Chambres
Dal 15 Settembre 2023 al 30 Marzo 2023
Firenze
Luogo: mH Florence Hotel Firenze
Indirizzo: Via Luigi Alamanni 37
Curatori: Pantani-Surace e Paolo Parisi
Telefono per informazioni: +39 055 0883331
E-Mail info: irenevezzosi@mhflorencehotel.com
Sito ufficiale: http://www.mhflorencehotel.com
Apre a Firenze, venerdì 15 settembre 2023 alle ore 18, un nuovo spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea. Con la mostra Chambres, l’hotel mH Florence & Spa, situato nel pieno centro della città, accoglie nei suoi vari ambienti, interni ed esterni, compreso il lounge appena realizzato, le opere – scultura, pittura, performance, fotografia, video, installazione – di Anna Dormio, Lori Lako, Matteo Coluccia, Ma× Mondini, Mohsen Baghernejad Moghanjooghi e Stefano Giuri.
Chambres nasce dalla volontà di Irene Vezzosi, direttrice dell’hotel mH Florence & Spa e si propone di creare un’occasione espositiva per artiste e artisti, e× allievi delle Accademie di Belle Arti italiane, che hanno terminato il loro percorso di formazione e che stanno già distinguendosi internazionalmente per la qualità della loro ricerca. È un progetto a cura degli artisti (e docenti) Pantani-Surace e Paolo Parisi, che si rinnoverà di anno in anno con lavori e protagonisti diversi.
“Firenze è un luogo deputato da sempre all’arte e alla cultura” racconta Irene Vezzosi. “Il nostro desiderio, con questo progetto, è quello di creare un continuum fra l’atmosfera che il turista vive, visitando la città, e quella che respira rientrando in hotel. L’incontro con gli artisti Pantani-Surace e Paolo Parisi ne ha reso possibile la realizzazione. L’idea è stata dettata dalla volontà di creare uno spazio dedicato alla bellezza e all’espressione di idee, destinato all’esposizione di artisti e artiste emergenti; uno spazio dove la sobrietà dei nostri ambienti si coniugasse alla creatività dell’arte. Le opere scelte raccontano una realtà in continua evoluzione, rispecchiando proprio le tendenze artistiche dei giovani. L’ambizione è quella di rendere l’hotel un luogo di eventi artistici e mondani aperto sia alla città che al turista di passaggio.”
“L’hotel – come sottolineano i curatori – non è uno dei luoghi nei quali ci si reca appositamente per cercare l’arte, come i musei o le gallerie private, ma che si frequentano per necessità o per svago. Memori delle esperienze in questa direzione, accadute nello specifico campo dell’arte tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, crediamo che oggi a maggior ragione, in un contesto socio economico che per molti versi ha dimostrato i suoi limiti e che ci obbliga a riflettere su nuove modalità, di relazione tra noi e di esistenza dell’arte, l’incontro tra questo sguardo innocente e le opere d’arte delle nuove generazioni possa essere di nutrimento reciproco, praticando modalità di allargamento inclusivo del campo d’azione/condivisione dei linguaggi dell’arte. Il progetto si propone in futuro di indagare anche i territori più prossimi alla formazione, mischiando percorsi e curricula dei partecipanti.”
Le opere delle artiste e artisti coinvolti lasceranno il loro segno all’interno dell’hotel, uno spazio, come già sottolineato, aperto, crocevia di ospiti di passaggio, provenienti da diverse parti del mondo, che si fermano in una finestra di tempo e poi se ne rivanno, uno spazio in continua trasformazione che cambia a seconda di chi lo abita in quel momento. E proprio in quest’ottica, Chambres si potrà visitare h24. Saranno tracce che andranno a integrarsi e a interagire con gli ambienti e con chi li attraversa. I lavori, realizzati appositamente per Chambres, riflettono questa condizione di movimento, di identità differenti, di situazioni quotidiane fatte di gesti, di casualità, di esperienze sociali e di costume, tutti elementi che vivono costantemente in una realtà come quella di un hotel.
Il primo dei segni di Chambres, visibile dall’esterno, sulla vetrata di mH Florence & Spa, è quello di Ma× Mondini, Entogramma#1 (Filippo) (2023). Un lavoro che nasce da un immaginario ibrido, al confine tra figurazione e astrazione. L’artista esplora un bacino di fonti estremamente ampio, riutilizza in modo sistematico immagini già esistenti, attinge dalla società in cui viviamo e la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio. L’installazione, concepita ad hoc, fa dialogare l’elemento posizionato sulla vetrata con un altro in alluminio collocato all’interno, così come anche con gli ospiti dell’albergo e le altre opere in mostra.
Poems until the Sheets Get Changed [Poesie fino a che le lenzuola non vengano cambiate] (2023), è il ciclo di opere concepite da Lori Lako che traggono ispirazione dalla poesia di Erica Jong Hotel Rooms. Si tratta di mise en scene realizzate all’interno delle camere di mH Florence & Spa, nell’intervallo di tempo tra il check-out del cliente della notte precedente e il check-in del successivo. Le camere sono luoghi di privacy temporanea con un continuo avvicendamento di attori, che l’artista mette in luce attraverso questi scatti inediti che saranno esposti nei pianerottoli di accesso ai quattro piani dell’albergo.
Attraverso la tecnica che caratterizza la sua pratica, rivestire con cemento e solfato di rame dei tondini di ferro, materiali tipici dell’architettura, Mohsen Baghernejad Moghanjooghi crea delle sculture che si comportano come piante: se bagnate, diventano verdi. In questo contesto, pone in relazione due opere diverse: una scultura, Io e i miei fratelli(2021), e un’istallazione composta da una fotografia e una scultura in dialogo tra loro, Lilly si chiamava! (2022) che ci introducono a un’esperienza umana/non umana degli spazi abitativi dell’hotel.
Anna Dormio presenta due serie di lavori: Boom Boom papà (2020) e Shooting Sky (2017/ongoing). Il padre dell’artista ha un’armeria e il titolo della prima serie rievoca un’espressione della sua infanzia. Le armi, sottratte qui alla loro funzione, assumono una presenza ludica e “affettiva”, in grado di suscitare il ricordo del padre pur all’interno di un contesto straniante. Allo stesso tempo, affronta, con leggerezza, il tema della crescente diffusione delle armi e della militarizzazione della società occidentale. La seconda serie, composta da 16 polaroid, rimanda sia allo shooting fotografico che al verbo inglese to shoot = sparare. Il cielo, astratto, impalpabile, immateriale, viene “sparato” con il “click” della macchina fotografica istantanea, ottenendo un risultato bidimensionale: una fotografia di cielo, nella sua visione diurna e notturna, a mappare un’ipotetica varietà temporale, costretto tra quattro margini. La pelle di questo simulacro del cielo viene poi perforata dalla brutalità di un colpo di pistola.
Nelle opere pittoriche di Matteo Coluccia, scelte per Chambres, della serie Good Morning, George (2021/2022), si racconta la storia di George, un uomo che si sveglia al mattino, forse dopo un lungo sonno. Il nome non ha un significato particolare, e, come ci dice l’artista: suona bene col resto del titolo. Troviamo un cane spezzato che fa da guardia e da i numeri, il sette, forse, vorrà dire qualcosa. Un Golgota riemerge dall’erba mentre fuori dal proprio giardino fiorito divampa un incendio. Tutto è ormai annerito e appare in penombra, delle erbacce però trovano ancora la forza di fiorire. Immagini apparentemente piacevoli a livello estetico, anche ironiche, che affondano però le radici in una materia oscura e che inducono a una riflessione sulla condizione esistenziale.
Stefano Giuri si relaziona con lo spazio pubblico e con quello più privato, lavora sulla memoria collettiva e su quella individuale, affrontando problematiche sociali attuali legate ai luoghi in cui opera. Per Chambres, ha realizzato una scultura che sarà collocata di volta in volta in stanze differenti e che attiverà un dialogo con gli abitanti temporanei – i clienti dell’hotel – che saranno messi di fronte ad un bivio al momento del check-out: acquistare l’opera, prodotta in serie illimitata, o decretarne la sua distruzione. I resti dell’eventuale distruzione saranno accuratamente custoditi e messi in mostra, costituendo così una nuova scultura frutto di questa relazione tra l’opera e gli ospiti dell’albergo.
Anna Dormio (Monopoli, 1994). La ricerca di Anna Dormio è rivolta alla manipolazione delle superfici e delle identità di oggetti e corpi. Attraverso la commistione di varie tecniche artistiche, Dormio compie prelievi/appropriazioni di frammenti, scarti, brevi testi, appunti dimenticati o perduti, antiche fotografie, su cui apporta interventi pittorici o da cui derivano lente e continue accumulazioni, in grado di riconfigurare la loro identità e rigenerarne il senso. Un’azione affettiva e semantica con cui rielabora piccoli eventi originati dalla casualità, dalla perdita o dall’abbandono.
Si è laureata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, città in cui ha fondato il collettivo artistico e project space Kunstschau. Attualmente vive e lavora a Milano ove è entrata a far parte del team di Spazio Bidet.
Presente in varie esposizioni in spazi pubblici e privati (tra cui il Museo Novecento di Firenze, Casa Morra a Napoli e il Museo Storico di Lecce), nel marzo 2023 si è inaugurata la mostra S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo bi-personale a cura di Supergiovane presso Gate 44, Milano. Al 2022 si riconducono le collettive The Jolly House, Villa Verlicchi, Lavezzola RA; Transuente_Spazio in transizione all’interno dell’e× Ricovero Sgobba, Noci BA; Estremi Elastici presso Officina Giovani, Prato PO a cura di Estuario Project Space. Nel 2021 si è inaugurata la sua mostra personale Continuum presso Spazio MICROBA BA ed è stata impegnata nella breve residenza d’artista presso il TE× E×Fadda di San Vito dei Normanni (BR), in quanto vincitrice del bando per artisti pugliesi under 35 a cura di Christian Caliandro. Al termine del 2021 si è trasferita a Milano, dove è stata selezionata per un corso di formazione presso Pirelli HangarBicocca, in collaborazione con il duo The Cool Couple.
Fra le residenze d’artista si citano La Meraviglia (2019/20) a cura di Sergio Risaliti presso Manifattura Tabacchi, Firenze; Sapere i luoghi (2019) residenza in collaborazione tra Fondazione Morra e Fondazione Lac O Le Mon di San Cesario di Lecce, conclusasi con la mostra In sei atti, a cura di Cesare Pietroiusti. Vincitrice nel 2021 della III ed. del concorso fotografico L’assenza, a cura di Parti Solutions NA; nel 2015 ha ottenuto il 1° premio nel Concorso di Arte Contemporanea Cibo per la Mente, indetto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dall’Accademia Albertina.
Lori Lako (Pogradec, Albania, 1991). Vive e lavora a Firenze. Ha studiato Arti visivi e Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Akademie der Bildenden Künste, Monaco di Baviera. Nel 2020 ha vinto con l’installazione Suspense, l’Ardhje Award, per giovani artisti, organizzato da Zeta Gallery, Tirana.
La sua pratica artistica riflette sulla condizione della postmodernità in un mondo in rapido movimento, tra una moltitudine di immagini e informazioni che ostacolano la memoria storica e la ricerca dell’identità personale, su un mondo dominato da contorni geopolitici, interferenze tecnologiche e sul modo in cui questi aspetti modificano le nostre esperienze personali e intime. Uno degli elementi importanti del suo lavoro artistico è l’indagine della mediazione contemporanea di Internet e dei dispositivi digitali, sia in eventi storici che personali. Per questo motivo, nelle sue opere sostituisce spesso la creazione di nuove immagini con la decostruzione e la stratificazione di quelle preesistenti.
Tra le mostre e i progetti a cui ha partecipato, ricordiamo: Summer Love, Welcome home, curata da Serena Becagli, ME Vannucci art gallery, Pistoia (2023); Some call us Balkans, E×-Press Palace Rilindja, Prishtina (×K, 2023); Le forme dell’acqua, a cura di Vittoria Ciolini, DryPhoto Arte contemporanea, Prato (2022); The revolution of the city around its dream, curata da Stefano Romano, Remijon Pronja, Bulevard Art and Media Institute, Tirana (AL, 2022); SCUB Mealting imagination, a cura di Enrico Tommasini, DKC Incel, Banja Luka (BiH, 2022); Klosterwiesgasse 74 / Ich höre einen Vogel Klagen - I hear a bird lament, un progetto per Styria-Artist-in-Residence, (St.A.i.R) & association for contemporary art, Graz (AT, 2021); Make me coffee, make me a sandwich, curata da Natalija Vujosevic, Galeria 17, Prishtina (×K, 2021); Paesaggi Personali, a cura di Serena Becagli, ME Vannucci art allery, Pistoia (2021); Made in Italy, OFF Museo Novecento, Firenze, (2020); Still Life, Terzopiano Arte Contemporanea, Lucca (2019); And whatever I do will become forever what I have done, Museo Novecento, Firenze (2019); Schermo a schermo, rassegna sul film e sul video sperimentale in Italia e in Albania, Black bo×, Tirana (2018); The sea is far, though my tears are salty, Galeria e Arteve, Shkoder (2018); Polis BBQ, Arte fiera, Bologna (2018); Premio nazionale per l’arte contemporanea “Idromeno”, Galeria e Arteve, Shkodër (2017); Di queste luci si servirà la notte, Le Murate / Progetti Arte Contemporanea, Firenze (2017); TU 35 E×panded, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (2017); Downside-up, Tirana Art Lab, Tirana (2016); Era pacifica pare, Careof, Milano (2016).
Matteo Coluccia (Neviano, 1992). Vive e lavora a Firenze. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Artista visivo che utilizza media tradizionali (performance, scultura, pittura, disegno e stampa) in una versione ambigua, ridotta e meccanizzata, fintamente popolare. Replica, con eccesso o difetto, dinamiche esperienziali, sociali e di costume, sminuendo la centralità dell’individuo nella carica espressiva del presente.
Dal 2020 conduce assieme a Chiara Camellina, Luigi Presicce e Gabriele Tosi il progetto espositivo off-site Polka Puttana. Tra le sue mostre: Corpi sul palco, a cura di Andrea Contin, Teatro Nuovi Linguaggi, Milano 2022; Facciamo da me, Spaziolalepre, Tortotreto, 2022; Can we still feel something?, a cura di Eleonora Villa, Officine Brandimarte, Ascoli Piceno, 2022; Candies, a cura di Stefano Giuri e Gabriele Tosi, Toast Project Space, Firenze, 2021; Primo Vere, a cura di Sergio Risaliti, Galleria Il Ponte, Firenze, 2021; Piton de la Fournaise, Spazio Su, Lecce, 2020; Studiovisit rewind, a cura di Pietro Gaglianò e Serena Trinchero, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2019; La Cura, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2019; Fare un’immagine di tanto in tanto, a cura di Gabriele Tosi, Localedue, Bologna, 2018; This is the end, a cura di Elena Magini, Centro Pecci, Prato, 2017.
Ma× Mondini (Parma, 1990). Vive e lavora tra Civitella in Val di Chiana (AR) e Milano. Nel suo lavoro l’opera d’arte diviene un attivatore, una forma comunicativa che richiede un approccio visivo non legato in prima istanza a una giustificazione di pensiero. Come spiegato dallo stesso artista i suoi lavori “Sono solo forme, incapaci di esprimere qualsiasi cosa all’infuori di loro stesse. Lo scopo è quello di stimolare l’emotività e come conseguenza il pensiero, ma senza indirizzarlo.” L’opera è quindi il lessico fondamentale sul quale ancorare la ricerca artistica. Svuotata di ogni riferimento culturale esplicito essa diventa un oggetto in continua determinazione.
Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e l’Accademia di Firenze, il suo lavoro si divide tra l’attività artistica e la professione di Art Advisor presso gallerie, collezioni e musei italiani e stranieri. Nel 2015 diventa Office Manager dello Studio Alberto Garutti, riprendendo la sua attività espositiva nel 2017.
Ha partecipato a mostre e residenze in gallerie, spazi indipendenti e Musei, tra i quali ricordiamo: Palazzo Re Enzo (Bologna, 2011), Palazzo della Triennale (Milano, 2012), Effetti Venturi, Museo del Novecento (Milano, 2013), Palazzo Tresoldi (Bergamo, 2014), ma×ter, Museo Villa Croce (Genova, 2015), Fondazione Lanfranco Baldi (Pelago, 2019), Toast Project Space (Firenze, 2020), Centro per l’Arte Contemporanea Museo Luigi Pecci (Prato, 2020), La Portineria PAC (Firenze, 2020), L’Armonia, Manifattura Tabacchi (Firenze 2020/2021), Galleria Eduardo Secci (Firenze, 2021), in-Edita 2 (Forte Marghera, 2021), Biennale di Monza (Monza, 2021), Spazio Volta (Bergamo, 2022), Estuario Project (Prato 2022), Fondazione Pistoletto/ città dell’arte (Biella 2022), Il Crepaccio (Instagram 2022), Ibrido, Manifattura Tabacchi (Firenze 2022), In Habitat (Verona 2023), MA Project (Perugia 2023) . Ha vinto il premio come miglior artista emergente al Talent Prize (Roma, 2021) e la menzione speciale al Carapelli for Art (Firenze, 2020).
Mohsen Baghernejad Moghanjooghi (Tehran, 1988). Vive e lavora a Torino, dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti. Si è trasferito in Italia nel 2011, dopo aver lavorato per cinque anni nella sua città natale come assistente in uno studio di architettura. Successivamente ha iniziato a lavorare come designer tessile per uno studio di Como. Dal 2020 lavora come restauratore edile presso lo Studio Rava srl.
Ha partecipato a mostre personali e collettive, nonché a residenze artistiche in Italia. Tra le sue attività recenti: D’io Bio (una boccata d’arte), Santa Severina (KR), a cura di Vincenzo Costantino; Summer Love, Welcome home, ME Vannucci art gallery (PT, 2023); PerPIRUZ, Bastione association (TO, 2022); Dalle 5:00 alle 7:00, Raffaella De Chirico Arte Contemporanea (MI, 2021); Paesaggi Personali, ME Vannucci art gallery (PT, 2021); It’s Cause and Cure, ARS SPACE (TO, 2021).
Stefano Giuri (Neviano, 1991). Vive a Firenze. Racconti clandestini, oggetti e segni che vengono alla luce dal sapere di pochi sono gli elementi di rappresentazioni caustiche che chiamano in causa i riti, le celebrazioni e le forme caratteristiche del paesaggio figurativo occidentale. Artista molto attivo sulla scena anche come curatore, dirige la programmazione di Toast Project Space a Firenze.
Tra le sue ultime mostre: Affascinante a cura di Gioele Melandri, Palazzo Sforza Cotignola; SSStay!, Galleria del Toro, Bologna; Italia Zokugo, a cura di Gabriele Tosi, Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, 2021; Bad King, a cura di Gabriele Tosi, Galleria Frittelli, Firenze; Primo Vere, a cura di Sergio Risaliti, Galleria Il Ponte Firenze, 2021; Un Team Fantastico, Luccicanza, a cura di Gabriele Tosi e Filippo Tappi, localedue, Bologna, 2020; Sui rami di quel microcosmo risuonano motivi aerei, a cura di Giuseppe Arnesano, Giardino Project, Trepuzzi, 2020; Biennale di Monza, Villa Reale di Monza, 2019; Polyphonic spaces, a cura di Marco Petroni, Aradeo, Lecce, 2019; La cura, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2019; Studiovisit rewind, a cura di Pietro Gaglianò e Serena Trinchero, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2019; The stray statue parado×, a cura di Gabriele Tosi, Saci, Firenze, 2017; Fort/da risonanze e intermittenze del fotografico, a cura di Cristiana Collu e Saretto Cincinelli, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2017; The end of the new, Center in galerija 774 kapsula, Ljubljana 2017; This is the end, a cura di Elena Magini, Centro Luigi Pecci, Prato, 2017; Avviso di garanzia, Fuori Uso a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Simone Ciglia, 2016.
Dopo Ibrido, realizzato per gli spazi della Manifattura Tabacchi in occasione dell’Estate Fiorentina edizione 2022/23, Chambres è il secondo progetto espositivo ideato da Pantani-Surace e Paolo Parisi, e realizzato in veste di curatori.
Chambres nasce dalla volontà di Irene Vezzosi, direttrice dell’hotel mH Florence & Spa e si propone di creare un’occasione espositiva per artiste e artisti, e× allievi delle Accademie di Belle Arti italiane, che hanno terminato il loro percorso di formazione e che stanno già distinguendosi internazionalmente per la qualità della loro ricerca. È un progetto a cura degli artisti (e docenti) Pantani-Surace e Paolo Parisi, che si rinnoverà di anno in anno con lavori e protagonisti diversi.
“Firenze è un luogo deputato da sempre all’arte e alla cultura” racconta Irene Vezzosi. “Il nostro desiderio, con questo progetto, è quello di creare un continuum fra l’atmosfera che il turista vive, visitando la città, e quella che respira rientrando in hotel. L’incontro con gli artisti Pantani-Surace e Paolo Parisi ne ha reso possibile la realizzazione. L’idea è stata dettata dalla volontà di creare uno spazio dedicato alla bellezza e all’espressione di idee, destinato all’esposizione di artisti e artiste emergenti; uno spazio dove la sobrietà dei nostri ambienti si coniugasse alla creatività dell’arte. Le opere scelte raccontano una realtà in continua evoluzione, rispecchiando proprio le tendenze artistiche dei giovani. L’ambizione è quella di rendere l’hotel un luogo di eventi artistici e mondani aperto sia alla città che al turista di passaggio.”
“L’hotel – come sottolineano i curatori – non è uno dei luoghi nei quali ci si reca appositamente per cercare l’arte, come i musei o le gallerie private, ma che si frequentano per necessità o per svago. Memori delle esperienze in questa direzione, accadute nello specifico campo dell’arte tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, crediamo che oggi a maggior ragione, in un contesto socio economico che per molti versi ha dimostrato i suoi limiti e che ci obbliga a riflettere su nuove modalità, di relazione tra noi e di esistenza dell’arte, l’incontro tra questo sguardo innocente e le opere d’arte delle nuove generazioni possa essere di nutrimento reciproco, praticando modalità di allargamento inclusivo del campo d’azione/condivisione dei linguaggi dell’arte. Il progetto si propone in futuro di indagare anche i territori più prossimi alla formazione, mischiando percorsi e curricula dei partecipanti.”
Le opere delle artiste e artisti coinvolti lasceranno il loro segno all’interno dell’hotel, uno spazio, come già sottolineato, aperto, crocevia di ospiti di passaggio, provenienti da diverse parti del mondo, che si fermano in una finestra di tempo e poi se ne rivanno, uno spazio in continua trasformazione che cambia a seconda di chi lo abita in quel momento. E proprio in quest’ottica, Chambres si potrà visitare h24. Saranno tracce che andranno a integrarsi e a interagire con gli ambienti e con chi li attraversa. I lavori, realizzati appositamente per Chambres, riflettono questa condizione di movimento, di identità differenti, di situazioni quotidiane fatte di gesti, di casualità, di esperienze sociali e di costume, tutti elementi che vivono costantemente in una realtà come quella di un hotel.
Il primo dei segni di Chambres, visibile dall’esterno, sulla vetrata di mH Florence & Spa, è quello di Ma× Mondini, Entogramma#1 (Filippo) (2023). Un lavoro che nasce da un immaginario ibrido, al confine tra figurazione e astrazione. L’artista esplora un bacino di fonti estremamente ampio, riutilizza in modo sistematico immagini già esistenti, attinge dalla società in cui viviamo e la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio. L’installazione, concepita ad hoc, fa dialogare l’elemento posizionato sulla vetrata con un altro in alluminio collocato all’interno, così come anche con gli ospiti dell’albergo e le altre opere in mostra.
Poems until the Sheets Get Changed [Poesie fino a che le lenzuola non vengano cambiate] (2023), è il ciclo di opere concepite da Lori Lako che traggono ispirazione dalla poesia di Erica Jong Hotel Rooms. Si tratta di mise en scene realizzate all’interno delle camere di mH Florence & Spa, nell’intervallo di tempo tra il check-out del cliente della notte precedente e il check-in del successivo. Le camere sono luoghi di privacy temporanea con un continuo avvicendamento di attori, che l’artista mette in luce attraverso questi scatti inediti che saranno esposti nei pianerottoli di accesso ai quattro piani dell’albergo.
Attraverso la tecnica che caratterizza la sua pratica, rivestire con cemento e solfato di rame dei tondini di ferro, materiali tipici dell’architettura, Mohsen Baghernejad Moghanjooghi crea delle sculture che si comportano come piante: se bagnate, diventano verdi. In questo contesto, pone in relazione due opere diverse: una scultura, Io e i miei fratelli(2021), e un’istallazione composta da una fotografia e una scultura in dialogo tra loro, Lilly si chiamava! (2022) che ci introducono a un’esperienza umana/non umana degli spazi abitativi dell’hotel.
Anna Dormio presenta due serie di lavori: Boom Boom papà (2020) e Shooting Sky (2017/ongoing). Il padre dell’artista ha un’armeria e il titolo della prima serie rievoca un’espressione della sua infanzia. Le armi, sottratte qui alla loro funzione, assumono una presenza ludica e “affettiva”, in grado di suscitare il ricordo del padre pur all’interno di un contesto straniante. Allo stesso tempo, affronta, con leggerezza, il tema della crescente diffusione delle armi e della militarizzazione della società occidentale. La seconda serie, composta da 16 polaroid, rimanda sia allo shooting fotografico che al verbo inglese to shoot = sparare. Il cielo, astratto, impalpabile, immateriale, viene “sparato” con il “click” della macchina fotografica istantanea, ottenendo un risultato bidimensionale: una fotografia di cielo, nella sua visione diurna e notturna, a mappare un’ipotetica varietà temporale, costretto tra quattro margini. La pelle di questo simulacro del cielo viene poi perforata dalla brutalità di un colpo di pistola.
Nelle opere pittoriche di Matteo Coluccia, scelte per Chambres, della serie Good Morning, George (2021/2022), si racconta la storia di George, un uomo che si sveglia al mattino, forse dopo un lungo sonno. Il nome non ha un significato particolare, e, come ci dice l’artista: suona bene col resto del titolo. Troviamo un cane spezzato che fa da guardia e da i numeri, il sette, forse, vorrà dire qualcosa. Un Golgota riemerge dall’erba mentre fuori dal proprio giardino fiorito divampa un incendio. Tutto è ormai annerito e appare in penombra, delle erbacce però trovano ancora la forza di fiorire. Immagini apparentemente piacevoli a livello estetico, anche ironiche, che affondano però le radici in una materia oscura e che inducono a una riflessione sulla condizione esistenziale.
Stefano Giuri si relaziona con lo spazio pubblico e con quello più privato, lavora sulla memoria collettiva e su quella individuale, affrontando problematiche sociali attuali legate ai luoghi in cui opera. Per Chambres, ha realizzato una scultura che sarà collocata di volta in volta in stanze differenti e che attiverà un dialogo con gli abitanti temporanei – i clienti dell’hotel – che saranno messi di fronte ad un bivio al momento del check-out: acquistare l’opera, prodotta in serie illimitata, o decretarne la sua distruzione. I resti dell’eventuale distruzione saranno accuratamente custoditi e messi in mostra, costituendo così una nuova scultura frutto di questa relazione tra l’opera e gli ospiti dell’albergo.
Anna Dormio (Monopoli, 1994). La ricerca di Anna Dormio è rivolta alla manipolazione delle superfici e delle identità di oggetti e corpi. Attraverso la commistione di varie tecniche artistiche, Dormio compie prelievi/appropriazioni di frammenti, scarti, brevi testi, appunti dimenticati o perduti, antiche fotografie, su cui apporta interventi pittorici o da cui derivano lente e continue accumulazioni, in grado di riconfigurare la loro identità e rigenerarne il senso. Un’azione affettiva e semantica con cui rielabora piccoli eventi originati dalla casualità, dalla perdita o dall’abbandono.
Si è laureata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, città in cui ha fondato il collettivo artistico e project space Kunstschau. Attualmente vive e lavora a Milano ove è entrata a far parte del team di Spazio Bidet.
Presente in varie esposizioni in spazi pubblici e privati (tra cui il Museo Novecento di Firenze, Casa Morra a Napoli e il Museo Storico di Lecce), nel marzo 2023 si è inaugurata la mostra S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo bi-personale a cura di Supergiovane presso Gate 44, Milano. Al 2022 si riconducono le collettive The Jolly House, Villa Verlicchi, Lavezzola RA; Transuente_Spazio in transizione all’interno dell’e× Ricovero Sgobba, Noci BA; Estremi Elastici presso Officina Giovani, Prato PO a cura di Estuario Project Space. Nel 2021 si è inaugurata la sua mostra personale Continuum presso Spazio MICROBA BA ed è stata impegnata nella breve residenza d’artista presso il TE× E×Fadda di San Vito dei Normanni (BR), in quanto vincitrice del bando per artisti pugliesi under 35 a cura di Christian Caliandro. Al termine del 2021 si è trasferita a Milano, dove è stata selezionata per un corso di formazione presso Pirelli HangarBicocca, in collaborazione con il duo The Cool Couple.
Fra le residenze d’artista si citano La Meraviglia (2019/20) a cura di Sergio Risaliti presso Manifattura Tabacchi, Firenze; Sapere i luoghi (2019) residenza in collaborazione tra Fondazione Morra e Fondazione Lac O Le Mon di San Cesario di Lecce, conclusasi con la mostra In sei atti, a cura di Cesare Pietroiusti. Vincitrice nel 2021 della III ed. del concorso fotografico L’assenza, a cura di Parti Solutions NA; nel 2015 ha ottenuto il 1° premio nel Concorso di Arte Contemporanea Cibo per la Mente, indetto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dall’Accademia Albertina.
Lori Lako (Pogradec, Albania, 1991). Vive e lavora a Firenze. Ha studiato Arti visivi e Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e all’Akademie der Bildenden Künste, Monaco di Baviera. Nel 2020 ha vinto con l’installazione Suspense, l’Ardhje Award, per giovani artisti, organizzato da Zeta Gallery, Tirana.
La sua pratica artistica riflette sulla condizione della postmodernità in un mondo in rapido movimento, tra una moltitudine di immagini e informazioni che ostacolano la memoria storica e la ricerca dell’identità personale, su un mondo dominato da contorni geopolitici, interferenze tecnologiche e sul modo in cui questi aspetti modificano le nostre esperienze personali e intime. Uno degli elementi importanti del suo lavoro artistico è l’indagine della mediazione contemporanea di Internet e dei dispositivi digitali, sia in eventi storici che personali. Per questo motivo, nelle sue opere sostituisce spesso la creazione di nuove immagini con la decostruzione e la stratificazione di quelle preesistenti.
Tra le mostre e i progetti a cui ha partecipato, ricordiamo: Summer Love, Welcome home, curata da Serena Becagli, ME Vannucci art gallery, Pistoia (2023); Some call us Balkans, E×-Press Palace Rilindja, Prishtina (×K, 2023); Le forme dell’acqua, a cura di Vittoria Ciolini, DryPhoto Arte contemporanea, Prato (2022); The revolution of the city around its dream, curata da Stefano Romano, Remijon Pronja, Bulevard Art and Media Institute, Tirana (AL, 2022); SCUB Mealting imagination, a cura di Enrico Tommasini, DKC Incel, Banja Luka (BiH, 2022); Klosterwiesgasse 74 / Ich höre einen Vogel Klagen - I hear a bird lament, un progetto per Styria-Artist-in-Residence, (St.A.i.R) & association for contemporary art, Graz (AT, 2021); Make me coffee, make me a sandwich, curata da Natalija Vujosevic, Galeria 17, Prishtina (×K, 2021); Paesaggi Personali, a cura di Serena Becagli, ME Vannucci art allery, Pistoia (2021); Made in Italy, OFF Museo Novecento, Firenze, (2020); Still Life, Terzopiano Arte Contemporanea, Lucca (2019); And whatever I do will become forever what I have done, Museo Novecento, Firenze (2019); Schermo a schermo, rassegna sul film e sul video sperimentale in Italia e in Albania, Black bo×, Tirana (2018); The sea is far, though my tears are salty, Galeria e Arteve, Shkoder (2018); Polis BBQ, Arte fiera, Bologna (2018); Premio nazionale per l’arte contemporanea “Idromeno”, Galeria e Arteve, Shkodër (2017); Di queste luci si servirà la notte, Le Murate / Progetti Arte Contemporanea, Firenze (2017); TU 35 E×panded, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (2017); Downside-up, Tirana Art Lab, Tirana (2016); Era pacifica pare, Careof, Milano (2016).
Matteo Coluccia (Neviano, 1992). Vive e lavora a Firenze. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Artista visivo che utilizza media tradizionali (performance, scultura, pittura, disegno e stampa) in una versione ambigua, ridotta e meccanizzata, fintamente popolare. Replica, con eccesso o difetto, dinamiche esperienziali, sociali e di costume, sminuendo la centralità dell’individuo nella carica espressiva del presente.
Dal 2020 conduce assieme a Chiara Camellina, Luigi Presicce e Gabriele Tosi il progetto espositivo off-site Polka Puttana. Tra le sue mostre: Corpi sul palco, a cura di Andrea Contin, Teatro Nuovi Linguaggi, Milano 2022; Facciamo da me, Spaziolalepre, Tortotreto, 2022; Can we still feel something?, a cura di Eleonora Villa, Officine Brandimarte, Ascoli Piceno, 2022; Candies, a cura di Stefano Giuri e Gabriele Tosi, Toast Project Space, Firenze, 2021; Primo Vere, a cura di Sergio Risaliti, Galleria Il Ponte, Firenze, 2021; Piton de la Fournaise, Spazio Su, Lecce, 2020; Studiovisit rewind, a cura di Pietro Gaglianò e Serena Trinchero, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2019; La Cura, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2019; Fare un’immagine di tanto in tanto, a cura di Gabriele Tosi, Localedue, Bologna, 2018; This is the end, a cura di Elena Magini, Centro Pecci, Prato, 2017.
Ma× Mondini (Parma, 1990). Vive e lavora tra Civitella in Val di Chiana (AR) e Milano. Nel suo lavoro l’opera d’arte diviene un attivatore, una forma comunicativa che richiede un approccio visivo non legato in prima istanza a una giustificazione di pensiero. Come spiegato dallo stesso artista i suoi lavori “Sono solo forme, incapaci di esprimere qualsiasi cosa all’infuori di loro stesse. Lo scopo è quello di stimolare l’emotività e come conseguenza il pensiero, ma senza indirizzarlo.” L’opera è quindi il lessico fondamentale sul quale ancorare la ricerca artistica. Svuotata di ogni riferimento culturale esplicito essa diventa un oggetto in continua determinazione.
Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) e l’Accademia di Firenze, il suo lavoro si divide tra l’attività artistica e la professione di Art Advisor presso gallerie, collezioni e musei italiani e stranieri. Nel 2015 diventa Office Manager dello Studio Alberto Garutti, riprendendo la sua attività espositiva nel 2017.
Ha partecipato a mostre e residenze in gallerie, spazi indipendenti e Musei, tra i quali ricordiamo: Palazzo Re Enzo (Bologna, 2011), Palazzo della Triennale (Milano, 2012), Effetti Venturi, Museo del Novecento (Milano, 2013), Palazzo Tresoldi (Bergamo, 2014), ma×ter, Museo Villa Croce (Genova, 2015), Fondazione Lanfranco Baldi (Pelago, 2019), Toast Project Space (Firenze, 2020), Centro per l’Arte Contemporanea Museo Luigi Pecci (Prato, 2020), La Portineria PAC (Firenze, 2020), L’Armonia, Manifattura Tabacchi (Firenze 2020/2021), Galleria Eduardo Secci (Firenze, 2021), in-Edita 2 (Forte Marghera, 2021), Biennale di Monza (Monza, 2021), Spazio Volta (Bergamo, 2022), Estuario Project (Prato 2022), Fondazione Pistoletto/ città dell’arte (Biella 2022), Il Crepaccio (Instagram 2022), Ibrido, Manifattura Tabacchi (Firenze 2022), In Habitat (Verona 2023), MA Project (Perugia 2023) . Ha vinto il premio come miglior artista emergente al Talent Prize (Roma, 2021) e la menzione speciale al Carapelli for Art (Firenze, 2020).
Mohsen Baghernejad Moghanjooghi (Tehran, 1988). Vive e lavora a Torino, dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti. Si è trasferito in Italia nel 2011, dopo aver lavorato per cinque anni nella sua città natale come assistente in uno studio di architettura. Successivamente ha iniziato a lavorare come designer tessile per uno studio di Como. Dal 2020 lavora come restauratore edile presso lo Studio Rava srl.
Ha partecipato a mostre personali e collettive, nonché a residenze artistiche in Italia. Tra le sue attività recenti: D’io Bio (una boccata d’arte), Santa Severina (KR), a cura di Vincenzo Costantino; Summer Love, Welcome home, ME Vannucci art gallery (PT, 2023); PerPIRUZ, Bastione association (TO, 2022); Dalle 5:00 alle 7:00, Raffaella De Chirico Arte Contemporanea (MI, 2021); Paesaggi Personali, ME Vannucci art gallery (PT, 2021); It’s Cause and Cure, ARS SPACE (TO, 2021).
Stefano Giuri (Neviano, 1991). Vive a Firenze. Racconti clandestini, oggetti e segni che vengono alla luce dal sapere di pochi sono gli elementi di rappresentazioni caustiche che chiamano in causa i riti, le celebrazioni e le forme caratteristiche del paesaggio figurativo occidentale. Artista molto attivo sulla scena anche come curatore, dirige la programmazione di Toast Project Space a Firenze.
Tra le sue ultime mostre: Affascinante a cura di Gioele Melandri, Palazzo Sforza Cotignola; SSStay!, Galleria del Toro, Bologna; Italia Zokugo, a cura di Gabriele Tosi, Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, 2021; Bad King, a cura di Gabriele Tosi, Galleria Frittelli, Firenze; Primo Vere, a cura di Sergio Risaliti, Galleria Il Ponte Firenze, 2021; Un Team Fantastico, Luccicanza, a cura di Gabriele Tosi e Filippo Tappi, localedue, Bologna, 2020; Sui rami di quel microcosmo risuonano motivi aerei, a cura di Giuseppe Arnesano, Giardino Project, Trepuzzi, 2020; Biennale di Monza, Villa Reale di Monza, 2019; Polyphonic spaces, a cura di Marco Petroni, Aradeo, Lecce, 2019; La cura, a cura di Sergio Risaliti, Manifattura Tabacchi, Firenze, 2019; Studiovisit rewind, a cura di Pietro Gaglianò e Serena Trinchero, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2019; The stray statue parado×, a cura di Gabriele Tosi, Saci, Firenze, 2017; Fort/da risonanze e intermittenze del fotografico, a cura di Cristiana Collu e Saretto Cincinelli, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2017; The end of the new, Center in galerija 774 kapsula, Ljubljana 2017; This is the end, a cura di Elena Magini, Centro Luigi Pecci, Prato, 2017; Avviso di garanzia, Fuori Uso a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Simone Ciglia, 2016.
Dopo Ibrido, realizzato per gli spazi della Manifattura Tabacchi in occasione dell’Estate Fiorentina edizione 2022/23, Chambres è il secondo progetto espositivo ideato da Pantani-Surace e Paolo Parisi, e realizzato in veste di curatori.
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