Gli artisti stranieri residenti in Italia

Dipinto neoclassico
 

15/03/2002

Non deve sorprendere la presenza di tanti artisti stranieri in mostra. Non ci fu periodo della storia nel quale affluirono in Italia, con tale foga e ansia di conoscere, così numerosi forestieri. Roma, Napoli e Venezia furono letteralmente prese d’assalto a partire dall’inizio del XVIII secolo e, dopo le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei, le due capitali dell’antico divennero le mete più gettonate. A Napoli la colonia di artisti tedeschi e austriaci godette dell’appoggio della regina delle due Sicilie, Maria Carolina d’Asburgo, sorella di Maria Antonietta di Francia. Jacob Philip Hackert, paesaggista educato sulla lezione di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, fu primo artista di corte, incaricato di dipingere tanto le vedute della città e del golfo quanto gli scenografici scorci della reggia di Caserta e delle altre residenze reali. All’amico di Goethe, Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, eletto sullo scorcio del secolo direttore della locale Accademia di Belle Arti, furono affidati i ritratti della famiglia reale. In mostra c’è il Ritratto delle due principesse Maria Teresa e Maria Luisa con il busto della madre Maria Carolina, opera del 1790 di straordinaria suggestione. Vi è raccontata l’educazione umanistica delle due fanciulle, una delle quali è effigiata nell’atto di disegnare. Con il desiderio di ritrarre i membri della famiglia reale arrivarono a Napoli pure due donne: Angelica Kauffmann ed Elisabeth Louise Vigée-Lebrun, svizzera la prima, francese la seconda. Reduce dai successi romani che l’avevano consacrata paladina di una pittura galante, Angelica dipinse nel 1783 il Ritratto della famiglia reale, del quale in mostra è presentato il modello. Davanti a un paesaggio aperto, accompagnati dagli amati cani da caccia, Ferdinando IV, la moglie e i sette figli sono rappresentati in atteggiamenti affettuosi, quali attori di una scena che ha come tema la concordia familiare. Elisabeth, fuggita dalla Francia rivoluzionaria, si presentò a corte qualche anno dopo. Nel 1790 ritrasse Maria Cristina e Maria Luisa Amalia di Borbone, la prima come dèa della Primavera (nell’atto di cogliere rose), la seconda come dilettante artista. In entrambi i quadri l’estrema delicatezza del tocco conferisce ai panneggi delle vesti e all’incarnato del viso una qualità cromatica eccezionale. A Roma, insieme agli artisti tedeschi, si distinsero quelli inglesi e francesi. L’Accademia di Francia, fino alla fine del secolo ospitata in Palazzo Mancini sulla via del Corso, diede alloggio a decine di giovani talenti, molti dei quali alla fine del soggiorno di studio decisero di rimanere in città. Laurent Pecheux dipinse nel 1777 quello che è uno dei più curiosi quadri in mostra, il Ritratto della marchesa Margherita Gentili Boccapaduli, compagna del milanese Alessandro Verri e donna di grande intelligenza. Vestita di un elegantissimo abito all’ultima moda è rappresentata nel suo gabinetto di curiosità, mentre mostra allo spettatore la sua collezione di farfalle. Alle sue spalle note statue antiche, conchiglie e fossili acquatici; ai suoi piedi una vasca d’argento piena di pesci rossi.

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