L'uomo modello del mondo: il gioiello misterioso e fragile
Leonardo da Vinci e la sfida dell'Uomo Vitruviano
Leonardo da Vinci, Studio di Proporzioni del Corpo noto come Uomo Virtuviano, 1490 circa, Inchiostro metallo-tannico, inchiostro acquerellato, punta metallica, perforazioni e depressioni circolari, con incisioni a stilo in parte successive, su carta, Venezia, Gallerie dell'Accademia
Samantha De Martin
27/08/2019
Un volto dall’espressione concentrata, imperturbabile, fissa l’osservatore agganciandolo con il sguardo introspettivo e penetrante.
Invita poi l’occhio a posarsi su un corpo nudo, fedele ai grandi esempi della statuaria classica, caratterizzato da quattro braccia e quattro gambe disposte in due posizioni sovrapposte, collocate all’interno di un cerchio e di un quadrato, a prima vista concentrici. Un senso di rigore e proporzione armonica avvolge l’Uomo Vitruviano di Leonardo, straordinario studio delle proporzioni umane e sintesi grafica insuperata della misura dell’armonia dell’uomo nel cosmo.
Le due figure geometriche rappresenterebbero la terra e il cielo. È in queste che Leonardo inscrive il suo corpo, quasi sdoppiato in due figure concentriche alle quali il maestro vuole conferire pari importanza.
Il centro del cerchio coincide con l’ombelico - che rimanda all’origine spirituale dell’uomo - mentre quello del quadrato ricade all’altezza dei genitali che assurgono all’origine fisica della figura. D’altra parte, sin dal Medioevo il cerchio e il quadrato sono stati utilizzati quali rappresentazione simbolica del cielo e della terra, con la figura umana che richiama le corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo.
Il testo, aggiunto dal maestro in un secondo momento sulla parte superiore del foglio, segue la forma della circonferenza, contrapponendosi - nella sua disposizione disordinata, nelle spaziature e nelle colonne - alle righe poste dall’artista nella parte inferiore del foglio, ordinatissime e cristalline.
Leonardo crea il suo Uomo Vitruviano a Milano, intorno al 1490. Nel capoluogo lombardo il disegno rimane fino al 1822 per poi essere acquistato dal governo austriaco ed entrare alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove ancora oggi è conservato. Inspiegabilmente ignorato dalla folta schiera di allievi, seguaci, copisti dell’artista, nascosto e dimenticato, il disegno scompare dalla scena artistica per oltre quattro secoli.
Ragioni di tutela impongono di conservare il disegno in un ambiente protetto dalla luce e con un costante controllo dei valori microclimatici. Per questo non è possibile ammirare quest'opera in modo permanente. L’Uomo Vitruviano è stato tuttavia esposto dal 17 aprile al 14 luglio 2019 in occasione della mostra Leonardo da Vinci. L’uomo modello del mondo, per celebrare i cinquecento anni dalla morte del genio.
In ogni caso, il celebre Uomo Vitruviano potrà essere ammirarto sul grande schermo accanto agli altri capolavori del maestro, in occasione del film Io, Leonardo (prodotto da Sky e Progetto Immagine nelle sale a partire dal 2 ottobre 2019).
Le vicessitudini dell’Uomo Vitruviano prima dell’arrivo a Venezia
Rimasto a Milano tra i disegni del maestro passati all’allievo Francesco Melzi, l’Uomo Vitruviano entra a far parte, nel 1770, della collezione del cardinale Cesare Monti, per essere poi donato dagli eredi del cardinale a Venanzio De Pagave, segretario governativo a Milano ai tempi di Maria Teresa d’Austria. Nel 1807 il nucleo dei disegni del genio di Vinci, incluso l’Uomo Vitruviano, passa nelle mani del pittore, collezionista e grande ammiratore di Leonardo, Giuseppe Bossi. È lui il primo a soffermarsi sul foglio del maestro, risvegliando l’Uomo Vitruviano dal suo oblio di quattro secoli.
Messo all’asta dopo la sua morte, viene acquistato nel 1822 dall’Imperatore Francesco I e destinato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. La riscoperta moderna dell’importanza del celebre foglio spetta allo studioso tedesco Rudolf Wittkower che lo elegge a emblema del Rinascimento come epoca della razionalità in contrasto alle tragedie vissute in Europa negli anni immediatamente precedenti.
Un uomo imperturbabile, simbolo dell’armonia cosmica, proteso verso il futuro
E c’è di certo un motivo se, nei secoli, da Walt Disney - che lo colloca all’ingresso di Disneyland a Los Angeles per trasmettere quell’idea di movimento come in una sequenza cinematografica di animazione - alla NASA - che lo ha scelto quale emblema per la scoperta di nuovi mondi - uno dei disegni più celebri di Leonardo è diventato un’icona artistica associata ai tempi moderni, con quel desiderio di futuro che l’immagine, modernissima e sempre attuale, trasmette.
Un particolare dell’Uomo di Leonardo non sfugge a chi ne osserva la figura: è il piede sinistro, ruotato di profilo, attraverso un movimento del tutto innaturale, come se il suo autore volesse volutamente attirare l’attenzione dell’osservatore.
Si tratta dell’unità di misura che ogni artista dovrà riportare lungo tutta l’altezza del corpo, come lo stesso Leonardo scrive nel foglio: “piè fia la sectima parte dell’omo”.
Il maestro suddivide l’artezza dell’uomo in sette parti, e non in sei come avevano fatto Vitruvio e Alberti. Il piede svolge una funzione puramente concettuale. Non misura più 30 cm come in Alberti, ma 26.
L’opera di Leonardo fu a lungo considerata una semplice applicazione delle teorie dell’architetto romano Marco Vitruvio Pollione che, nel suo trattato De architettura affermava che le esatte proporzioni dei templi dovessero essere necessariamente correlate a quelle del corpo umano e che la figura umana potesse essere suddivisa in parti uguali utilizzando diversi moduli di ripartizione.
“Vetruvio, architecto mecte nella sua opera d’architectura chelle misure dell’omo sono dalla natura disstribuite in quessto modo” scrive Leonardo nel testo posto nella parte superiore del disegno, svelando la fonte antica delle sue riflessioni sulle misurazioni antropometriche del corpo umano. In realtà il disegno attesterebbe la riflessione di Leonardo anche sui testi di Leon Battista Alberti e sulle conoscenze matematiche di Euclide, in particolare degli Elementa. Le misure e le proporzioni utilizzate, non riflettono pertanto il testo vitruviano, che pure viene citato nella descrizione a corredo dell’immagine, ma ricalcano le misure analizzate nel De statua dell’Alberti che propone un accurato sistema di misurazione del corpo umano.
Leonardo probabilmente non conosceva in modo approfondito il trattato di Vitruvio, disponibile solo in latino, lingua che lui “omo sanza lettere”, come si definiva, non comprendeva.
Da Vitruvio Leonardo attinge l’iscrizione dell’uomo nelle figure geometriche del quadrato, la terra, e del cerchio, il cielo, mentre da Alberti riprende le misure del corpo umano e le loro proporzioni interne. Eppure il maestro reinterpreta Alberti secondo Vitruvio, disegnando l’uomo con le braccia aperte a croce e non distese lungo il corpo come fa Alberti, trasformando così il sistema metrico delle tabelle albertiane in un’immagine di penetrante bellezza che risponda contemporaneamente all’homo bene figuratus di Vitruvio, alla Divina Proportione di Pacioli, ai due centri di Alberti.
Quello che più affascina di questa misteriosa figura - un maschio di età intermedia, in buono stato di salute fisica e psichica, imperturbabile con il suo corpo matematico, più che naturale - è la straordinaria potenza espressiva offerta dall’immagine nel suo complesso che assurge a simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, del microcosmo e, di riflesso, del cosmo intero.
Alla base dell’Uomo Vitruviano c’è l’interpretazione filosofica che determina l’immagine dell’uomo specchio dell’universo. D’altronde Leonardo vive i primi 30 anni della sua vita in una Firenze in cui l’umanesimo proclama la centralità dell’uomo e la sua dignità. Ed è nell’esaltazione della riconquistata coscienza del valore dell’uomo - che diventa con Marsilio Ficino “centro dell’universo”, e “misura di tutte le cose”, secondo l’antica affermazione di Protagora - che nasce in Leonardo l’idea dell’uomo modello del mondo.
Il foglio
Leonardo ha impresso il suo Uomo Vitruviano con punta metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su un foglio di carta bianca con leggere tonalità di giallo fulvo. Gli inchiostri utilizzati sono ferrogallici, in origine di colore grigio scuro tendente al violaceo, che, ossidandosi nel tempo, sono diventati bruni assumendo tonalità anche molto diverse. Le figure hanno invece una colorazione più aranciata.
Il maestro avrebbe utilizzato due tipi di penne d’oca: quella impiegata per la parte scritta ha lasciato un segno variabile con tratto più largo che evidenzia una maggiore pressione della mano, mentre l’altra, usata per la raffigurazione, avrebbe prodotto un segno più pulito e senza sbavature. Per le poche ombreggiature si sarebbe invece servito del pennello.
Del disegno finito dell’Uomo leonardiano non conosciamo veri e propri studi preparatori, sebbene dovettero esistere altri fogli sui quali Leonardo tracciava la costruzione delle figure geometriche assieme al corpo umano. Come il foglio raffigurante parte dell’arto inferiore destro divaricato, ritrovato nel 1992 da Luisa Cogliati nella raccolta dell’École des Beaux-Arts di Parigi nel verso di un foglio di Leonardo.
L’Uomo Vitruviano prima e dopo Leonardo
A partire dal Medioevo, in una commistione tra cultura classica e tradizione cristiana, l’attenzione per il corpo umano si sofferma sul rapporto tra la struttura del corpo umano e quella dell’universo. Un affresco del X secolo proveniente dalla chiesa di San Quirce de Pedret, ritrae l’Orante, un uomo con una grande testa, a braccia aperte, inserito in un cerchio. Da Mariano di Jacopo, detto il Taccola ad Antonio da Sangallo il Giovane, dal testo esoterico De Occulta philosophia di Cornelio Agrippa di Nettesheim, al Modulor dell’architetto svizzero-francese Le Corbusier - una scala di proporzioni inventata dal famoso architetto svizzero-francese Le Corbusier come linea guida di un'architettura a misura d'uomo - l’arte ha lasciato nei secoli la sua interpretazione dell’Uomo Vitruviano.
L’ultimo, recente contributo viene da Scrinium. L’organizzazione culturale veneziana che dal 2000 utilizza avanzate tecnologie nel campo del rilievo documentario e della registrazione ad altissima risoluzione delle immagini per realizzare cloni di documenti e opere letterarie dei secoli andati, presenta ora Novatio et Ingenium. L’opera svelerebbe il rapporto tra il genio di Vinci e l' “ingegnarius” senese Francesco di Giorgio Martini. Nel Taccuino degli schizzi dell’artista senese - il Codice Vaticano Urb. Lat. 1757 - spunterebbe, secondo l’organizzazione culturale, una versione dell’Uomo Vitruviano antecedente la celebre raffigurazione di Leonardo, che farebbe pensare a una contaminazione tra i due artisti. Nel taccuino di Martini figurerebbe infatti un disegno dello studio delle proporzioni della figura umana: un uomo all'interno di un cerchio, con braccia e gambe aperte.
Invita poi l’occhio a posarsi su un corpo nudo, fedele ai grandi esempi della statuaria classica, caratterizzato da quattro braccia e quattro gambe disposte in due posizioni sovrapposte, collocate all’interno di un cerchio e di un quadrato, a prima vista concentrici. Un senso di rigore e proporzione armonica avvolge l’Uomo Vitruviano di Leonardo, straordinario studio delle proporzioni umane e sintesi grafica insuperata della misura dell’armonia dell’uomo nel cosmo.
Le due figure geometriche rappresenterebbero la terra e il cielo. È in queste che Leonardo inscrive il suo corpo, quasi sdoppiato in due figure concentriche alle quali il maestro vuole conferire pari importanza.
Il centro del cerchio coincide con l’ombelico - che rimanda all’origine spirituale dell’uomo - mentre quello del quadrato ricade all’altezza dei genitali che assurgono all’origine fisica della figura. D’altra parte, sin dal Medioevo il cerchio e il quadrato sono stati utilizzati quali rappresentazione simbolica del cielo e della terra, con la figura umana che richiama le corrispondenze tra macrocosmo e microcosmo.
Il testo, aggiunto dal maestro in un secondo momento sulla parte superiore del foglio, segue la forma della circonferenza, contrapponendosi - nella sua disposizione disordinata, nelle spaziature e nelle colonne - alle righe poste dall’artista nella parte inferiore del foglio, ordinatissime e cristalline.
Leonardo crea il suo Uomo Vitruviano a Milano, intorno al 1490. Nel capoluogo lombardo il disegno rimane fino al 1822 per poi essere acquistato dal governo austriaco ed entrare alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dove ancora oggi è conservato. Inspiegabilmente ignorato dalla folta schiera di allievi, seguaci, copisti dell’artista, nascosto e dimenticato, il disegno scompare dalla scena artistica per oltre quattro secoli.
Ragioni di tutela impongono di conservare il disegno in un ambiente protetto dalla luce e con un costante controllo dei valori microclimatici. Per questo non è possibile ammirare quest'opera in modo permanente. L’Uomo Vitruviano è stato tuttavia esposto dal 17 aprile al 14 luglio 2019 in occasione della mostra Leonardo da Vinci. L’uomo modello del mondo, per celebrare i cinquecento anni dalla morte del genio.
In ogni caso, il celebre Uomo Vitruviano potrà essere ammirarto sul grande schermo accanto agli altri capolavori del maestro, in occasione del film Io, Leonardo (prodotto da Sky e Progetto Immagine nelle sale a partire dal 2 ottobre 2019).
Le vicessitudini dell’Uomo Vitruviano prima dell’arrivo a Venezia
Rimasto a Milano tra i disegni del maestro passati all’allievo Francesco Melzi, l’Uomo Vitruviano entra a far parte, nel 1770, della collezione del cardinale Cesare Monti, per essere poi donato dagli eredi del cardinale a Venanzio De Pagave, segretario governativo a Milano ai tempi di Maria Teresa d’Austria. Nel 1807 il nucleo dei disegni del genio di Vinci, incluso l’Uomo Vitruviano, passa nelle mani del pittore, collezionista e grande ammiratore di Leonardo, Giuseppe Bossi. È lui il primo a soffermarsi sul foglio del maestro, risvegliando l’Uomo Vitruviano dal suo oblio di quattro secoli.
Messo all’asta dopo la sua morte, viene acquistato nel 1822 dall’Imperatore Francesco I e destinato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. La riscoperta moderna dell’importanza del celebre foglio spetta allo studioso tedesco Rudolf Wittkower che lo elegge a emblema del Rinascimento come epoca della razionalità in contrasto alle tragedie vissute in Europa negli anni immediatamente precedenti.
Un uomo imperturbabile, simbolo dell’armonia cosmica, proteso verso il futuro
E c’è di certo un motivo se, nei secoli, da Walt Disney - che lo colloca all’ingresso di Disneyland a Los Angeles per trasmettere quell’idea di movimento come in una sequenza cinematografica di animazione - alla NASA - che lo ha scelto quale emblema per la scoperta di nuovi mondi - uno dei disegni più celebri di Leonardo è diventato un’icona artistica associata ai tempi moderni, con quel desiderio di futuro che l’immagine, modernissima e sempre attuale, trasmette.
Un particolare dell’Uomo di Leonardo non sfugge a chi ne osserva la figura: è il piede sinistro, ruotato di profilo, attraverso un movimento del tutto innaturale, come se il suo autore volesse volutamente attirare l’attenzione dell’osservatore.
Si tratta dell’unità di misura che ogni artista dovrà riportare lungo tutta l’altezza del corpo, come lo stesso Leonardo scrive nel foglio: “piè fia la sectima parte dell’omo”.
Il maestro suddivide l’artezza dell’uomo in sette parti, e non in sei come avevano fatto Vitruvio e Alberti. Il piede svolge una funzione puramente concettuale. Non misura più 30 cm come in Alberti, ma 26.
L’opera di Leonardo fu a lungo considerata una semplice applicazione delle teorie dell’architetto romano Marco Vitruvio Pollione che, nel suo trattato De architettura affermava che le esatte proporzioni dei templi dovessero essere necessariamente correlate a quelle del corpo umano e che la figura umana potesse essere suddivisa in parti uguali utilizzando diversi moduli di ripartizione.
“Vetruvio, architecto mecte nella sua opera d’architectura chelle misure dell’omo sono dalla natura disstribuite in quessto modo” scrive Leonardo nel testo posto nella parte superiore del disegno, svelando la fonte antica delle sue riflessioni sulle misurazioni antropometriche del corpo umano. In realtà il disegno attesterebbe la riflessione di Leonardo anche sui testi di Leon Battista Alberti e sulle conoscenze matematiche di Euclide, in particolare degli Elementa. Le misure e le proporzioni utilizzate, non riflettono pertanto il testo vitruviano, che pure viene citato nella descrizione a corredo dell’immagine, ma ricalcano le misure analizzate nel De statua dell’Alberti che propone un accurato sistema di misurazione del corpo umano.
Leonardo probabilmente non conosceva in modo approfondito il trattato di Vitruvio, disponibile solo in latino, lingua che lui “omo sanza lettere”, come si definiva, non comprendeva.
Da Vitruvio Leonardo attinge l’iscrizione dell’uomo nelle figure geometriche del quadrato, la terra, e del cerchio, il cielo, mentre da Alberti riprende le misure del corpo umano e le loro proporzioni interne. Eppure il maestro reinterpreta Alberti secondo Vitruvio, disegnando l’uomo con le braccia aperte a croce e non distese lungo il corpo come fa Alberti, trasformando così il sistema metrico delle tabelle albertiane in un’immagine di penetrante bellezza che risponda contemporaneamente all’homo bene figuratus di Vitruvio, alla Divina Proportione di Pacioli, ai due centri di Alberti.
Quello che più affascina di questa misteriosa figura - un maschio di età intermedia, in buono stato di salute fisica e psichica, imperturbabile con il suo corpo matematico, più che naturale - è la straordinaria potenza espressiva offerta dall’immagine nel suo complesso che assurge a simbolo di perfezione classica del corpo e della mente, del microcosmo e, di riflesso, del cosmo intero.
Alla base dell’Uomo Vitruviano c’è l’interpretazione filosofica che determina l’immagine dell’uomo specchio dell’universo. D’altronde Leonardo vive i primi 30 anni della sua vita in una Firenze in cui l’umanesimo proclama la centralità dell’uomo e la sua dignità. Ed è nell’esaltazione della riconquistata coscienza del valore dell’uomo - che diventa con Marsilio Ficino “centro dell’universo”, e “misura di tutte le cose”, secondo l’antica affermazione di Protagora - che nasce in Leonardo l’idea dell’uomo modello del mondo.
Il foglio
Leonardo ha impresso il suo Uomo Vitruviano con punta metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su un foglio di carta bianca con leggere tonalità di giallo fulvo. Gli inchiostri utilizzati sono ferrogallici, in origine di colore grigio scuro tendente al violaceo, che, ossidandosi nel tempo, sono diventati bruni assumendo tonalità anche molto diverse. Le figure hanno invece una colorazione più aranciata.
Il maestro avrebbe utilizzato due tipi di penne d’oca: quella impiegata per la parte scritta ha lasciato un segno variabile con tratto più largo che evidenzia una maggiore pressione della mano, mentre l’altra, usata per la raffigurazione, avrebbe prodotto un segno più pulito e senza sbavature. Per le poche ombreggiature si sarebbe invece servito del pennello.
Del disegno finito dell’Uomo leonardiano non conosciamo veri e propri studi preparatori, sebbene dovettero esistere altri fogli sui quali Leonardo tracciava la costruzione delle figure geometriche assieme al corpo umano. Come il foglio raffigurante parte dell’arto inferiore destro divaricato, ritrovato nel 1992 da Luisa Cogliati nella raccolta dell’École des Beaux-Arts di Parigi nel verso di un foglio di Leonardo.
L’Uomo Vitruviano prima e dopo Leonardo
A partire dal Medioevo, in una commistione tra cultura classica e tradizione cristiana, l’attenzione per il corpo umano si sofferma sul rapporto tra la struttura del corpo umano e quella dell’universo. Un affresco del X secolo proveniente dalla chiesa di San Quirce de Pedret, ritrae l’Orante, un uomo con una grande testa, a braccia aperte, inserito in un cerchio. Da Mariano di Jacopo, detto il Taccola ad Antonio da Sangallo il Giovane, dal testo esoterico De Occulta philosophia di Cornelio Agrippa di Nettesheim, al Modulor dell’architetto svizzero-francese Le Corbusier - una scala di proporzioni inventata dal famoso architetto svizzero-francese Le Corbusier come linea guida di un'architettura a misura d'uomo - l’arte ha lasciato nei secoli la sua interpretazione dell’Uomo Vitruviano.
L’ultimo, recente contributo viene da Scrinium. L’organizzazione culturale veneziana che dal 2000 utilizza avanzate tecnologie nel campo del rilievo documentario e della registrazione ad altissima risoluzione delle immagini per realizzare cloni di documenti e opere letterarie dei secoli andati, presenta ora Novatio et Ingenium. L’opera svelerebbe il rapporto tra il genio di Vinci e l' “ingegnarius” senese Francesco di Giorgio Martini. Nel Taccuino degli schizzi dell’artista senese - il Codice Vaticano Urb. Lat. 1757 - spunterebbe, secondo l’organizzazione culturale, una versione dell’Uomo Vitruviano antecedente la celebre raffigurazione di Leonardo, che farebbe pensare a una contaminazione tra i due artisti. Nel taccuino di Martini figurerebbe infatti un disegno dello studio delle proporzioni della figura umana: un uomo all'interno di un cerchio, con braccia e gambe aperte.
BIOGRAFIE
Vinci, 1452 - Amboise, 1519Leonardo da Vinci
Biografia Candia, 1541 - Toledo, 1614Dominikos Theotokopoulos
BiografiaCAPOLAVORI
FOTO
Notizie
- Firenze - Il libro di Carlo Vecce dedicato alla madre di Leonardo