Al Vittoriano dal 16 novembre 2017 al 18 febbraio 2018
Viaggio nella fotografia: 100 anni di Leica in mostra a Roma
Christer Strömholm, Nana, Place Blanche Paris, 1961, Particolare, I grandi maestri. 100 Anni di fotografia Leica | © Christer Strömholm
Francesca Grego
15/11/2017
Roma - Quando nei primi anni Venti l’azienda tedesca Leitz commissionò una perizia sulla commerciabilità della neonata macchina fotografica Leica, il responso fu perentorio: si trattava di un prodotto senza speranza. In meno di un decennio quel “gioiellino” compatto e discreto – come fu definito alla Fiera della Primavera di Lipsia del 1925 - sarebbe diventato il motore di una rivoluzione epocale.
La lunga marcia della Leica è al centro di un imponente progetto espositivo appena inaugurato al Vittoriano: quasi 400 scatti d’autore ripercorrono un secolo di storia, intrecciando le evoluzioni della tecnica, le trasformazioni della società e la cultura dell’immagine.
Perché la prima macchina compatta con pellicola cinematografica 35mm progettata da Oskar Barnack era destinata a cambiare non solo il modo di fotografare, ma anche la percezione della realtà e gli stili di vita quotidiani.
Il mondo con e senza Leica
“Dopo la Leica niente è stato più come prima”, ha affermato senza mezzi termini il fotografo e saggista statunitense Leo Rubinfien.
Piccola, maneggevole e sempre pronta a far fuoco, la Leica ha aperto spazi in precedenza inconcepibili per una fotografia dinamica, capace di catturare la vita in movimento. Prima del suo avvento il momento dello scatto era sempre preceduto dalla messa in posa e l’idea stessa di un risultato autenticamente spontaneo era fuori questione.
Senza la Leica non sarebbero esistite immagini che oggi sono pietre miliari del fotogiornalismo e icone della memoria collettiva.
Nei meandri del Vittoriano, ecco Il miliziano di Robert Capa, ritratto fortunosamente nell’istante esatto della morte grazie a una serie di scatti in sequenza, la bambina in fuga di Nick Út, diventata simbolo delle atrocità del Vietnam, il Guerrillero Eroico di Alberto Korda, in assoluto la più celebre immagine di Che Guevara, la Stazione di Leningrado immortalata clandestinamente da Barbara Klemm, che solo con a una macchina di scarso ingombro e apparentemente “poco professionale” poté sfuggire alla sorveglianza della polizia comunista, coprendo il rumore dello scatto con un colpo di tosse.
Spesso vissuta come protesi del corpo del suo proprietario, la Leica ha trasformato il fotografo da osservatore distaccato a parte sensibile dell’azione, anche a causa della ridotta distanza focale: “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino”, era solito ripetere Robert Capa.
Senza l’invenzione di Oskar Barnack probabilmente non avremmo avuto il reportage moderno, così dinamico da avvicinarsi alla forma narrativa del cinema, il fotogiornalismo di Magnum, la street photography, ma nemmeno le sperimentazioni d’avanguardia alla Moholy Nagy, le creazioni costruttiviste di Rodchenko e la poesia in bianco e nero di Cartier-Bresson, che per la pellicola appese al chiodo pennelli e tavolozza, rivendicando per primo il valore artistico del lavoro fotografico.
Dai gioielli della tecnica alle icone della storia: il percorso espositivo
Dai primi scatti dell’inventore Oskar Barnack alla rivoluzione del digitale, I Grandi Maestri. 100 anni di Fotografia Leica è un viaggio nel tempo attraverso centinaia di stampe originali di celebri fotografi, storici esemplari di macchine fotografiche, riviste e manifesti pubblicitari d’epoca nonché rari documenti tratti dagli archivi dell’azienda tedesca.
Sedici sezioni per seguire le evoluzioni di una macchina leggendaria, oggetto di desideri e feticismi, in parallelo con il cammino della storia e i cambiamenti del costume, ma anche per esplorare gli stili e i generi della fotografia degli ultimi 100 anni.
“Abbiamo messo molta carne al fuoco”, commenta il curatore Hans-Michael Koetzle, “Chi verrà a visitare questa mostra probabilmente non si accontenterà di guardarla una volta, ma cederà alla tentazione di tornare due o tre volte per apprezzarla in tutta la sua ricchezza”.
Accanto alle prove di Barnack – ritratti, foto di strada con soggetti in movimento, istantanee dalla leva della Prima Guerra Mondiale – ad attrarre l’attenzione è una Leica I del 1925: “Se la estraessimo dalla sua teca - spiega ancora Koetzle – sarebbe ancora in grado di scattare”.
Dai reportage di guerra di Erich Salomon e Robert Capa alla leggerezza delle foto di moda di Frank Horvat, Jeanloup Sieff e Paolo Roversi, dai bianchi e neri di Elliott Erwitt e Sebastião Salgado alle immagini di William Eggleston, che nella personale al MoMa del 1976 sdoganò il colore come mezzo di espressione artistica.
Senza dimenticare grandi professionisti che hanno fatto della Leica una vera e propria bandiera, come René Burri, Christer Strömholm, Fred Herzog, Thomas Hoepker.
Per approfondire, ecco i focus “Una foto, una storia” sulle icone del secolo e i video dedicati agli interpreti più rappresentativi della fotografia del Novecento.
Sezioni incentrate sulla fotografia di singoli Paesi, come la Spagna e il Giappone, sottolineano poi la portata mondiale del fenomeno Leica, mentre uno spazio speciale è riservato alle opere di esponenti di spicco della fotografia italiana: Paolo Pellegrin, Piergiorgio Branzi, Lorenzo Castore, Valerio Bispuri e, naturalmente, Gianni Berengo Gardin.
A Berengo Gardin il Leica Hall of Fame Award
E proprio al fotografo di Santa Margherita Ligure è stato assegnato durante l’inaugurazione della mostra il Leica Hall of Fame Award, ricevuto finora da Steve McCurry, Barbara Klemm, Nick Út, René Burri, Thomas Hoepker, Ara Güler e Joel Meyerowitz.
Tra i fotografi italiani più apprezzati nel mondo, per oltre 60 anni Berengo Gardin ha ritratto dalla sua peculiare prospettiva realtà di tutti i giorni ed eventi eccezionali, influenzando in modo decisivo il fotogiornalismo italiano e spaziando al contempo tra reportage, fotografia di architettura e di viaggi.
In equilibrio tra l’attenzione all’attualità e una sensibilità che gli ha permesso di catturare momenti senza tempo, Berengo Gardin ha dato vita a immagini simbolo della fotografia del XX secolo, come Sul Vaporetto - Venezia 1960, protagonista di uno dei focus della mostra.
“Difficile trovare un altro fotografo capace di raccontare la commedia e la tragedia in una sola foto e in modo così efficace”, ha commentato Karin Rehn-Kaufmann, direttore generale di Leica Galerien International: “Nei numerosi decenni attraversati dal suo lavoro, ha fotografato tutte le sfaccettature dell’Italia, con immagini che spiccano per la loro precisione e per la critica sociale espressa dal punto di vista del fotografo. Gianni Berengo Gardin ha già vinto il prestigioso Leica Oskar Barnack Award nel 1995. Ora, con il Leica Hall of Fame Award, lo onoriamo per la sua carriera e per il suo tanto instancabile quanto eccezionale impegno di fotografo”.
Curata da Hans-Michael Koetzle, prodotta da Arthemisia e Contrasto, la mostra I Grandi Maestri. 100 anni di Fotografia Leica sarà in programma al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini dal 16 novembre al 18 febbraio 2018.
Leggi anche:
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Perché la prima macchina compatta con pellicola cinematografica 35mm progettata da Oskar Barnack era destinata a cambiare non solo il modo di fotografare, ma anche la percezione della realtà e gli stili di vita quotidiani.
Il mondo con e senza Leica
“Dopo la Leica niente è stato più come prima”, ha affermato senza mezzi termini il fotografo e saggista statunitense Leo Rubinfien.
Piccola, maneggevole e sempre pronta a far fuoco, la Leica ha aperto spazi in precedenza inconcepibili per una fotografia dinamica, capace di catturare la vita in movimento. Prima del suo avvento il momento dello scatto era sempre preceduto dalla messa in posa e l’idea stessa di un risultato autenticamente spontaneo era fuori questione.
Senza la Leica non sarebbero esistite immagini che oggi sono pietre miliari del fotogiornalismo e icone della memoria collettiva.
Nei meandri del Vittoriano, ecco Il miliziano di Robert Capa, ritratto fortunosamente nell’istante esatto della morte grazie a una serie di scatti in sequenza, la bambina in fuga di Nick Út, diventata simbolo delle atrocità del Vietnam, il Guerrillero Eroico di Alberto Korda, in assoluto la più celebre immagine di Che Guevara, la Stazione di Leningrado immortalata clandestinamente da Barbara Klemm, che solo con a una macchina di scarso ingombro e apparentemente “poco professionale” poté sfuggire alla sorveglianza della polizia comunista, coprendo il rumore dello scatto con un colpo di tosse.
Spesso vissuta come protesi del corpo del suo proprietario, la Leica ha trasformato il fotografo da osservatore distaccato a parte sensibile dell’azione, anche a causa della ridotta distanza focale: “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non sei abbastanza vicino”, era solito ripetere Robert Capa.
Senza l’invenzione di Oskar Barnack probabilmente non avremmo avuto il reportage moderno, così dinamico da avvicinarsi alla forma narrativa del cinema, il fotogiornalismo di Magnum, la street photography, ma nemmeno le sperimentazioni d’avanguardia alla Moholy Nagy, le creazioni costruttiviste di Rodchenko e la poesia in bianco e nero di Cartier-Bresson, che per la pellicola appese al chiodo pennelli e tavolozza, rivendicando per primo il valore artistico del lavoro fotografico.
Dai gioielli della tecnica alle icone della storia: il percorso espositivo
Dai primi scatti dell’inventore Oskar Barnack alla rivoluzione del digitale, I Grandi Maestri. 100 anni di Fotografia Leica è un viaggio nel tempo attraverso centinaia di stampe originali di celebri fotografi, storici esemplari di macchine fotografiche, riviste e manifesti pubblicitari d’epoca nonché rari documenti tratti dagli archivi dell’azienda tedesca.
Sedici sezioni per seguire le evoluzioni di una macchina leggendaria, oggetto di desideri e feticismi, in parallelo con il cammino della storia e i cambiamenti del costume, ma anche per esplorare gli stili e i generi della fotografia degli ultimi 100 anni.
“Abbiamo messo molta carne al fuoco”, commenta il curatore Hans-Michael Koetzle, “Chi verrà a visitare questa mostra probabilmente non si accontenterà di guardarla una volta, ma cederà alla tentazione di tornare due o tre volte per apprezzarla in tutta la sua ricchezza”.
Accanto alle prove di Barnack – ritratti, foto di strada con soggetti in movimento, istantanee dalla leva della Prima Guerra Mondiale – ad attrarre l’attenzione è una Leica I del 1925: “Se la estraessimo dalla sua teca - spiega ancora Koetzle – sarebbe ancora in grado di scattare”.
Dai reportage di guerra di Erich Salomon e Robert Capa alla leggerezza delle foto di moda di Frank Horvat, Jeanloup Sieff e Paolo Roversi, dai bianchi e neri di Elliott Erwitt e Sebastião Salgado alle immagini di William Eggleston, che nella personale al MoMa del 1976 sdoganò il colore come mezzo di espressione artistica.
Senza dimenticare grandi professionisti che hanno fatto della Leica una vera e propria bandiera, come René Burri, Christer Strömholm, Fred Herzog, Thomas Hoepker.
Per approfondire, ecco i focus “Una foto, una storia” sulle icone del secolo e i video dedicati agli interpreti più rappresentativi della fotografia del Novecento.
Sezioni incentrate sulla fotografia di singoli Paesi, come la Spagna e il Giappone, sottolineano poi la portata mondiale del fenomeno Leica, mentre uno spazio speciale è riservato alle opere di esponenti di spicco della fotografia italiana: Paolo Pellegrin, Piergiorgio Branzi, Lorenzo Castore, Valerio Bispuri e, naturalmente, Gianni Berengo Gardin.
A Berengo Gardin il Leica Hall of Fame Award
E proprio al fotografo di Santa Margherita Ligure è stato assegnato durante l’inaugurazione della mostra il Leica Hall of Fame Award, ricevuto finora da Steve McCurry, Barbara Klemm, Nick Út, René Burri, Thomas Hoepker, Ara Güler e Joel Meyerowitz.
Tra i fotografi italiani più apprezzati nel mondo, per oltre 60 anni Berengo Gardin ha ritratto dalla sua peculiare prospettiva realtà di tutti i giorni ed eventi eccezionali, influenzando in modo decisivo il fotogiornalismo italiano e spaziando al contempo tra reportage, fotografia di architettura e di viaggi.
In equilibrio tra l’attenzione all’attualità e una sensibilità che gli ha permesso di catturare momenti senza tempo, Berengo Gardin ha dato vita a immagini simbolo della fotografia del XX secolo, come Sul Vaporetto - Venezia 1960, protagonista di uno dei focus della mostra.
“Difficile trovare un altro fotografo capace di raccontare la commedia e la tragedia in una sola foto e in modo così efficace”, ha commentato Karin Rehn-Kaufmann, direttore generale di Leica Galerien International: “Nei numerosi decenni attraversati dal suo lavoro, ha fotografato tutte le sfaccettature dell’Italia, con immagini che spiccano per la loro precisione e per la critica sociale espressa dal punto di vista del fotografo. Gianni Berengo Gardin ha già vinto il prestigioso Leica Oskar Barnack Award nel 1995. Ora, con il Leica Hall of Fame Award, lo onoriamo per la sua carriera e per il suo tanto instancabile quanto eccezionale impegno di fotografo”.
Curata da Hans-Michael Koetzle, prodotta da Arthemisia e Contrasto, la mostra I Grandi Maestri. 100 anni di Fotografia Leica sarà in programma al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini dal 16 novembre al 18 febbraio 2018.
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