Luminescenze introspettive. Fernando Alfonso Mangone e Giampietro Cavedon
Dal 03 Marzo 2017 al 28 Marzo 2017
Padova
Luogo: MAG Mediolanum Art Gallery
Indirizzo: piazzetta Bussolin 21
Orari: 15:00 - 19:00
Curatori: Elisabetta Maistrello, Maria Palladino
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: mediolanumartgallery@outlook.it
Sito ufficiale: http://mediolanumartgallery.it
Venerdì 3 marzo, alle ore 18, presso la Galleria MAG – Mediolanum Art Gallery di Padova, inaugurerà la mostra “Luminescenze introspettive”, degli artisti Fernando Alfonso Mangone e Giampietro Cavedon. Presentazione critica a cura del Dott. Giorgio Grasso – Curatore Biennale Venezia Pad. Armenia. Collaborazione alla curatela Elisabetta Maistrello e Maria Palladino.
Fernando Alfonso Mangone, nasce nel 1959 ad Altavila Silentina, in Campania. Frequenta il Liceo Artistico nella sua città e consegue il Diploma nell’anno accademico 1980/1981, all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dal 1978 all’89 Mangone inizia ad esporre in gallerie e spazi pubblici, nazionali e internazionali. Nel 1989 si trasferisce in Olanda, dove espone in numerose città, fra cui L’Aia, Amsterdam e Groningen, realizza diverse mostre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, fra il 1992 e il 1993, e crea murales in luoghi pubblici e privati, come metropolitane, teatri, discoteche, parchi. Riceve inoltre commissioni da da Stad-Kunst, Greenpeace, Amnesty International e da numerosi gruppi teatrali e musicali. Nel 1995 si trasferisce a Berlino e l’anno successivo torna in Italia e nella nativa Altavilla. Dal 1997 al 2000 instaura una intensa collaborazione con la multinazionale Heineken-Italia per la Stella Artois. In anni recenti espone in personali e collettive a Milano, Venezia, Paestum, Salerno, Positano, Groningen, Roma, Torino e Napoli. Autore di paesaggi rappresentanti trasposizione interiorizzata di vita vissuta, istantanee di emozioni, intrecciarsi di percorsi di linee significanti che destrutturano il reale per ricrearlo rivisitato dalla vivida fantasia e sensibilità cromatica. Il colore, di stampo fauve, espressionista e audace nei contrasti, dà vita a bilanciamenti che individuano atmosfericità, plasticità, dinamismo. Il pittore svuota le forme del loro volume e le ricostruisce colmandole di sensazioni, sentimenti, impressioni, sedimentate nella memoria e nella coscienza, cui si mescola un aspetto sottile di visionarietà onirica e di surrealtà, che testimonia come il quotidiano e l’esperito sia tutto comunque frutto d’interpretazione soggettiva, prodotto attraverso il filtro della personalità individuale. Scorci arditi di città, suo tema portante, vengono composti attraverso tonalità identificative, che talora disegnano e qualificano le sagome di edifici, strade piazze, talora si perdono e dissolvono in barbagli, virgole, tratti decisi, campiture improvvise e comunque pregne di significato. La figura umana è soltanto sporadicamente presente, sinteticamente accennata o affollata in punti e righe simbolicamente rappresentativi. Mangone definisce abilmente il proprio linguaggio e il proprio segno, incisivo, smaterializzante e corposo ad un tempo, per raccontare, quanto più oggettivamente possibile, la festosa e rutilante policromia del mondo.
Giampietro Cavedon, nasce nel 1951 a Marano Vicentino (VI), dove tuttora vive e lavora. Inizia a dipingere e ad esporre giovanissimo, affiancando negli anni alla pittura anche la grafica, la ceramica e l’affresco. Partecipa a numerosi concorsi nazionali e rassegne d’arte, dove ottiene importanti premi e riconoscimenti. Fra questi vince la Biennale di Civitella della Chiana e i concorsi di Arco, Asolo, Schio, Zugliano, Fratta Polesine. Viene premiato inoltre al Premio Agazzi di Mapello, alla Biennale di Soliera, alla Biennale di Osio di Sotto, al Premio G.B.Cromer di Agna, al Premio di Cordignano, al Premio Chimera di Arezzo e alla Biennale di Fiume Veneto. Premiato più volte al Premio Fighille Arte, premio nazionale di pittura. Partecipa ad esposizioni italiane, europee e internazionali. La sua attività artistica è documentata in diverse riviste e negli archivi della Biennale di Venezia. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero. In particolare suoi dipinti sono esposti a Bruxelles, Roma, New York, Barcellona, San Francisco. I dipinti testimoniano dell’interesse dell’autore per un’indagine condotta attraverso il contrapporsi di luci e ombre, create dall’accostamento di colori tenui, neutri, smorzati dalle velature cui si sovrappone l’incalzare delle pennellate, con alterni picchi di tonalità accese e contrastanti, le quali individuano linee e punti dove lo sguardo si concentra e convoglia attenzione. Appare come la volontà di portare a compimento una riflessione sull’avanzare parallelo dei due parametri di spazio e tempo, costante filo conduttore della nostra esistenza, soggetto alla mutevolezza e variabilità del contesto esterno come di quello interno all’uomo, essenziali coordinate del nostro essere al mondo. Paesaggi urbani ritratti in prospettive taglienti, le cui direttrici convoglianti verso il punto di fuga restituiscono l’impressione della velocità e transitorietà della vita metropolitana, interni lussuosi di dimore disabitate e invase dai ricordi di un tempo passato, locali dismessi di fabbriche dove l’intervento dell’uomo è ancora evidente nei resti sparsi di oggetti, macchinari, strumenti di lavoro segnati dall’uso, figure evanescenti, fantasmatiche apparizioni che si configurano a loro volta come non-luoghi. Media in corso d’opera in un universo in fieri, in cui l’instabilità romantica del presente si proietta verso un futuro imminente in via di definizione, un contesto permeante nel quale materialità e spiritualità procedono di pari passo.
Maria Palladino
Orario di apertura: lunedì - venerdì 15-19.
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