Dal 14 al 24 maggio
Nasce in Romagna il Museo dell’Abbandono
© Spazi Indecisi, IN LOCO. Museo diffuso dell'Abbandono in Romagna
Laura Bellucci
13/05/2015
Forlì-Cesena - Nasce in Romagna il Museo dell’Abbandono, un progetto che riscopre la Romagna e le sue memorie attraverso itinerari che raccontano i luoghi ai margini. Da giovedì 14 maggio all’ex Asilo Santarelli di Forlì.
Il Museo dell’Abbandono è un'idea di Spazi Indecisi, gruppo di artisti che si dedica dal 2010 alla mappatura nel territorio romagnolo delle architetture accomunate dallo stato di abbandono. All’artista Patrizia Giambi è stata affidata la direzione di DO.VE the contemporary dotted venue la prima mostra del ciclo IN LOCO che apre l’inaugurazione del Museo giovedì 14 maggio all’ex Asilo Santarelli di Forlì.
Il titolo fa riferimento alla mappatura dei luoghi da cui si è partiti, come i puntini di una mappa che sarà fornita per un itinerario tratteggiato.
Saranno esposti al pubblico come documentazione anche gli itinerari Totally Riviera, un viaggio sulla costiera romagnola attraverso le ex-colonie di stampo razionalista e Lavori in (tras)corso, percorso che unisce alcuni dei più importanti luoghi di lavoro forlivesi del secolo scorso.
La mostra DO.VE the contemporary dotted venue presenterà i risultati della ricerca di un gruppo di giovani artisti che in continuità con le idee portanti di Spazi Indecisi, sono stati coinvolti a far esperienza di un luogo da conquistare armati di elmetti, scale, torce, cesoie e tutto il necessario all’esplorazione di luoghi spesso di difficile accesso.
L’artista Patrizia Giambi ha coinvolto Barbara Baroncini, Alice Cesari, Luca Freschi, Elena Hamerski, Matteo Lucca, Maurizio Mercuri, Stefano Ricci, Francesco Selvi e i fotografi e videomakers Matteo Perini, Renè Riusi, Filippo Venturi, in una produzione d’arte contemporanea tra video e installazione.
Molti i nomi di riferimento, da Gordon Matta Clark, artista speleologo che reagiva alla speculazione edilizia attraverso i suoi building cuts, a Matthew Barney per il modo di integrare diversi linguaggi, ma anche per l’importanza della location nel Ciclo Cremaster, agli accumuli ostruttivi di Gregor Schneider, agli esperimenti sul suono di John Cage, alla solitudine delle architetture di Michelangelo Antonioni.
Non c’è critica né denuncia dell’abbandono, si è lavorato per riportare i luoghi dimenticati a rivivere nell’immaginario contemporaneo e lasciare intravederne la bellezza oltre la rovina attraverso le atmosfere e gli odori, disseminati come madeleine locali in un pesaggio di memorie neanche troppo lontatne.
Gli 8 luoghi al centro della prima mostra DO.VE the contemporary dotted venue sono l'Ex Asilo Santarelli di Forlì, la Villa Muggia a Imola e la Villa Liberty di Forlì, la Chiesa di S.Andrea a Petrigone, il Monastero di Scardavilla a Meldola e il Cimitero a Val di Noce (Forlì-Cesena), le Serre Pan Orchids di Villa Rovere e gli Ex Silos Distilleria Martini a Meldola (Forlì).
Vedi anche:
ARTE.it mostre
Il Museo dell’Abbandono è un'idea di Spazi Indecisi, gruppo di artisti che si dedica dal 2010 alla mappatura nel territorio romagnolo delle architetture accomunate dallo stato di abbandono. All’artista Patrizia Giambi è stata affidata la direzione di DO.VE the contemporary dotted venue la prima mostra del ciclo IN LOCO che apre l’inaugurazione del Museo giovedì 14 maggio all’ex Asilo Santarelli di Forlì.
Il titolo fa riferimento alla mappatura dei luoghi da cui si è partiti, come i puntini di una mappa che sarà fornita per un itinerario tratteggiato.
Saranno esposti al pubblico come documentazione anche gli itinerari Totally Riviera, un viaggio sulla costiera romagnola attraverso le ex-colonie di stampo razionalista e Lavori in (tras)corso, percorso che unisce alcuni dei più importanti luoghi di lavoro forlivesi del secolo scorso.
La mostra DO.VE the contemporary dotted venue presenterà i risultati della ricerca di un gruppo di giovani artisti che in continuità con le idee portanti di Spazi Indecisi, sono stati coinvolti a far esperienza di un luogo da conquistare armati di elmetti, scale, torce, cesoie e tutto il necessario all’esplorazione di luoghi spesso di difficile accesso.
L’artista Patrizia Giambi ha coinvolto Barbara Baroncini, Alice Cesari, Luca Freschi, Elena Hamerski, Matteo Lucca, Maurizio Mercuri, Stefano Ricci, Francesco Selvi e i fotografi e videomakers Matteo Perini, Renè Riusi, Filippo Venturi, in una produzione d’arte contemporanea tra video e installazione.
Molti i nomi di riferimento, da Gordon Matta Clark, artista speleologo che reagiva alla speculazione edilizia attraverso i suoi building cuts, a Matthew Barney per il modo di integrare diversi linguaggi, ma anche per l’importanza della location nel Ciclo Cremaster, agli accumuli ostruttivi di Gregor Schneider, agli esperimenti sul suono di John Cage, alla solitudine delle architetture di Michelangelo Antonioni.
Non c’è critica né denuncia dell’abbandono, si è lavorato per riportare i luoghi dimenticati a rivivere nell’immaginario contemporaneo e lasciare intravederne la bellezza oltre la rovina attraverso le atmosfere e gli odori, disseminati come madeleine locali in un pesaggio di memorie neanche troppo lontatne.
Gli 8 luoghi al centro della prima mostra DO.VE the contemporary dotted venue sono l'Ex Asilo Santarelli di Forlì, la Villa Muggia a Imola e la Villa Liberty di Forlì, la Chiesa di S.Andrea a Petrigone, il Monastero di Scardavilla a Meldola e il Cimitero a Val di Noce (Forlì-Cesena), le Serre Pan Orchids di Villa Rovere e gli Ex Silos Distilleria Martini a Meldola (Forlì).
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