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Dopo quasi un anno di lavori di restauro e riallestimento, il nucleo più antico del palazzo del Bargello torna visibile al pubblico in una veste rinnovata

Samantha De Martin
formato sconosciuto

In origine, prima di essere trasformato in prigione, era la grande Sala dell’Udienza dove, nel 1302, fu pronunciata la condanna a morte in contumacia di Dante Alighieri e decretato il suo esilio perpetuo.
Adesso il Salone di Donatello, il nucleo più antico del Palazzo del Bargello, torna visibile al pubblico in una veste rinnovata. Dopo quasi un anno di lavori di restauro e riallestimento, il tempio della scultura italiana del Quattrocento restituisce ai visitatori i capolavori assoluti della scultura rinascimentale che custodisce. Nell’ambiente più imponente del palazzo si possono adesso nuovamente ammirare nove capolavori di Donatello: il David in marmo, il San Giorgio, il Marzocco, il celeberrimo David in bronzo, l’Attis, il Putto danzante, la Crocifissione, la Testa di uomo barbuto e la Madonna di via Pietrapiana. A questi si aggiungono il San Giovanni Battista Martelli scolpito in collaborazione con Desiderio da Settignano e altri lavori in parte di mano dell’artista, in parte eseguite su suo progetto, all’interno della bottega.

Accanto ai capolavori di Donatello sono esposte nel Salone opere di quei maestri che furono con lui i padri fondatori del Rinascimento fiorentino: Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti e ancora Luca della Robbia che incantò i suoi contemporanei con l’invenzione della tecnica della terracotta invetriata, che Vasari definì “un’arte nuova, utile e bellissima”.


ll Salone di Donatello, Museo Nazionale del Bargello | Foto: © Nicola Neri

Non mancano gli artisti che di Donatello furono stretti collaboratori, come Michelozzo, o allievi di prim’ordine, come Desiderio da Settignano e Bertoldo di Giovanni che contribuirono a rendere immortale la scultura fiorentina del primo Rinascimento.

Il progetto, coordinato dal direttore generale Musei Massimo Osanna, è stato curato da Ilaria Ciseri, funzionario responsabile del Museo, mentre i restauri sono stati condotti sotto la supervisione di Benedetta Cantini.

“La riapertura di questa sala monumentale - dichiara Massimo Osanna - dopo significativi interventi di restauro e riallestimento, restituisce al pubblico un ambiente di eccezionale valore architettonico e un percorso espositivo rinnovato e accessibile. Il progetto ha saputo coniugare conservazione e innovazione, migliorando la leggibilità delle opere e offrendo strumenti di fruizione inclusiva, pensati per tutti i pubblici. Determinanti sono stati anche l’introduzione di una nuova cromia per le pareti e un attento intervento sull’illuminazione, capaci di conferire nuova luce e profondità a questo spazio. È un passo importante per il Bargello, proprio in quest’anno speciale che segna la sua unione con la Galleria dell’Accademia in un unico istituto museale: un’occasione per costruire un percorso narrativo di grande suggestione, capace di raccontare, in modo ancora più efficace, la straordinaria vicenda del Rinascimento italiano – e di Firenze, che ne fu una delle grandi capitali. Un particolare ringraziamento a Paola D’Agostino, precedente Direttrice, con la quale questa grande avventura ha avuto inizio”.

Il nuovo allestimento, che abbraccia 65 opere, consente un dialogo immediato tra i due David di Donatello, confronto emblematico della rapida evoluzione stilistica dello scultore. Ripensata anche la posizione dell’Attis di Donatello e del David del Verrocchio, anch’essi ricollocati nell’ambito di un allestimento che punta a restituire maggiore coerenza narrativa e leggibilità al percorso espositivo.


ll Salone di Donatello, Museo Nazionale del Bargello | Foto: © Nicola Neri

Gli apparati didattici del Salone sono stati completamente rinnovati e aggiornati. Per valorizzare le opere e rafforzare il legame con i contesti di origine, alcune sculture come lo Stemma Martelli di Desiderio da Settignano, presto fruibile al Museo di Casa Martelli, e le due Sibille di Michelozzo, già da alcune settimane visibili al Museo di Orsanmichele, sono state ricollocate nelle sedi di provenienza. Recentemente attribuita a Walter Monich, L’Annunciazione è stata invece concessa in deposito al Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila, consentendone la ricomposizione con il patrimonio storico-artistico del proprio territorio. Hanno invece trovato una nuova collocazione all’interno del Bargello il San Giovanni Battista in marmo di Francesco da Sangallo, spostato nella Sala Michelangelo, e l’Eros in bronzo, già attribuito alla bottega di Jacopo Alari Bonacolsi, ora nella Sala dei Bronzetti con una nuova attribuzione a Guglielmo della Porta.
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