Paolo Grassino. Incursioni
Dal 07 Settembre 2023 al 07 Gennaio 2024
Pinerolo | Torino
Luogo: Cavallerizza Caprilli e Galleria Losano
Indirizzo: Sedi varie
Orari: Cavallerizza Caprilli Sab. – Dom. e feriali 10-12 / 15-18 Galleria Losano Sab. – Dom. e feriali 10-12 / 16-19
Curatori: Franco Fanelli
Sito ufficiale: http://sculturadiffusa.it
Scultura diffusa - 3^ Biennale Città di Pinerolo, dal 7 settembre 2023 al 7 gennaio 2024, ospita l’artista Paolo Grassino, affermato mid career della scultura contemporanea, con il percorso espositivo Incursioni curato da Franco Fanelli e grazie alla direzione artistica della Galleria Losano Associazione Arte e Cultura ETS .
Torna dunque la manifestazione d’arte contemporanea che dal 2017 vede l’esposizione di opere monumentali in luoghi pubblici di particolare interesse culturale, storico e architettonico di Pinerolo, coinvolgendo tanto lo spazio fisico quanto quello relazionale e conferendo nuove narrazioni e possibilità d’uso per il suo paesaggio urbano. Come ogni anno, Scultura diffusa prevede un percorso artistico che di volta in volta riscopre e valorizza il centro abitato e una mostra di opere di piccolo formato presso la Galleria Losano per approfondire il lavoro dell'artista.
«Scultura diffusa da tre edizioni ormai riapre il dialogo con la città e la sua cittadinanza, portando l’arte in spazi aperti o in luoghi non canonici. Il lavoro di Grassino scaturisce da un confronto con la storia e il presente e riporta al centro della scena l’inquietudine, l’emergenza, la dimensione drammaturgica dell’arte visiva», così il curatore Franco Fanelli introduce il tema. Grassino porta una riflessione sui temi cosiddetti “perenni” dell’esistenza, ovvero quegli accadimenti che da sempre e per sempre sembrano tormentare il vissuto dell’uomo, come le fratture sociali e i conflitti armati, temperie cui ci hanno proiettato nuovamente i fatti recenti. «Artista aperto a una lettura sociologica del suo lavoro, pone al centro della sua ricerca temi sociali, in questo caso la guerra, ma sempre con uno sguardo in profondità, che va alle radici antropologiche (e forse anche psichiche). Non a caso, e non senza provocazione, intitola “Guerra è sempre” un ciclo di opere esposte in mostra», così racconta Fanelli.
Quest’anno il percorso artistico non ha una partenza ma un epicentro, la Cavallerizza Caprilli, arena e theatrum principale della manifestazione, sul modello delle Expo internazionali. La Biennale apre la sua terza edizione con un coup-de-théâtre di drammatica magniloquenza: varcando la soglia del maneggio il visitatore è proiettato, come il superstite di un disastro, in uno scenario apocalittico, poiché al centro del parterre appare lo schianto di un aereo Mig 15 - 2012. L’esposizione prosegue al piano superiore della Cavallerizza, sugli spalti che per la prima volta dopo tanto tempo tornano nuovamente accessibili al pubblico, dove alle pareti si trovano pannelli traforati che rappresentano paesaggi urbani bombardati, Guerra è sempre (Est e Ovest) - 2018, e a terra l’opera Guerra è sempre (Edificare) - 2018 una minimalista e stratificata distesa di mattoni in cemento tramutati in epigrafi come memoriale in ricordo dei caduti. Infine, sempre alle pareti, calchi in cemento del volto dell’artista, Senza nome - 2021, rigati di lacrime come commento, riflessione, silenziosa pausa. L'itinerario di visita continua all’esterno lungo le mura perimetrali del maneggio e della Biblioteca Alliaudi, che si affacciano su Piazza Volontari della Libertà, con due figure mutanti a grandezza naturale, esemplari della Serie Zero - 2018.
Altra tappa del percorso è a San Maurizio, sulla terrazza panoramica del Santuario Madonna delle Grazie, con l’opera Cardiaco - 2006 un gigantesco cuore nero in alluminio. Infine, la mostra presso la Galleria Losano dove sono esposte altre sculture di piccolo formato e opere su carta per approfondire la poetica e il lavoro dell’artista.
Paolo Grassino (Torino, 1967) con la sua opera offre una riflessione sulla deriva della società moderna, sospesa sul confine tra naturale e artificiale. Il suo lavoro è inoltre una ricerca che recupera il senso più pieno della manualità, lavora con gomma sintetica e polistirolo ma anche con materiali più tradizionali come la cera e il cemento pieno. È stato docente presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Palermo, oggi insegna presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino ed espone in Italia e all’estero. Nato, come egli stesso sottolinea, nell’anno della pubblicazione del «manifesto» dell’Arte povera, Grassino è erede di una generazione che ha modificato i canoni dell’arte installativa per esaltarne il versante drammaturgico. Volendo individuare nella compagine poverista una parte delle sue radici, questa pare far capo a Jannis Kounellis, proprio per la capacità di conservare la potenza del gesto a un tempo pittorico e teatrale nella costruzione e nella collocazione delle proprie opere. Nel contempo, l’artista fa parte di una generazione che si è misurata con i fantasmi di una città industriale, Torino, alle prese con la propria decadenza. Non a caso ha talora individuato la sede congeniale alla sua opera nelle sedi archeo-industriali, ai confini di quella che definiamo arte urbana nel senso più clandestino e trasgressivo del termine. Tracce di tutto questo restano nelle sue sculture, sempre all’insegna di una straordinaria capacità di individuare nella sperimentalità dei materiali utilizzati la potenza anche simbolica in essi contenuta.
Torna dunque la manifestazione d’arte contemporanea che dal 2017 vede l’esposizione di opere monumentali in luoghi pubblici di particolare interesse culturale, storico e architettonico di Pinerolo, coinvolgendo tanto lo spazio fisico quanto quello relazionale e conferendo nuove narrazioni e possibilità d’uso per il suo paesaggio urbano. Come ogni anno, Scultura diffusa prevede un percorso artistico che di volta in volta riscopre e valorizza il centro abitato e una mostra di opere di piccolo formato presso la Galleria Losano per approfondire il lavoro dell'artista.
«Scultura diffusa da tre edizioni ormai riapre il dialogo con la città e la sua cittadinanza, portando l’arte in spazi aperti o in luoghi non canonici. Il lavoro di Grassino scaturisce da un confronto con la storia e il presente e riporta al centro della scena l’inquietudine, l’emergenza, la dimensione drammaturgica dell’arte visiva», così il curatore Franco Fanelli introduce il tema. Grassino porta una riflessione sui temi cosiddetti “perenni” dell’esistenza, ovvero quegli accadimenti che da sempre e per sempre sembrano tormentare il vissuto dell’uomo, come le fratture sociali e i conflitti armati, temperie cui ci hanno proiettato nuovamente i fatti recenti. «Artista aperto a una lettura sociologica del suo lavoro, pone al centro della sua ricerca temi sociali, in questo caso la guerra, ma sempre con uno sguardo in profondità, che va alle radici antropologiche (e forse anche psichiche). Non a caso, e non senza provocazione, intitola “Guerra è sempre” un ciclo di opere esposte in mostra», così racconta Fanelli.
Quest’anno il percorso artistico non ha una partenza ma un epicentro, la Cavallerizza Caprilli, arena e theatrum principale della manifestazione, sul modello delle Expo internazionali. La Biennale apre la sua terza edizione con un coup-de-théâtre di drammatica magniloquenza: varcando la soglia del maneggio il visitatore è proiettato, come il superstite di un disastro, in uno scenario apocalittico, poiché al centro del parterre appare lo schianto di un aereo Mig 15 - 2012. L’esposizione prosegue al piano superiore della Cavallerizza, sugli spalti che per la prima volta dopo tanto tempo tornano nuovamente accessibili al pubblico, dove alle pareti si trovano pannelli traforati che rappresentano paesaggi urbani bombardati, Guerra è sempre (Est e Ovest) - 2018, e a terra l’opera Guerra è sempre (Edificare) - 2018 una minimalista e stratificata distesa di mattoni in cemento tramutati in epigrafi come memoriale in ricordo dei caduti. Infine, sempre alle pareti, calchi in cemento del volto dell’artista, Senza nome - 2021, rigati di lacrime come commento, riflessione, silenziosa pausa. L'itinerario di visita continua all’esterno lungo le mura perimetrali del maneggio e della Biblioteca Alliaudi, che si affacciano su Piazza Volontari della Libertà, con due figure mutanti a grandezza naturale, esemplari della Serie Zero - 2018.
Altra tappa del percorso è a San Maurizio, sulla terrazza panoramica del Santuario Madonna delle Grazie, con l’opera Cardiaco - 2006 un gigantesco cuore nero in alluminio. Infine, la mostra presso la Galleria Losano dove sono esposte altre sculture di piccolo formato e opere su carta per approfondire la poetica e il lavoro dell’artista.
Paolo Grassino (Torino, 1967) con la sua opera offre una riflessione sulla deriva della società moderna, sospesa sul confine tra naturale e artificiale. Il suo lavoro è inoltre una ricerca che recupera il senso più pieno della manualità, lavora con gomma sintetica e polistirolo ma anche con materiali più tradizionali come la cera e il cemento pieno. È stato docente presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara e Palermo, oggi insegna presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino ed espone in Italia e all’estero. Nato, come egli stesso sottolinea, nell’anno della pubblicazione del «manifesto» dell’Arte povera, Grassino è erede di una generazione che ha modificato i canoni dell’arte installativa per esaltarne il versante drammaturgico. Volendo individuare nella compagine poverista una parte delle sue radici, questa pare far capo a Jannis Kounellis, proprio per la capacità di conservare la potenza del gesto a un tempo pittorico e teatrale nella costruzione e nella collocazione delle proprie opere. Nel contempo, l’artista fa parte di una generazione che si è misurata con i fantasmi di una città industriale, Torino, alle prese con la propria decadenza. Non a caso ha talora individuato la sede congeniale alla sua opera nelle sedi archeo-industriali, ai confini di quella che definiamo arte urbana nel senso più clandestino e trasgressivo del termine. Tracce di tutto questo restano nelle sue sculture, sempre all’insegna di una straordinaria capacità di individuare nella sperimentalità dei materiali utilizzati la potenza anche simbolica in essi contenuta.
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