Vanina Sechi. Dalla filosofia al colore
Dal 12 Dicembre 2014 al 22 Febbraio 2015
Oristano
Luogo: Pinacoteca comunale Carlo Contini
Indirizzo: via S. Antonio
Orari: tutti i giorni 10.30-13 / 17-19.30
Curatori: Ivo Serafino Fenu
Costo del biglietto: intero € 2, ridotto € 1
Telefono per informazioni: +39 0783 791337
E-Mail info: pinacoteca@comune.oristano.it
Sito ufficiale: http://www.comune.oristano.it
All’interno del ricco calendario della terza edizione di ORISTANO LETTURE/VISIONI, progetto culturale diretto da Aldo Tanchis e Simone Cireddu, promosso e sostenuto dal Comune di Oristano col contributo della Regione Autonoma della Sardegna, in collaborazione con la Biblioteca e la Pinacoteca comunali, verrà inaugurata venerdì 12 dicembre alle ore 19, presso la Pinacoteca comunale Carlo Contini di Oristano, la mostra VANINA SECHI: dalla filosofia al colore, antologica a cura di Ivo Serafino Fenu dedicata alla produzione artistica di una singolarissima quanto raffinata intellettuale che, dopo essersi laureata a Firenze divenne scrittrice in Danimarca, borsista a Yale, docente a Toronto, artista a Mexico City, pittrice a Parigi, gallerista a Washington e ora torna, a cinque anni dalla scomparsa, con la sua opera pittorica a Oristano, ove nacque nel 1924. All’inaugurazione parteciperà la nipote Laura Sechi che ha messo a disposizione le opere e gli studenti del Liceo Classico “S. A. De Castro” e del Liceo artistico “C. Contini” che, su invito di ORISTANO LETTURE/VISIONI, hanno adottato l’evento.
Oristanese di nascita, vanta una vicenda biografica ricca di esperienze e successi a livello internazionale. Classe 1924, consegue la maturità classica e frequenta l'università di Firenze dove conosce e intrattiene rapporti con docenti del calibro di Gaetano Salvemini e si laurea con una tesi sul mondo dell’arte per Arthur Schopenhauer. Frequenti sono i suoi rientri in Sardegna, a Cagliari e, soprattutto, nella sua casa sul lungomare di Torregrande ma, grazie a una borsa di studio, si trasferisce in Danimarca. Concentra le sue ricerche sul pensiero del filosofo Søren Kierkegaard e si avvicina alla pittura di Edvard Munch, condividendone i forti accenti espressionistici, i colori lividi, la dimensione tragica dell’esistenza umana. A metà degli anni ‘60 ottiene un’altra borsa di studio, stavolta presso l'università di Yale, divenendo così la prima donna sarda a recarsi nella prestigiosa università americana. Da allora risiederà sempre nel Nord America, prima a Washington, dove la sorella Bice insegna Fisica Nucleare presso L'università del Maryland e poi a Toronto, in Canada, per insegnare Estetica presso l'omonima università. L’espressionismo astratto e l’Informale nelle declinazioni d’Oltreoceano proposte da Jackson Pollock segnano profondamente la sensibilità di Vanina Sechi ma è l’esperienza messicana ad accendere la sua tavolozza e a farle dimenticare le brume danesi.
Nel 1967 è invitata, infatti, a partecipare a un congresso di filosofia e arte a Città del Messico e lì viene a contatto con le opere dei muralisti locali e ha la possibilità di lavorare con maestri quali Rufino Tamayo e David Alfaro Siqueiros. L’impatto è dirompente, la sua tavolozza si accende di una policromia iridescente, vibrante ed esotica; per lei è un nuovo inizio che la convince a prolungare il suo soggiorno in Messico fino al 1970. Rientrata a Toronto per qualche anno, compie un viaggio a Parigi e studia, senza mediazioni, quei maestri del colore e della forma che furono i postimpressionisti francesi, in primis gli amati Cézanne, Van Gogh, e Gauguin, per approdare al cubismo orfico di Robert Delaunay. Una volta rientrata negli Stati Uniti l’attività artistica prende il soppravvento e assieme a Bice fonda la International Art Gallery "Vita nuova" ad Alexandria, una cittadina a 10 km da Washington. È un periodo nel quale ottiene importanti riconoscimenti e partecipa a eventi internazionali come l'International Arts Exhibition a Teheran nel 1978, e l'Artexpo di New York. Nel 1984, a seguito della morte della sorella si stabilisce definitivamente a Toronto, non rinunciando, comunque, a partecipare a diverse mostre e a rientrare alla sua casa di Torregrande, ove sperimenta nuove tecniche pittoriche e polimateriche impastando il pigmento colorato con la sabbia, ottenendo vibranti superfici grumose e materiche. Ancora una svolta dunque, verso un “sentimento del sublime” di marca novecentesca, un ossimorico “orrido dilettevole” che solo a chi ha osservato le involuzioni del secolo e sondato gli abissi dell’animo umano con gli strumenti dell’arte e della filosofia, del colore e delle parole, è dato sperimentare. Vanina si spegne a Toronto il 13 Giugno del 2008 lasciando incompiuto il ritratto dell’altra sorella Mimì. Queste sue ultime opere costituiscono il suo testamento spirituale, lirico e drammatico al contempo.
Oristanese di nascita, vanta una vicenda biografica ricca di esperienze e successi a livello internazionale. Classe 1924, consegue la maturità classica e frequenta l'università di Firenze dove conosce e intrattiene rapporti con docenti del calibro di Gaetano Salvemini e si laurea con una tesi sul mondo dell’arte per Arthur Schopenhauer. Frequenti sono i suoi rientri in Sardegna, a Cagliari e, soprattutto, nella sua casa sul lungomare di Torregrande ma, grazie a una borsa di studio, si trasferisce in Danimarca. Concentra le sue ricerche sul pensiero del filosofo Søren Kierkegaard e si avvicina alla pittura di Edvard Munch, condividendone i forti accenti espressionistici, i colori lividi, la dimensione tragica dell’esistenza umana. A metà degli anni ‘60 ottiene un’altra borsa di studio, stavolta presso l'università di Yale, divenendo così la prima donna sarda a recarsi nella prestigiosa università americana. Da allora risiederà sempre nel Nord America, prima a Washington, dove la sorella Bice insegna Fisica Nucleare presso L'università del Maryland e poi a Toronto, in Canada, per insegnare Estetica presso l'omonima università. L’espressionismo astratto e l’Informale nelle declinazioni d’Oltreoceano proposte da Jackson Pollock segnano profondamente la sensibilità di Vanina Sechi ma è l’esperienza messicana ad accendere la sua tavolozza e a farle dimenticare le brume danesi.
Nel 1967 è invitata, infatti, a partecipare a un congresso di filosofia e arte a Città del Messico e lì viene a contatto con le opere dei muralisti locali e ha la possibilità di lavorare con maestri quali Rufino Tamayo e David Alfaro Siqueiros. L’impatto è dirompente, la sua tavolozza si accende di una policromia iridescente, vibrante ed esotica; per lei è un nuovo inizio che la convince a prolungare il suo soggiorno in Messico fino al 1970. Rientrata a Toronto per qualche anno, compie un viaggio a Parigi e studia, senza mediazioni, quei maestri del colore e della forma che furono i postimpressionisti francesi, in primis gli amati Cézanne, Van Gogh, e Gauguin, per approdare al cubismo orfico di Robert Delaunay. Una volta rientrata negli Stati Uniti l’attività artistica prende il soppravvento e assieme a Bice fonda la International Art Gallery "Vita nuova" ad Alexandria, una cittadina a 10 km da Washington. È un periodo nel quale ottiene importanti riconoscimenti e partecipa a eventi internazionali come l'International Arts Exhibition a Teheran nel 1978, e l'Artexpo di New York. Nel 1984, a seguito della morte della sorella si stabilisce definitivamente a Toronto, non rinunciando, comunque, a partecipare a diverse mostre e a rientrare alla sua casa di Torregrande, ove sperimenta nuove tecniche pittoriche e polimateriche impastando il pigmento colorato con la sabbia, ottenendo vibranti superfici grumose e materiche. Ancora una svolta dunque, verso un “sentimento del sublime” di marca novecentesca, un ossimorico “orrido dilettevole” che solo a chi ha osservato le involuzioni del secolo e sondato gli abissi dell’animo umano con gli strumenti dell’arte e della filosofia, del colore e delle parole, è dato sperimentare. Vanina si spegne a Toronto il 13 Giugno del 2008 lasciando incompiuto il ritratto dell’altra sorella Mimì. Queste sue ultime opere costituiscono il suo testamento spirituale, lirico e drammatico al contempo.
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