In mostra al Rijcksmuseum fino al 15 gennaio
Clara, il rinoceronte che stregò l'Europa
Jean-Baptiste Oudry, Il rinoceronte, 1749. Staatliches Museum Schwerin
Francesca Grego
04/10/2022
Mondo - Chi è la musa immortalata da Pietro Longhi nel celebre quadro Il Rinoceronte? Clara, la gigantesca cucciola del Bengala, primo esemplare della sua specie capitato nell’Occidente moderno. E chi posò pazientemente a Parigi per il ritratto di rinoceronte a grandezza naturale di Jean-Baptiste Oudry? Sempre lei, autentica star dell’Europa settecentesca, soggetto di un numero impressionante di dipinti, disegni, sculture, porcellane e perfino creazioni di oreficeria. Al Rijksmuseum di Amsterdam una mostra racconta la storia di Clara attraverso le tante e preziose testimonianze artistiche del suo passaggio nel Vecchio Continente. “Un esempio pionieristico di visual story”, osserva il curatore Gijs van der Ham, “che evidenzia lo straordinario potere narrativo delle immagini già nel XVIII secolo”. Storia, arte, economia, questioni coloniali e domande sulle relazioni tra animali ed esseri umani si intrecciano in un allestimento che suscita stupore e curiosità, proprio come ai tempi del rinoceronte viaggiatore.
Era il 1741 quando Clara – o la Signorina Clara come la chiamavano in molti – approdò in Olanda dall’India, dove era nata. Dopo l’uccisione della sua mamma durante una battuta di caccia, un nobile bengalese la donò a Jan Albert Sichterman, direttore della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, in segno di amicizia. Per oltre due anni Clara visse nel villaggio olandese con la famiglia Sichterman, compagna dei bambini in giochi e corse forsennate intorno al tavolo da pranzo. Poi divenne troppo grande e pesante per la vita domestica. Fu venduta a Douwe Jans Mout, capitano di una nave della Compagnia, e iniziò la sua avventura europea, lontano dall’acqua e dal fango in cui amava rotolarsi, perennemente in viaggio, esposta ogni giorno allo sguardo di folle di curiosi come un’attrazione esotica e pittoresca.
Pittore veneziano (precedentemente attribuito a Pietro Longhi), Il rinoceronte (Clara nel recinto), 1751. Gallerie d'Italia, Palazzo Leoni Montanari
Prima dell’arrivo di Clara, in Europa il rinoceronte era considerato quasi una creatura mitologica: qualcuno lo identificava con l’unicorno, altri lo immaginavano lottare con gli elefanti nelle arene dell’antica Roma. Perfino un artista fedele alla natura come Albrecht Dürer non aveva ben chiara la sua fisionomia: in un’incisione del 1515, lo rappresentò con un corno supplementare sulla schiena e la pelle simile alla corazza di un soldato.
In 18 anni Clara percorse l’Europa da Amsterdam a Vienna, da Parigi a Venezia, da Cracovia a Londra, offrendosi generosamente in pasto agli occhi voraci degli avventori delle fiere o alla brama di rarità del pubblico di corte, posando per artisti di ogni paese e lasciandosi docilmente esaminare da scienziati in preda alla febbre della conoscenza. E mentre i naturalisti discutevano sulla classificazione da dare all’animale, negli ambienti religiosi ci si chiedeva se il rinoceronte fosse in realtà Behemot, la bestia diabolica che secondo la Bibbia “si nutre d’erba, sa nuotare, ama rotolarsi nel fango, è dotata di zampe robuste e di una spada in forma di corno”, proprio come Clara. Comune a tutti, la meraviglia di fronte a un essere così raro e bizzarro, un entusiasmo che spesso sfiorava l’isteria. E se nel 1754 la principessa prussiana Wilhemina di Bayreuth riferì di essersi sentita “un’attrazione straordinaria come un rinoceronte” sotto lo sguardo ipnotizzato dei sudditi del fratello Federico il Grande, ancora nel 1776 il filosofo Jean-Jacques Rousseau rispondeva a un’ammiratrice troppo insistente che “se avesse voluto vedere un rinoceronte, avrebbe dovuto andare alla fiera, e non a casa sua”.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
La mostra al Rijksmuseum restituisce con vivida accuratezza le tappe dell’avventura di Clara ed evidenzia il suo impatto sull’immaginario collettivo europeo attraverso opere rare e originali, molte delle quali sono esposte al pubblico per la prima volta. Ogni oggetto ha una storia da raccontare. Una preziosa miniatura indiana illustra la tradizione della caccia al rinoceronte, riservata ai nobili Moghul, a causa della quale Clara rimase sola al mondo, mentre un dipinto di Hendrick van Schuylenburgh mostra l’insediamento olandese dove la rinocerontessina crebbe a stretto contatto con gli esseri umani. Volantini pubblicitari in molte lingue annunciano il suo arrivo nelle città del Vecchio Continente, introducendo una sorprendente varietà di opere d’arte a lei dedicate. Delicati disegni su carta azzurra, per esempio, testimoniano l’interesse dell’artista veneto Francesco Lorenzi, che ritrasse Clara in ogni dettaglio e da diverse prospettive, forse per conto del maestro Giambattista Tiepolo. Nessun esemplare di rinoceronte, tuttavia, è mai andato a fare compagnia alla schiera di elefanti, cammelli e animali esotici che popolano gli affreschi del pittore veneziano.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
Impressionante è il ritratto realistico a grandezza naturale di Clara (3 metri x 4.5) dipinto a Parigi dal francese Jean-Baptiste Oudry, con il rinoceronte che, pur rappresentato di profilo, sembra guardare lo spettatore negli occhi. Destinato inizialmente alla reggia di Versailles, il quadro fu esposto al Salon du Louvre del 1750, dove suscitò molto clamore. Partì infine per la Germania, acquistato dal duca di Mecklenburg-Schwerin per un prezzo esorbitante.
Pietro Longhi, Il Rinoceronte, 1751. Fondazione Musei Civici di Venezia Ca' Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano
A Venezia Clara arrivò durante il Carnevale e prese posto a due passi da Piazza San Marco, proprio di fronte al Palazzo del Doge. Il maestro Pietro Longhi la ritrasse per conto del patrizio Giovanni Grimani, che figura sullo sfondo del dipinto insieme ai familiari in maschera. Chiuso in un angusto recinto, l’animale diede segni di nervosismo e perse il corno, spaventando gli ospiti e mettendo in agitazione gli impresari: senza il suo attributo caratterizzante, il rinoceronte sarebbe stato ancora un’attrazione redditizia? Mentre nel dipinto di Longhi un giovane agitava il corno a mo’ di trofeo, Clara fu costretta a partire in fretta da Venezia, dove non era più ben accetta. Maria Luisa di Parma, invece, fu talmente affascinata dalla strana creatura da volerla con sé per sempre, come piedistallo di un vistoso orologio che figura nel grande ritratto della duchessa realizzato da Laurent Pecheux.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
Se la preziosa incisione cinquecentesca di Dürer esemplifica la scarsa conoscenza del rinoceronte in Europa prima dell’arrivo di Clara, al termine della mostra un’istallazione dell’artista contemporanea Rossella Biscotti esprime i turbamenti suscitati oggi dalla sua storia. Pile di mattoni olandesi dove è stampato il profilo del rinoceronte e foglie di tabacco evocano lo sfruttamento coloniale e gli squilibri di potere agli albori del mondo globalizzato dove Clara, trattata come una merce qualsiasi, si consumò velocemente in condizioni inadeguate alla sua natura.
Le riflessioni sul destino di Clara, tuttavia, non sono un'esclusiva del nostro tempo. Già nel 1750 lo scrittore tedesco Cristoph Gottlieb Richter diede alle stampe l’interessante Dialogo tra un rinoceronte e una locusta. Il rinoceronte è proprio Clara, unico esemplare della sua specie allora conosciuto al pubblico occidentale. “In un radicale rovesciamento di prospettiva”, racconta il curatore van der Ham, “l’animale osserva gli uomini e ride della loro arroganza. Stanco di prendere ordini, di essere fissato e palpato di continuo, sogna di affrancarsi dalla cattività, di tornare a casa e di esporre finalmente gli uomini allo sguardo dei rinoceronti che, a differenza degli esseri umani, saprebbero guardare con occhio autenticamente benevolo il miracolo di una creatura sconosciuta”.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
Era il 1741 quando Clara – o la Signorina Clara come la chiamavano in molti – approdò in Olanda dall’India, dove era nata. Dopo l’uccisione della sua mamma durante una battuta di caccia, un nobile bengalese la donò a Jan Albert Sichterman, direttore della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, in segno di amicizia. Per oltre due anni Clara visse nel villaggio olandese con la famiglia Sichterman, compagna dei bambini in giochi e corse forsennate intorno al tavolo da pranzo. Poi divenne troppo grande e pesante per la vita domestica. Fu venduta a Douwe Jans Mout, capitano di una nave della Compagnia, e iniziò la sua avventura europea, lontano dall’acqua e dal fango in cui amava rotolarsi, perennemente in viaggio, esposta ogni giorno allo sguardo di folle di curiosi come un’attrazione esotica e pittoresca.
Pittore veneziano (precedentemente attribuito a Pietro Longhi), Il rinoceronte (Clara nel recinto), 1751. Gallerie d'Italia, Palazzo Leoni Montanari
Prima dell’arrivo di Clara, in Europa il rinoceronte era considerato quasi una creatura mitologica: qualcuno lo identificava con l’unicorno, altri lo immaginavano lottare con gli elefanti nelle arene dell’antica Roma. Perfino un artista fedele alla natura come Albrecht Dürer non aveva ben chiara la sua fisionomia: in un’incisione del 1515, lo rappresentò con un corno supplementare sulla schiena e la pelle simile alla corazza di un soldato.
In 18 anni Clara percorse l’Europa da Amsterdam a Vienna, da Parigi a Venezia, da Cracovia a Londra, offrendosi generosamente in pasto agli occhi voraci degli avventori delle fiere o alla brama di rarità del pubblico di corte, posando per artisti di ogni paese e lasciandosi docilmente esaminare da scienziati in preda alla febbre della conoscenza. E mentre i naturalisti discutevano sulla classificazione da dare all’animale, negli ambienti religiosi ci si chiedeva se il rinoceronte fosse in realtà Behemot, la bestia diabolica che secondo la Bibbia “si nutre d’erba, sa nuotare, ama rotolarsi nel fango, è dotata di zampe robuste e di una spada in forma di corno”, proprio come Clara. Comune a tutti, la meraviglia di fronte a un essere così raro e bizzarro, un entusiasmo che spesso sfiorava l’isteria. E se nel 1754 la principessa prussiana Wilhemina di Bayreuth riferì di essersi sentita “un’attrazione straordinaria come un rinoceronte” sotto lo sguardo ipnotizzato dei sudditi del fratello Federico il Grande, ancora nel 1776 il filosofo Jean-Jacques Rousseau rispondeva a un’ammiratrice troppo insistente che “se avesse voluto vedere un rinoceronte, avrebbe dovuto andare alla fiera, e non a casa sua”.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
La mostra al Rijksmuseum restituisce con vivida accuratezza le tappe dell’avventura di Clara ed evidenzia il suo impatto sull’immaginario collettivo europeo attraverso opere rare e originali, molte delle quali sono esposte al pubblico per la prima volta. Ogni oggetto ha una storia da raccontare. Una preziosa miniatura indiana illustra la tradizione della caccia al rinoceronte, riservata ai nobili Moghul, a causa della quale Clara rimase sola al mondo, mentre un dipinto di Hendrick van Schuylenburgh mostra l’insediamento olandese dove la rinocerontessina crebbe a stretto contatto con gli esseri umani. Volantini pubblicitari in molte lingue annunciano il suo arrivo nelle città del Vecchio Continente, introducendo una sorprendente varietà di opere d’arte a lei dedicate. Delicati disegni su carta azzurra, per esempio, testimoniano l’interesse dell’artista veneto Francesco Lorenzi, che ritrasse Clara in ogni dettaglio e da diverse prospettive, forse per conto del maestro Giambattista Tiepolo. Nessun esemplare di rinoceronte, tuttavia, è mai andato a fare compagnia alla schiera di elefanti, cammelli e animali esotici che popolano gli affreschi del pittore veneziano.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
Impressionante è il ritratto realistico a grandezza naturale di Clara (3 metri x 4.5) dipinto a Parigi dal francese Jean-Baptiste Oudry, con il rinoceronte che, pur rappresentato di profilo, sembra guardare lo spettatore negli occhi. Destinato inizialmente alla reggia di Versailles, il quadro fu esposto al Salon du Louvre del 1750, dove suscitò molto clamore. Partì infine per la Germania, acquistato dal duca di Mecklenburg-Schwerin per un prezzo esorbitante.
Pietro Longhi, Il Rinoceronte, 1751. Fondazione Musei Civici di Venezia Ca' Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano
A Venezia Clara arrivò durante il Carnevale e prese posto a due passi da Piazza San Marco, proprio di fronte al Palazzo del Doge. Il maestro Pietro Longhi la ritrasse per conto del patrizio Giovanni Grimani, che figura sullo sfondo del dipinto insieme ai familiari in maschera. Chiuso in un angusto recinto, l’animale diede segni di nervosismo e perse il corno, spaventando gli ospiti e mettendo in agitazione gli impresari: senza il suo attributo caratterizzante, il rinoceronte sarebbe stato ancora un’attrazione redditizia? Mentre nel dipinto di Longhi un giovane agitava il corno a mo’ di trofeo, Clara fu costretta a partire in fretta da Venezia, dove non era più ben accetta. Maria Luisa di Parma, invece, fu talmente affascinata dalla strana creatura da volerla con sé per sempre, come piedistallo di un vistoso orologio che figura nel grande ritratto della duchessa realizzato da Laurent Pecheux.
Clara, exhibition view al Rijksmuseum, Amsterdam. Photo Olivier Middendorp
Se la preziosa incisione cinquecentesca di Dürer esemplifica la scarsa conoscenza del rinoceronte in Europa prima dell’arrivo di Clara, al termine della mostra un’istallazione dell’artista contemporanea Rossella Biscotti esprime i turbamenti suscitati oggi dalla sua storia. Pile di mattoni olandesi dove è stampato il profilo del rinoceronte e foglie di tabacco evocano lo sfruttamento coloniale e gli squilibri di potere agli albori del mondo globalizzato dove Clara, trattata come una merce qualsiasi, si consumò velocemente in condizioni inadeguate alla sua natura.
Le riflessioni sul destino di Clara, tuttavia, non sono un'esclusiva del nostro tempo. Già nel 1750 lo scrittore tedesco Cristoph Gottlieb Richter diede alle stampe l’interessante Dialogo tra un rinoceronte e una locusta. Il rinoceronte è proprio Clara, unico esemplare della sua specie allora conosciuto al pubblico occidentale. “In un radicale rovesciamento di prospettiva”, racconta il curatore van der Ham, “l’animale osserva gli uomini e ride della loro arroganza. Stanco di prendere ordini, di essere fissato e palpato di continuo, sogna di affrancarsi dalla cattività, di tornare a casa e di esporre finalmente gli uomini allo sguardo dei rinoceronti che, a differenza degli esseri umani, saprebbero guardare con occhio autenticamente benevolo il miracolo di una creatura sconosciuta”.
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