immagine, nell’intervento in cui cerca una direzione oltre un peso interiore. E questo nel suo percorso artistico è paradigma di un sunto tra i suoi paesaggi, il suo stesso simbolo di vita raffigurato da un albero stilizzato nel suo essere con la chioma tondeggiante e ben tenuto nella perfezione del profilo. Ne diviene un tema specifico, un linguaggio che cerca risorse per l’arte.

E’ dunque nel racconto lo scandire dell’interminabile, ed è la circostanza la protagonista della fantasia, in quegli alberi che mischiano sequele di artistiche topografie dove il tramonto è sempre più vicino all’alba e la tela è superficie per un paesaggio dai volumi da tradurre in turbamenti dell’incorporeo che muove tutta il suo lavoro degli ultimi anni.

Per questo, artista tra i più originali, Ivan Battaglia è importante per aver riepilogato l’istantaneità dell’immateriale e per la sensibilità del sentimento che concentra in soggetti colmi di cromatismi densi, in attinenze nel sondare l’attimo rigenerante nell’invito a piantare un albero seppure all’ombra di una ciminiera. Presenze di matrice ermeneutica per un’inchiesta utile alla collettività mediante l’arte, senza artificiose gerarchie né l’eccesso politico e ideologico ma in potenzialità effettive a congiunture storiche.

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