In mostra a Milano dal 20 marzo
Ricomposto dopo 500 anni il Polittico Agostiniano, capolavoro di Piero della Francesca
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: San Michele Arcangelo, 1454-69. Olio su tavola 134.5 x 59.5 cm. The National Gallery, Londra. Foto Marco Beck Peccoz
Francesca Grego
19/03/2024
Milano - Sono passati 555 anni da quando, per l’ultima volta, è stato possibile ammirare il Polittico Agostiniano di Piero della Francesca al completo, sull’altare maggiore della Chiesa degli Agostiniani di Borgo Sansepolcro (Arezzo) per il quale fu creato. Dopo lo smembramento alla fine del XVI secolo, del capolavoro rinascimentale si persero le tracce per circa 400 anni. In tempi recenti, tre grandi musei - il Poldi Pezzoli di Milano, la Frick Collection di New York e l’Ermitage di San Pietroburgo - hanno tentato invano di riunirne, anche solo per pochi mesi, le tavole superstiti. Oggi il sogno diventa realtà proprio al Museo Poldi Pezzoli, che dal 20 marzo al 24 giugno offre ai suoi visitatori un colpo d’occhio unico e irripetibile sul gioiello dipinto da Piero, svelando i segreti emersi dalle ultime indagini condotte sull’opera.
Le preziosissime tavole sono arrivate in Italia dalla Frick Collection (San Giovanni Evangelista, la Crocifissione, Santa Monica e San Leonardo), dal Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona (Sant’Agostino), dalla National Gallery di Londra (San Michele Arcangelo) e dalla National Gallery of Art di Washington (Santa Apollonia) per ricongiungersi al San Nicola da Tolentino conservato nelle collezioni del museo milanese. “Un’operazione culturale di livello internazionale che non è ‘solo’ una mostra - ha dichiarato Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli e ideatrice del progetto - ma è un lavoro di squadra interdisciplinare che come ogni ricerca scientifica richiede competenze diverse, di altissimo livello, e grande affiatamento e dedizione. Nel polittico agostiniano Piero della Francesca ‘ha fatto scendere il cielo in terra’, il Poldi Pezzoli di Milano ripete, per una sola imperdibile volta, questo miracolo”.
Il Polittico Agostiniano di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli. Foto Marco Beck Peccoz
Il percorso di visita: un tuffo nel Rinascimento, tra storia, scienza ed emozioni
L’allestimento a cura di Italo Rota e di studio CRA-Carlo Ratti Associati è concepito come un viaggio emozionale nelle atmosfere dell’antica Chiesa degli Agostiniani di Borgo Sansepolcro, complice la suggestiva illuminazione progettata ad hoc da Artemide. Due momenti distinti scandiscono il percorso curato da Machtelt Brüggen Israëls (Rijksmuseum e Università di Amsterdam) e Nathaniel Silver (Isabella Stewart Gardner Museum, Boston). Nella prima sala è possibile ammirare gli otto pannelli di Piero in tutta la loro bellezza e potenza evocativa, sia come singole opere d’arte, sia come parti di un insieme, come suggerito dalla loro disposizione nello spazio.
Visti da vicino, i dipinti svelano sapienti giochi di luce e mirabili dettagli: tessuti preziosi come il broccato d’oro di Sant’Agostino o la muscolata, la corazza bizantina di San Michele Arcangelo, dialogano con la semplicità del saio di San Nicola da Tolentino, austero e ruvido, instaurando uno stimolante gioco di rimandi con la collezione di arti decorative del museo milanese.
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: Sant'Agostino, 1454-69. Olio su tavola 134.5 x 59.5 cm. Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona. Foto Marco Beck Peccoz
“La mostra sul Polittico Agostiniano di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli è una di quelle davvero giuste e commoventi perché vede riunite, dopo secoli di dispersione, le sue opere nella loro coerenza originale, avvicinandosi a ciò che aveva concepito il grande ‘pittore di luce’ – afferma la curatrice Machtelt Brüggen Israëls - Inoltre, l’iniziativa della Fondazione Bracco di fare apposite indagini tecniche sul San Nicola da Tolentino ha fornito ai curatori e ai colleghi dei musei di Londra, New York e Washington, lo stimolo per realizzare ulteriori indagini tecniche, che ci hanno consentito di comprendere il mistero del soggetto del pannello mancante, nonché il modo rivoluzionario con cui Piero ha riutilizzato la struttura lignea preesistente su cui era costretto a dipingere”.
Nella seconda sala, una proiezione video ci permette di immaginare il Polittico così come lo dipinse Piero e illustra l’enigma della tavola centrale, andata dispersa già nel Seicento: un’occasione per conoscere meglio la straordinaria ricerca condotta sullo spazio dal pittore quattrocentesco, pioniere della tridimensionalità in pittura, e per apprendere i segreti emersi dalle analisi diagnostiche.
“Approcciarsi ai capolavori di Piero della Francesca vuol dire confrontarsi con alcuni tra i più importanti dipinti della storia dell’arte occidentale”, commentano Italo Rota e Carlo Ratti: “Abbiamo quindi immaginato un luogo capace di trasmettere l’atmosfera della Toscana rinascimentale per osservare questi capolavori con gli occhi di Piero della Francesca impegnato nell’atto della creazione. Le opere sono quindi al centro di un percorso emozionale in grado di valorizzarne l’unicità, permettendo al pubblico e agli studiosi di tutto il mondo una esperienza unica.”
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: San Giovanni Evangelista, 1454-69. Olio su tavola, 134.5 x 59.5 cm. The Frick Collection, New York. Foto Marco Beck Pecco
I segreti svelati dal Polittico
Indagini avanzate condotte con il sostegno della Fondazione Bracco hanno permesso di saperne di più sul metodo di lavoro di Piero della Francesca e sui materiali utilizzati, ma anche di sondare il mistero delle tavole mancanti del Polittico. Ora sappiamo, per esempio, che il soggetto complessivo dell’opera era con ogni probabilità un’Incoronazione, come rivelano lungo i bordi dei pannelli superstiti il lembo di un manto prezioso foderato di ermellino e i gradini in porfido, due inequivocabili attributi di regalità. Al centro dell’opera dunque, doveva esserci una Vergine inginocchiata ai piedi di Gesù per ricevere la corona, non dissimile da quelle che ancora oggi osserviamo nei dipinti di Filippo Lippi, con cui Piero collaborò.
Scandagliando le tavole con lo stereomicroscopio, inoltre, sono emersi dettagli coperti da strati di pittura posteriori. Come “le ali, rosa e blu, di due angeli che spandendosi dal centro vanno a sfiorare le figure di San Michele e San Giovanni Evangelista”, racconta la curatrice: “Sono state cancellate dopo lo smembramento del Polittico che fece del San Michele e del San Giovanni Evangelista dei pannelli indipendenti, nei quali quelle ali isolate non avrebbero avuto senso”.
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: San Nicola da Tolentino, 1454-69. Olio su tavola ,134.5 x 59.5 cm. Museo Poldi Pezzoli, Milano. Foto Marco Beck Peccoz
Dal contratto stipulato da Piero con gli Agostiniani, apprendiamo che l’artista fu costretto a realizzare la sua opera riciclando una vecchia pala medievale: gli ultimi esami svelano come il maestro riuscì, grazie a un sapiente trattamento del supporto, a ricavarne un capolavoro capace di conservarsi nel tempo.
Infine si è detto spesso che Piero, maestro della luce, si sia ispirato ai pittori fiamminghi. “Ristudiando i campioni prelevati in passato dai pannelli del Polittico”, conclude Machtelt Brüggen Israëls, “abbiamo scoperto l’uso quasi esclusivo di olio come legante e abbiamo visto che, appunto come i fiamminghi, egli applicava delle velature semitrasparenti in modo sottilissimo e ricercatissimo, che gli consentì fra l’altro di creare la prospettiva atmosferica del cielo e gli effetti del cristallo di rocca del pastorale di Sant’Agostino, delle pietre preziose luccicanti sulla lorica di San Michele”.
Le preziosissime tavole sono arrivate in Italia dalla Frick Collection (San Giovanni Evangelista, la Crocifissione, Santa Monica e San Leonardo), dal Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona (Sant’Agostino), dalla National Gallery di Londra (San Michele Arcangelo) e dalla National Gallery of Art di Washington (Santa Apollonia) per ricongiungersi al San Nicola da Tolentino conservato nelle collezioni del museo milanese. “Un’operazione culturale di livello internazionale che non è ‘solo’ una mostra - ha dichiarato Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli e ideatrice del progetto - ma è un lavoro di squadra interdisciplinare che come ogni ricerca scientifica richiede competenze diverse, di altissimo livello, e grande affiatamento e dedizione. Nel polittico agostiniano Piero della Francesca ‘ha fatto scendere il cielo in terra’, il Poldi Pezzoli di Milano ripete, per una sola imperdibile volta, questo miracolo”.
Il Polittico Agostiniano di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli. Foto Marco Beck Peccoz
Il percorso di visita: un tuffo nel Rinascimento, tra storia, scienza ed emozioni
L’allestimento a cura di Italo Rota e di studio CRA-Carlo Ratti Associati è concepito come un viaggio emozionale nelle atmosfere dell’antica Chiesa degli Agostiniani di Borgo Sansepolcro, complice la suggestiva illuminazione progettata ad hoc da Artemide. Due momenti distinti scandiscono il percorso curato da Machtelt Brüggen Israëls (Rijksmuseum e Università di Amsterdam) e Nathaniel Silver (Isabella Stewart Gardner Museum, Boston). Nella prima sala è possibile ammirare gli otto pannelli di Piero in tutta la loro bellezza e potenza evocativa, sia come singole opere d’arte, sia come parti di un insieme, come suggerito dalla loro disposizione nello spazio.
Visti da vicino, i dipinti svelano sapienti giochi di luce e mirabili dettagli: tessuti preziosi come il broccato d’oro di Sant’Agostino o la muscolata, la corazza bizantina di San Michele Arcangelo, dialogano con la semplicità del saio di San Nicola da Tolentino, austero e ruvido, instaurando uno stimolante gioco di rimandi con la collezione di arti decorative del museo milanese.
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: Sant'Agostino, 1454-69. Olio su tavola 134.5 x 59.5 cm. Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona. Foto Marco Beck Peccoz
“La mostra sul Polittico Agostiniano di Piero della Francesca al Museo Poldi Pezzoli è una di quelle davvero giuste e commoventi perché vede riunite, dopo secoli di dispersione, le sue opere nella loro coerenza originale, avvicinandosi a ciò che aveva concepito il grande ‘pittore di luce’ – afferma la curatrice Machtelt Brüggen Israëls - Inoltre, l’iniziativa della Fondazione Bracco di fare apposite indagini tecniche sul San Nicola da Tolentino ha fornito ai curatori e ai colleghi dei musei di Londra, New York e Washington, lo stimolo per realizzare ulteriori indagini tecniche, che ci hanno consentito di comprendere il mistero del soggetto del pannello mancante, nonché il modo rivoluzionario con cui Piero ha riutilizzato la struttura lignea preesistente su cui era costretto a dipingere”.
Nella seconda sala, una proiezione video ci permette di immaginare il Polittico così come lo dipinse Piero e illustra l’enigma della tavola centrale, andata dispersa già nel Seicento: un’occasione per conoscere meglio la straordinaria ricerca condotta sullo spazio dal pittore quattrocentesco, pioniere della tridimensionalità in pittura, e per apprendere i segreti emersi dalle analisi diagnostiche.
“Approcciarsi ai capolavori di Piero della Francesca vuol dire confrontarsi con alcuni tra i più importanti dipinti della storia dell’arte occidentale”, commentano Italo Rota e Carlo Ratti: “Abbiamo quindi immaginato un luogo capace di trasmettere l’atmosfera della Toscana rinascimentale per osservare questi capolavori con gli occhi di Piero della Francesca impegnato nell’atto della creazione. Le opere sono quindi al centro di un percorso emozionale in grado di valorizzarne l’unicità, permettendo al pubblico e agli studiosi di tutto il mondo una esperienza unica.”
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: San Giovanni Evangelista, 1454-69. Olio su tavola, 134.5 x 59.5 cm. The Frick Collection, New York. Foto Marco Beck Pecco
I segreti svelati dal Polittico
Indagini avanzate condotte con il sostegno della Fondazione Bracco hanno permesso di saperne di più sul metodo di lavoro di Piero della Francesca e sui materiali utilizzati, ma anche di sondare il mistero delle tavole mancanti del Polittico. Ora sappiamo, per esempio, che il soggetto complessivo dell’opera era con ogni probabilità un’Incoronazione, come rivelano lungo i bordi dei pannelli superstiti il lembo di un manto prezioso foderato di ermellino e i gradini in porfido, due inequivocabili attributi di regalità. Al centro dell’opera dunque, doveva esserci una Vergine inginocchiata ai piedi di Gesù per ricevere la corona, non dissimile da quelle che ancora oggi osserviamo nei dipinti di Filippo Lippi, con cui Piero collaborò.
Scandagliando le tavole con lo stereomicroscopio, inoltre, sono emersi dettagli coperti da strati di pittura posteriori. Come “le ali, rosa e blu, di due angeli che spandendosi dal centro vanno a sfiorare le figure di San Michele e San Giovanni Evangelista”, racconta la curatrice: “Sono state cancellate dopo lo smembramento del Polittico che fece del San Michele e del San Giovanni Evangelista dei pannelli indipendenti, nei quali quelle ali isolate non avrebbero avuto senso”.
Piero della Francesca, Polittico Agostiniano: San Nicola da Tolentino, 1454-69. Olio su tavola ,134.5 x 59.5 cm. Museo Poldi Pezzoli, Milano. Foto Marco Beck Peccoz
Dal contratto stipulato da Piero con gli Agostiniani, apprendiamo che l’artista fu costretto a realizzare la sua opera riciclando una vecchia pala medievale: gli ultimi esami svelano come il maestro riuscì, grazie a un sapiente trattamento del supporto, a ricavarne un capolavoro capace di conservarsi nel tempo.
Infine si è detto spesso che Piero, maestro della luce, si sia ispirato ai pittori fiamminghi. “Ristudiando i campioni prelevati in passato dai pannelli del Polittico”, conclude Machtelt Brüggen Israëls, “abbiamo scoperto l’uso quasi esclusivo di olio come legante e abbiamo visto che, appunto come i fiamminghi, egli applicava delle velature semitrasparenti in modo sottilissimo e ricercatissimo, che gli consentì fra l’altro di creare la prospettiva atmosferica del cielo e gli effetti del cristallo di rocca del pastorale di Sant’Agostino, delle pietre preziose luccicanti sulla lorica di San Michele”.
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