Milk: James Franco ama Sean Penn
23/01/2009
Grazie al nuovo film di Gus Van Sant, da adesso in poi chiunque si ricorderà di Harvey Milk, consigliere comunale di San Francisco negli anni ‘70, il primo uomo politico dichiaratamente gay. Il suo sorriso e la sua forza di combattere contro ogni discriminazione furono spezzati il 27 novembre 1978, quando una pallottola – esplosa dal suo collega Dan White (sullo schermo Josh Brolin) – mise fine alla sua vita. Tutto questo è “Milk”, il primo biopic che evita qualsiasi convenzione standard hollywoodiana per rendere davvero omaggio all’uomo che molti non ricordano più.
Ne abbiamo parlato con James Franco che nel film interpreta Scott Smith, il vero grande amore di Harvey Milk (interpretato da un magnifico Sean Penn).
Com’è andata quest’esperienza con Gus Van Sant?
Gus è sempre stato tra i miei registi preferiti, prima che cominciassi a recitare vedevo sempre i suoi film: “Drugstore Cowboy” e “Belli e dannati”. Quando finalmente ho avuto la chance di lavorare con lui, non mi ha affatto deluso. È stato grande come avrei sperato che fosse. Il suo è un approccio rilassato verso il lavoro. In questo mi ricorda molto Altman: come lui, infatti, ha un talento nel mettere insieme tante persone e nel saper scegliere il giusto cast. (Franco ha interpretato per Altman “The Company” nel 2000). E soprattutto permette a tutti questi personaggi di dare un grosso contributo. Non ha un atteggiamento da tiranno, il suo è un prodotto corale e quindi incita tutti a tirare fuori il meglio.
Quindi quando le hanno proposto questo biopic, sapeva che non sarebbe stato come tutti quelli precedentemente realizzati…
Beh, diciamo che naturalmente lo speravo. Ho inseguito io questo progetto quando ho sentito dire che Van Sant lo avrebbe fatto. All’epoca non sapevo chi fosse Harvey Milk, ma la cosa ancora più strana è che io sono cresciuto a Palo Alto, non troppo lontano da San Francisco, ma non ne avevo mai sentito parlare. Quando ho letto la storia, ho scoperto che era incredibile e che era giusto fare conoscere questo personaggio. Quando senti che Van Sant farà una storia così straordinaria, con Sean Penn… non c’è poi tanta incertezza!
Ci parli invece del rapporto che si è creato sul set con Sean Penn. Era intimidito da lui?
Assolutamente no. Lavorare con Sean Penn è stato davvero meraviglioso. Lo conoscevo già da cinque anni e sapevo che è uno che aiuta gli attori più giovani: dopotutto, è uno che vive sul set da vent’anni e quindi incoraggia molto i nuovi arrivati. C’era fiducia tra di noi e non ero per niente intimidito. Sì, abbiamo girato scene d’amore insieme, ed era la prima volta per entrambi… non ne abbiamo parlato prima, non ci siamo preparati. Siamo arrivati sul set e abbiamo girato la scena.
Che tipo di ricerche ha svolto per entrare nei panni di Scott Smith?
Ho fatto molte ricerche, ma la maggior parte dei documentari sono dedicati soprattutto ad Harvey Milk. C’è molto poco su Scott Smith, non abbastanza per costruire un personaggio. Lui è scomparso nel 1995, quindi sono andato a parlare coi suoi amici. Lui era il vero compagno di Harvey ed è sempre stato presente nei momenti più importanti della sua vita: quando ha fatto outing, quando si sono trasferiti a San Francisco e quando ha deciso di candidarsi. Credeva molto in Harvey, nella persona e nei suoi ideali.
Ad oggi il suo ruolo più celebre è quello di Harry Osborne nella serie “Spider-Man”. Ci parli delle differenze tra due autori: Sam Raimi che è più una macchina da guerra hollywoodiana e Gus Van Sant che è soprattutto un auteur...
Ovviamente “Spider-Man” e “Milk” sono due cose completamente diverse. Ma dovete sapere che anche Sam Raimi ha un atteggiamento particolare. È stato il primo a portare i film fumettistici coi piedi per terra. Prima erano solo un concentrato action e effetti speciali. Ovviamente sul set di Sam lavoravo soprattutto con il greenscreen (gli sfondi verdi per integrare gli effetti speciali nella scena). In “Milk”, invece, recitavo con gli attori… con i migliori attori sulla piazza. E poi, anche se era un film serio ed importante, c’era un energia piacevole sul set. Il tutto grazie a Gus che incoraggia sempre la tua creatività e l’improvvisazione.
Vi ricordiamo che "Milk" arriverà nelle sale da oggi, 23 gennaio, distribuito dalla Bim.
Per saperne di più sul film (appena nominato a otto Oscar):
Leggete l'intervista al regista Gus Van Sant
Gurdate il trailer o la galleria delle immagini su Film.it
Ne abbiamo parlato con James Franco che nel film interpreta Scott Smith, il vero grande amore di Harvey Milk (interpretato da un magnifico Sean Penn).
Com’è andata quest’esperienza con Gus Van Sant?
Gus è sempre stato tra i miei registi preferiti, prima che cominciassi a recitare vedevo sempre i suoi film: “Drugstore Cowboy” e “Belli e dannati”. Quando finalmente ho avuto la chance di lavorare con lui, non mi ha affatto deluso. È stato grande come avrei sperato che fosse. Il suo è un approccio rilassato verso il lavoro. In questo mi ricorda molto Altman: come lui, infatti, ha un talento nel mettere insieme tante persone e nel saper scegliere il giusto cast. (Franco ha interpretato per Altman “The Company” nel 2000). E soprattutto permette a tutti questi personaggi di dare un grosso contributo. Non ha un atteggiamento da tiranno, il suo è un prodotto corale e quindi incita tutti a tirare fuori il meglio.
Quindi quando le hanno proposto questo biopic, sapeva che non sarebbe stato come tutti quelli precedentemente realizzati…
Beh, diciamo che naturalmente lo speravo. Ho inseguito io questo progetto quando ho sentito dire che Van Sant lo avrebbe fatto. All’epoca non sapevo chi fosse Harvey Milk, ma la cosa ancora più strana è che io sono cresciuto a Palo Alto, non troppo lontano da San Francisco, ma non ne avevo mai sentito parlare. Quando ho letto la storia, ho scoperto che era incredibile e che era giusto fare conoscere questo personaggio. Quando senti che Van Sant farà una storia così straordinaria, con Sean Penn… non c’è poi tanta incertezza!
Ci parli invece del rapporto che si è creato sul set con Sean Penn. Era intimidito da lui?
Assolutamente no. Lavorare con Sean Penn è stato davvero meraviglioso. Lo conoscevo già da cinque anni e sapevo che è uno che aiuta gli attori più giovani: dopotutto, è uno che vive sul set da vent’anni e quindi incoraggia molto i nuovi arrivati. C’era fiducia tra di noi e non ero per niente intimidito. Sì, abbiamo girato scene d’amore insieme, ed era la prima volta per entrambi… non ne abbiamo parlato prima, non ci siamo preparati. Siamo arrivati sul set e abbiamo girato la scena.
Che tipo di ricerche ha svolto per entrare nei panni di Scott Smith?
Ho fatto molte ricerche, ma la maggior parte dei documentari sono dedicati soprattutto ad Harvey Milk. C’è molto poco su Scott Smith, non abbastanza per costruire un personaggio. Lui è scomparso nel 1995, quindi sono andato a parlare coi suoi amici. Lui era il vero compagno di Harvey ed è sempre stato presente nei momenti più importanti della sua vita: quando ha fatto outing, quando si sono trasferiti a San Francisco e quando ha deciso di candidarsi. Credeva molto in Harvey, nella persona e nei suoi ideali.
Ad oggi il suo ruolo più celebre è quello di Harry Osborne nella serie “Spider-Man”. Ci parli delle differenze tra due autori: Sam Raimi che è più una macchina da guerra hollywoodiana e Gus Van Sant che è soprattutto un auteur...
Ovviamente “Spider-Man” e “Milk” sono due cose completamente diverse. Ma dovete sapere che anche Sam Raimi ha un atteggiamento particolare. È stato il primo a portare i film fumettistici coi piedi per terra. Prima erano solo un concentrato action e effetti speciali. Ovviamente sul set di Sam lavoravo soprattutto con il greenscreen (gli sfondi verdi per integrare gli effetti speciali nella scena). In “Milk”, invece, recitavo con gli attori… con i migliori attori sulla piazza. E poi, anche se era un film serio ed importante, c’era un energia piacevole sul set. Il tutto grazie a Gus che incoraggia sempre la tua creatività e l’improvvisazione.
Vi ricordiamo che "Milk" arriverà nelle sale da oggi, 23 gennaio, distribuito dalla Bim.
Per saperne di più sul film (appena nominato a otto Oscar):
Leggete l'intervista al regista Gus Van Sant
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