In viaggio con il genio a 500 anni dalla morte
Da Anchiano ad Amboise, sulle tracce di Leonardo
Leonardo da Vinci, Annunciazione, 1472 circa, Olio su tavola, 222 x 90 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
Samantha De Martin
11/07/2019
“E la fama del suo nome tanto s'allargò, che non solo nel suo tempo fu tenuto in pregio, ma pervenne ancora molto piú ne' posteri dopo la morte sua. E veramente il cielo ci manda talora alcuni che non rappresentano la umanità sola, ma la divinità istessa”.
Una sorta di bussola immateriale guida il viaggiatore - a distanza di 500 anni - alla scoperta della fama di Leonardo, ben nota ad Antonio Vasari, attraverso i luoghi che ancora oggi, intrisi della sua presenza, raccontano le straordinarie intuizioni di un genio.
Il nostro viaggio sulle tracce del maestro ha inizio in Toscana, ad Anchiano, dove la Casa natale di Leonardo accoglie i visitatori tra colline e uliveti secolari.
In questa casa colonica a soli tre chilometri da Vinci, il 15 aprile 1452, nasceva il futuro genio. Il nuovo percorso museale, diviso tra la Casa Natale vera e propria, articolata in tre diversi ambienti, e l'attigua casa colonica suddivisa a sua volta in due locali, invita a scoprire i luoghi e gli scenari che ispirarono la sua opera.
Leonardo da Vinci, "Paesaggio" (8P recto.), 5 agosto 1473, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe
Ad Anchiano, gli albori di un genio
Nella Casa Natale, Leonardo condivide con il pubblico il suo universo più intimo con l’aiuto della moderna tecnologia tridimensionale. I numerosi disegni che testimoniano la sua assidua frequentazione di quei luoghi, raccontano il rapporto fra l’artista e il territorio. Un ologramma a grandezza naturale dà voce ad un Leonardo ormai vecchio che, dalla sua ultima dimora nei pressi di Amboise, volge lo sguardo al passato per raccontare le frequentazioni, gli studi, le vicende che lo legarono alle sue terre.
Nella casa colonica adiacente alla dimora natale, la sezione dedicata al Cenacolo espone la riproduzione digitale ad alta definizione del capolavoro senza tempo.
Per un viaggio immersivo tra i capolavori del genio riuniti in un’unica sede espositiva, con le riproduzioni ad alta risoluzione e a grandezza naturale di tutti i dipinti e di alcuni disegni, basta raggiungere la storica residenza Villa del Ferrale, a metà strada tra Vinci e Anchiano.
Dal piccolo battistero della Chiesa di Santa Croce - dove si conserva ancora il fonte quattrocentesco al quale Leonardo fu battezzato - raggiungiamo Piazza dei Guidi, ridisegnata dall’artista Mimmo Paladino in omaggio all’eredità del maestro.
Il Museo Leonardiano è una delle raccolte più ampie ed originali di macchine e modelli di Leonardo inventore e ingegnere. Il percorso museale - che ampio spazio dedica a diversi modelli di macchine leonardesche, come le macchine da cantiere e quelle da guerra, il carro automotore e la bicicletta, gli orologi meccanici e le macchine tessili - si snoda tra il Castello dei Conti Guidi e la Palazzina Uzielli.
Alle spalle del Castello dei Conti Guidi la grande scultura in legno di Mario Ceroli, L’Uomo di Vinci, rappresenta l’abbraccio senza tempo tra l’arte contemporanea e l’eredità lasciata del maestro.
Un dialogo che prosegue in Piazza della Libertà dove svetta il monumento in bronzo della scultrice Nina Akamu, ispirato al progetto - rimasto incompiuto - della colossale statua dedicata a Francesco Sforza alla quale Leonardo si dedicò negli anni del suo primo soggiorno milanese.
La prima tappa tra i luoghi del genio termina alla Biblioteca Leonardiana, dal 1928 centro di documentazione specializzato sull’opera di Leonardo da Vinci, con la riproduzione in facsimile di tutti i manoscritti e disegni del vinciano, oltre a tutte le edizioni a stampa delle sue opere a partire dalla prima metà del 1600.
È sempre Giorgio Vasari a condurci verso la seconda destinazione del nostro viaggio lungo la penisola sulle tracce di Leonardo.
Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci, "Battesimo di Cristo", 1475 circa, Tempera e olio su tavola, 177 x 151 cm, Firenze, Gallerie degli Uffizi
Firenze, città d’adozione
“Veduto questo Ser Piero, e considerato la elevazione di quello ingegno, preso un giorno alcuni de' suoi disegni, gli portò ad Andrea del Verrocchio, che era molto amico suo, e lo pregò strettamente che gli dovesse dire se Lionardo, attendendo al disegno, farebbe alcun profitto. Stupí Andrea nel vedere il grandissimo principio di Lionardo, e confortò Ser Piero che lo facessi attendere, onde egli ordinò con Lionardo che e' dovesse andare a bottega di Andrea. Il che Lionardo fece volentieri oltre a modo. E non solo esercitò una professione, ma tutte quelle ove il disegno si interveniva”.
Dal 1469 o 1470, Leonardo frequentò la bottega di Andrea del Verrocchio, in quegli anni un’eccellente fucina di nuovi talenti, da Sandro Botticelli a Domenico Ghirlandaio. Nel 1472 è menzionato nella Compagnia di San Luca dei pittori fiorentini. Ed è Firenze, sua città d’adozione, il luogo che forse racconta maggiormente l’opera del maestro di Vinci.
Il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi conserva ancora oggi il Paesaggio con fiume, un disegno con una veduta a volo d'uccello della valle dell'Arno, firmato da Leonardo e datato 5 agosto 1473.
Raggiungiamo le Gallerie degli Uffizi per ammirare il Battesimo di Cristo, dipinto a più mani. Secondo Vasari l’intervento di Leonardo si limitava all’angelo di profilo. Studi più recenti attribuiscono invece all’artista anche il suggestivo paesaggio fluviale, avvolto di luce dorata, e le rifiniture sul corpo del Cristo.
Sempre Vasari racconta nelle sue Vite che Verrocchio fu talmente indispettito dalla bravura del giovane che “mai più volle toccar colori”.
Nella Sala 35 degli Uffizi brilla l’Annunciazione, un’opera giovanile di Leonardo, eseguita quando il maestro era ancora nella bottega del Verrocchio. Di dieci anni posteriore sarebbe invece l’Adorazione dei Magi per il cui tema Leonardo avrebbe studiato una composizione molto complessa, ricca di figure, articolata in un semicerchio che ha per fulcro la Vergine col Bambino. Si tratta tuttavia di un dipinto sospeso nella sua esecuzione a un primo livello di abbozzo. Alcuni personaggi sono appena delineati, come a voler fermare un’idea, altri sono più rifiniti. Il cielo è costituito da una stesura a base di bianco di piombo e lapislazzulo.
L'opera, rimasta allo stato di abbozzo, fu lasciata da Leonardo, in partenza per Milano, all'amico Amerigo Benci.
A Firenze il maestro sarebbe tornato ben 20 anni più tardi, nell'aprile 1501, dopo aver trovato accoglienza a Fiesole presso il canonico Amadori.
Leonardo da Vinci, "Ultima Cena", 1494 -1497 ca., Intonaco / pittura a tempera grassa , 460 x 880 cm, Milano, Museo del Cenacolo Vinciano
Milano e l’apoteosi del genio
Tra la primavera e l'estate del 1482 Leonardo si trovava già a Milano. Sicuramente, come testimoniano l'Anonimo Gaddiano e Vasari, la partenza dell'artista da Firenze fu voluta da Lorenzo il Magnifico nell'ambito delle sue politiche diplomatiche con le signorie italiane, in cui i maestri fiorentini erano inviati come "ambasciatori" del predominio artistico e culturale di Firenze. Leonardo avrebbe dovuto portare al duca Ludovico il Moro un omaggio, probabilmente una lira.
L’ambiente meneghino doveva costituire una forte attrazione per la sua apertura alle novità scientifiche e tecnologiche.
Ai primi anni milanesi risale la prosecuzione degli studi di meccanica, le invenzioni di macchine militari, la messa a punto di varie tecnologie. Verso il 1485 l’artista doveva essere già entrato nella cerchia di Ludovico il Moro, per il quale progettò sistemi d'irrigazione, dipinse ritratti, approntò scenografie per feste di corte, sebbene una lettera ricordi come l'artista fosse insoddisfatto per i compensi ricevuti.
Raggiungiamo la Pinacoteca Ambrosiana per ammirare l’unico dipinto su tavola di Leonardo rimasto a Milano. Il Ritratto di Musico (1485) - con la posa di tre quarti del soggetto, che rimanda alla Dama con l’Ermellino e con la luce proveniente dall’alto, ad accendere il volto e lo sguardo profondo del personaggio - quasi ci ipnotizza. Potrebbe raffigurare Franchino Gaffurio, maestro di cappella del Duomo di Milano, ma anche il cantore franco-fiammingo Josquin des Prez, o Atalante Migliorotti, musico toscano amico di Leonardo, giunto con lui a Milano come cantante e abile suonatore di lira.
Passando oggi dall’Ippodromo scorgerete un grande cavallo. Sebbene non si tratti di un’opera di Leonardo, rappresenta tuttavia la realizzazione del sogno del maestro di Vinci, ad opera dell’artista Nina Akamu.
Nel 1482 Ludovico il Moro propose a Leonardo di realizzare per suo padre Francesco, fondatore della casata Sforza, la più grande statua equestre al mondo, ma il progetto mutò più volte e alla fine l’opera non venne mai realizzata.
In tempi moderni Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per i Meijer Gardens, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (in Michigan). La direzione dei lavori fu affidata alla scultrice Nina Akamu che finalmente realizzò l'impresa. Il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo di San Siro.
“Fece ancora in Milano ne' frati di San Domenico a Santa Maria de le Grazie un Cenacolo, cosa bellissima e maravigliosa...La quale opera, rimanendo cosí per finita, è stata da i Milanesi tenuta del continuo in grandissima venerazione, e da gli altri forestieri ancora, atteso che Lionardo si imaginò e riuscigli di esprimere quel sospetto che era entrato ne gli Apostoli, di voler sapere chi tradiva il loro Maestro. Per il che si vede nel viso di tutti loro l'amore, la paura e lo sdegno, o ver il dolore, di non potere intendere lo animo di Cristo. Avvenga che insino nella tovaglia è contraffatto l'opera del tessuto, d'una maniera che la rensa stessa non mostra il vero meglio”.
Con queste parole Vasari descrive il Cenacolo (1494-1497 circa), l’opera forse più celebre del maestro, realizzato per volere di Ludovico il Moro. Sebbene molti artisti avessero affrontato questo soggetto, Leonardo volle tentare un approccio nuovo, rivoluzionario, realizzando la più celebre rappresentazione dell'Ultima Cena attraverso una nuova tecnica: dipingere direttamente con la tempera sul muro adeguatamente trattato.
Per ammirare questo capolavoro, considerato dal 1980 Patrimonio Unesco, raggiungiamo il Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, non senza aver prima prenotato l’accesso, essendo la prenotazione obbligatoria.
Proseguiamo il nostro incontro con Leonardo a Milano nella Sala delle Asse, l’ambiente più illustre del Castello Sforzesco che, nel 1498, ha ricevuto sotto Ludovico il Moro la celebre decorazione leonardesca.
Parzialmente riscoperto negli ultimi anni dell’Ottocento e in restauro dal 2013, il tesoro della Sala delle Asse torna a mostrarsi in occasione dei 500 anni dalla morte del suo autore. Fino al 12 gennaio 2020 il pergolato di 18 alberi di gelso dipinto da Leonardo, gli affascinanti intrecci arborei e i profili di colline ed edifici, saranno eccezionalmente accessibili al pubblico con un allestimento multimediale che permetterà di esplorare il progetto pittorico originario nella sua interezza.
A Milano Leonardo ebbe un secondo soggiorno, dal luglio 1508 al 1513. Viveva nei pressi di San Babila e sul suo stato finanziario resta l'annotazione di una provvigione ottenuta per quasi un anno di 390 soldi e 200 franchi dal re di Francia. Durante i suoi brevi viaggi avrebbe visitato Como e si sarebbe avventurato sulle pendici del Monte Rosa, sebbene all'epoca fosse impossibile salire sino in vetta. Con il Salaì e il matematico Luca Pacioli avrebbe soggiornato a Vaprio d'Adda, in provincia di Milano, dove gli sarebbe stato affidato dal padre il giovane Francesco Melzi, l'ultimo e il più caro dei suoi allievi che lo seguì fino alla morte.
A due passi dal Duomo, nella Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana è custodito, dal 1637, il Codice Atlantico, la più grande raccolta esistente di disegni e scritti autografi del genio, che abbraccia l'intera vita intellettuale dell'artista, per un periodo di oltre quarant’anni, dal 1478 al 1519.
Leonardo da Vinci, "Studio di due mortai che lanciano proiettili esplosivi", 1485, "Codice Atlantico" (F 33r), Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana | © Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Mondadori Portfolio-f33r
L’"Architecto et Ingegnero Generale" a Urbino
All’agosto del 1502 risalirebbe il soggiorno di Leonardo a Urbino al seguito dell'esercito di Cesare Borgia in qualità di "Architecto et Ingegnero Generale". Per il Valentino il maestro mise a punto un nuovo tipo di polvere da sparo e studiò macchine volanti e strumenti per la guerra sottomarina. Al seguito del Borgia, oltre ad assistere all'attacco a tradimento contro Urbino, una delle più sanguinose campagne dell'epoca, Leonardo strinse rapporti d'amicizia con Niccolò Machiavelli che probabilmente aveva già conosciuto a Firenze.
A Mantova da Isabella d’Este
Risale al dicembre del 1499 il breve soggiorno mantovano di Leonardo, ospite di Isabella d'Este che, fortemente colpita dalla Dama con l'ermellino, aveva commissionato al maestro un ritratto mai completato, del quale si conserva il cartone preparatorio, oggi al Museo del Louvre.
Nonostante Isabella volesse fare di Leonardo il pittore di corte, sostituendo l'anziano Andrea Mantegna, l’artista ripartì presto, trovando l'ambiente mantovano probabilmente non troppo stimolante.
Leonardo e Venezia
Sebbene Vasari non citi mai la trasferta veneziana, forse perché legata alle attività di ingegnere e matematico piuttosto che alle discipline artistiche, sappiamo che Leonardo fu chiamato nella città veneta per progettare alcuni sistemi difensivi contro la minaccia turca.
Iniziò così il progetto, poi accantonato, di una diga mobile, da collocare sull'Isonzo, in grado di provocare inondazioni sui presidi in terraferma del nemico. Della sua presenza nella città lagunare intorno al 1503 Leonardo ha lasciato nelle sue carte il solo ricordo dei tre ducati prestati al Salai.
Leonardo Da Vinci, "San Girolamo", 1482 circa., Olio su tavola, 103 x 74 cm, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana
A Roma, negli appartamenti del Belvedere Vaticano
A Roma Leonardo giunse il 24 settembre 1514, e con il favore di Giuliano de' Medici, fratello del papa Leone X, si stabilì negli appartamenti del Belvedere al Vaticano. Qui l'artista si dedicò ai suoi studi scientifici, meccanici, di ottica e geometria, ricercando fossili sul vicino Monte Mario. Secondo il Vasari, durante questa sua breve permanenza a Roma, Leonardo realizzò "per messer Baldassarre Turini da Pescia, che era datario di Leone, un quadretto di una Nostra Donna col figliuolo in braccio con infinita diligenza e arte" e ritrasse "un fanciulletto che è bello e grazioso a maraviglia, che sono tutti e due a Pescia". Ma delle due opere si è persa ogni traccia.
Nella città eterna, dove il genio visse una vita appartata, senza ricevere commissioni pubbliche, si trova una sola opera di Leonardo, datata 1482 circa. Fu fatta acquistare da Pio IX per la Pinacoteca Vaticana nel 1856. Non abbiamo notizie circa la destinazione e il committente del San Girolamo, ancora allo stato di abbozzo e tra i lavori più enigmatici del grande pittore toscano. La più antica citazione risale infatti solo agli inizi dell'Ottocento, quando è menzionato, con attribuzione a Leonardo, nel testamento della pittrice svizzera Angelica Kauffmann, alla cui morte se ne persero le tracce.
Fino a quando fu ritrovato per caso e acquistato dallo zio di Napoleone, il Cardinal Joseph Fesch. Secondo la tradizione il cardinale rinvenne il quadro diviso in due parti: quella inferiore nella bottega di un rigattiere romano, mentre quella con la testa del santo presso il suo calzolaio che ne aveva fatto il piano dello sgabello.
Leonardo da Vinci, "Ritratto di Lisa Gherardini, sposa di Francesco del Giocondo, detta Monna Lisa, la Gioconda", Particolare, 1503 - 1519 circa, Olio su tavola di legno di pioppo, 53 x 77 cm, Parigi, Musée du Louvre
Gli ultimi (felici) anni nel Castello di Cloux
A partire dal 1517, gli ultimi anni dell’intensa vita di Leonardo trascorsero in Francia, nel Castello di Cloux, nei pressi di Amboise, sotto la protezione di Francesco I.
Investito del titolo di "premier peintre, architecte, et mecanicien du roi", con una pensione di 5mila scudi, Leonardo trascorse in Francia il periodo più sereno della sua vita. Morirà il 2 maggio del 1519 all’età di 67 anni.
Profetiche si rivelarono, a tal proposito, le parole scritte trent'anni prima: "Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire".
Il 12 agosto un registro ricorda come "fu inumato nel chiostro di questa chiesa [Saint-Florentin ad Amboise] M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re, meschanischien di Stato e già direttore di pittura del duca di Milano". Tuttavia 50 anni dopo, violata la tomba, le sue spoglie sarebbero andate disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e ugonotti. Nel 1984 delle ossa ritrovate e attribuite a Leonardo furono poste nella Cappelletta di Saint-Hubert presso il Castello di Amboise. Apolidi sono tuttavia la sua fama e i luminosi frutti del suo immortale genio.
Una sorta di bussola immateriale guida il viaggiatore - a distanza di 500 anni - alla scoperta della fama di Leonardo, ben nota ad Antonio Vasari, attraverso i luoghi che ancora oggi, intrisi della sua presenza, raccontano le straordinarie intuizioni di un genio.
Il nostro viaggio sulle tracce del maestro ha inizio in Toscana, ad Anchiano, dove la Casa natale di Leonardo accoglie i visitatori tra colline e uliveti secolari.
In questa casa colonica a soli tre chilometri da Vinci, il 15 aprile 1452, nasceva il futuro genio. Il nuovo percorso museale, diviso tra la Casa Natale vera e propria, articolata in tre diversi ambienti, e l'attigua casa colonica suddivisa a sua volta in due locali, invita a scoprire i luoghi e gli scenari che ispirarono la sua opera.
Leonardo da Vinci, "Paesaggio" (8P recto.), 5 agosto 1473, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe
Ad Anchiano, gli albori di un genio
Nella Casa Natale, Leonardo condivide con il pubblico il suo universo più intimo con l’aiuto della moderna tecnologia tridimensionale. I numerosi disegni che testimoniano la sua assidua frequentazione di quei luoghi, raccontano il rapporto fra l’artista e il territorio. Un ologramma a grandezza naturale dà voce ad un Leonardo ormai vecchio che, dalla sua ultima dimora nei pressi di Amboise, volge lo sguardo al passato per raccontare le frequentazioni, gli studi, le vicende che lo legarono alle sue terre.
Nella casa colonica adiacente alla dimora natale, la sezione dedicata al Cenacolo espone la riproduzione digitale ad alta definizione del capolavoro senza tempo.
Per un viaggio immersivo tra i capolavori del genio riuniti in un’unica sede espositiva, con le riproduzioni ad alta risoluzione e a grandezza naturale di tutti i dipinti e di alcuni disegni, basta raggiungere la storica residenza Villa del Ferrale, a metà strada tra Vinci e Anchiano.
Dal piccolo battistero della Chiesa di Santa Croce - dove si conserva ancora il fonte quattrocentesco al quale Leonardo fu battezzato - raggiungiamo Piazza dei Guidi, ridisegnata dall’artista Mimmo Paladino in omaggio all’eredità del maestro.
Il Museo Leonardiano è una delle raccolte più ampie ed originali di macchine e modelli di Leonardo inventore e ingegnere. Il percorso museale - che ampio spazio dedica a diversi modelli di macchine leonardesche, come le macchine da cantiere e quelle da guerra, il carro automotore e la bicicletta, gli orologi meccanici e le macchine tessili - si snoda tra il Castello dei Conti Guidi e la Palazzina Uzielli.
Alle spalle del Castello dei Conti Guidi la grande scultura in legno di Mario Ceroli, L’Uomo di Vinci, rappresenta l’abbraccio senza tempo tra l’arte contemporanea e l’eredità lasciata del maestro.
Un dialogo che prosegue in Piazza della Libertà dove svetta il monumento in bronzo della scultrice Nina Akamu, ispirato al progetto - rimasto incompiuto - della colossale statua dedicata a Francesco Sforza alla quale Leonardo si dedicò negli anni del suo primo soggiorno milanese.
La prima tappa tra i luoghi del genio termina alla Biblioteca Leonardiana, dal 1928 centro di documentazione specializzato sull’opera di Leonardo da Vinci, con la riproduzione in facsimile di tutti i manoscritti e disegni del vinciano, oltre a tutte le edizioni a stampa delle sue opere a partire dalla prima metà del 1600.
È sempre Giorgio Vasari a condurci verso la seconda destinazione del nostro viaggio lungo la penisola sulle tracce di Leonardo.
Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci, "Battesimo di Cristo", 1475 circa, Tempera e olio su tavola, 177 x 151 cm, Firenze, Gallerie degli Uffizi
Firenze, città d’adozione
“Veduto questo Ser Piero, e considerato la elevazione di quello ingegno, preso un giorno alcuni de' suoi disegni, gli portò ad Andrea del Verrocchio, che era molto amico suo, e lo pregò strettamente che gli dovesse dire se Lionardo, attendendo al disegno, farebbe alcun profitto. Stupí Andrea nel vedere il grandissimo principio di Lionardo, e confortò Ser Piero che lo facessi attendere, onde egli ordinò con Lionardo che e' dovesse andare a bottega di Andrea. Il che Lionardo fece volentieri oltre a modo. E non solo esercitò una professione, ma tutte quelle ove il disegno si interveniva”.
Dal 1469 o 1470, Leonardo frequentò la bottega di Andrea del Verrocchio, in quegli anni un’eccellente fucina di nuovi talenti, da Sandro Botticelli a Domenico Ghirlandaio. Nel 1472 è menzionato nella Compagnia di San Luca dei pittori fiorentini. Ed è Firenze, sua città d’adozione, il luogo che forse racconta maggiormente l’opera del maestro di Vinci.
Il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi conserva ancora oggi il Paesaggio con fiume, un disegno con una veduta a volo d'uccello della valle dell'Arno, firmato da Leonardo e datato 5 agosto 1473.
Raggiungiamo le Gallerie degli Uffizi per ammirare il Battesimo di Cristo, dipinto a più mani. Secondo Vasari l’intervento di Leonardo si limitava all’angelo di profilo. Studi più recenti attribuiscono invece all’artista anche il suggestivo paesaggio fluviale, avvolto di luce dorata, e le rifiniture sul corpo del Cristo.
Sempre Vasari racconta nelle sue Vite che Verrocchio fu talmente indispettito dalla bravura del giovane che “mai più volle toccar colori”.
Nella Sala 35 degli Uffizi brilla l’Annunciazione, un’opera giovanile di Leonardo, eseguita quando il maestro era ancora nella bottega del Verrocchio. Di dieci anni posteriore sarebbe invece l’Adorazione dei Magi per il cui tema Leonardo avrebbe studiato una composizione molto complessa, ricca di figure, articolata in un semicerchio che ha per fulcro la Vergine col Bambino. Si tratta tuttavia di un dipinto sospeso nella sua esecuzione a un primo livello di abbozzo. Alcuni personaggi sono appena delineati, come a voler fermare un’idea, altri sono più rifiniti. Il cielo è costituito da una stesura a base di bianco di piombo e lapislazzulo.
L'opera, rimasta allo stato di abbozzo, fu lasciata da Leonardo, in partenza per Milano, all'amico Amerigo Benci.
A Firenze il maestro sarebbe tornato ben 20 anni più tardi, nell'aprile 1501, dopo aver trovato accoglienza a Fiesole presso il canonico Amadori.
Leonardo da Vinci, "Ultima Cena", 1494 -1497 ca., Intonaco / pittura a tempera grassa , 460 x 880 cm, Milano, Museo del Cenacolo Vinciano
Milano e l’apoteosi del genio
Tra la primavera e l'estate del 1482 Leonardo si trovava già a Milano. Sicuramente, come testimoniano l'Anonimo Gaddiano e Vasari, la partenza dell'artista da Firenze fu voluta da Lorenzo il Magnifico nell'ambito delle sue politiche diplomatiche con le signorie italiane, in cui i maestri fiorentini erano inviati come "ambasciatori" del predominio artistico e culturale di Firenze. Leonardo avrebbe dovuto portare al duca Ludovico il Moro un omaggio, probabilmente una lira.
L’ambiente meneghino doveva costituire una forte attrazione per la sua apertura alle novità scientifiche e tecnologiche.
Ai primi anni milanesi risale la prosecuzione degli studi di meccanica, le invenzioni di macchine militari, la messa a punto di varie tecnologie. Verso il 1485 l’artista doveva essere già entrato nella cerchia di Ludovico il Moro, per il quale progettò sistemi d'irrigazione, dipinse ritratti, approntò scenografie per feste di corte, sebbene una lettera ricordi come l'artista fosse insoddisfatto per i compensi ricevuti.
Raggiungiamo la Pinacoteca Ambrosiana per ammirare l’unico dipinto su tavola di Leonardo rimasto a Milano. Il Ritratto di Musico (1485) - con la posa di tre quarti del soggetto, che rimanda alla Dama con l’Ermellino e con la luce proveniente dall’alto, ad accendere il volto e lo sguardo profondo del personaggio - quasi ci ipnotizza. Potrebbe raffigurare Franchino Gaffurio, maestro di cappella del Duomo di Milano, ma anche il cantore franco-fiammingo Josquin des Prez, o Atalante Migliorotti, musico toscano amico di Leonardo, giunto con lui a Milano come cantante e abile suonatore di lira.
Passando oggi dall’Ippodromo scorgerete un grande cavallo. Sebbene non si tratti di un’opera di Leonardo, rappresenta tuttavia la realizzazione del sogno del maestro di Vinci, ad opera dell’artista Nina Akamu.
Nel 1482 Ludovico il Moro propose a Leonardo di realizzare per suo padre Francesco, fondatore della casata Sforza, la più grande statua equestre al mondo, ma il progetto mutò più volte e alla fine l’opera non venne mai realizzata.
In tempi moderni Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si fondessero due cavalli: uno per Milano e uno per i Meijer Gardens, un parco naturale e artistico a Grand Rapids (in Michigan). La direzione dei lavori fu affidata alla scultrice Nina Akamu che finalmente realizzò l'impresa. Il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo di San Siro.
“Fece ancora in Milano ne' frati di San Domenico a Santa Maria de le Grazie un Cenacolo, cosa bellissima e maravigliosa...La quale opera, rimanendo cosí per finita, è stata da i Milanesi tenuta del continuo in grandissima venerazione, e da gli altri forestieri ancora, atteso che Lionardo si imaginò e riuscigli di esprimere quel sospetto che era entrato ne gli Apostoli, di voler sapere chi tradiva il loro Maestro. Per il che si vede nel viso di tutti loro l'amore, la paura e lo sdegno, o ver il dolore, di non potere intendere lo animo di Cristo. Avvenga che insino nella tovaglia è contraffatto l'opera del tessuto, d'una maniera che la rensa stessa non mostra il vero meglio”.
Con queste parole Vasari descrive il Cenacolo (1494-1497 circa), l’opera forse più celebre del maestro, realizzato per volere di Ludovico il Moro. Sebbene molti artisti avessero affrontato questo soggetto, Leonardo volle tentare un approccio nuovo, rivoluzionario, realizzando la più celebre rappresentazione dell'Ultima Cena attraverso una nuova tecnica: dipingere direttamente con la tempera sul muro adeguatamente trattato.
Per ammirare questo capolavoro, considerato dal 1980 Patrimonio Unesco, raggiungiamo il Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, non senza aver prima prenotato l’accesso, essendo la prenotazione obbligatoria.
Proseguiamo il nostro incontro con Leonardo a Milano nella Sala delle Asse, l’ambiente più illustre del Castello Sforzesco che, nel 1498, ha ricevuto sotto Ludovico il Moro la celebre decorazione leonardesca.
Parzialmente riscoperto negli ultimi anni dell’Ottocento e in restauro dal 2013, il tesoro della Sala delle Asse torna a mostrarsi in occasione dei 500 anni dalla morte del suo autore. Fino al 12 gennaio 2020 il pergolato di 18 alberi di gelso dipinto da Leonardo, gli affascinanti intrecci arborei e i profili di colline ed edifici, saranno eccezionalmente accessibili al pubblico con un allestimento multimediale che permetterà di esplorare il progetto pittorico originario nella sua interezza.
A Milano Leonardo ebbe un secondo soggiorno, dal luglio 1508 al 1513. Viveva nei pressi di San Babila e sul suo stato finanziario resta l'annotazione di una provvigione ottenuta per quasi un anno di 390 soldi e 200 franchi dal re di Francia. Durante i suoi brevi viaggi avrebbe visitato Como e si sarebbe avventurato sulle pendici del Monte Rosa, sebbene all'epoca fosse impossibile salire sino in vetta. Con il Salaì e il matematico Luca Pacioli avrebbe soggiornato a Vaprio d'Adda, in provincia di Milano, dove gli sarebbe stato affidato dal padre il giovane Francesco Melzi, l'ultimo e il più caro dei suoi allievi che lo seguì fino alla morte.
A due passi dal Duomo, nella Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana è custodito, dal 1637, il Codice Atlantico, la più grande raccolta esistente di disegni e scritti autografi del genio, che abbraccia l'intera vita intellettuale dell'artista, per un periodo di oltre quarant’anni, dal 1478 al 1519.
Leonardo da Vinci, "Studio di due mortai che lanciano proiettili esplosivi", 1485, "Codice Atlantico" (F 33r), Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana | © Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Mondadori Portfolio-f33r
L’"Architecto et Ingegnero Generale" a Urbino
All’agosto del 1502 risalirebbe il soggiorno di Leonardo a Urbino al seguito dell'esercito di Cesare Borgia in qualità di "Architecto et Ingegnero Generale". Per il Valentino il maestro mise a punto un nuovo tipo di polvere da sparo e studiò macchine volanti e strumenti per la guerra sottomarina. Al seguito del Borgia, oltre ad assistere all'attacco a tradimento contro Urbino, una delle più sanguinose campagne dell'epoca, Leonardo strinse rapporti d'amicizia con Niccolò Machiavelli che probabilmente aveva già conosciuto a Firenze.
A Mantova da Isabella d’Este
Risale al dicembre del 1499 il breve soggiorno mantovano di Leonardo, ospite di Isabella d'Este che, fortemente colpita dalla Dama con l'ermellino, aveva commissionato al maestro un ritratto mai completato, del quale si conserva il cartone preparatorio, oggi al Museo del Louvre.
Nonostante Isabella volesse fare di Leonardo il pittore di corte, sostituendo l'anziano Andrea Mantegna, l’artista ripartì presto, trovando l'ambiente mantovano probabilmente non troppo stimolante.
Leonardo e Venezia
Sebbene Vasari non citi mai la trasferta veneziana, forse perché legata alle attività di ingegnere e matematico piuttosto che alle discipline artistiche, sappiamo che Leonardo fu chiamato nella città veneta per progettare alcuni sistemi difensivi contro la minaccia turca.
Iniziò così il progetto, poi accantonato, di una diga mobile, da collocare sull'Isonzo, in grado di provocare inondazioni sui presidi in terraferma del nemico. Della sua presenza nella città lagunare intorno al 1503 Leonardo ha lasciato nelle sue carte il solo ricordo dei tre ducati prestati al Salai.
Leonardo Da Vinci, "San Girolamo", 1482 circa., Olio su tavola, 103 x 74 cm, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana
A Roma, negli appartamenti del Belvedere Vaticano
A Roma Leonardo giunse il 24 settembre 1514, e con il favore di Giuliano de' Medici, fratello del papa Leone X, si stabilì negli appartamenti del Belvedere al Vaticano. Qui l'artista si dedicò ai suoi studi scientifici, meccanici, di ottica e geometria, ricercando fossili sul vicino Monte Mario. Secondo il Vasari, durante questa sua breve permanenza a Roma, Leonardo realizzò "per messer Baldassarre Turini da Pescia, che era datario di Leone, un quadretto di una Nostra Donna col figliuolo in braccio con infinita diligenza e arte" e ritrasse "un fanciulletto che è bello e grazioso a maraviglia, che sono tutti e due a Pescia". Ma delle due opere si è persa ogni traccia.
Nella città eterna, dove il genio visse una vita appartata, senza ricevere commissioni pubbliche, si trova una sola opera di Leonardo, datata 1482 circa. Fu fatta acquistare da Pio IX per la Pinacoteca Vaticana nel 1856. Non abbiamo notizie circa la destinazione e il committente del San Girolamo, ancora allo stato di abbozzo e tra i lavori più enigmatici del grande pittore toscano. La più antica citazione risale infatti solo agli inizi dell'Ottocento, quando è menzionato, con attribuzione a Leonardo, nel testamento della pittrice svizzera Angelica Kauffmann, alla cui morte se ne persero le tracce.
Fino a quando fu ritrovato per caso e acquistato dallo zio di Napoleone, il Cardinal Joseph Fesch. Secondo la tradizione il cardinale rinvenne il quadro diviso in due parti: quella inferiore nella bottega di un rigattiere romano, mentre quella con la testa del santo presso il suo calzolaio che ne aveva fatto il piano dello sgabello.
Leonardo da Vinci, "Ritratto di Lisa Gherardini, sposa di Francesco del Giocondo, detta Monna Lisa, la Gioconda", Particolare, 1503 - 1519 circa, Olio su tavola di legno di pioppo, 53 x 77 cm, Parigi, Musée du Louvre
Gli ultimi (felici) anni nel Castello di Cloux
A partire dal 1517, gli ultimi anni dell’intensa vita di Leonardo trascorsero in Francia, nel Castello di Cloux, nei pressi di Amboise, sotto la protezione di Francesco I.
Investito del titolo di "premier peintre, architecte, et mecanicien du roi", con una pensione di 5mila scudi, Leonardo trascorse in Francia il periodo più sereno della sua vita. Morirà il 2 maggio del 1519 all’età di 67 anni.
Profetiche si rivelarono, a tal proposito, le parole scritte trent'anni prima: "Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire".
Il 12 agosto un registro ricorda come "fu inumato nel chiostro di questa chiesa [Saint-Florentin ad Amboise] M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re, meschanischien di Stato e già direttore di pittura del duca di Milano". Tuttavia 50 anni dopo, violata la tomba, le sue spoglie sarebbero andate disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e ugonotti. Nel 1984 delle ossa ritrovate e attribuite a Leonardo furono poste nella Cappelletta di Saint-Hubert presso il Castello di Amboise. Apolidi sono tuttavia la sua fama e i luminosi frutti del suo immortale genio.
BIOGRAFIE
Vinci, 1452 - Amboise, 1519Leonardo da Vinci
Biografia Candia, 1541 - Toledo, 1614Dominikos Theotokopoulos
BiografiaCAPOLAVORI
FOTO
Notizie
- Firenze - Il libro di Carlo Vecce dedicato alla madre di Leonardo