Dal 18 aprile al 14 luglio 2024
L'ultimo Caravaggio è in arrivo alla National Gallery
Caravaggio (Michelangelo Merisi), Martirio di Sant'Orsola, 1610. Olio su tela, 180 x 143 cm | © Collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia - Napoli | Courtesy of Intesa Sanpaolo
Francesca Grego
04/10/2023
Mondo - Da Napoli a Londra, per raccontare gli ultimi, intensi mesi della vita di Caravaggio: è il viaggio che si prospetta per il Martirio di Sant’Orsola, capolavoro del Merisi di proprietà di Intesa Sanpaolo, che nella primavera 2024 lascerà la sua sede di Palazzo Piacentini in via Toledo alla volta della National Gallery. Un evento molto atteso nel Regno Unito, dove la tela del maestro seicentesco non si vede da circa vent’anni.
Dal 18 aprile al 14 luglio, la mostra L’Ultimo Caravaggio la metterà a confronto con un altro gioiello prodotto dall’artista alla fine dei suoi giorni: si tratta di una delle due versioni di Salomé con la testa del Battista, nelle collezioni del museo londinese dal 1970. Come sempre quando si parla di Caravaggio, sarà un dialogo ad alto contenuto di emozioni, esaltate dalle vicende drammatiche che caratterizzarono gli ultimi anni dell’esistenza dell’artista.
“La National Gallery è eccezionalmente ricca di opere di Caravaggio”, ricorda la curatrice del museo britannico Francesca Whitlum-Cooper: “Si va da un capolavoro giovanile (Ragazzo morso da un ramarro) a un’importante opera romana (La Cena in Emmaus), fino a un dipinto tardo del periodo napoletano (Salomè con la testa del Battista). Con il generoso prestito del Martirio di Sant’Orsola, i visitatori potranno entrare in contatto con questo artista indimenticabile, mentre presentiamo il dipinto al pubblico di Londra per la prima volta dopo una generazione”.
La fama del Martirio di Sant’Orsola deriva anche dall’essere in assoluto l’ultima opera di Caravaggio. Il maestro la realizzò per il principe genovese Marcantonio Doria nel 1610, circa un mese prima della sua misteriosa morte a Porto Ercole. “Profondamente toccante e dal tono tragico, l'ultimo dipinto di Caravaggio sembra riflettere lo stato mentale travagliato e ansioso dell'artista mentre si preparava a lasciare Napoli per tornare a Roma”, osserva il direttore della National Gallery Gabriele Finaldi.
In vista dell’imminente partenza, il dipinto fu eseguito molto velocemente e uscì dallo studio di Caravaggio ancora fresco di vernice. Poco dopo fu disastrosamente esposto al sole, circostanza che, nel tempo, ne determinò la sofferta conservazione. “Pensavo di mandarle il quadro di Sant' Orzola questa settimana però per assicurarmi di mandarlo ben asciuttato, lo posi al sole, che più presto ha fatto revenir la vernice che asciugatole per darcela il Caravaggio assai grossa: voglio di nuovo esser da detto Caravaggio per pigliar suo parere come si ha da fare perché non si guasti”, scriveva al committente Lanfranco Massa, cittadino genovese e procuratore dei Doria a Napoli.
Caravaggio (Michelangelo Merisi), Salomè con la testa del Battista, 1607-1610. Olio su tela. National Gallery, London
Il ritrovamento della lettera, oggi conservata presso l’Archivio di Stato della città partenopea, ha permesso dopo alterne vicende di riattribuire l’opera a Caravaggio nel 1980. In occasione della mostra sarà esposta alla National Gallery insieme al dipinto, per la prima volta nel Regno Unito.
Nel quadro delle Gallerie d’Italia Caravaggio interpreta la storia di Sant’Orsola discostandosi dalle rappresentazioni tradizionali, che ritraevano la santa con i simboli del martirio insieme alle vergini sue compagne. La giovane principessa è invece raffigurata nel momento culminante della vicenda, quando è colpita da una freccia dopo aver rifiutato di unirsi in matrimonio ad Attila, pagano e sanguinario capo degli unni. La leggenda di Orsola si carica così di una potenza drammatica mai vista prima, enfatizzata dagli intensi chiaroscuri caratteristici di Caravaggio. Sulla destra del dipinto possiamo osservare l’autoritratto del pittore, testimone impotente del supplizio.
Anche la tela di Salomè con la testa del Battista, conservata alla National Gallery, fu dipinta verso la fine della vita di Caravaggio. E anche qui l’artista riduce la storia sacra all’essenziale, focalizzando l’attenzione sul momento in cui il boia pone la testa di San Giovanni sul vassoio retto da Salomé, seria ed enigmatica. Un'anziana serva stringe le mani in segno di dolore, conferendo pathos alla scena. Caratteristica delle opere mature di Caravaggio, la composizione è semplice solo in apparenza, celando una sofisticata interazione tra i protagonisti. Salomè e il boia sono sottilmente legati dalle pose dei corpi e un’intensa luce radente cade sui loro volti, tuttavia la distinzione dei ruoli è netta: il boia ha brandito la spada, ma la responsabilità della morte del Battista è della principessa che ne ha chiesto la testa.
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Dal 18 aprile al 14 luglio, la mostra L’Ultimo Caravaggio la metterà a confronto con un altro gioiello prodotto dall’artista alla fine dei suoi giorni: si tratta di una delle due versioni di Salomé con la testa del Battista, nelle collezioni del museo londinese dal 1970. Come sempre quando si parla di Caravaggio, sarà un dialogo ad alto contenuto di emozioni, esaltate dalle vicende drammatiche che caratterizzarono gli ultimi anni dell’esistenza dell’artista.
“La National Gallery è eccezionalmente ricca di opere di Caravaggio”, ricorda la curatrice del museo britannico Francesca Whitlum-Cooper: “Si va da un capolavoro giovanile (Ragazzo morso da un ramarro) a un’importante opera romana (La Cena in Emmaus), fino a un dipinto tardo del periodo napoletano (Salomè con la testa del Battista). Con il generoso prestito del Martirio di Sant’Orsola, i visitatori potranno entrare in contatto con questo artista indimenticabile, mentre presentiamo il dipinto al pubblico di Londra per la prima volta dopo una generazione”.
La fama del Martirio di Sant’Orsola deriva anche dall’essere in assoluto l’ultima opera di Caravaggio. Il maestro la realizzò per il principe genovese Marcantonio Doria nel 1610, circa un mese prima della sua misteriosa morte a Porto Ercole. “Profondamente toccante e dal tono tragico, l'ultimo dipinto di Caravaggio sembra riflettere lo stato mentale travagliato e ansioso dell'artista mentre si preparava a lasciare Napoli per tornare a Roma”, osserva il direttore della National Gallery Gabriele Finaldi.
In vista dell’imminente partenza, il dipinto fu eseguito molto velocemente e uscì dallo studio di Caravaggio ancora fresco di vernice. Poco dopo fu disastrosamente esposto al sole, circostanza che, nel tempo, ne determinò la sofferta conservazione. “Pensavo di mandarle il quadro di Sant' Orzola questa settimana però per assicurarmi di mandarlo ben asciuttato, lo posi al sole, che più presto ha fatto revenir la vernice che asciugatole per darcela il Caravaggio assai grossa: voglio di nuovo esser da detto Caravaggio per pigliar suo parere come si ha da fare perché non si guasti”, scriveva al committente Lanfranco Massa, cittadino genovese e procuratore dei Doria a Napoli.
Caravaggio (Michelangelo Merisi), Salomè con la testa del Battista, 1607-1610. Olio su tela. National Gallery, London
Il ritrovamento della lettera, oggi conservata presso l’Archivio di Stato della città partenopea, ha permesso dopo alterne vicende di riattribuire l’opera a Caravaggio nel 1980. In occasione della mostra sarà esposta alla National Gallery insieme al dipinto, per la prima volta nel Regno Unito.
Nel quadro delle Gallerie d’Italia Caravaggio interpreta la storia di Sant’Orsola discostandosi dalle rappresentazioni tradizionali, che ritraevano la santa con i simboli del martirio insieme alle vergini sue compagne. La giovane principessa è invece raffigurata nel momento culminante della vicenda, quando è colpita da una freccia dopo aver rifiutato di unirsi in matrimonio ad Attila, pagano e sanguinario capo degli unni. La leggenda di Orsola si carica così di una potenza drammatica mai vista prima, enfatizzata dagli intensi chiaroscuri caratteristici di Caravaggio. Sulla destra del dipinto possiamo osservare l’autoritratto del pittore, testimone impotente del supplizio.
Anche la tela di Salomè con la testa del Battista, conservata alla National Gallery, fu dipinta verso la fine della vita di Caravaggio. E anche qui l’artista riduce la storia sacra all’essenziale, focalizzando l’attenzione sul momento in cui il boia pone la testa di San Giovanni sul vassoio retto da Salomé, seria ed enigmatica. Un'anziana serva stringe le mani in segno di dolore, conferendo pathos alla scena. Caratteristica delle opere mature di Caravaggio, la composizione è semplice solo in apparenza, celando una sofisticata interazione tra i protagonisti. Salomè e il boia sono sottilmente legati dalle pose dei corpi e un’intensa luce radente cade sui loro volti, tuttavia la distinzione dei ruoli è netta: il boia ha brandito la spada, ma la responsabilità della morte del Battista è della principessa che ne ha chiesto la testa.
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