Dal 26 giugno all’11 novembre
I marmi Torlonia in mostra al Louvre
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Francesca Grego
26/06/2024
Mondo - Debutto all’estero per i marmi della Collezione Torlonia: dopo la rivelazione nelle recenti mostre a Roma e Milano, le preziose sculture si preparano a farsi conoscere nel mondo con una prestigiosa tournée internazionale. Il primo appuntamento ci porta al Louvre, e precisamente negli Appartamenti d’Estate di Anna d’Austria, appena restaurati e da sempre sede delle collezioni di scultura antica del museo parigino. Da domani, giovedì 26 giugno, fino al prossimo 11 novembre, i tesori dei principi di Roma vecchia dialogheranno alla pari con importanti opere coeve di proprietà del Louvre, alcune delle quali ritrovate negli stessi luoghi o provenienti dalle medesime, storiche collezioni oggi smembrate. I visitatori della Ville Lumiére avranno così l’occasione di scoprire statue, busti e rilievi romani di eccezionale valore, rimasti inaccessibili per circa 200 anni.
A cura di Cécile Giroire e di Martin Szewczyk, rispettivamente direttrice e conservatore del Dipartimento di Antichità greche, etrusche e romane del Louvre, con la collaborazione di Carlo Gasparri (Università Federico II di Napoli e Accademia dei Lincei) e Salvatore Settis (Scuola Normale Superiore di Pisa e membro dell’Accadémie des Inscriptions et Belles-Lettres), Capolavori dalla Collezione Torlonia è un racconto che risale fino all’origine dei musei per esplorare l’evoluzione del gusto per l’antico attraverso la storia della più grande collezione privata di sculture romane preservata fino ai nostri giorni. Un viaggio tra i generi più significativi della statuaria romana, tra i temi più amati da artisti e committenti, tra i molteplici stili in voga nei secoli dell’impero, e contemporaneamente l’incontro tra due prestigiose raccolte nate nella stessa epoca, ciascuna con una ricca storia da raccontare.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Fiore all’occhiello della Collezione Torlonia sono i ritratti, come quello celeberrimo della Fanciulla di Vulci: effigi idealizzate o dal vivido realismo, capaci di cogliere insieme ai tratti fisionomici l’individualità dei modelli - il Vecchio di Otricoli, per esempio, o Eutidemo di Battriana, due volti di uomini anziani mirabilmente caratterizzati - o ancora busti di personaggi ai vertici della società romana, che ci permettono di ripercorrere l’evoluzione dell’immagine imperiale. Tra le opere favorite dai Principi di Roma vecchia spiccano le sculture ispirate ai miti di Dioniso, come il busto danzante del Satiro ebbro rinvenuto a Ercolano, di origine ellenistica ma dalle movenze che evocano lo stile barocco. E a proposito di Barocco, è il caso di ricordare un’opera famosissima già nel Settecento: si tratta del regale Caprone restaurato personalmente da Gian Lorenzo Bernini, oggi emblema della Collezione Torlonia.
Da non perdere sono poi le repliche romane di celebri sculture greche, come la bellissima Hestia Giustiniani, interessanti per l’altissima qualità dell’esecuzione, ma anche perché a Roma rappresentavano un vero e proprio genere artistico. O ancora i rilievi presenti su oggetti preziosissimi come la Tazza Albani, decorata con scene raffiguranti le Fatiche di Ercole, che mostra il gusto eclettico e raffinato con il quale, nelle cosiddette botteghe “neoattiche”, gli scultori romani rielaborarono le esperienze artistiche greche. Da questa passione per il mondo ellenico ed ellenistico sarebbero nati generi, estetiche ed iconografie del tutto originali: avremo modo di osservarlo in sontuosi sarcofagi istoriati, nel celebre Rilievo con veduta del Portus Augusti - un unicum nell’arte romana - o nel sorprendente Rilievo con scena di bottega che riproduce l’interno di una macelleria.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Ma, come dicevamo, la mostra parigina è anche l’incontro di due collezioni “sorelle”: quella dei Torlonia, che attraverso scavi condotti nei propri possedimenti e acquisizioni da storiche raccolte romane riuscirono a mettere insieme un’impressionante quantità di capolavori di scultura antica; e quella del Louvre, che custodisce fin dalla fondazione un patrimonio inestimabile di marmi greci e romani. Alcuni dei reperti appartenenti alle due collezioni provengono addirittura dagli stessi siti: è il caso delle opere ritrovate nella villa di Erode Attico - notabile ateniese, senatore romano, amico degli imperatori, filosofo e oratore vissuto nel II secolo d.C. - sulla Via Appia, che giunsero al Louvre nel 1807 dalla Collezione Borghese. Nel XIX secolo anche i Torlonia svolsero scavi nell’area, portando alla luce meraviglie che in questa mostra per la prima volta ritroveranno le opere sorelle.
Un altro legame che unisce le due raccolte è il fatto che siano entrambe “collezioni di collezioni”, secondo un’espressione coniata da Salvatore Settis. Oltre che da scavi condotti sul campo, infatti, molti dei loro tesori provengono da gloriose famiglie che nell’Ottocento caddero in disgrazia e furono costrette a smembrare collezioni leggendarie. Lungo l’itinerario espositivo sarà possibile seguire le traiettorie percorse dai capolavori un tempo di proprietà dei Borghese, degli Albani, dei Savelli, dei Cesi, dei Medici, in monumentale spaccato della storia del collezionismo di arte antica.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Infine, per la Collezione Torlonia la mostra al Louvre è un ideale ritorno a casa: non tutti sanno, infatti, che il nobile casato romano ha origini francesi. Il capostipite, Marin Tourlonias, era figlio di un agricoltore dell’Alvernia e giunse a Roma nel 1750 al seguito di un cardinale. Cambiò il nome in Marino e con l’eredità del suo protettore mise su un’azienda di tessuti, e poi un piccolo banco di prestiti. L’ascesa dei Torlonia era iniziata. Dopo una serie di speculazioni fortunate, nel 1831 Alessandro Torlonia metteva a segno il colpo decisivo: garantendo per Papa Pio VII presso i banchieri Rotschild, ottenne terreni, incarichi e privilegi, ma soprattutto l’agognato titolo di principe. E non c’è principe che si rispetti senza un’adeguata raccolta di antichità. Il resto è storia del collezionismo.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
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A cura di Cécile Giroire e di Martin Szewczyk, rispettivamente direttrice e conservatore del Dipartimento di Antichità greche, etrusche e romane del Louvre, con la collaborazione di Carlo Gasparri (Università Federico II di Napoli e Accademia dei Lincei) e Salvatore Settis (Scuola Normale Superiore di Pisa e membro dell’Accadémie des Inscriptions et Belles-Lettres), Capolavori dalla Collezione Torlonia è un racconto che risale fino all’origine dei musei per esplorare l’evoluzione del gusto per l’antico attraverso la storia della più grande collezione privata di sculture romane preservata fino ai nostri giorni. Un viaggio tra i generi più significativi della statuaria romana, tra i temi più amati da artisti e committenti, tra i molteplici stili in voga nei secoli dell’impero, e contemporaneamente l’incontro tra due prestigiose raccolte nate nella stessa epoca, ciascuna con una ricca storia da raccontare.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Fiore all’occhiello della Collezione Torlonia sono i ritratti, come quello celeberrimo della Fanciulla di Vulci: effigi idealizzate o dal vivido realismo, capaci di cogliere insieme ai tratti fisionomici l’individualità dei modelli - il Vecchio di Otricoli, per esempio, o Eutidemo di Battriana, due volti di uomini anziani mirabilmente caratterizzati - o ancora busti di personaggi ai vertici della società romana, che ci permettono di ripercorrere l’evoluzione dell’immagine imperiale. Tra le opere favorite dai Principi di Roma vecchia spiccano le sculture ispirate ai miti di Dioniso, come il busto danzante del Satiro ebbro rinvenuto a Ercolano, di origine ellenistica ma dalle movenze che evocano lo stile barocco. E a proposito di Barocco, è il caso di ricordare un’opera famosissima già nel Settecento: si tratta del regale Caprone restaurato personalmente da Gian Lorenzo Bernini, oggi emblema della Collezione Torlonia.
Da non perdere sono poi le repliche romane di celebri sculture greche, come la bellissima Hestia Giustiniani, interessanti per l’altissima qualità dell’esecuzione, ma anche perché a Roma rappresentavano un vero e proprio genere artistico. O ancora i rilievi presenti su oggetti preziosissimi come la Tazza Albani, decorata con scene raffiguranti le Fatiche di Ercole, che mostra il gusto eclettico e raffinato con il quale, nelle cosiddette botteghe “neoattiche”, gli scultori romani rielaborarono le esperienze artistiche greche. Da questa passione per il mondo ellenico ed ellenistico sarebbero nati generi, estetiche ed iconografie del tutto originali: avremo modo di osservarlo in sontuosi sarcofagi istoriati, nel celebre Rilievo con veduta del Portus Augusti - un unicum nell’arte romana - o nel sorprendente Rilievo con scena di bottega che riproduce l’interno di una macelleria.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Ma, come dicevamo, la mostra parigina è anche l’incontro di due collezioni “sorelle”: quella dei Torlonia, che attraverso scavi condotti nei propri possedimenti e acquisizioni da storiche raccolte romane riuscirono a mettere insieme un’impressionante quantità di capolavori di scultura antica; e quella del Louvre, che custodisce fin dalla fondazione un patrimonio inestimabile di marmi greci e romani. Alcuni dei reperti appartenenti alle due collezioni provengono addirittura dagli stessi siti: è il caso delle opere ritrovate nella villa di Erode Attico - notabile ateniese, senatore romano, amico degli imperatori, filosofo e oratore vissuto nel II secolo d.C. - sulla Via Appia, che giunsero al Louvre nel 1807 dalla Collezione Borghese. Nel XIX secolo anche i Torlonia svolsero scavi nell’area, portando alla luce meraviglie che in questa mostra per la prima volta ritroveranno le opere sorelle.
Un altro legame che unisce le due raccolte è il fatto che siano entrambe “collezioni di collezioni”, secondo un’espressione coniata da Salvatore Settis. Oltre che da scavi condotti sul campo, infatti, molti dei loro tesori provengono da gloriose famiglie che nell’Ottocento caddero in disgrazia e furono costrette a smembrare collezioni leggendarie. Lungo l’itinerario espositivo sarà possibile seguire le traiettorie percorse dai capolavori un tempo di proprietà dei Borghese, degli Albani, dei Savelli, dei Cesi, dei Medici, in monumentale spaccato della storia del collezionismo di arte antica.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
Infine, per la Collezione Torlonia la mostra al Louvre è un ideale ritorno a casa: non tutti sanno, infatti, che il nobile casato romano ha origini francesi. Il capostipite, Marin Tourlonias, era figlio di un agricoltore dell’Alvernia e giunse a Roma nel 1750 al seguito di un cardinale. Cambiò il nome in Marino e con l’eredità del suo protettore mise su un’azienda di tessuti, e poi un piccolo banco di prestiti. L’ascesa dei Torlonia era iniziata. Dopo una serie di speculazioni fortunate, nel 1831 Alessandro Torlonia metteva a segno il colpo decisivo: garantendo per Papa Pio VII presso i banchieri Rotschild, ottenne terreni, incarichi e privilegi, ma soprattutto l’agognato titolo di principe. E non c’è principe che si rispetti senza un’adeguata raccolta di antichità. Il resto è storia del collezionismo.
Capolavori dalla Collezione Torlonia. Installation view, Musée du Louvre, Parigi. Foto Agostino Osio © Fondazione Torlonia
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