Mediterraneo Mirò
Opera di Joan Mirò
22/11/2002
Arte.it incontra Massimo Bignardi, curatore di “Mediterraneo Mirò”, l’esposizione dedicata al grande maestro catalano allestita a Salerno, fino al 16 gennaio, presso il Complesso di Santa Sofia e la Chiesa della SS. Addolorata. Uno degli appuntamenti più interessanti nel panorama degli eventi culturali della stagione.
L'esposizione è incentrata su un particolare periodo del percorso artistico del grande maestro. Una scelta ben precisa…
M.B. “La mostra presenta circa cento opere eseguite dall'artista catalano fra il 1950 e il 1983, anno della morte. È, questa, una stagione di grande lavoro trascorsa nello studio di Palma di Maiorca, come attestano i dipinti, le sculture, i numerosi cicli di incisioni all'acquaforte, all'acquatinta, con la tecnica del carborúndum, gli arazzi, le ceramiche eseguite con Josep Llorens Artigas - l’inseparabile amico "Pepito" - e suo figlio Joan Gardy nelle fornaci prima di Barcellona e poi di Gallifa. In pratica, è forse questo il motivo della scelta di un tale periodo dell’opera di Miró, v’è il desiderio di offrire una porta, di suggerire uno spiraglio alle nuovissime generazioni. Un invito, quindi, a scorgere la semplicità dei linguaggi (con la rinuncia alle cerebrali speculazioni intellettualistiche), l'essenza di un colore che non nasconde altro che la sua naturale bellezza. Tutto ciò, sullo sfondo di un Mediterraneo, popolato dalla vivacità di archetipi, di segni luminosi, di una “selvatichezza”, così come Miró definisce quel lato sconosciuto della sua personalità.”
La mostra è stata realizzata grazie ai prestiti delle Fondazioni Mirò di Barcellona e di Maiorca. È stato complesso collaborare con questi due istituti culturali?
M.B. “Diversamente da altre occasioni – penso, fra queste, alla mostra "Territori del Sole" allestita nel 1995 alla Biblioteca nazionale di Budapest, e alle innumerevoli difficoltà incontrate, allora, nei rapporti con istituzioni museali italiane -, Luigi Fiorletta, nelle vesti di direttore artistico, ed io abbiamo trovato piena disponibilità, entusiasmo e, soprattutto, la voglia di avventurarsi in un nuovo ed inconsueto viaggio nell'Universo Miró. Grazie alla disponibilità delle quattro istituzioni, perché alle due grandi Fondazioni si sono affiancati il Tallers Llorens Artigas di Gallifa e il Museo della Ceramica di Barcellona, è stato possibile portare in Italia, oltre ai dipinti, le incisioni, le ceramiche e le sculture, qualcuna già vista in Italia, i sei grandi inediti disegni del Son Boter che segnano, forse, la pagina estrema del lavoro di Miró.. Con le Fondazioni abbiamo avuto un rapporto di piena fiducia che ha reso possibile ogni nostra ulteriore richiesta e, al tempo stesso, tracciato una solida base per iniziative future che guardano all'intera cultura artistica contemporanea europea.”
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