Codex - Frammenti di narrazioni visive
![Gian Luca Bianco, In-visibili, 2019, stampa decalco di frammenti fotografici su lenti di vetro, cm. 6-10, elementi e dimensioni variabil Gian Luca Bianco, In-visibili, 2019, stampa decalco di frammenti fotografici su lenti di vetro, cm. 6-10, elementi e dimensioni variabil](http://www.arte.it/foto/600x450/c1/91059-2_Gian_Luca_Bianco_In-visibili_2019.jpg)
Gian Luca Bianco, In-visibili, 2019, stampa decalco di frammenti fotografici su lenti di vetro, cm. 6-10, elementi e dimensioni variabil
Dal 18 Maggio 2019 al 15 Settembre 2019
Sansepolcro | Arezzo
Luogo: CasermArcheologica
Indirizzo: via Aggiunti 55
Orari: ogni sabato dalle 16 alle 19
Curatori: Lorenzo Fiorucci
Sabato 18 maggio dalle ore 18.30 si inaugura, presso CasermArcheologica di Sansepolcro la mostra Codex – Frammenti di narrazioni visive. L'esposizione si inserisce all’interno del percorso che la città di Sansepolcro dedica al cinquecentenario di Leonardo Da Vinci, curata da Lorenzo Fiorucci, coinvolge gli artisti Gian Luca Bianco, Giorgio Centovalli, Daniele de Lorenzo, Massimo Luccioli, Gianni Moretti, Antonio Ottomanelli, Alice Pedroletti.
La giornata di sabato si apre con una serie di letture tratte da testi di Leonardo da Vinci a cura dell’attrice Caterina Casini.
É già nel titolo la descrizione di una mostra che raccoglie una sommatoria di situazioni diverse, come nell'idea del codice medioevale, una miscellanea eterogenea e frammentata con cui sono stati conservati documenti, disegni e scritti provenienti dal passato. Codex dunque come raccolta, doveroso ossequio a Leonardo Da Vinci nell'anno del quinto centenario dalla sua morte. Allo stesso modo codice inteso come linguaggio, che nell'attualità delle arti visive si fa appunto eterogeneo e spezzettato nelle odierne narrazioni, nei riferimenti che, come la mostra cerca di focalizzare nei lavori degli artisti coinvolti, trovano convergenza in una possibilità tematica di racconto, ricucendo in sottotraccia relazioni di uno sviluppo narrativo che nelle singole opere si presenta variegato e autonomo, ma che diviene unitario nella tacita lettura d'insieme che sottende un tema attuale, mai dichiarato apertamente e comunque percepibile ad un occhio attento.
Una mostra che si presenta come ipotesi di narrazioni visive; la stessa del nostro tempo frammentato, fatto di sobbalzi, abbagli e scomode eredità. Una mostra pensata per una sede specifica, uno spazio che riassume in sé, in quanto contenitore caratterizzato, l'idea stessa di presente in cui è sedimentato il passato e si pianifica un possibile futuro. La CasermArcheologica di Sansepolcro, luogo per definizione frammentario e frammentato, custode di storia ed espressione di storie anche recenti; un'ex Caserma dei Carabinieri situata in un palazzo cinquecentesco nel cuore della cittadina biturgense che, abbandonato da circa 50 anni è stato "creativamente abitato" da due giovani ragazze: Ilaria Margutti e Laura Caruso, riportandolo a nuova vita come centro espositivo, riflessivo e relazionale. L'edificio è rimasto tale e quale ad allora, con i segni indelebili del tempo, le fratture alle pareti, le sporcature dei conci, l'inattualità dei pavimenti in graniglia anni sessanta, che dialogano con frontali di camino settecenteschi e porte anticate. Questa variegata sedimentazione storica, così caotica e disturbante rispetto alla sterile conformazione dei contenitori espositivi ideali, rende la struttura di per sé libera dal rigore e perfettamente inserita nell'idea di una società pluriparcellizzata, permettendo un approccio non ufficiale e per molti aspetti anti accademico. Un percorso reso possibile attraverso il coinvolgimento di sette artisti: Antonio Ottomanelli, Gian Luca Bianco, Giorgio Centovalli, Daniele De Lorenzo, Massimo Luccioli, Gianni Moretti e Alice Pedroletti. Tutti di estrazione, formazione, età e provenienza diverse che, con tipologie linguistiche spesso opposte, trovano una sostanziale unità nell'impiego consapevole o meno del frammento, sia questo elemento materico, gestuale-segnico, digitale, esperienzialemnemonico o semplice ipotesi teorica; il tutto con una necessità imprescindibile di narrazione.
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