Alle Gallerie d’Italia dal 27 marzo al 22 giugno
La dama col liocorno di Raffaello in mostra a Napoli

Raffaello Sanzio, Dama col Liocorno, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Francesca Grego
26/03/2025
Napoli - Una prestigiosa sorpresa attende i visitatori delle Gallerie d’Italia di Napoli: da domani, giovedì 27 marzo, fino al prossimo 22 giugno, un celebre capolavoro di Raffaello arricchirà il percorso di visita al museo. Si tratta della Dama col liocorno, in prestito dalla Galleria Borghese per la sedicesima edizione della rassegna L’Ospite illustre, che ogni anno porta nelle sedi espositive di Intesa Sanpaolo gioielli di importanti collezioni italiane e internazionali. Dopo i dipinti di Velàsquez giunti la scorsa primavera dalla National Gallery di Londra, tocca dunque a un’opera del maestro urbinate, da ammirare nella sala del Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio, attualmente a Roma per la grande mostra sul maestro seicentesco in corso a Palazzo Barberini.
“Accogliere la Dama col liocorno conferma il solido legame di amicizia e collaborazione con la Galleria Borghese, simbolo della bellezza e del valore del patrimonio culturale italiano”, ha dichiarato Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo: “La rassegna ‘L’Ospite illustre’ testimonia l’impegno delle Gallerie d’Italia nel promuovere la conoscenza, lo studio e la condivisione di grandi capolavori, offrendo a un pubblico sempre più ampio di studiosi e appassionati occasioni di scoperta”.

Raffaello Sanzio, Dama col liocorno, Dettaglio, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Oltre che un assoluto capolavoro, la Dama col liocorno è un’opera dalla storia alquanto curiosa. Fino al 1936 la donna ritratta nel dipinto si presentava sotto le sembianze di Santa Caterina d’Alessandria, con la ruota dentata del martirio, caratteristico attributo della santa, al posto dell’unicorno. Un pesante manto ne copriva le spalle, modificandone la figura e coprendo parte del paesaggio sullo sfondo. Dopo l’intuizione dello storico Roberto Longhi che nel 1927 restituì la paternità del quadro a Raffaello, nel ‘36 un fondamentale intervento di restauro liberò l’opera dalle ridipinture che ne avevano snaturato l’aspetto. Riportato all’impostazione originaria, il dipinto rivelò le affinità con la Gioconda di Leonardo, che Raffaello vide probabilmente già mentre era in lavorazione e poi ammirò nella versione finale alla fine del 1504, subito dopo il suo trasferimento a Firenze. Il ritratto del Sanzio, datato all’inizio del 1505, sarebbe dunque il frutto di un confronto con il lavoro di Leonardo. Studi recenti dell’opera hanno permesso di riflettere sulla sequenza esecutiva della stessa Monna Lisa, di cui Raffaello fu tra i primi e più attenti spettatori.
Alle indagini radiografiche, invece, dobbiamo la scoperta della possibile origine del dipinto. Prima dell’unicorno, emblema di castità, l’artista aveva collocato tra le braccia della fanciulla un cagnolino, simbolo di fedeltà, il che fa pensare che la Dama col liocorno sia stata eseguita in occasione di un matrimonio.
“Accogliere la Dama col liocorno conferma il solido legame di amicizia e collaborazione con la Galleria Borghese, simbolo della bellezza e del valore del patrimonio culturale italiano”, ha dichiarato Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo: “La rassegna ‘L’Ospite illustre’ testimonia l’impegno delle Gallerie d’Italia nel promuovere la conoscenza, lo studio e la condivisione di grandi capolavori, offrendo a un pubblico sempre più ampio di studiosi e appassionati occasioni di scoperta”.

Raffaello Sanzio, Dama col liocorno, Dettaglio, 1505-1506, Roma, Galleria Borghese
Oltre che un assoluto capolavoro, la Dama col liocorno è un’opera dalla storia alquanto curiosa. Fino al 1936 la donna ritratta nel dipinto si presentava sotto le sembianze di Santa Caterina d’Alessandria, con la ruota dentata del martirio, caratteristico attributo della santa, al posto dell’unicorno. Un pesante manto ne copriva le spalle, modificandone la figura e coprendo parte del paesaggio sullo sfondo. Dopo l’intuizione dello storico Roberto Longhi che nel 1927 restituì la paternità del quadro a Raffaello, nel ‘36 un fondamentale intervento di restauro liberò l’opera dalle ridipinture che ne avevano snaturato l’aspetto. Riportato all’impostazione originaria, il dipinto rivelò le affinità con la Gioconda di Leonardo, che Raffaello vide probabilmente già mentre era in lavorazione e poi ammirò nella versione finale alla fine del 1504, subito dopo il suo trasferimento a Firenze. Il ritratto del Sanzio, datato all’inizio del 1505, sarebbe dunque il frutto di un confronto con il lavoro di Leonardo. Studi recenti dell’opera hanno permesso di riflettere sulla sequenza esecutiva della stessa Monna Lisa, di cui Raffaello fu tra i primi e più attenti spettatori.
Alle indagini radiografiche, invece, dobbiamo la scoperta della possibile origine del dipinto. Prima dell’unicorno, emblema di castità, l’artista aveva collocato tra le braccia della fanciulla un cagnolino, simbolo di fedeltà, il che fa pensare che la Dama col liocorno sia stata eseguita in occasione di un matrimonio.
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