Intensità, grazia, seduzione: le opere

La friggitrice di Velázquez
21/03/2005
Diego Rodríguez de Silva Velázquez, nato a Siviglia il 6 giugno 1599, fu protagonista del momento cruciale in cui la Spagna, nonostante i cedimenti, restava la maggiore potenza del mondo. I circa trenta capolavori esposti ricostruiscono le fasi salienti della sua genialità pittorica.
La scelta di Napoli si lega agli esordi del maestro, influenzati dai toni “realistici e tenebrosi” di Caravaggio e dei caravaggeschi napoletani, che ne determinarono il forte orientamento verso la resa oggettiva del reale e l’illustrazione della vita popolare e quotidiana. In mostra, numerosi capolavori di questo periodo, datati tra il 1616 e il 1620, tra cui: l’Acquaiolo di Siviglia (Londra, Wellington Museum), dietro cui si ipotizza il riferimento alle età dell’uomo, la Vecchia che frigge uova (Edimburgo, National Gallery of Scotland), l’Adorazione dei Magi (Madrid, Museo del Prado) e la Scena di cucina con cena in Emmaus (La mulatta) (Dublino, National Gallery of Ireland), in cui l’episodio religioso rappresenta quasi un quadro nel quadro.
A Capodimonte anche un significativo campione degli intensi ritratti ufficiali, alla corte di Filippo IV. Velázquez colse di Tiziano la capacità di immedesimarsi nei personaggi: ritratti di principesse, monarchi, letterati trasmettono un senso nuovo della monumentalità, filtrata da un permanente senso di malinconia, che vela l’individualità dei soggetti.
Incantano per equilibrio e indagine psicologica il sontuoso ritratto di Francesco I d’Este (1639) della Galleria Estense di Modena, la raffinata Sibilla (1648-51) del Meadows Museum di Dallas, il toccante ritratto del Buffone Calabacillas (1640 ca.) del Museo del Prado di Madrid, la splendida Cucitrice della National Gallery di Washington.
La mostra offre anche un evento nell’evento: il confronto senza precedenti tra la conturbante Venere allo specchio (1650 ca.) della National Gallery di Londra, mai esposta in Italia, capolavoro assoluto del maestro sivigliano, e la Danae (1544-45) di Tiziano, recentemente restaurata. Due letture magistrali della grazia pittorica e femminile: donna idealizzata, quella di Tiziano, “seducente per qualità di luci dilaganti e avvolgenti, di atmosfere dorate e pulviscolari, di materie cromatiche calde e mediterranee” (Spinosa); fortemente naturalistica, la figura del maestro spagnolo, di “straordinaria perfezione nella resa del corpo di madreperla” (Sánchez).
La scelta di Napoli si lega agli esordi del maestro, influenzati dai toni “realistici e tenebrosi” di Caravaggio e dei caravaggeschi napoletani, che ne determinarono il forte orientamento verso la resa oggettiva del reale e l’illustrazione della vita popolare e quotidiana. In mostra, numerosi capolavori di questo periodo, datati tra il 1616 e il 1620, tra cui: l’Acquaiolo di Siviglia (Londra, Wellington Museum), dietro cui si ipotizza il riferimento alle età dell’uomo, la Vecchia che frigge uova (Edimburgo, National Gallery of Scotland), l’Adorazione dei Magi (Madrid, Museo del Prado) e la Scena di cucina con cena in Emmaus (La mulatta) (Dublino, National Gallery of Ireland), in cui l’episodio religioso rappresenta quasi un quadro nel quadro.
A Capodimonte anche un significativo campione degli intensi ritratti ufficiali, alla corte di Filippo IV. Velázquez colse di Tiziano la capacità di immedesimarsi nei personaggi: ritratti di principesse, monarchi, letterati trasmettono un senso nuovo della monumentalità, filtrata da un permanente senso di malinconia, che vela l’individualità dei soggetti.
Incantano per equilibrio e indagine psicologica il sontuoso ritratto di Francesco I d’Este (1639) della Galleria Estense di Modena, la raffinata Sibilla (1648-51) del Meadows Museum di Dallas, il toccante ritratto del Buffone Calabacillas (1640 ca.) del Museo del Prado di Madrid, la splendida Cucitrice della National Gallery di Washington.
La mostra offre anche un evento nell’evento: il confronto senza precedenti tra la conturbante Venere allo specchio (1650 ca.) della National Gallery di Londra, mai esposta in Italia, capolavoro assoluto del maestro sivigliano, e la Danae (1544-45) di Tiziano, recentemente restaurata. Due letture magistrali della grazia pittorica e femminile: donna idealizzata, quella di Tiziano, “seducente per qualità di luci dilaganti e avvolgenti, di atmosfere dorate e pulviscolari, di materie cromatiche calde e mediterranee” (Spinosa); fortemente naturalistica, la figura del maestro spagnolo, di “straordinaria perfezione nella resa del corpo di madreperla” (Sánchez).
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