Geometria figurativa
Dal 16 Ottobre 2016 al 02 Aprile 2017
Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia
Luogo: Collezione Maramotti
Indirizzo: Via Fratelli Cervi 66
Orari: Giovedìe venerdì 14.30 – 18.30 | sabato e domenica 10.30 – 18.30 Chiuso: 1° Novembre, 25-26 Dicembre, 1 e 6 Gennaio
Curatori: Bob Nickas
Telefono per informazioni: +39 0522 382484
E-Mail info: info@collezionemaramotti.org
Sito ufficiale: http://www.collezionemaramotti.org
La mostra Geometria figurativa include le opere di nove artisti che possono rappresentare l'astrazione o, ugualmente, astrarre la rappresentazione.
In questa prospettiva, geometria e figurazione sono intrecciate: le forme sfumano, la geometria si piega su se stessa, emergono pattern, mentre la figurazione fa riferimento a corpi nello spazio – corpi che si protendono per poi recedere – così come ai numeri e al loro registro temporale (per esempio il numero dei secondi in un giorno).
Il tempo è anche uno dei temi di questa mostra. Tutte le opere sono dipinte a mano, in alcuni casi wet-into-wet, con diverse applicazioni sulla pittura ancora fresca, per essere completate in una singola seduta; pur essendo primariamente bidimensionali, quadri e disegni sono da considerare anche con una base temporale. Dato che molti di essi non rivelano il loro contenuto immediatamente, ma in modo graduale, esiste un elemento temporale fra l’immagine e la sua ricezione, fra lo spettatore e l’opera.
Per alcuni di questi artisti, il mezzo espressivo primario è la pittura. Per altri, la pittura è solo un aspetto della loro pratica. Anche se la maggior parte delle opere in mostra sono dei dipinti, questa non è un’esposizione di dipinti, ma di pittori. L'atto del dipingere è chiaramente rappresentato nei loro lavori e può essere visto come una dichiarazione d'intenti. In un periodo in cui a qualsiasi cosa appesa al muro si concede immediatamente lo status di dipinto, in cui ci troviamo davanti a "dipinti" che sono stati realizzati senza pittura, creati con stampanti e scanner, o con l'assistenza della natura, sbiancati dal sole e macchiati dalla pioggia, una pratica pittorica impegnata e pensata, invece di essere scartata come reliquia del passato, diventa presente come mai prima d'ora.
Gli artisti inclusi nella mostra sono:
Sadie Benning (Stati Uniti; vive e lavora a New York)
Alex Brown (Stati Uniti; vive e lavora a Des Moines, Iowa)
Mamie Holst (Stati Uniti; vive e lavora a Ft. Myers, Florida)
Chip Hughes (Stati Uniti; vive e lavora a New York)
Xylor Jane (Stati Uniti; vive e lavora a Greenfield, Massachusetts)
Robert Janitz (Germania; vive e lavora a New York)
Ulrike Müller (Austria; vive e lavora a New York)
Nicolas Roggy (Francia; vive e lavora a Parigi)
Richard Tinkler (Stati Uniti; vive e lavora a New York)
Sadie Benning
Nata a Madison, Wisconsin, 1973. Vive e lavora a New York.
Sadie Benning è arrivata alla pittura partendo dai video e dal disegno, che continuano ad essere aspetti importanti della sua pratica artistica. Le sue opere pittoriche sono costruite come puzzle di immagini, assemblati così come una storia collega personaggi, eventi e narrazione. Il suo lavoro è quindi animato all'interno di uno spazio intermedio fra astrazione e rappresentazione, fra pittura e scultura, e comprende anche lo spettatore, che ha il ruolo di farsi coinvolgere dal dipinto per comporre le tessere del puzzle e la sua narrazione.
Le opere di Benning sono state esposte di recente a Greater New York, MoMA PS1; Painting 2.0: Expression in the Information Age, Museum Brandhorst, Monaco e MuMoK, Vienna; The Carnegie International, Carnegie Museum of Art, Pittsburgh; Tell It To My Heart: Collected by Julie Ault, Kunstmuseum Basel e Artists Space, New York.
Alex Brown
Nato a Des Moines, Iowa, 1966. Vive e lavora a Des Moines.
L'opera di Alex Brown è composta da una sovrapposizione di immagini e modelli, sempre dipinti a mano, partendo da fonti prese da internet o da pattern di sua creazione. Talvolta, ma non sempre, le immagini sono discernibili a distanza; l'artista sovrappone più di un'immagine in un singolo dipinto, come se una scena o una figura che occupano lo stesso spazio in diversi momenti nel tempo si riunissero sulla superficie dell'opera. In questa indagine sulla pittura e la percezione, Alex Brown intende forse rappresentare l'astrazione? O astrarre la rappresentazione? O entrambe le cose insieme?
A partire dalla fine degli anni Novanta, le opere di Alex Brown sono state presentate in numerose personali a New York, Montreal, Miami, Ginevra, Bruxelles, Parigi e Tokyo. Le sue mostre collettive comprendono: Bit by Bit: Painting and Digital Culture, Numark Gallery, Washington; Abstract Reality, Sead Gallery, Anversa; The Expanded Eye, Kunsthaus Zürich, e The Painter of Modern Life, Anton Kern Gallery, New York.
Mamie Holst
Nata a Gainesville, Florida, 1961. Vive e lavora a Ft. Myers, Florida.
Tutti i dipinti di Mamie Holst dal 1997 riportano il sottotitolo Landscape Before Dying [Paesaggio prima di morire] e sono in grisaille, dipinti in tonalità di bianco, nero e grigio. La serie dei Landscape è iniziata otto anni dopo che all'artista è stata diagnosticata la Sindrome da Stanchezza Cronica, che le consente di lavorare soltanto per brevi periodi di tempo. Che la realizzazione di questi quadri sia una meditazione sulla sua condizione e che non appaia nessun altro colore, non sottrae nulla allo stupore che producono le sue immagini, che paiono afferrare qualcosa della vastità dell'universo e della creazione stessa. Seppur limitata nei movimenti nel mondo fisico, Holst non ha limiti nel regno dell'immaginazione e ci offre vedute di spazi lontani, raffigurando e rendendo visibili campi d'energia, energia intesa come forza vitale, che per l'artista è un bene prezioso.
Le sue opere sono state state presentate in mostre personali a New York, Montreal e Ginevra, e in collettive, tra cui Psychic Landscape, Yvon Lambert, New York; The Old, the New, the Different, Kunsthalle Bern; Eccentric Abstraction 2014, frosch & portmann, New York; Creature From The Blue Lagoon, Martos Gallery, Bridgehampton, New York; The Optical Unconcious, Gebert Foundation, Rapperswil, Svizzera.
Chip Hughes
Nato a Columbus, Ohio, 1986. Vive e lavora a New York.
Le opere di Chip Hughes possono sembrare, a una certa distanza, tessuti, stoffe con motivi schematici o marezzati, o monocromi: l'artista intreccia linee e colori per creare le sue superfici sottili ma vivaci. Le immagini sono incorporate al loro interno, anche se le strutture e il colore in cui emergono e si nascondono in successione danno loro l’apparenza di immagini residue o fantasmatiche. Il termine “incorporato” è perfettamente calzante: queste delineazioni di immagini possono correlarsi all'inconscio, ai sogni o persino alle fantasticherie a occhi aperti, in cui l'occhio della mente vaga in libertà. Le immagini di Hughes sono mutevoli proprio come la sua geometria, e creano un'instabilità percettiva, una sensazione definita "romanticismo ottico".
Chip Hughes, che ha iniziato a esporre nel 2008, ha allestito due mostre personali a K.S. Art di New York, e ha partecipato a numerose collettive, tra cui LOCUM, Ribordy Contemporary, Ginevra; The Painter of Modern Life, Anton Kern Gallery, New York; LAT. 41° 7' N. LONG. 72° 19' W, Martos Gallery, East Marion, New York.
Xylor Jane
Nata a Long Beach, California, 1963. Vive e lavora a Greenfield, Massachusetts.
Le opere di Xylor Jane si basano su numeri, strutture geometriche matematiche e interazioni cromatiche. A una certa distanza, risaltano i cromatismi brillanti e la modulazione del colore. Avvicinandosi alle opere, emergono i numeri, e in prossimità della superficie i numeri diventano elusivi e le strutture e le forme geometriche si stagliano nitide. I suoi quadri registrano la posizione dell'osservatore e giocano con la percezione, a volte rivelando e a volte nascondendo il loro contenuto. I numeri rappresentano l'elemento "figurativo" del suo lavoro e hanno per l’artista sempre un significato personale. Ad esempio, opere più recenti sono composte col numero dei secondi di una giornata. Essendo dipinti a mano, è evidente che i suoi lavori richiedono molto tempo e applicazione. Per Jane, l'atto di dipingere è correlato all'essere e l'atto di guardare connette l'artista e l'osservatore in tempo reale. Sulla parete della galleria, il quadro esiste qui e ora, davanti all’osservatore; immaginarlo sul cavalletto nello studio dell'artista significa vederne l'origine nel passato prossimo. Tuttavia la sovrapposizione di questi punti temporali offre un'immagine condivisa e centrale ad ogni forma artistica: l'immagine stessa della coscienza.
Xylor Jane ha esposto i suoi lavori a partire dal 2000 negli Stati Uniti e in Europa, dove ha partecipato a mostre personali a Parigi e Dublino, e collettive a Bruxelles, Mosca, Berlino, Amsterdam e Roma.
Robert Janitz
Nato a Alsfeld, Germania, 1962. Vive e lavora a New York.
Nelle opere di Robert Janitz si percepisce l'atto del dipingere, le pennellate applicate sulla tela, come l’immagine stessa. Nel descrivere la processualità della pittura, l'artista paragona quel gesto a quello che si compie quando si spalma il burro su una fetta di pane a colazione. Janitz crea la sua pittura mescolando cera, farina e olio, e questo dà origine a superfici seducenti e trasparenti. I quadri possono essere visti come gestuali e lirici, ma, al di là della composizione materica, emerge un controllo del processo, processo che non preclude l'emozione e, al contempo, il distacco. Tornano inevitabilmente alla mente le pennellate liquide e congelate dell'artista pop Roy Lichtenstein, e le opere realizzate a metà degli anni Sessanta, ora un classico. C'è un classicismo nell’arte di Janitz, tavolta molto ricercato, che proviene, in pari misura, dai fatti della vita quotidiana e dalla letteratura e dalla storia dell'arte. Anche i suoi ritratti di piccole dimensioni sono realizzati con pennellate fluide; ritraggono sempre una figura vista da dietro, dalle spalle in su, come se si fosse appena girata o si allontanasse dall'osservatore, attraverso la parete della galleria: l'artista la rende riconoscibile e astratta nello stesso tempo.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali a New York, Parigi, Bruxelles, Berlino e Karlsruhe, e in collettive, tra cui Dr. Jekyll and Mr. Hyde: New Works From Berlin, Magazzino d'Arte Moderna, Roma; Informal Abstraction, Art Amalgamated, New York; The Painter of Modern Life, Anton Kern Gallery, New York.
Ulrike Müller
Nata a Brixlegg, Austria, 1971. Vive e lavora a New York.
Ulrike Müller esplora le relazioni tra astrazione, corpi e un concetto di pittura che non si limita a tela e pennello. Utilizza un'ampia gamma di materiali e tecniche, tra cui la performance, l'editoria e il tessile, si muove tra contesti e pubblici diversi, invita alla collaborazione e si espande in altri campi di produzione in processi di esplorazione e di scambio. L'installazione è di capitale importanza nel suo lavoro: si serve di pitture murali che consentono una sottile appropriazione degli spazi; tappeti di sua creazione, tessuti in Messico, possono essere posati sul pavimento o appesi alle pareti, proprio come quadri. I dipinti variano dalle piccole alle grandi dimensioni, a suggerire una prospettiva tra "figure" astratte all'interno dello stesso spazio espositivo. Alcuni dei suoi quadri si affidano al tradizionale supporto della tela, mentre altri sono realizzati come piastrelle di ceramica smaltate, spesso raggruppate insieme a formare una singola opera. L'artista orchestra diversi elementi nelle sue mostre, offrendo una sorta di musica e performance visive, come se mettesse in scena degli attori.
Recenti personali dell'artista comprendono quelle al Museum of Modern Art-Ludwig Foundation, Vienna, 2015, e Kunstraum Lakeside, Austria. I suoi lavori hanno partecipato a Painting 2.0: Expression in the Information Age, Museum Brandhorst, Monaco, e MuMoK, Vienna; Blackness in Abstraction, Pace Gallery, New York. Nel 2010, Müller ha rappresentato l'Austria alla Biennale del Cairo.
Nicolas Roggy
Nato a Le Blanc, Francia, 1980. Vive e lavora a Parigi.
Il lavoro di Nicolas Roggy si misura con l'applicazione della pittura su una superficie simile a una parete intonacata, con la definizione di una linea – spesso con un’elevata carica ottica – e un supporto costruito. Le sue opere comprendono quindi pittura, disegno, scultura e architettura. Quadri di grandi dimensioni sono talvolta appoggiati ad angolo alla parete, come un paravento, o sembrano spezzati ai bordi, come se fossero frammenti di un affresco o di un edificio, il che conferisce loro una sensazione di a-temporalità. In un gioco che coinvolge la scomposizione temporale, al rallentatore, sia dell'immagine che del supporto, le sue superfici consumate ed erose richiedono un'osservazione ravvicinata. Le sue opere possono apparire come paesaggi, topografie terrestri e lunari, da esaminare da vicino.
Oltre alle personali di Parigi e New York, Roggy ha partecipato a recenti mostre collettive, tra cui: Post-Op: Perceptual Gone Painterly, 1958-2014, Galerie Perrotin, Parigi; The Optical Unconscious, Gebert Fondation, Rapperswil, Svizzera; Les Américains / La solitude, Astrup Fearnley Museet, Oslo; UNdocumenta, Asia Culture Center, Gwanju, Korea.
Richard Tinkler
Nato a Westminster, Maryland, 1975. Vive e lavora a New York.
Per Richard Tinkler, ogni quadro emerge da tutti gli altri, ed è ad essi correlato, ma sempre diverso in forma incrementale. Se si pone un quadro con una struttura totalmente coerente accanto a un altro in cui la struttura collassa su se stessa, si liquefa in una sorta di "fusione", essi non sembrano affatto correlati. Eppure, quando si osserva una sequenza di dipinti, uno dopo l'altro, ci si accorge che condividono lo stesso sistema operativo. Possiedono lo stesso DNA, lo stesso linguaggio visivo e sono tradotti dalla stessa mente. Tinkler crea ogni quadro in un'unica seduta, dipingendo sulla pittura ancora umida, per completare l'opera nello spazio di un giorno. Questa "pratica quotidiana di dipingere" è sia rigorosa che contemplativa, ossessiva e misurata.
Oltre alla pittura, un aspetto importante della pratica dell'artista è rappresentato da una serie ininterrotta di disegni, che ora superano il migliaio, raccolti in singoli volumi che l'artista sequenzia e ri-sequenzia.
I disegni sono connessi ai dipinti ma, sviluppati in tutte le direzioni in ragnatele di linee e reti interconnesse, possiedono una vita organica propria. Visti fianco a fianco, dipinti e disegni possono ricordare dei mandala e la loro controparte anarchica.
I lavori di Richard Tinkler sono stato presentati in mostre collettive in Europa a Parigi e Salisburgo, e negli Stati Uniti a New York, Reno, Nevada e Provincetown, Massachusetts.
In questa prospettiva, geometria e figurazione sono intrecciate: le forme sfumano, la geometria si piega su se stessa, emergono pattern, mentre la figurazione fa riferimento a corpi nello spazio – corpi che si protendono per poi recedere – così come ai numeri e al loro registro temporale (per esempio il numero dei secondi in un giorno).
Il tempo è anche uno dei temi di questa mostra. Tutte le opere sono dipinte a mano, in alcuni casi wet-into-wet, con diverse applicazioni sulla pittura ancora fresca, per essere completate in una singola seduta; pur essendo primariamente bidimensionali, quadri e disegni sono da considerare anche con una base temporale. Dato che molti di essi non rivelano il loro contenuto immediatamente, ma in modo graduale, esiste un elemento temporale fra l’immagine e la sua ricezione, fra lo spettatore e l’opera.
Per alcuni di questi artisti, il mezzo espressivo primario è la pittura. Per altri, la pittura è solo un aspetto della loro pratica. Anche se la maggior parte delle opere in mostra sono dei dipinti, questa non è un’esposizione di dipinti, ma di pittori. L'atto del dipingere è chiaramente rappresentato nei loro lavori e può essere visto come una dichiarazione d'intenti. In un periodo in cui a qualsiasi cosa appesa al muro si concede immediatamente lo status di dipinto, in cui ci troviamo davanti a "dipinti" che sono stati realizzati senza pittura, creati con stampanti e scanner, o con l'assistenza della natura, sbiancati dal sole e macchiati dalla pioggia, una pratica pittorica impegnata e pensata, invece di essere scartata come reliquia del passato, diventa presente come mai prima d'ora.
Gli artisti inclusi nella mostra sono:
Sadie Benning (Stati Uniti; vive e lavora a New York)
Alex Brown (Stati Uniti; vive e lavora a Des Moines, Iowa)
Mamie Holst (Stati Uniti; vive e lavora a Ft. Myers, Florida)
Chip Hughes (Stati Uniti; vive e lavora a New York)
Xylor Jane (Stati Uniti; vive e lavora a Greenfield, Massachusetts)
Robert Janitz (Germania; vive e lavora a New York)
Ulrike Müller (Austria; vive e lavora a New York)
Nicolas Roggy (Francia; vive e lavora a Parigi)
Richard Tinkler (Stati Uniti; vive e lavora a New York)
Sadie Benning
Nata a Madison, Wisconsin, 1973. Vive e lavora a New York.
Sadie Benning è arrivata alla pittura partendo dai video e dal disegno, che continuano ad essere aspetti importanti della sua pratica artistica. Le sue opere pittoriche sono costruite come puzzle di immagini, assemblati così come una storia collega personaggi, eventi e narrazione. Il suo lavoro è quindi animato all'interno di uno spazio intermedio fra astrazione e rappresentazione, fra pittura e scultura, e comprende anche lo spettatore, che ha il ruolo di farsi coinvolgere dal dipinto per comporre le tessere del puzzle e la sua narrazione.
Le opere di Benning sono state esposte di recente a Greater New York, MoMA PS1; Painting 2.0: Expression in the Information Age, Museum Brandhorst, Monaco e MuMoK, Vienna; The Carnegie International, Carnegie Museum of Art, Pittsburgh; Tell It To My Heart: Collected by Julie Ault, Kunstmuseum Basel e Artists Space, New York.
Alex Brown
Nato a Des Moines, Iowa, 1966. Vive e lavora a Des Moines.
L'opera di Alex Brown è composta da una sovrapposizione di immagini e modelli, sempre dipinti a mano, partendo da fonti prese da internet o da pattern di sua creazione. Talvolta, ma non sempre, le immagini sono discernibili a distanza; l'artista sovrappone più di un'immagine in un singolo dipinto, come se una scena o una figura che occupano lo stesso spazio in diversi momenti nel tempo si riunissero sulla superficie dell'opera. In questa indagine sulla pittura e la percezione, Alex Brown intende forse rappresentare l'astrazione? O astrarre la rappresentazione? O entrambe le cose insieme?
A partire dalla fine degli anni Novanta, le opere di Alex Brown sono state presentate in numerose personali a New York, Montreal, Miami, Ginevra, Bruxelles, Parigi e Tokyo. Le sue mostre collettive comprendono: Bit by Bit: Painting and Digital Culture, Numark Gallery, Washington; Abstract Reality, Sead Gallery, Anversa; The Expanded Eye, Kunsthaus Zürich, e The Painter of Modern Life, Anton Kern Gallery, New York.
Mamie Holst
Nata a Gainesville, Florida, 1961. Vive e lavora a Ft. Myers, Florida.
Tutti i dipinti di Mamie Holst dal 1997 riportano il sottotitolo Landscape Before Dying [Paesaggio prima di morire] e sono in grisaille, dipinti in tonalità di bianco, nero e grigio. La serie dei Landscape è iniziata otto anni dopo che all'artista è stata diagnosticata la Sindrome da Stanchezza Cronica, che le consente di lavorare soltanto per brevi periodi di tempo. Che la realizzazione di questi quadri sia una meditazione sulla sua condizione e che non appaia nessun altro colore, non sottrae nulla allo stupore che producono le sue immagini, che paiono afferrare qualcosa della vastità dell'universo e della creazione stessa. Seppur limitata nei movimenti nel mondo fisico, Holst non ha limiti nel regno dell'immaginazione e ci offre vedute di spazi lontani, raffigurando e rendendo visibili campi d'energia, energia intesa come forza vitale, che per l'artista è un bene prezioso.
Le sue opere sono state state presentate in mostre personali a New York, Montreal e Ginevra, e in collettive, tra cui Psychic Landscape, Yvon Lambert, New York; The Old, the New, the Different, Kunsthalle Bern; Eccentric Abstraction 2014, frosch & portmann, New York; Creature From The Blue Lagoon, Martos Gallery, Bridgehampton, New York; The Optical Unconcious, Gebert Foundation, Rapperswil, Svizzera.
Chip Hughes
Nato a Columbus, Ohio, 1986. Vive e lavora a New York.
Le opere di Chip Hughes possono sembrare, a una certa distanza, tessuti, stoffe con motivi schematici o marezzati, o monocromi: l'artista intreccia linee e colori per creare le sue superfici sottili ma vivaci. Le immagini sono incorporate al loro interno, anche se le strutture e il colore in cui emergono e si nascondono in successione danno loro l’apparenza di immagini residue o fantasmatiche. Il termine “incorporato” è perfettamente calzante: queste delineazioni di immagini possono correlarsi all'inconscio, ai sogni o persino alle fantasticherie a occhi aperti, in cui l'occhio della mente vaga in libertà. Le immagini di Hughes sono mutevoli proprio come la sua geometria, e creano un'instabilità percettiva, una sensazione definita "romanticismo ottico".
Chip Hughes, che ha iniziato a esporre nel 2008, ha allestito due mostre personali a K.S. Art di New York, e ha partecipato a numerose collettive, tra cui LOCUM, Ribordy Contemporary, Ginevra; The Painter of Modern Life, Anton Kern Gallery, New York; LAT. 41° 7' N. LONG. 72° 19' W, Martos Gallery, East Marion, New York.
Xylor Jane
Nata a Long Beach, California, 1963. Vive e lavora a Greenfield, Massachusetts.
Le opere di Xylor Jane si basano su numeri, strutture geometriche matematiche e interazioni cromatiche. A una certa distanza, risaltano i cromatismi brillanti e la modulazione del colore. Avvicinandosi alle opere, emergono i numeri, e in prossimità della superficie i numeri diventano elusivi e le strutture e le forme geometriche si stagliano nitide. I suoi quadri registrano la posizione dell'osservatore e giocano con la percezione, a volte rivelando e a volte nascondendo il loro contenuto. I numeri rappresentano l'elemento "figurativo" del suo lavoro e hanno per l’artista sempre un significato personale. Ad esempio, opere più recenti sono composte col numero dei secondi di una giornata. Essendo dipinti a mano, è evidente che i suoi lavori richiedono molto tempo e applicazione. Per Jane, l'atto di dipingere è correlato all'essere e l'atto di guardare connette l'artista e l'osservatore in tempo reale. Sulla parete della galleria, il quadro esiste qui e ora, davanti all’osservatore; immaginarlo sul cavalletto nello studio dell'artista significa vederne l'origine nel passato prossimo. Tuttavia la sovrapposizione di questi punti temporali offre un'immagine condivisa e centrale ad ogni forma artistica: l'immagine stessa della coscienza.
Xylor Jane ha esposto i suoi lavori a partire dal 2000 negli Stati Uniti e in Europa, dove ha partecipato a mostre personali a Parigi e Dublino, e collettive a Bruxelles, Mosca, Berlino, Amsterdam e Roma.
Robert Janitz
Nato a Alsfeld, Germania, 1962. Vive e lavora a New York.
Nelle opere di Robert Janitz si percepisce l'atto del dipingere, le pennellate applicate sulla tela, come l’immagine stessa. Nel descrivere la processualità della pittura, l'artista paragona quel gesto a quello che si compie quando si spalma il burro su una fetta di pane a colazione. Janitz crea la sua pittura mescolando cera, farina e olio, e questo dà origine a superfici seducenti e trasparenti. I quadri possono essere visti come gestuali e lirici, ma, al di là della composizione materica, emerge un controllo del processo, processo che non preclude l'emozione e, al contempo, il distacco. Tornano inevitabilmente alla mente le pennellate liquide e congelate dell'artista pop Roy Lichtenstein, e le opere realizzate a metà degli anni Sessanta, ora un classico. C'è un classicismo nell’arte di Janitz, tavolta molto ricercato, che proviene, in pari misura, dai fatti della vita quotidiana e dalla letteratura e dalla storia dell'arte. Anche i suoi ritratti di piccole dimensioni sono realizzati con pennellate fluide; ritraggono sempre una figura vista da dietro, dalle spalle in su, come se si fosse appena girata o si allontanasse dall'osservatore, attraverso la parete della galleria: l'artista la rende riconoscibile e astratta nello stesso tempo.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali a New York, Parigi, Bruxelles, Berlino e Karlsruhe, e in collettive, tra cui Dr. Jekyll and Mr. Hyde: New Works From Berlin, Magazzino d'Arte Moderna, Roma; Informal Abstraction, Art Amalgamated, New York; The Painter of Modern Life, Anton Kern Gallery, New York.
Ulrike Müller
Nata a Brixlegg, Austria, 1971. Vive e lavora a New York.
Ulrike Müller esplora le relazioni tra astrazione, corpi e un concetto di pittura che non si limita a tela e pennello. Utilizza un'ampia gamma di materiali e tecniche, tra cui la performance, l'editoria e il tessile, si muove tra contesti e pubblici diversi, invita alla collaborazione e si espande in altri campi di produzione in processi di esplorazione e di scambio. L'installazione è di capitale importanza nel suo lavoro: si serve di pitture murali che consentono una sottile appropriazione degli spazi; tappeti di sua creazione, tessuti in Messico, possono essere posati sul pavimento o appesi alle pareti, proprio come quadri. I dipinti variano dalle piccole alle grandi dimensioni, a suggerire una prospettiva tra "figure" astratte all'interno dello stesso spazio espositivo. Alcuni dei suoi quadri si affidano al tradizionale supporto della tela, mentre altri sono realizzati come piastrelle di ceramica smaltate, spesso raggruppate insieme a formare una singola opera. L'artista orchestra diversi elementi nelle sue mostre, offrendo una sorta di musica e performance visive, come se mettesse in scena degli attori.
Recenti personali dell'artista comprendono quelle al Museum of Modern Art-Ludwig Foundation, Vienna, 2015, e Kunstraum Lakeside, Austria. I suoi lavori hanno partecipato a Painting 2.0: Expression in the Information Age, Museum Brandhorst, Monaco, e MuMoK, Vienna; Blackness in Abstraction, Pace Gallery, New York. Nel 2010, Müller ha rappresentato l'Austria alla Biennale del Cairo.
Nicolas Roggy
Nato a Le Blanc, Francia, 1980. Vive e lavora a Parigi.
Il lavoro di Nicolas Roggy si misura con l'applicazione della pittura su una superficie simile a una parete intonacata, con la definizione di una linea – spesso con un’elevata carica ottica – e un supporto costruito. Le sue opere comprendono quindi pittura, disegno, scultura e architettura. Quadri di grandi dimensioni sono talvolta appoggiati ad angolo alla parete, come un paravento, o sembrano spezzati ai bordi, come se fossero frammenti di un affresco o di un edificio, il che conferisce loro una sensazione di a-temporalità. In un gioco che coinvolge la scomposizione temporale, al rallentatore, sia dell'immagine che del supporto, le sue superfici consumate ed erose richiedono un'osservazione ravvicinata. Le sue opere possono apparire come paesaggi, topografie terrestri e lunari, da esaminare da vicino.
Oltre alle personali di Parigi e New York, Roggy ha partecipato a recenti mostre collettive, tra cui: Post-Op: Perceptual Gone Painterly, 1958-2014, Galerie Perrotin, Parigi; The Optical Unconscious, Gebert Fondation, Rapperswil, Svizzera; Les Américains / La solitude, Astrup Fearnley Museet, Oslo; UNdocumenta, Asia Culture Center, Gwanju, Korea.
Richard Tinkler
Nato a Westminster, Maryland, 1975. Vive e lavora a New York.
Per Richard Tinkler, ogni quadro emerge da tutti gli altri, ed è ad essi correlato, ma sempre diverso in forma incrementale. Se si pone un quadro con una struttura totalmente coerente accanto a un altro in cui la struttura collassa su se stessa, si liquefa in una sorta di "fusione", essi non sembrano affatto correlati. Eppure, quando si osserva una sequenza di dipinti, uno dopo l'altro, ci si accorge che condividono lo stesso sistema operativo. Possiedono lo stesso DNA, lo stesso linguaggio visivo e sono tradotti dalla stessa mente. Tinkler crea ogni quadro in un'unica seduta, dipingendo sulla pittura ancora umida, per completare l'opera nello spazio di un giorno. Questa "pratica quotidiana di dipingere" è sia rigorosa che contemplativa, ossessiva e misurata.
Oltre alla pittura, un aspetto importante della pratica dell'artista è rappresentato da una serie ininterrotta di disegni, che ora superano il migliaio, raccolti in singoli volumi che l'artista sequenzia e ri-sequenzia.
I disegni sono connessi ai dipinti ma, sviluppati in tutte le direzioni in ragnatele di linee e reti interconnesse, possiedono una vita organica propria. Visti fianco a fianco, dipinti e disegni possono ricordare dei mandala e la loro controparte anarchica.
I lavori di Richard Tinkler sono stato presentati in mostre collettive in Europa a Parigi e Salisburgo, e negli Stati Uniti a New York, Reno, Nevada e Provincetown, Massachusetts.
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