Dal 15 al 19 marzo a Milano
Father and Daughter: un sogno americano
Luigi Rocca e Sabrina Rocca
Francesca Grego
10/03/2017
Milano - È una conversazione a due voci in forma d’arte la prossima mostra di Luigi e Sabrina Rocca, padre e figlia, dal 15 marzo alla Fondazione Maimeri presso il M.A.C. di Milano. Due voci nate l’una dall’altra che nel nuovo progetto a quattro mani trovano un confronto alla pari, per rincontrarsi nella comune passione per l’America.
Se Luigi è un pittore iperrealista innamorato della Pop Art e del reportage statunitense, Sabrina attinge dall’immaginario contemporaneo, innestandolo su un background che spazia dal primo Novecento di Edward Hopper all’ultima street art. Per anni il suo sguardo di architetto ha dato forma a una pittura incentrata su spazi ed edifici. La prossima mostra si compone invece unicamente di ritratti e primi piani, un’esperienza inedita che, rimettendo l’essere umano al centro della ricerca artistica, è metafora di un nuovo approccio alla realtà.
Abbiamo chiesto a Sabrina di raccontarci la genesi di questo originale progetto, in cui padre e figlia dialogano su 12 temi, dalla pace alla musica, dalla crisi economica alle rispettive visioni del futuro.
“La mostra nasce da uno scambio, spontaneo e privato, fra me e mio padre. Da vent’anni viviamo lontani – io in Svizzera, lui a Venezia – e la pittura è la forma d’espressione privilegiata anche per intenderci tra noi. Lui mi inviava i suoi quadri, come frasi, racconti o domande, e io rispondevo con i miei, sullo stesso tema, ma con un più stretto legame con il mondo attuale.
Per esempio, quando ho ricevuto il dipinto tratto dal bacio di Eisenstaed, che celebra la fine della Seconda Guerra Mondiale, ho pensato che nel repertorio del presente sarebbe stato difficile trovare l’immagine di un bacio dal valore simbolico altrettanto forte. Così ho affidato a due bambini il mio messaggio di speranza, più che mai necessario quando la guerra non è ufficiale ma si respira nell’aria. A rafforzare il concetto ci sono le icone love, peace e smile disegnate nei fiori della tappezzeria”.
Quanto è stata importante la presenza di un padre pittore nel tuo percorso artistico?
“Sono cresciuta nello studio di un padre giovane, creativo e profondamente coinvolto in quello che faceva. Avvicinarmi all’arte è stato un processo naturale, la pittura è stata quasi la mia baby sitter e in seguito il mio hobby preferito. Al di là degli artisti che posso ammirare e da cui ho imparato tanto, mio padre è stato il maestro per eccellenza e mi ha aiutata molto agli inizi della carriera. Del suo lavoro apprezzo in particolare la capacità di emozionare con la tecnica.
Confrontarmi con lui in una mostra dopo 20 anni di cammino è una forte emozione. Un’occasione di fare il punto sulle nostre vite e sulla storia, ma anche un momento di crescita. Vedere in mostra i miei quadri accanto ai suoi è come tagliare un cordone ombelicale, non essere più un’allieva e un maestro ma due artisti vicini e allo stesso tempo indipendenti, felici di incontrarsi su basi nuove”.
Come nasce il vostro comune amore per l’America?
“Per mio padre nasce dal mito dell’America degli anni Sessanta, un mondo di libertà al di là dell’Oceano che all’epoca non ha avuto modo di conoscere da vicino. La sua passione mi ha contagiata fin da piccola, alimentata da libri e immagini, in particolare della Pop Art.
Ho iniziato a viaggiare molto e presto, è stata una passione viscerale, all’inizio la meraviglia era simile a quella di una bambina al luna park.
In seguito, andando oltre il primo sguardo da turista e conoscendo meglio una realtà così complessa e contraddittoria, ho imparato a cogliere tutti gli stimoli e gli spunti di riflessione che la scena americana poteva offrirmi: un paese proteso in avanti, dove tutto – novità e problemi - arriva in anticipo rispetto all’Europa.
L’immaginario americano è affine ai miei processi artistici: preferisco non concentrarmi sulle immagini negative di cui la realtà mediatica italiana è fin troppo affollata, ma catalizzare temi e pensieri nell’istantanea di un’icona”.
Luigi & Sabrina Rocca. Father and Daughter, a cura di Luca Beatrice, è un progetto di Fondazione Maimeri con la media partnership di ARTE.it, visitabile negli spazi del MAC di Milano dal 15 al 19 marzo.
Vedi anche:
• Father and Daughter
• FOTO: Father & Daughter. Contrappunto armonico a dodici variazioni
• Guida d'arte di Milano
Se Luigi è un pittore iperrealista innamorato della Pop Art e del reportage statunitense, Sabrina attinge dall’immaginario contemporaneo, innestandolo su un background che spazia dal primo Novecento di Edward Hopper all’ultima street art. Per anni il suo sguardo di architetto ha dato forma a una pittura incentrata su spazi ed edifici. La prossima mostra si compone invece unicamente di ritratti e primi piani, un’esperienza inedita che, rimettendo l’essere umano al centro della ricerca artistica, è metafora di un nuovo approccio alla realtà.
Abbiamo chiesto a Sabrina di raccontarci la genesi di questo originale progetto, in cui padre e figlia dialogano su 12 temi, dalla pace alla musica, dalla crisi economica alle rispettive visioni del futuro.
“La mostra nasce da uno scambio, spontaneo e privato, fra me e mio padre. Da vent’anni viviamo lontani – io in Svizzera, lui a Venezia – e la pittura è la forma d’espressione privilegiata anche per intenderci tra noi. Lui mi inviava i suoi quadri, come frasi, racconti o domande, e io rispondevo con i miei, sullo stesso tema, ma con un più stretto legame con il mondo attuale.
Per esempio, quando ho ricevuto il dipinto tratto dal bacio di Eisenstaed, che celebra la fine della Seconda Guerra Mondiale, ho pensato che nel repertorio del presente sarebbe stato difficile trovare l’immagine di un bacio dal valore simbolico altrettanto forte. Così ho affidato a due bambini il mio messaggio di speranza, più che mai necessario quando la guerra non è ufficiale ma si respira nell’aria. A rafforzare il concetto ci sono le icone love, peace e smile disegnate nei fiori della tappezzeria”.
Quanto è stata importante la presenza di un padre pittore nel tuo percorso artistico?
“Sono cresciuta nello studio di un padre giovane, creativo e profondamente coinvolto in quello che faceva. Avvicinarmi all’arte è stato un processo naturale, la pittura è stata quasi la mia baby sitter e in seguito il mio hobby preferito. Al di là degli artisti che posso ammirare e da cui ho imparato tanto, mio padre è stato il maestro per eccellenza e mi ha aiutata molto agli inizi della carriera. Del suo lavoro apprezzo in particolare la capacità di emozionare con la tecnica.
Confrontarmi con lui in una mostra dopo 20 anni di cammino è una forte emozione. Un’occasione di fare il punto sulle nostre vite e sulla storia, ma anche un momento di crescita. Vedere in mostra i miei quadri accanto ai suoi è come tagliare un cordone ombelicale, non essere più un’allieva e un maestro ma due artisti vicini e allo stesso tempo indipendenti, felici di incontrarsi su basi nuove”.
Come nasce il vostro comune amore per l’America?
“Per mio padre nasce dal mito dell’America degli anni Sessanta, un mondo di libertà al di là dell’Oceano che all’epoca non ha avuto modo di conoscere da vicino. La sua passione mi ha contagiata fin da piccola, alimentata da libri e immagini, in particolare della Pop Art.
Ho iniziato a viaggiare molto e presto, è stata una passione viscerale, all’inizio la meraviglia era simile a quella di una bambina al luna park.
In seguito, andando oltre il primo sguardo da turista e conoscendo meglio una realtà così complessa e contraddittoria, ho imparato a cogliere tutti gli stimoli e gli spunti di riflessione che la scena americana poteva offrirmi: un paese proteso in avanti, dove tutto – novità e problemi - arriva in anticipo rispetto all’Europa.
L’immaginario americano è affine ai miei processi artistici: preferisco non concentrarmi sulle immagini negative di cui la realtà mediatica italiana è fin troppo affollata, ma catalizzare temi e pensieri nell’istantanea di un’icona”.
Luigi & Sabrina Rocca. Father and Daughter, a cura di Luca Beatrice, è un progetto di Fondazione Maimeri con la media partnership di ARTE.it, visitabile negli spazi del MAC di Milano dal 15 al 19 marzo.
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