“L’Amato di Iside”, fino a gennaio con nuovi ambienti da visitare
Nerone e l'Egitto: le rivelazioni della Domus Aurea
Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l'Egitto I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Francesca Grego
22/06/2023
Roma - La terra dei faraoni aveva per i Romani un fascino irresistibile: per la sua storia millenaria, per la grandiosità dei monumenti, per il culto tributato ai sovrani divinizzati e le peculiarità del pensiero religioso. Nato al primo sorgere del sole, con l’Oriente e con l’Egitto Nerone intratterrà per tutta la vita un rapporto speciale. Non sorprende perciò che nel Grande Criptoportico della Domus Aurea – la sua “Casa d’Oro”, l’oro del dio Sole con cui l’imperatore si identificava – recenti lavori di restauro abbiano portato alla luce decorazioni egittizzanti, con soggetti legati al culto di Iside.
Nasce di qui la mostra L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto, inaugurata oggi presso la reggia neroniana e in corso fino al prossimo 24 gennaio. Un’occasione per ammirare le nuove scoperte in dialogo con reperti arrivati da musei italiani ed europei, e lasciarsi avvincere da un doppio racconto: da un lato il legame dell’eccentrico monarca con la cultura egiziana, dall’altra l’influenza profonda che i culti orientali esercitarono sulla vita dei Romani.
Ritratto di sacerdote di Iside in marmo pario; rinvenuto nel fiume Tevere a Roma; I sec. a.C. - inizio I sec. d.C.; Museo Nazionale Romano, Roma © Museo Nazionale Romano, Foto di Giorgio Cargnel e Luciano Mandato
“Questa mostra”, spiega il direttore del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, “testimonia l’impegno del Parco nel riportare all’antico splendore gli ambienti del palazzo neroniano attraverso l’attento e accurato restauro delle preziose pareti dipinte e con rinnovati e coinvolgenti progetti culturali”.
Il titolo del progetto fa riferimento a un’iscrizione ritrovata nel tempio di Dendera, sulle rive del Nilo: qui l’imperatore è definito “Re dell’Alto e Basso Egitto, Signore delle Due Terre, Sovrano dei Sovrani, scelto di Ptah, amato di Iside”. A Dendera Nerone appare come un faraone devoto alla dea, legame sottolineato da un’immagine che lo rappresenta nell’atto di offrirle in dono un mammisi, una sorta di cappella tipica dell’architettura sacra locale.
Grande Criptoportico della Domus Aurea: "L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto" I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
A cura di Alfonsina Russo, Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi, il percorso espositivo attraversa le ricche sale della Domus Aurea e trova il suo clou proprio nel Grande Criptoportico, un corridoio lungo 60 metri che permetteva di raggiungere velocemente gli ambienti più sontuosi del palazzo di Nerone: la Sala della Volta Dorata e la Sala Ottagonale. Qui, a confronto con le decorazioni emerse durante il restauro, troviamo monumentali statue di Iside e di Anubi - il dio dei morti dalla testa di sciacallo – insieme alle immagini di Arpocrate e delle sfingi. Gli stessi dei popolano le pareti, protagonisti di antiche pitture murali con figure di sacerdoti e di fedeli.
Due capitoli di ampio respiro danno forma al racconto della mostra. Nella prima parte scopriremo il significato dell’Egitto nella vita di Nerone, che studiò con precettori come Cheremone di Naucrati, direttore della leggendaria biblioteca di Alessandria, e in seguito sposò Poppea Sabina, appartenente a una famiglia di adepti di Iside. Se in Egitto edifici e iscrizioni testimoniano la presenza dell’imperatore, a Roma la stessa Domus Aurea fu costruita seguendo il modello del Palazzo dei Tolomei ad Alessandria, cuore della civiltà ellenistica che fuse insieme Oriente e Occidente.
Domus Aurea, Grande Criptoportico, particolare della parete settentrionale con decorazione egittizzante, sacerdote con maschera di Anubi © Parco archeologico del Colosseo, Foto di Simona Murrone
Intrigato dal paese dei faraoni, Nerone organizzò perfino una spedizione alla ricerca delle sorgenti del Nilo, ipotizzando una possibile espansione verso l’Etiopia. La mostra ripercorre l’impresa attraverso mosaici raffiguranti il paesaggio fluviale, statue di coccodrilli e leoni, e l’immagine di Amanitore, la regina di Merui, nell’attuale Sudan, che aiutò i Romani ad attraversare le pericolose terre del Sud. Ulteriori testimonianze sono le merci preziose prelevate in quei territori dalle carovane: ori, unguenti, profumi che ritroviamo in meravigliosi gioielli e sofisticati set di bellezza.
La seconda parte del percorso illustra l’influenza che l’Egitto esercitò su Roma, un fenomeno presente già in età repubblicana, quando i culti orientali erano osteggiati perché accusati di corrompere l’austerità dei mores maiorum. Da Augusto in poi, la cultura egizia sperimentò alterne fortune presso gli imperatori, ma continuò a diffondersi tra la popolazione fino a quando, con Domiziano, diventò parte organica del linguaggio imperiale. Come evidenziano i pezzi esposti in questa sezione, nell’immaginario romano l’Egitto è un mondo esotico e misterioso, spesso più sognato e desiderato che compreso nella sua realtà.
Mosaico con scena nilotica con tessere lapidee e di pasta vitrea;da Via Nazionale a Roma; seconda metà del I sec. a.C.; Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Roma © Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Archivio fotografico dei Musei Capitolini
Sculture, affreschi, amuleti, raffinati oggetti rituali raccontano i culti che i Romani tributarono a Iside, dea dai mille volti, legata alla maternità, alla fertilità, alle messi, ma anche al mare e alla dimensione ultraterrena. La capacità di Iside di liberare dalla schiavitù, di restituire la vita o di garantirne una migliore le assicurarono una popolarità trasversale tra gli strati sociali, regalandole attributi magici. Amuleti di ascendenza egiziana, per esempio, fanno parte del cosiddetto Tesoro della Fattucchiera ritrovato nella Casa del Giardino di Pompei, appartenuto probabilmente a una serva.
Un ricco apparato multimediale, infine, completa il percorso di visita con ricostruzioni 3D ed esperienze immersive.
In occasione della mostra, la Domus Aurea sarà aperta tutti i giorni della settimana con visite guidate e, nel weekend, l’installazione di realtà virtuale Domus Aurea Experience.
"L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto" I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
Nasce di qui la mostra L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto, inaugurata oggi presso la reggia neroniana e in corso fino al prossimo 24 gennaio. Un’occasione per ammirare le nuove scoperte in dialogo con reperti arrivati da musei italiani ed europei, e lasciarsi avvincere da un doppio racconto: da un lato il legame dell’eccentrico monarca con la cultura egiziana, dall’altra l’influenza profonda che i culti orientali esercitarono sulla vita dei Romani.
Ritratto di sacerdote di Iside in marmo pario; rinvenuto nel fiume Tevere a Roma; I sec. a.C. - inizio I sec. d.C.; Museo Nazionale Romano, Roma © Museo Nazionale Romano, Foto di Giorgio Cargnel e Luciano Mandato
“Questa mostra”, spiega il direttore del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, “testimonia l’impegno del Parco nel riportare all’antico splendore gli ambienti del palazzo neroniano attraverso l’attento e accurato restauro delle preziose pareti dipinte e con rinnovati e coinvolgenti progetti culturali”.
Il titolo del progetto fa riferimento a un’iscrizione ritrovata nel tempio di Dendera, sulle rive del Nilo: qui l’imperatore è definito “Re dell’Alto e Basso Egitto, Signore delle Due Terre, Sovrano dei Sovrani, scelto di Ptah, amato di Iside”. A Dendera Nerone appare come un faraone devoto alla dea, legame sottolineato da un’immagine che lo rappresenta nell’atto di offrirle in dono un mammisi, una sorta di cappella tipica dell’architettura sacra locale.
Grande Criptoportico della Domus Aurea: "L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto" I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
A cura di Alfonsina Russo, Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi, il percorso espositivo attraversa le ricche sale della Domus Aurea e trova il suo clou proprio nel Grande Criptoportico, un corridoio lungo 60 metri che permetteva di raggiungere velocemente gli ambienti più sontuosi del palazzo di Nerone: la Sala della Volta Dorata e la Sala Ottagonale. Qui, a confronto con le decorazioni emerse durante il restauro, troviamo monumentali statue di Iside e di Anubi - il dio dei morti dalla testa di sciacallo – insieme alle immagini di Arpocrate e delle sfingi. Gli stessi dei popolano le pareti, protagonisti di antiche pitture murali con figure di sacerdoti e di fedeli.
Due capitoli di ampio respiro danno forma al racconto della mostra. Nella prima parte scopriremo il significato dell’Egitto nella vita di Nerone, che studiò con precettori come Cheremone di Naucrati, direttore della leggendaria biblioteca di Alessandria, e in seguito sposò Poppea Sabina, appartenente a una famiglia di adepti di Iside. Se in Egitto edifici e iscrizioni testimoniano la presenza dell’imperatore, a Roma la stessa Domus Aurea fu costruita seguendo il modello del Palazzo dei Tolomei ad Alessandria, cuore della civiltà ellenistica che fuse insieme Oriente e Occidente.
Domus Aurea, Grande Criptoportico, particolare della parete settentrionale con decorazione egittizzante, sacerdote con maschera di Anubi © Parco archeologico del Colosseo, Foto di Simona Murrone
Intrigato dal paese dei faraoni, Nerone organizzò perfino una spedizione alla ricerca delle sorgenti del Nilo, ipotizzando una possibile espansione verso l’Etiopia. La mostra ripercorre l’impresa attraverso mosaici raffiguranti il paesaggio fluviale, statue di coccodrilli e leoni, e l’immagine di Amanitore, la regina di Merui, nell’attuale Sudan, che aiutò i Romani ad attraversare le pericolose terre del Sud. Ulteriori testimonianze sono le merci preziose prelevate in quei territori dalle carovane: ori, unguenti, profumi che ritroviamo in meravigliosi gioielli e sofisticati set di bellezza.
La seconda parte del percorso illustra l’influenza che l’Egitto esercitò su Roma, un fenomeno presente già in età repubblicana, quando i culti orientali erano osteggiati perché accusati di corrompere l’austerità dei mores maiorum. Da Augusto in poi, la cultura egizia sperimentò alterne fortune presso gli imperatori, ma continuò a diffondersi tra la popolazione fino a quando, con Domiziano, diventò parte organica del linguaggio imperiale. Come evidenziano i pezzi esposti in questa sezione, nell’immaginario romano l’Egitto è un mondo esotico e misterioso, spesso più sognato e desiderato che compreso nella sua realtà.
Mosaico con scena nilotica con tessere lapidee e di pasta vitrea;da Via Nazionale a Roma; seconda metà del I sec. a.C.; Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Roma © Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Archivio fotografico dei Musei Capitolini
Sculture, affreschi, amuleti, raffinati oggetti rituali raccontano i culti che i Romani tributarono a Iside, dea dai mille volti, legata alla maternità, alla fertilità, alle messi, ma anche al mare e alla dimensione ultraterrena. La capacità di Iside di liberare dalla schiavitù, di restituire la vita o di garantirne una migliore le assicurarono una popolarità trasversale tra gli strati sociali, regalandole attributi magici. Amuleti di ascendenza egiziana, per esempio, fanno parte del cosiddetto Tesoro della Fattucchiera ritrovato nella Casa del Giardino di Pompei, appartenuto probabilmente a una serva.
Un ricco apparato multimediale, infine, completa il percorso di visita con ricostruzioni 3D ed esperienze immersive.
In occasione della mostra, la Domus Aurea sarà aperta tutti i giorni della settimana con visite guidate e, nel weekend, l’installazione di realtà virtuale Domus Aurea Experience.
"L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto" I Courtesy Parco Archeologico del Colosseo
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