Latifa Echakhch. The Concert - Padiglione della Svizzera alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Dal 23 Aprile 2022 al 27 Novembre 2022
Venezia
Luogo: Padiglione della Svizzera
Indirizzo: Giardini della Biennale
Curatori: Alexandre Babel e Francesco Stocchi
Telefono per informazioni: +41 44 267 71 71
E-Mail info: info@prohelvetia.ch
Sito ufficiale: http://biennials.ch
Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia è lieta di annunciare i dettagli della mostra del Padiglione della Svizzera alla 59. Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia. La mostra intitolata The Concert, è stata concepita da Latifa Echakhch, in collaborazione con il percussionista e compositore Alexandre Babel e il curatore Francesco Stocchi.
Malinconici scampoli d’arte riempiono il primo spazio, dove i visitatori iniziano un viaggio a ritroso nel tempo. In ogni sala l’atmosfera cambia – il tempo corre alla rovescia, dalla viva luce del giorno alla sera precedente. Sempre più manifestamente ispirate a opere e tradizioni folcloristiche, le sculture di ampie dimensioni appaiono vieppiù velate da un’oscurità incombente.
Sono scene di impermanenza, di catarsi, con cui l’artista Latifa Echakhch incanta i visitatori del Padiglione della Svizzera alla Biennale Arte 2022, scene che mettono in luce il ciclo vitale in una maniera composita e ricca di sfaccettature. La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra, riciclati da precedenti Biennali, sono essi stessi risultato di una trasformazione.
Tra rituale e ritmo
L’artista Latifa Echakhch, residente in Svizzera, evoca i fuochi rituali presenti in molte culture. A tale proposito si possono citare il rogo di pupazzi di paglia nella notte di San Giovanni, che dovrebbe proteggere contro i demoni e le malattie nel periodo del solstizio alla fine di giugno, o, in Svizzera, il «Böögg», dato alle fiamme sul Sechseläutenplatz per scacciare l’inverno. In questi contesti il fuoco simboleggia sempre sia una fine che un nuovo inizio e la ciclicità del tempo.
Latifa Echakhch intesse un dialogo con l’edificio progettato da Bruno Giacometti nel 1951. L’artista rivisita il suo programma architettonico e si appropria degli spazi nella loro interezza, della loro relazione con la luce e dei diversi suoni che emergono da essi.
L’esposizione gioca con le armonie e le dissonanze, con il sovrapporsi di sentimenti di aspettativa, appagamento e svanimento. Le sculture sono parte di un’esperienza orchestrata e avvolgente, di una proposta ritmica e spaziale che offre ai visitatori una percezione più profonda del tempo e del loro corpo.
«Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria», afferma Latifa Echakhch. «Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati». Latifa Echakhch solleva la questione se l’arte, similmente alla musica, inizia a esistere soltantoquando il silenzio e un senso di vuoto prendono il sopravvento.
Libro e il vinile
L’esposizione sarà accompagnata da un vinile e da un libro che riflettono le discussioni che hanno guidato il progetto. Il libro presenta materiali d’archivio, interviste e testi critici, incluse considerazioni teoriche attorno al suono, al ritmo e alla nozione di opera d’arte totale. In quanto tale offrirà una chiave di lettura aggiuntiva della mostra.
Latifa Echakhch è co-rappresentata dalle gallerie Dvir Gallery, kamel mennour, kaufmann repetto e Pace Gallery.
Latifa Echakhch
Nata nel 1974 a El Khnansa (Marocco), Latifa Echakhch vive e lavora a Vevey e Martigny (Svizzera). Spinta dall’esigenza di combattere pregiudizi, contraddizioni e stereotipi presenti nella nostra società, cerca di isolare e interrogare materiali che simboleggiano questi fenomeni. Al Centro nazionale d’arte contemporanea Le Magasin di Grenoble, nel 2007 Latifa Echakhch ha presentato A chaque stencil une révolution all’interno della sua prima personale in un contesto museale. Da allora ha collezionato numerose personali in tutto il mondo, tra l’altro al Kunsthaus di Zurigo, al Centre Pompidou di Parigi, al Nuovo Museo nazionale del Principato di Monaco, alla Fondazione Memmo di Roma, al KIOSK di Gand, al macLYON di Lione, al Museo Hammer di Los Angeles, al Portikus di Francoforte, al Columbus museum of Art nell’Ohio, al MACBA di Barcellona, al FRI ART di Friburgo, al Frac Champagne-Ardenne di Reims, allo Swiss Institute di New York, al Tate Modern di Londra e al Magasin in Grenoble, e ha partecipato pure a varie mostre collettive. I suoi lavori sono stati inoltre esposti alla Biennale di Istanbul 54. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, all’11. Biennale di Sharjah Biennial, alla Biennale Art Focus di Gerusalemme e alla Manifesta 7 di Bolzano. L’artista si è aggiudicata il Premio Marcel Duchamp nel 2013. Come ha osservato Alfred Pacquement, all’epoca direttore del Centre Pompidou e presidente della giuria del Premio, «la sua opera, a cavallo tra surrealismo e arte concettuale, interroga con economia e precisionel’importanza dei simboli e rispecchia la fragilità del modernismo». Nel 2015 al Museum Haus Konstruktiv di Zurigo ha presentato «Screen Shot», per cui è stata insignita del Zurich Art Prize.
Alexandre Babel
Nato nel 1980 a Ginevra, vive a Berlino e Ginevra. Batterista, compositore e curatore, Alexandre Babel è considerato un punto di riferimento per la scena della musica sperimentale e l’interpretazione dei repertori del XX e XXI secolo. I suoi progetti innovativi sfidano le convenzioni musicali, sorprendendo gli ascoltatori e affermandosi in contesti sempre nuovi. Vanta numerose collaborazioni con gruppi e artisti, tra cui l’ensemble KNM Berlin, l’ensemble Musikfabrik, la band dinoise rock Sudden Infant, Anthony Pateras, Caspar Brötzmann, Carol Robinson, Tristan Perich, Félicia Atkinson e Ryoji Ikeda. Nel 2020 il festival monografico Les Amplitudes di La Chaux-de-Fonds ha omaggiato il lavoro compositivo e curatoriale di Babel, attualmente direttore artistico del collettivo percussionistico contemporaneo Eklekto. Nel 2021 è stato insignito del Premio svizzero di musica 2021.
Francesco Stocchi
Nato nel 1975 a Roma, vive ad Amsterdam. Francesco Stocchi è curatore di arte moderna e contemporanea al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam ed è responsabile del programma artistico della Fondazione Memmo di Roma. Curatore de Il Foglio Arte, inserto d’arte del quotidiano italiano Il Foglio, nel 2021 è stato co-curatore della 34. edizione della Biennale di São Paulo, intitolata Faz escuro mas eu canto. Oltre a curare numerose personali e retrospettive di artisti come Richard Serra, Lygia Pape, Medardo Rosso, Kerstin Brätsch, Oscar Murillo, Pino Pascali, Sol Lewitt, Giulio Paolini, Co Westerik, Gelatin, Alexandra Domanovic e Raphael Hefti, ha organizzato esposizioni tematiche tra cui Brancusi-Rosso-Man Ray Framing Sculptures e Minimal Myth. Al suo attivo vanta inoltre mostre collettive sperimentali, tra cui Boijmans-AHOY, un’esposizione drive- through, Le miroir vivant (curata insieme ad Alex da Corte) e Balcony Rooms, nonché numerosi cataloghi di esposizioni e monografie di artisti. Docente alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, scrive e tiene regolarmente conferenze su temi legati all’arte e alla cultura visiva.
Inaugurazione del Padiglione: giovedì 21 aprile 2022 ore 14:30
Malinconici scampoli d’arte riempiono il primo spazio, dove i visitatori iniziano un viaggio a ritroso nel tempo. In ogni sala l’atmosfera cambia – il tempo corre alla rovescia, dalla viva luce del giorno alla sera precedente. Sempre più manifestamente ispirate a opere e tradizioni folcloristiche, le sculture di ampie dimensioni appaiono vieppiù velate da un’oscurità incombente.
Sono scene di impermanenza, di catarsi, con cui l’artista Latifa Echakhch incanta i visitatori del Padiglione della Svizzera alla Biennale Arte 2022, scene che mettono in luce il ciclo vitale in una maniera composita e ricca di sfaccettature. La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra, riciclati da precedenti Biennali, sono essi stessi risultato di una trasformazione.
Tra rituale e ritmo
L’artista Latifa Echakhch, residente in Svizzera, evoca i fuochi rituali presenti in molte culture. A tale proposito si possono citare il rogo di pupazzi di paglia nella notte di San Giovanni, che dovrebbe proteggere contro i demoni e le malattie nel periodo del solstizio alla fine di giugno, o, in Svizzera, il «Böögg», dato alle fiamme sul Sechseläutenplatz per scacciare l’inverno. In questi contesti il fuoco simboleggia sempre sia una fine che un nuovo inizio e la ciclicità del tempo.
Latifa Echakhch intesse un dialogo con l’edificio progettato da Bruno Giacometti nel 1951. L’artista rivisita il suo programma architettonico e si appropria degli spazi nella loro interezza, della loro relazione con la luce e dei diversi suoni che emergono da essi.
L’esposizione gioca con le armonie e le dissonanze, con il sovrapporsi di sentimenti di aspettativa, appagamento e svanimento. Le sculture sono parte di un’esperienza orchestrata e avvolgente, di una proposta ritmica e spaziale che offre ai visitatori una percezione più profonda del tempo e del loro corpo.
«Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria», afferma Latifa Echakhch. «Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati». Latifa Echakhch solleva la questione se l’arte, similmente alla musica, inizia a esistere soltantoquando il silenzio e un senso di vuoto prendono il sopravvento.
Libro e il vinile
L’esposizione sarà accompagnata da un vinile e da un libro che riflettono le discussioni che hanno guidato il progetto. Il libro presenta materiali d’archivio, interviste e testi critici, incluse considerazioni teoriche attorno al suono, al ritmo e alla nozione di opera d’arte totale. In quanto tale offrirà una chiave di lettura aggiuntiva della mostra.
Latifa Echakhch è co-rappresentata dalle gallerie Dvir Gallery, kamel mennour, kaufmann repetto e Pace Gallery.
Latifa Echakhch
Nata nel 1974 a El Khnansa (Marocco), Latifa Echakhch vive e lavora a Vevey e Martigny (Svizzera). Spinta dall’esigenza di combattere pregiudizi, contraddizioni e stereotipi presenti nella nostra società, cerca di isolare e interrogare materiali che simboleggiano questi fenomeni. Al Centro nazionale d’arte contemporanea Le Magasin di Grenoble, nel 2007 Latifa Echakhch ha presentato A chaque stencil une révolution all’interno della sua prima personale in un contesto museale. Da allora ha collezionato numerose personali in tutto il mondo, tra l’altro al Kunsthaus di Zurigo, al Centre Pompidou di Parigi, al Nuovo Museo nazionale del Principato di Monaco, alla Fondazione Memmo di Roma, al KIOSK di Gand, al macLYON di Lione, al Museo Hammer di Los Angeles, al Portikus di Francoforte, al Columbus museum of Art nell’Ohio, al MACBA di Barcellona, al FRI ART di Friburgo, al Frac Champagne-Ardenne di Reims, allo Swiss Institute di New York, al Tate Modern di Londra e al Magasin in Grenoble, e ha partecipato pure a varie mostre collettive. I suoi lavori sono stati inoltre esposti alla Biennale di Istanbul 54. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, all’11. Biennale di Sharjah Biennial, alla Biennale Art Focus di Gerusalemme e alla Manifesta 7 di Bolzano. L’artista si è aggiudicata il Premio Marcel Duchamp nel 2013. Come ha osservato Alfred Pacquement, all’epoca direttore del Centre Pompidou e presidente della giuria del Premio, «la sua opera, a cavallo tra surrealismo e arte concettuale, interroga con economia e precisionel’importanza dei simboli e rispecchia la fragilità del modernismo». Nel 2015 al Museum Haus Konstruktiv di Zurigo ha presentato «Screen Shot», per cui è stata insignita del Zurich Art Prize.
Alexandre Babel
Nato nel 1980 a Ginevra, vive a Berlino e Ginevra. Batterista, compositore e curatore, Alexandre Babel è considerato un punto di riferimento per la scena della musica sperimentale e l’interpretazione dei repertori del XX e XXI secolo. I suoi progetti innovativi sfidano le convenzioni musicali, sorprendendo gli ascoltatori e affermandosi in contesti sempre nuovi. Vanta numerose collaborazioni con gruppi e artisti, tra cui l’ensemble KNM Berlin, l’ensemble Musikfabrik, la band dinoise rock Sudden Infant, Anthony Pateras, Caspar Brötzmann, Carol Robinson, Tristan Perich, Félicia Atkinson e Ryoji Ikeda. Nel 2020 il festival monografico Les Amplitudes di La Chaux-de-Fonds ha omaggiato il lavoro compositivo e curatoriale di Babel, attualmente direttore artistico del collettivo percussionistico contemporaneo Eklekto. Nel 2021 è stato insignito del Premio svizzero di musica 2021.
Francesco Stocchi
Nato nel 1975 a Roma, vive ad Amsterdam. Francesco Stocchi è curatore di arte moderna e contemporanea al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam ed è responsabile del programma artistico della Fondazione Memmo di Roma. Curatore de Il Foglio Arte, inserto d’arte del quotidiano italiano Il Foglio, nel 2021 è stato co-curatore della 34. edizione della Biennale di São Paulo, intitolata Faz escuro mas eu canto. Oltre a curare numerose personali e retrospettive di artisti come Richard Serra, Lygia Pape, Medardo Rosso, Kerstin Brätsch, Oscar Murillo, Pino Pascali, Sol Lewitt, Giulio Paolini, Co Westerik, Gelatin, Alexandra Domanovic e Raphael Hefti, ha organizzato esposizioni tematiche tra cui Brancusi-Rosso-Man Ray Framing Sculptures e Minimal Myth. Al suo attivo vanta inoltre mostre collettive sperimentali, tra cui Boijmans-AHOY, un’esposizione drive- through, Le miroir vivant (curata insieme ad Alex da Corte) e Balcony Rooms, nonché numerosi cataloghi di esposizioni e monografie di artisti. Docente alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano, scrive e tiene regolarmente conferenze su temi legati all’arte e alla cultura visiva.
Inaugurazione del Padiglione: giovedì 21 aprile 2022 ore 14:30
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