Marianne Werefkin e Willy Fries. Due visioni a confronto

Willy Fries, Senza titolo (La piccola Hanno con una matita colorata), ca.1923. Olio su cotone, cm. 50x60. Stiftung Righini- Fries Zürich

 

Dal 05 Giugno 2022 al 15 Agosto 2022

Ascona | Mondo

Luogo: Museo Comunale d’Arte Moderna

Indirizzo: Via Borgo 34

Orari: martedì – sabato, 10.00 - 12.00; 14.00 - 17.00; domenica e festivi, 10.30 - 12.30; lunedì chiuso. Aperture straordinarie nelle festività svizzere: Lunedì di Pentecoste (6 giugno), Corpus Domini (giovedì 16 giugno), San Pietro e Paolo (mercoledì 29 giugno), Assunzione (lunedì 15 agosto). Chiusa: Festa nazionale svizzera (lunedì 1° agosto)

Curatori: Mara Folini, Ursina Fasani, Michela Zucconi-Poncini

Costo del biglietto: Intero, CHF 10; ridotto (AVS, studenti, gruppi min. 15 persone), CHF 7; ragazzi fino a 18 anni, gratuito; biglietto combinato (Museo Comunale d'Arte Moderna + Museo Castello San Materno, valido 3 giorni), CHF 12 (intero) / CHF 8 (ridotto)

Telefono per informazioni: +41 (0)91 759 81 40

E-Mail info: museo@ascona.ch

Sito ufficiale: http://www.museoascona.ch


Il Museo Comunale d’Ascona (Svizzera) festeggia i suoi primi cento anni di storia con una mostra che, dal 5 giugno al 15 agosto 2022, celebra due protagonisti della vita culturale europea d’inizio secolo scorso: Marianne Werefkin (1860-1938), artista russa tra le promotrici dell’Espressionismo e anima del futuro museo, e il pittore Willy Fries (1881-1965), tra gli esponenti della vita culturale zurighese d’inizio secolo scorso.
 
La rassegna, dal titolo Marianne Werefkin e Willy Fries. Due visioni a confronto, curata da Mara Folini, Ursina Fasani e Michela Zucconi-Poncini, organizzata dal Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona in collaborazione con la Fondazione Righini-Fries di Zurigo, presenta 100 dipinti dei due artisti che permettono al visitatore di stabilire affinità e differenze del loro percorso creativo, molto diverso: lei, la levatrice del Blaue Reiter, intensa e visionaria; lui, legato alla tradizione accademica di Monaco, ironico ed essenzialmente realista.
“Per quanto Fries non si schiererà con lo stile espressionista di Werefkin – afferma Mara Folini, direttrice del Museo di Ascona -, lo spronerà però ad approfondire la sua già attenta indagine interiore dei soggetti dei suoi ritratti, “tipi umani” della nuova società borghese in ascesa, nel contestualizzarli in un ambiente espressivo, capace di alimentare un’atmosfera avvolgente, a volte armonica, altre contrastata, ma sempre viva. In particolare, sono i soggetti dedicati alle feste, agli spettacoli, ai luna park, alla danza e agli eventi sportivi, in cui si può riscontrare una certa affinità tra i due, nell’essere entrambi affascinati dall’atmosfera che queste scene suscitano in loro. E se Werefkin le trascina oltre il tempo e lo spazio, connotandole come visioni cosmiche, Fries, invece, le anima nel fermare sulla tela le più sottili percezioni, intuizioni, sensazioni che scaturiscono dai soggetti raffigurati, per poi espanderle in un tutto pieno, che dà il clima alla scena nel suo complesso”.
 
Accanto a esse, il percorso espositivo propone, per la prima volta, lo scambio epistolare – 12 lettere e due cartoline – intercorso tra il 1921 e il 1925 – proprio negli anni in cui Marianne Werefkin si stava attivando per la fondazione dell’attuale Museo Comunale, inaugurato il 19 marzo del 1922 dapprima in un’aula scolastica del Municipio di Ascona, per poi trasferirsi nelle attuali sale di Palazzo Pancaldi, dato in affitto dalla Municipalità di allora, grazie al successo riscontrato sia in donazioni di opere che di pubblico.
 
Dal carteggio traspare l’articolata quanto vivace vita culturale della cittadina sulle sponde elvetiche del lago Maggiore, quando il Borgo era un centro culturale d’interesse europeo, crocevia delle culture del Nord e del Sud, animato dal fermento creativo di artisti e di intellettuali anticonformisti e originali che, riparati nella neutrale Svizzera, riuscivano a convivere con la popolazione del luogo, profondamente religiosa e tollerante. Ma soprattutto nelle lettere emerge la straordinaria idea di Werefkin di costituire un museo “autogestito” e “autoalimentato” dagli artisti, o come lei stessa dichiara, dove “Ogni artista ha un'opera che vuole dare al pubblico – come espressione di tutta la sua produzione artistica e dove non si presenta come un commerciante con la sua merce, ma come un donatore felice e che diffonde gioia”.
 
Una presa di posizione chiara che la dice lunga anche sul senso educativo che la Werefkin riponeva nell’arte e nell’essere artisti autentici e responsabili, creatori e generatori di senso e che non si devono lasciare fuorviare dalle mode, dalle teorie e dagli “ismi” per convenienza o per paura di perdersi, ma che deve avere “la grande forza di seguire senza remore l'impulso del suo cuore, e sempre e solo questo impulso”, perché “seguire il proprio io con umiltà (…) è la cosa più onesta da fare nell'arte e nella vita, non essere niente di più né di diverso da come si è per natura. Cimabue, Giotto, o Henri Rousseau hanno forse cercato il loro io? Erano come erano, e si davano senza riserve come erano.”. 
Werefkin trovò nel giovane Willy Fries un valido alleato che, come lei, anche se con stile impressionista diametralmente opposto al suo espressionista, si pone con sincerità il compito di esprimere la propria personalità e visione del mondo. Quello che ne scaturisce è un intenso dialogo di amicizia, dove l’anticonformista Werefkin fedele a se stessa si apre all’amico 20 anni più giovane di lei.
Nonostante la vita l’abbia portata a essere sola a sessant’anni, in condizioni economiche al limite della sopravvivenza, Marianne Werefkin si spese nel trovare tra gli amici influenti come Willy Fries (a Zurigo era a capo di diverse associazioni d’artisti), occasioni espositive e aiuti materiali, soprattutto prodigandosi per la causa del Museo di Ascona, al punto da donare sette opere, quattro suoi dipinti e tre dei suoi amici pittori, Cuno Amiet, Paul Klee e Arthur Segal, privandosi del guadagno che avrebbe potuto avere vendendole. 
Ma, grazie ad Ascona, alla solidarietà della sua popolazione (che le fa credito e la considera come una di loro chiamandola la “nonna”), degli artisti, con cui fonderà anche l’associazione Der grosse Bär nel 1924 e della sua storia eccezionale legata alla comunità di Monte Verità, Marianne Werefkin ritrovò la forza per ricominciare a vivere.
La seconda tappa della mostra si terrà, in versione ridotta, a Zurigo all’Atelier Righini Fries dal 27 agosto al 17 dicembre 2022.
 
Accompagna la mostra un catalogo Armando Dadò editore.

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