Riconosciuto il volto della figlia Artemisia nella Circoncisione di Ancona
Orazio Gentileschi e i caravaggeschi nelle Marche, tra scoperte e novità
Orazio Gentileschi, Maddalena, 1620 circa, Olio su tela, 155 x 220 cm, Chiesa di Santa Maria Maddalena, Fabriano
Samantha De Martin
26/07/2019
Ancona - L’aria tersa dell’Appennino, la luce cristallina del primo Caravaggio, il paesaggio marchigiano. C’è tutta la poetica bellezza di una terra sferzata dal sisma del 2016 nel percorso che Fabriano dedica alla figura del pittore pisano Orazio Gentileschi che nelle Marche lavorò e soggiornò durante il secondo decennio del Seicento - tra il 1613 e il 1619 - apportando, attraverso il suo caravaggismo, un forte influsso sui pittori marchigiani a lui contemporanei.
Il titolo La luce e i silenzi: Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento rappresenta - come spiega Anna Maria Ambrosini Massari, curatrice assieme ad Alessandro Delpriori, della mostra in programma dal 2 agosto all’8 dicembre - “Una sintesi poetica di quello che in fondo Orazio Gentileschi estrae anche da Caravaggio”.
“Come diceva Longhi - continua Massari - Gentileschi prende molto dal primo Caravaggio, quello chiaro, aperto, la cui luce nitida e cristallina ci introduce in una rarefazione di atmosfere che è anche interiore e che ritroviamo nella Cappella della Passione di Orazio Gentileschi, nel Duomo di Fabriano, e in molte opere di questo ciclo fabrianese, molto importante per la carriera dell’artista pisano. Da queste opere di Orazio, nelle quali si avverte moltissimo la densità dell’aria tersa dell’Appennino, si evince come il pittore sia stato in questi luoghi amandoli moltissimo. I motivi che lo spinsero nelle Marche sono tanti, come ad esempio l’amicizia con l’illustre fabrianese Francesco Stelluti, matematico e co-fondatore dell’Accademia dei Lincei”.
Il percorso espositivo riunirà i capolavori realizzati tra Ancona e Fabriano, come La Vergine del Rosario oggi alla Pinacoteca Civica, la Visione di Santa Francesca Romana in prestito dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, l’intensa Maddalena realizzata per l’Università dei Cartai, nucleo di una stanza tematica in cui Gentileschi viene messo a confronto con Giovanni Francesco Guerrieri, il grande caravaggesco marchigiano, e ancora Baglione, Turchi, Valentin, Vouet, Cagnacci e molti altri.
“È la prima volta - continua la curatrice della mostra - che a Fabriano viene realizzata una mostra su Orazio Gentileschi, nelle terre dove l’artista ha effettivamente vissuto e operato. L'esposizione prende in esame non solo l’intero nucleo delle sue opere, ma considera l’aspetto della pittura caravaggesca nelle Marche. Orazio Gentileschi porta in questa regione il verbo di Caravaggio nella maniera più diretta. Appartiene alla prima covata caravaggesca, a quel raggio che illumina la pittura del Seicento estendendosi fino alle Marche. In realtà il verbo verista non si è molto radicato qui, dove ha prevalso un naturalismo più temperato e classicista. Siamo tuttavia riusciti a individuare un versante di pittura caravaggesca naturalista di notevolissima forza con autori quali Bartolomeo Manfredi, Giovanni Baglione, Antiveduto Gramatica”.
Accanto a Gentileschi sarà presente in mostra anche Giovan Francesco Guerrieri di Fossombrone, l’unico caravaggesco marchigiano.
La sede principale del percorso - che accoglierà 51 opere - sarà la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, ma saranno coinvolti anche due luoghi significativi come il Duomo e la Chiesa di San Benedetto.
“La visita al Duomo è davvero molto forte - commenta la curatrice -. Al visitatore sembrerà di assistere proprio al momento in cui queste opere venivano eseguite. Per quanto riguarda i capolavori in mostra, molti arriveranno da luoghi oggi purtroppo inagibili. Alcuni di questi sono stati conservati nei depositi dopo il sisma. Molti sono stati restaurati, altri vengono da siti marchigiani, da chiese, musei. Avremo anche opere di collezioni private, appartenenti addirittura alle stesse famiglie dei committenti che le avevano richieste agli artisti nel Seicento. Un evento nell’evento sarà invece il ritorno a Fabriano della possente pala realizzata dell’emiliano Carlo Bononi per il monastero delle clarisse cappuccine, oggi custodita a Brera, e che sarà per la prima volta a Fabriano dopo le spoliazioni napoleoniche del 1811”.
Nella terra dove Caravaggio è grande assente in quanto ad opere, se pur documentate, ma molto presente nel lascito di Gentileschi e compagni, si trovano una serie di documenti che parlano di una presenza dell’artista e di un’opera che doveva avere eseguito per Tolentino. Sempre documentato è il rapporto del Merisi con il recanatese monsignor Pandolfo Pucci, per il quale avrebbe eseguito alcune opere. Notevoli e diversificate presenze - da Alessandro Turchi a Valentin de Boulogne, da Bartolomeo Manfredi ad Antiveduto Gramatica, da Giovanni Serodine ad Angelo Caroselli - illustreranno al pubblico la fatale influenza del genio del Merisi anche in questa parte d’Italia.
“La mostra - annuncia la curatrice - presenterà al pubblico una scoperta inedita. Svelerà alcune novità importantissime sui primi anni di Caravaggio a Roma. Grazie a queste scoperte inserite dalla ricercatrice Francesca Curti anche nel catalogo della mostra, sono adesso molto più chiari i rapporti intrattenuti da Caravaggio con l’artista Tarquinio Ligustri, oltre che con Antiveduto Gramatica”.
Tra le novità svelate al pubblico, il riconoscimento del volto di Artemisia - figlia del maestro e grande pittrice, all’epoca quattordicenne - nella Circoncisione di Ancona. Una scoperta frutto del lavoro della giovane ricercatrice di Sassoferrato Lucia Panetti. Tra gli angeli nel cielo il ritratto della giovane si intravede nelle vesti di Santa Cecilia che suona l’organo.
L’esposizione di Fabriano rientra nel progetto Mostrare le Marche, nato dal protocollo d’intesa fra la Regione, il Mibac, l’Anci Marche, la Conferenza Episcopale e i Comuni di Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Loreto, Matelica e Fabriano per promuovere la conoscenza e lo sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 2016.
Quella dedicata ad Orazio Gentileschi è l’ultima di un ciclo di cinque grandi mostre che hanno già interessato le città di Loreto, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Matelica.
“L’obiettivo - conclude Anna Maria Ambrosini Massari - è quello di riqualificare questi territori evidenziandone la bellezza, l’importanza e la ricchezza. Abbiamo attivato anche una serie di itinerari in luoghi particolarmente colpiti dal sisma, come Camerino, dove riaprirà a breve il Museo Diocesano”.
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Il titolo La luce e i silenzi: Orazio Gentileschi e la pittura caravaggesca nelle Marche del Seicento rappresenta - come spiega Anna Maria Ambrosini Massari, curatrice assieme ad Alessandro Delpriori, della mostra in programma dal 2 agosto all’8 dicembre - “Una sintesi poetica di quello che in fondo Orazio Gentileschi estrae anche da Caravaggio”.
“Come diceva Longhi - continua Massari - Gentileschi prende molto dal primo Caravaggio, quello chiaro, aperto, la cui luce nitida e cristallina ci introduce in una rarefazione di atmosfere che è anche interiore e che ritroviamo nella Cappella della Passione di Orazio Gentileschi, nel Duomo di Fabriano, e in molte opere di questo ciclo fabrianese, molto importante per la carriera dell’artista pisano. Da queste opere di Orazio, nelle quali si avverte moltissimo la densità dell’aria tersa dell’Appennino, si evince come il pittore sia stato in questi luoghi amandoli moltissimo. I motivi che lo spinsero nelle Marche sono tanti, come ad esempio l’amicizia con l’illustre fabrianese Francesco Stelluti, matematico e co-fondatore dell’Accademia dei Lincei”.
Il percorso espositivo riunirà i capolavori realizzati tra Ancona e Fabriano, come La Vergine del Rosario oggi alla Pinacoteca Civica, la Visione di Santa Francesca Romana in prestito dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, l’intensa Maddalena realizzata per l’Università dei Cartai, nucleo di una stanza tematica in cui Gentileschi viene messo a confronto con Giovanni Francesco Guerrieri, il grande caravaggesco marchigiano, e ancora Baglione, Turchi, Valentin, Vouet, Cagnacci e molti altri.
“È la prima volta - continua la curatrice della mostra - che a Fabriano viene realizzata una mostra su Orazio Gentileschi, nelle terre dove l’artista ha effettivamente vissuto e operato. L'esposizione prende in esame non solo l’intero nucleo delle sue opere, ma considera l’aspetto della pittura caravaggesca nelle Marche. Orazio Gentileschi porta in questa regione il verbo di Caravaggio nella maniera più diretta. Appartiene alla prima covata caravaggesca, a quel raggio che illumina la pittura del Seicento estendendosi fino alle Marche. In realtà il verbo verista non si è molto radicato qui, dove ha prevalso un naturalismo più temperato e classicista. Siamo tuttavia riusciti a individuare un versante di pittura caravaggesca naturalista di notevolissima forza con autori quali Bartolomeo Manfredi, Giovanni Baglione, Antiveduto Gramatica”.
Accanto a Gentileschi sarà presente in mostra anche Giovan Francesco Guerrieri di Fossombrone, l’unico caravaggesco marchigiano.
La sede principale del percorso - che accoglierà 51 opere - sarà la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli di Fabriano, ma saranno coinvolti anche due luoghi significativi come il Duomo e la Chiesa di San Benedetto.
“La visita al Duomo è davvero molto forte - commenta la curatrice -. Al visitatore sembrerà di assistere proprio al momento in cui queste opere venivano eseguite. Per quanto riguarda i capolavori in mostra, molti arriveranno da luoghi oggi purtroppo inagibili. Alcuni di questi sono stati conservati nei depositi dopo il sisma. Molti sono stati restaurati, altri vengono da siti marchigiani, da chiese, musei. Avremo anche opere di collezioni private, appartenenti addirittura alle stesse famiglie dei committenti che le avevano richieste agli artisti nel Seicento. Un evento nell’evento sarà invece il ritorno a Fabriano della possente pala realizzata dell’emiliano Carlo Bononi per il monastero delle clarisse cappuccine, oggi custodita a Brera, e che sarà per la prima volta a Fabriano dopo le spoliazioni napoleoniche del 1811”.
Nella terra dove Caravaggio è grande assente in quanto ad opere, se pur documentate, ma molto presente nel lascito di Gentileschi e compagni, si trovano una serie di documenti che parlano di una presenza dell’artista e di un’opera che doveva avere eseguito per Tolentino. Sempre documentato è il rapporto del Merisi con il recanatese monsignor Pandolfo Pucci, per il quale avrebbe eseguito alcune opere. Notevoli e diversificate presenze - da Alessandro Turchi a Valentin de Boulogne, da Bartolomeo Manfredi ad Antiveduto Gramatica, da Giovanni Serodine ad Angelo Caroselli - illustreranno al pubblico la fatale influenza del genio del Merisi anche in questa parte d’Italia.
“La mostra - annuncia la curatrice - presenterà al pubblico una scoperta inedita. Svelerà alcune novità importantissime sui primi anni di Caravaggio a Roma. Grazie a queste scoperte inserite dalla ricercatrice Francesca Curti anche nel catalogo della mostra, sono adesso molto più chiari i rapporti intrattenuti da Caravaggio con l’artista Tarquinio Ligustri, oltre che con Antiveduto Gramatica”.
Tra le novità svelate al pubblico, il riconoscimento del volto di Artemisia - figlia del maestro e grande pittrice, all’epoca quattordicenne - nella Circoncisione di Ancona. Una scoperta frutto del lavoro della giovane ricercatrice di Sassoferrato Lucia Panetti. Tra gli angeli nel cielo il ritratto della giovane si intravede nelle vesti di Santa Cecilia che suona l’organo.
L’esposizione di Fabriano rientra nel progetto Mostrare le Marche, nato dal protocollo d’intesa fra la Regione, il Mibac, l’Anci Marche, la Conferenza Episcopale e i Comuni di Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Loreto, Matelica e Fabriano per promuovere la conoscenza e lo sviluppo dei territori colpiti dal sisma del 2016.
Quella dedicata ad Orazio Gentileschi è l’ultima di un ciclo di cinque grandi mostre che hanno già interessato le città di Loreto, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Matelica.
“L’obiettivo - conclude Anna Maria Ambrosini Massari - è quello di riqualificare questi territori evidenziandone la bellezza, l’importanza e la ricchezza. Abbiamo attivato anche una serie di itinerari in luoghi particolarmente colpiti dal sisma, come Camerino, dove riaprirà a breve il Museo Diocesano”.
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