Presentata oggi l’Adorazione dei Magi del maestro olandese

Scoperto a Roma un Rembrandt creduto perduto

Rembrandt van Rijn (attr.), Adorazione dei Magi, 1632-33, dettaglio centrale. Olio su carta applicata su tela, 54x44,5 cm. Collezione privata I Courtesy Fondazione Patrimonio Italia
 

Francesca Grego

22/06/2021

Roma - Se non fosse stato per una caduta accidentale, l’Adorazione dei Magi sarebbe forse rimasta nascosta per sempre nella sua postazione silenziosa e tranquilla, in casa di una famiglia romana. E invece l’incidente del 2016 ha costretto i proprietari ad affidare questo raffinato dipinto su carta applicata su tela alle cure della restauratrice Antonella Di Francesco che, rimosso uno spesso strato di sporco e colla, si rende conto con profonda emozione di avere tra le mani un Rembrandt. L’opera e la sua incredibile storia sono state presentate questa mattina presso l’Accademia di Francia a Villa Medici, durante il simposio Rembrandt: individuare il prototipo, vedere l’invisibile. È la prima tappa del progetto Discovering Masterpiece, intrapreso dalla Fondazione Patrimonio Italia con l’obiettivo di promuovere lo studio e la divulgazione dei capolavori d’arte appartenenti a collezioni italiane.

Oltre alla straordinaria qualità del disegno, a mettere la pulce nell’orecchio di Antonella Di Francesco sono stati la rarissima tecnica con cui il dipinto è stato realizzato, tipica di Rembrandt, e le sue dimensioni, identiche a quelle delle incisioni della Vita e della Passione di Cristo dello stesso autore. La restauratrice riconosce nel quadro l’Adorazione dei Magi del maestro olandese, eseguita nel 1632-33 e da tempo creduta perduta. Finora gli studiosi la conoscevano solo attraverso una serie di copie, le più note delle quali sono custodite all'Ermitage di San Pietroburgo e al Konstmuseum di Göteborg. Oltre la superficie, i raggi infrarossi rivelano disegni invisibili a occhio nudo che permettono di ripercorrere il processo con cui l’opera ha preso forma nelle mani dell’artista. 


Rembrandt van Rijn (attr.), Adorazione dei Magi, 1632-33. Olio su carta applicata su tela, 54x44,5 cm. Collezione privata I Courtesy Fondazione Patrimonio Italia

“Faccio spazio nella mia mente e soprattutto nel cuore e incomincio a guardare con molta attenzione ed ammirazione l’uso dei segni e del colore che restituiscono la realtà, muovendo la fantasia”, racconta la restauratrice tornando con la mente al momento della scoperta: “Il segno è modulato, la gestualità è spontanea ed elegante ed esprime una forza e una leggerezza nelle sue tracce. Una perfetta osmosi fra la superfice cartacea del fondo e il movimento segnico della china e della matita, tra velature di luci e profondi toni d’ombra in una raffinatezza che solo un grande autore è capace di vibrare. In sintesi il tratto e il ritratto di un unico artista: Rembrandt”. 
“Nel corso del mio lavoro”, spiega la dottoressa Di Francesco, “può capitare una delle cose più belle della vita: la coscienza improvvisa di essere davanti ad un’opera di un autore molto grande che ti si rivela, che esce dalla sua zona opaca e ti sceglie per essere riscattato dall’oscurità. È questo il momento in cui bisogna vincere le vertigini capaci di farci sprofondare in quel meraviglioso senso di appartenenza alla storia. É un brivido che non ha pari, che vibra fino a trascinarti in un impulso irrefrenabile di morbosa curiosità. Non lo combatto e mi lascio portare dentro all’incantesimo”. 


Rembrandt van Rijn, Adorazione dei Magi, dettaglio IR del disegno preparatorio I Courtesy Fondazione Patrimonio Italia

Il dipinto, attualmente custodito in un caveau milanese e messo a disposizione della comunità scientifica internazionale per ulteriori accertamenti, fa parte di un fondo storico artistico parzialmente risalente a fine Cinquecento, nel quale è presente un filone di provenienza olandese. Se l’attribuzione a Rembrandt fosse confermata, il valore del quadro potrebbe essere valutato tra i 70 e i 200 milioni di euro. 


Rembrandt van Rijn (attr.), Adorazione dei Magi, 1632-33, dettaglio del volto della Madonna. Olio su carta applicata su tela, 54x44,5 cm. Collezione privata I Courtesy Fondazione Patrimonio Italia