Passeggiata onirica con l'arte nelle città italiane
In viaggio con i pittori siciliani nella luce di Palermo
Francesco Lojacono, L'arrivo inatteso, 1883, Olio su tela | Courtesy Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica | Foto: Paolo Soriani, Roma
Samantha De Martin
28/04/2020
La polvere che sale lungo sentieri sterrati, immersi in una vegetazione arsa dal sale e dal sole, lascia spazio a pescatori e piante di fico d’india, a panni stesi ad asciugare, al mare e al cielo che si incontrano in paesaggi vibranti di luce che sanno d’estate e tramonti sospesi.
Raggiungiamo Palermo seguendo i pennelli dei vedutisti che, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, hanno immortalato volti e paesaggi della città e dei suoi dintorni, accanto a visi e consuetudini che le Collezioni della GAM di Palermo restituiscono con la forza dei loro tesori.
Francesco Lojacono, Veduta di Palermo
Immaginandoci protagonisti dell’Arrivo inatteso - con il suo paesaggio umile e insieme epico, struggente - raggiungiamo con Francesco Lojacono i luoghi battuti da uno dei più alti paesaggisti dell’Ottocento siciliano, tra i primi ad utilizzare la fotografia come riferimento per le sue opere.
Soprannominato "Il ladro del sole" per la sua capacità di infondere luce alle tele, della sua terra il pittore coglie le infinite contraddizioni affermando un'idea lirica di paesaggio.
Le campagne desolate e i giardini aristocratici incontrano le bellezze della città araba. In Veduta di Palermo, che ritroviamo alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, incontriamo la straordinaria sintesi tra l'attenzione ai dettagli e l’inquadratura d’insieme con un sapiente uso dei colori e della resa luministica.
Francesco Lojacono, Veduta di Palermo, 1875, olio su tela, 156 x 78 cm, Palermo, Galleria d’Arte Moderna
Realizzata nel 1875, l’opera fu esposta per la prima volta a Palermo in occasione del XII Congresso degli Scienziati Italiani. La tela, sul solco del realismo romantico, ritrae il paesaggio della Conca d'Oro alla fine del XIX secolo, dove le piante e il paesaggio riflettono l'intrecciarsi fecondo di nature e culture. Nella prima versione il titolo si completava con l'indicazione “Stradale di Santa Maria di Gesù”.
Avvicinandoci al dipinto scorgiamo una straordinaria varietà di specie vegetali, molte delle quali alloctone, che dovevano avvolgere la città come "una profumata foresta". Lo sguardo si allunga fino a fondersi con la sagoma del Monte Pellegrino, affondando nel Mar Tirreno, dopo aver respirato il profumo degli agrumi e colto le principali colture che attraversano la campagna palermitana nel periodo del suo massimo fulgore estetico.
Sulla destra, un imponente olivo ci rassicura con le sue radici salde, intravediamo un nespolo e ancora un agrumeto che si allunga nella pianura, interrotto da una palma africana, tra agavi e piante di fico d’India.
Sulla strada polverosa un gregge ritorna all'ovile. Lo sgaurdo trova una casa con i panni stesi al sole ad asciugare, una donna che indugia sulla porta, un gruppetto di contadini intenti a chiacchierare al centro del sentiero.
Rocco Lentini, San Giovanni degli Eremiti, 1876, olio su tela, Palermo, Galleria d’Arte Moderna Sant’Anna
Rocco Lentini, San Giovanni degli Eremiti
In una giornata di sole raggiungiamo San Giovanni degli Eremiti. Incontriamo la coppia che Rocco Lentini inserisce nella sua tela, mentre è intenta a ripararsi dai raggi con un parasole.
Nell’Ottocento questa chiesa, fondata tra il 1130 e il 1154 appena sotto le mura di Palazzo Reale, era una delle mete preferite dei viaggiatori del Grand Tour, ma anche uno dei soggetti più amati dai pittori.
Lentini ritrae il prospetto orientale della chiesa con le absidi, testimoniando il colore originale delle cupole, oggi rosse, che precedeva i restauri del 1882.
Giovanni Fattori, Garibaldi a Palermo, 1860-1861, Olio su tela, 132 x 88 cm, Collezione privata
Giovanni Fattori, Garibaldi a Palermo
Puntiamo verso Porta Nuova per entrare nel vivo di una rappresentazione storica dal taglio fortemente fotografico. Il grande olio di Giovanni Fattori, dal titolo Garibaldi a Palermo, oggi in collezione privata, è una delle raffigurazioni più “cinematografiche” dedicate all’Epopea dei Mille.
L'originale vena creativa dell’artista di trasferire nelle scene militari lo spirito e le attese di un’Italia prossima a diventare Nazione, si riflette nelle inquadrature di registi come Luchino Visconti per opere cult della cinematografia risorgimentale. Incentrato su uno degli episodi cruenti della campagna di Garibaldi in Sicilia, la tela rappresenta il momento in cui le truppe garibaldine, il 27 maggio 1860, sono al centro degli scontri all’ingresso di Palermo nei pressi di Porta Termini, oggi Porta Nuova.
Sullo sfondo della scena ne riconosciamo la massiccia linea architettonica, nell’atmosfera resa nebulosa dai fumi degli spari, tra le macerie e i residui della battaglia, tra cavalli e uomini stramazzati al suolo e la sagoma del Generale circondata dai suoi ufficiali più fedeli.
La nuova tecnica della “macchia” si inserisce nel dinamico taglio cinematografico, tra le tonalità cromatiche del giallo e del marrone, nel rosso delle giubbe garibaldine.
Michele Catti, Porta Nuova, Olio su tela, 1908, 198 x 113 cm, Palermo Galleria d'Arte Moderna
Michele Catti, Porta Nuova
Ci fermiamo ad ammirare il Golfo di Palermo con Michele Catti e, da un Viale della Libertà già sferzato dall’autunno ritorniamo a Porta Nuova. Questa volta la luce è autunnale, e, in questa atmosfera molle di pioggia, Palermo ci appare simile ad una capitale europea incorniciata in un dipinto impressionista.
In questa tela della GAM di Palermo, l’artista dei cieli grigi e delle fredde giornate ventose, fonde le suggestioni della pittura francese, che risentono del suo incontro con De Nittis, con una malinconica poetica del ricordo.
Renato Guttuso, Vucciria, 1974, 300 x 300 cm, Palermo, Palazzo Steri
Renato Guttuso, Vucciria
Ritorniamo adesso all’anima sfavillante di Palermo e scegliamo il colorato mercato della Vuccirìa per salutare la città, accompagnati dal vocio cantilenante dei "vanniaturi", tra i profumi dei prodotti tipici esposti sulle bancarelle, le luminose tinte della frutta e della verdura che Renato Guttuso ritrae nella sua celebre tela di Palazzo Steri.
Luigi Di Giovanni, Pescatori di Sferracavallo
Salutiamo infine il Golfo. I pescatori di Sferracavallo immortalati da Luigi Di Giovanni hanno già lasciato il mare per far ritorno a casa con le loro ceste in testa. Mentre nel Vecchio porto immortalato da Ettore De Maria Bergler le barche fremono, accanto ai velieri dagli scafi a colori.
Luigi Di Giovanni, Pescatori di Sferracavallo, 1882-1892 circa, Olio su tela, 109 x 52 cm, Palermo, Gam - Galleria d'Arte Moderna
Leggi anche:
• Sognando Roma in mongolfiera con le vedute di Piranesi, Caffi, Pannini, Bellotto
• Con Turner, Signorini, Rosai nella vita brulicante di Firenze
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Francesco Lojacono, Veduta di Palermo
Immaginandoci protagonisti dell’Arrivo inatteso - con il suo paesaggio umile e insieme epico, struggente - raggiungiamo con Francesco Lojacono i luoghi battuti da uno dei più alti paesaggisti dell’Ottocento siciliano, tra i primi ad utilizzare la fotografia come riferimento per le sue opere.
Soprannominato "Il ladro del sole" per la sua capacità di infondere luce alle tele, della sua terra il pittore coglie le infinite contraddizioni affermando un'idea lirica di paesaggio.
Le campagne desolate e i giardini aristocratici incontrano le bellezze della città araba. In Veduta di Palermo, che ritroviamo alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, incontriamo la straordinaria sintesi tra l'attenzione ai dettagli e l’inquadratura d’insieme con un sapiente uso dei colori e della resa luministica.
Francesco Lojacono, Veduta di Palermo, 1875, olio su tela, 156 x 78 cm, Palermo, Galleria d’Arte Moderna
Realizzata nel 1875, l’opera fu esposta per la prima volta a Palermo in occasione del XII Congresso degli Scienziati Italiani. La tela, sul solco del realismo romantico, ritrae il paesaggio della Conca d'Oro alla fine del XIX secolo, dove le piante e il paesaggio riflettono l'intrecciarsi fecondo di nature e culture. Nella prima versione il titolo si completava con l'indicazione “Stradale di Santa Maria di Gesù”.
Avvicinandoci al dipinto scorgiamo una straordinaria varietà di specie vegetali, molte delle quali alloctone, che dovevano avvolgere la città come "una profumata foresta". Lo sguardo si allunga fino a fondersi con la sagoma del Monte Pellegrino, affondando nel Mar Tirreno, dopo aver respirato il profumo degli agrumi e colto le principali colture che attraversano la campagna palermitana nel periodo del suo massimo fulgore estetico.
Sulla destra, un imponente olivo ci rassicura con le sue radici salde, intravediamo un nespolo e ancora un agrumeto che si allunga nella pianura, interrotto da una palma africana, tra agavi e piante di fico d’India.
Sulla strada polverosa un gregge ritorna all'ovile. Lo sgaurdo trova una casa con i panni stesi al sole ad asciugare, una donna che indugia sulla porta, un gruppetto di contadini intenti a chiacchierare al centro del sentiero.
Rocco Lentini, San Giovanni degli Eremiti, 1876, olio su tela, Palermo, Galleria d’Arte Moderna Sant’Anna
Rocco Lentini, San Giovanni degli Eremiti
In una giornata di sole raggiungiamo San Giovanni degli Eremiti. Incontriamo la coppia che Rocco Lentini inserisce nella sua tela, mentre è intenta a ripararsi dai raggi con un parasole.
Nell’Ottocento questa chiesa, fondata tra il 1130 e il 1154 appena sotto le mura di Palazzo Reale, era una delle mete preferite dei viaggiatori del Grand Tour, ma anche uno dei soggetti più amati dai pittori.
Lentini ritrae il prospetto orientale della chiesa con le absidi, testimoniando il colore originale delle cupole, oggi rosse, che precedeva i restauri del 1882.
Giovanni Fattori, Garibaldi a Palermo, 1860-1861, Olio su tela, 132 x 88 cm, Collezione privata
Giovanni Fattori, Garibaldi a Palermo
Puntiamo verso Porta Nuova per entrare nel vivo di una rappresentazione storica dal taglio fortemente fotografico. Il grande olio di Giovanni Fattori, dal titolo Garibaldi a Palermo, oggi in collezione privata, è una delle raffigurazioni più “cinematografiche” dedicate all’Epopea dei Mille.
L'originale vena creativa dell’artista di trasferire nelle scene militari lo spirito e le attese di un’Italia prossima a diventare Nazione, si riflette nelle inquadrature di registi come Luchino Visconti per opere cult della cinematografia risorgimentale. Incentrato su uno degli episodi cruenti della campagna di Garibaldi in Sicilia, la tela rappresenta il momento in cui le truppe garibaldine, il 27 maggio 1860, sono al centro degli scontri all’ingresso di Palermo nei pressi di Porta Termini, oggi Porta Nuova.
Sullo sfondo della scena ne riconosciamo la massiccia linea architettonica, nell’atmosfera resa nebulosa dai fumi degli spari, tra le macerie e i residui della battaglia, tra cavalli e uomini stramazzati al suolo e la sagoma del Generale circondata dai suoi ufficiali più fedeli.
La nuova tecnica della “macchia” si inserisce nel dinamico taglio cinematografico, tra le tonalità cromatiche del giallo e del marrone, nel rosso delle giubbe garibaldine.
Michele Catti, Porta Nuova, Olio su tela, 1908, 198 x 113 cm, Palermo Galleria d'Arte Moderna
Michele Catti, Porta Nuova
Ci fermiamo ad ammirare il Golfo di Palermo con Michele Catti e, da un Viale della Libertà già sferzato dall’autunno ritorniamo a Porta Nuova. Questa volta la luce è autunnale, e, in questa atmosfera molle di pioggia, Palermo ci appare simile ad una capitale europea incorniciata in un dipinto impressionista.
In questa tela della GAM di Palermo, l’artista dei cieli grigi e delle fredde giornate ventose, fonde le suggestioni della pittura francese, che risentono del suo incontro con De Nittis, con una malinconica poetica del ricordo.
Renato Guttuso, Vucciria, 1974, 300 x 300 cm, Palermo, Palazzo Steri
Renato Guttuso, Vucciria
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Luigi Di Giovanni, Pescatori di Sferracavallo
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