LE SEDIE DI GAETANO PESCE
Design svedese
24/05/2001
“Il nuovo è una condizione dell’essere inevitabile, se non c’è il nuovo, non c’è futuro”. Gaetano Pesce
Tra gli artisti di design italiani di fama internazionale spicca Gaetano Pesce.
Nato a La Spezia, nel 1939, Pesce esordisce nei primi anni sessanta quando incontra uno dei protagonisti del design italiano, Cesare Cassina, che gli apre le porte all’arte del XX secolo. L’allora ventiquattrenne Pesce abbandona il suo modo ‘romantico’ di fare arte cioè nell’atelier isolato, per abbracciare l’idea di un’arte innovativa: “Ho cominciato a capire che quello che io facevo non aveva nessun senso, storicamente parlando, e che il mondo del futuro non vede l’arte come protagonista culturale, come è stato fino a pochi anni fa” dice Gaetano Pesce, e ancora: “ ..ma l’arte del futuro ha due componenti -ed è questo che ho capito a quel tempo- una pratica come è sempre stata l’arte del passato fino al romanticismo, e una componente culturale.” Gaetano Pesce considera anche altri aspetti dell’arte: innanzi tutto si orienta verso un tipo di lavoro non più solitario, bensì comincia ad avvalersi di una serie di collaboratori; e poi la pubblicità, il marketing, la tecnologia, l’utilizzo di nuovi materiali e anche un nuovo aspetto politico del progetto. Questa è l’arte del futuro.
Una delle caratteristiche innovative dell’arte di Pesce è proprio la capacità di elaborare idee utilizzando e sperimentando nuovi materiali. Certi oggetti fatti con materiali estremamente innovativi e molto sofisticati a volte lasciano perplessi il pubblico, disorientato di fronte alle innovazioni: “Però”, dice Pesce, “ C’è sempre qualcuno fra i clienti che è creativo come il creatore stesso e questo cliente curioso investe sulle idee di un altro”. Questo ha dato all’artista la possibilità di dare forma a delle cose che non esistevano prima e scoprire per esempio nuovi materiali. Quello che Pesce intende fare è utilizzare il linguaggio tecnologico della nostra epoca per esprimerla, utilizzando quegli stessi materiali che ne sono il frutto e dunque lo specchio: ad esempio le strutture metalliche, prodotto della moderna industria. Naturalmente ogni ‘pezzo’ deve anche essere in grado di esprimere la propria unicità e quindi essere in grado di avere un ‘umore’ per svilupparsi in modi sempre diversi ed acquisire la propria identità: solo così l’oggetto creato esce dalla ‘serie’ e diviene opera d’arte.
Splendido esempio della concezione stilistica di Pesce sono le sedie, alcune delle quali in esposizione al Museo Vitra Design di Berlino: poltrone a forma di guantone in poliuretano espanso perforato e rivestito in pelle che prende il nome dal suo ispiratore: il famoso giocatore di baseball americano Joe Di Maggio; oppure la leggerissima poltrona con struttura in tubo d’acciaio, rivestito da una calzamaglia in poliestere elastico, soluzione ‘superleggera’ di una ricerca industriale; e ancora la poltrona resa famosa al grande pubblico da Paolo Villaggio che interpreta Fantozzi: ricoperta in finta pelle e riempita di palline di polistirolo, tipico esempio di mobile pop, aperto a qualsiasi utilizzo. Ne esistono versioni anche in pelle ‘vera’.
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