Un capolavoro del Museo del Settecento Veneziano Ca’ Rezzonico
Il "Mondo Nuovo" di Giandomenico Tiepolo: l'evasione e la speranza in tempi di incertezza
Giandomenico Tiepolo, Il Mondo Novo, 1791, Affresco, Venezia, Ca' rezzonico, Museo del Settecento veneziano | Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia | Foto: Sailko via Wikimedia Creative Commons
Samantha De Martin
10/03/2020
Venezia - Una folla indistinta di curiosi attende il proprio turno accalcandosi attorno al casotto di legno che nasconde un oggetto misterioso. Si tratta del Mondo Novo, una sorta di lanterna magica che proietta al suo interno fantasiose immagini di luoghi esotici e sconosciuti.
Popolani, donne dalle ampie gonne, uomini con parrucche e strani cappelli, e persino un Pulcinella, si affollano per non perdere l’opportunità di porre l’occhio dentro questa fantastica attrazione. In un angolo, tra la massa dei curiosi, si scorgono due persone di profilo. Sono i due Tiepolo: Giandomenico, che sbircia la scena con l’occhialino e il padre Giambattista, a braccia conserte e con l’aria distaccata.
Al centro della scena Giandomenico Tiepolo colloca un ragazzino vestito di bianco, il solo rivolto verso lo spettatore. Tutti sembrano in attesa di un evento. Aspettano il loro turno per guardare, dentro una finestrella del casotto, uno spettacolo che per noi osservatori resta invisibile.
Il Mondo Novo, Dettaglio con le figure di Giambattista e Giandomenico Tiepolo
Cosa rappresenta l’opera?
Realizzato nel 1791 Il Mondo Nuovo rappresenta una scena nella quale l’artista si era probabilmente imbattuto in uno dei tante piazze veneziane (campi), restandone fortemente colpito.
Un’umanità indistinta, vista di spalle, si accalca per guardare dentro una finestrella qualcosa che l’osservatore non può vedere. La folla rappresentata non sa di essere osservata dal pittore che la ritrae di spalle, come fermando la scena in una fotografia. Ci sembra quasi di sentire la concitazione di queste persone che si lasciano guidare da un uomo in abito scuro, in piedi su uno sgabello, che, con una bacchetta, cerca di regolamentare il turno di chi vuole osservare cosa si nasconde dentro il casotto.
E sembra di rileggere il passo in cui, nell’autunno del 1786, Goethe racconta una delle sue giornate nella Venezia del tempo, tra persone che “Parlano e spergiurano, gridano e offrono merci, imprecano e fanno chiasso e la sera vanno a teatro e fanno un baccano indiavolato sul canale”.
Il pittore trasforma questi personaggi in protagonisti di un teatro di marionette, come a voler trasmettere quello stupore. Con atteggiamento bonario e una punta di amarezza Tiepolo contempla questa massa informe accomunata da un’inutile frenesia, mentre cerca nell’evasione in un “Mondo nuovo” la fuga dal proprio quotidiano.
Che cos’è l’oggetto misterioso attorno al quale si raduna la folla?
La folla si raduna attorno a un cosmorama, un dispositivo ottico, un insieme di pannelli, specchi e proiezioni che consentiva di immergersi, guardando attraverso una piccola fessura, dentro un paesaggio esotico.
Erano d’altronde trascorsi pochi anni da quando l’esploratore James Cook, facendo il giro del mondo, aveva scoperto terre fino ad allora sconosciute portando con sé un pittore che, ritornando a Londra, aveva riprodotto quei luoghi su stampe che restituivano alla gente comune l’immagine di terre lontane. Si trattava di uno spettacolo suggestivo che lasciava spazio alla fantasia. L’evasione di cui molti avevano bisogno.
Venezia e il Mondo Nuovo
Siamo a Venezia nel 1791. La città, con il suo Carnevale, gli spettacoli teatrali e la vita mondana, diventata una tappa obbligata dei viaggiatori del Grand Tour, vive, nonostante tutto, un tramonto glorioso. È una sorta di Mondo Nuovo, dove chi vi arriva ne resta letteralmente sbalordito. La città sembra oscillare tra due anime, quella del gioco e delle avventure di Giacomo Casanova e quella critica e realistica sviscerata da Carlo Goldoni.
Perché i protagonisti sono rappresentati di spalle?
Nella frenesia dei personaggi è racchiusa una sensazione di profonda inquietudine e la fine imminente di un’epoca. La rivoluzione francese ha spazzato via ogni cosa, incrinando antiche certezze. Sei anni dopo la realizzazione dell’affresco, infatti, una Venezia stremata sarebbe caduta in mano austriaca. La folla di spalle, senza volto, accalcata, sembra rappresentare l’intera città col suo passato glorioso e il suo avvenire incerto.
Quella del pittore è una metafora lucida e al tempo stesso amara dei propri tempi, la derisione di un’umanità cieca, ignara delle tempeste che incombono sulla fine del secolo.
Perché l’affresco è significativo nella carriera del pittore?
Con quest’opera Giandomenico si affranca dall’infuenza del padre Giambattista, l’artista veneziano caro all’aristocrazia veneziana, della quale abbelliva i palazzi con scene mitologiche popolate da dei ed eroi. Nella Venezia del tempo, in preda a una profonda crisi sociale, la vita permeata dal lusso e dall’evasione nell’arte sembrava esorcizzare la paura dei nuovi tempi. A partire dagli affreschi realizzati presso Villa Valmarana, Giandomenico - che fino a quel momento aveva lavorato all’ombra del padre aiutando l’illustre pittore - distoglie lo sguardo dai soggetti mitologici per puntarlo verso scene di vita quotidiana e cittadina, verso personaggi quasi manzoniani protagonisti di una narrazione spontanea.
Questo affrancamento dalla pittura del padre risulta evidente nella Villa Tiepolo di Zianigo (Venezia), acquistata da Giambattista e divenuta, dopo la sua morte, la residenza del figlio. In questa dimora la pittura diventa per Giandomenico una sorta di passatempo che finisce per restituirci uno dei cicli di affreschi più emozionanti della storia dell’arte. A questo ciclo appartiene anche Il Mondo Novo.
Dove si trova l’affresco?
L’affresco staccato - proveniente dalla parete del portego di Villa Tiepolo di Zianigo (Venezia) - è conservato dal 1935 nelle sale del Museo del Settecento Veneziano Ca’ Rezzonico, a Venezia. Affianca altri affreschi che furono strappati nel 1906 per essere venduti all’estero, ma vennero acquistati dalla città per essere trasferiti nel museo, posti in piccoli ambienti che ne ripropongono oggi la collocazione originaria.
Il Mondo Nuovo di Ettore Scola
Il regista Ettore Scola ha scelto il titolo dell’opera di Giandomenico Tiepolo per descrivere nel suo film tratto dal romanzo La Nuit de Varennes la sua visione distaccata, straniante della storia.
L’anno in cui è ambientato il film è il 1791, lo stesso in cui Tiepolo realizza il suo affresco. A bordo di una diligenza di linea che compie il percorso tra Parigi e Verdun si trovano il seduttore Giacomo Casanova, lo scrittore Restif de la Bretonne, un reduce dalla rivoluzione americana, una misteriosa aristocratica, una cantante italiana e un giovane giacobino. Sulla stessa strada stanno viaggiando verso la morte Luigi XVI, Maria Antonietta e i loro figli. La storia raccontata attraverso i dialoghi e le testimonianze di un inconsapevole gruppo di testimoni.
Leggi anche:
• Gli affreschi ritrovati di Giandomenico Tiepolo
Popolani, donne dalle ampie gonne, uomini con parrucche e strani cappelli, e persino un Pulcinella, si affollano per non perdere l’opportunità di porre l’occhio dentro questa fantastica attrazione. In un angolo, tra la massa dei curiosi, si scorgono due persone di profilo. Sono i due Tiepolo: Giandomenico, che sbircia la scena con l’occhialino e il padre Giambattista, a braccia conserte e con l’aria distaccata.
Al centro della scena Giandomenico Tiepolo colloca un ragazzino vestito di bianco, il solo rivolto verso lo spettatore. Tutti sembrano in attesa di un evento. Aspettano il loro turno per guardare, dentro una finestrella del casotto, uno spettacolo che per noi osservatori resta invisibile.
Il Mondo Novo, Dettaglio con le figure di Giambattista e Giandomenico Tiepolo
Cosa rappresenta l’opera?
Realizzato nel 1791 Il Mondo Nuovo rappresenta una scena nella quale l’artista si era probabilmente imbattuto in uno dei tante piazze veneziane (campi), restandone fortemente colpito.
Un’umanità indistinta, vista di spalle, si accalca per guardare dentro una finestrella qualcosa che l’osservatore non può vedere. La folla rappresentata non sa di essere osservata dal pittore che la ritrae di spalle, come fermando la scena in una fotografia. Ci sembra quasi di sentire la concitazione di queste persone che si lasciano guidare da un uomo in abito scuro, in piedi su uno sgabello, che, con una bacchetta, cerca di regolamentare il turno di chi vuole osservare cosa si nasconde dentro il casotto.
E sembra di rileggere il passo in cui, nell’autunno del 1786, Goethe racconta una delle sue giornate nella Venezia del tempo, tra persone che “Parlano e spergiurano, gridano e offrono merci, imprecano e fanno chiasso e la sera vanno a teatro e fanno un baccano indiavolato sul canale”.
Il pittore trasforma questi personaggi in protagonisti di un teatro di marionette, come a voler trasmettere quello stupore. Con atteggiamento bonario e una punta di amarezza Tiepolo contempla questa massa informe accomunata da un’inutile frenesia, mentre cerca nell’evasione in un “Mondo nuovo” la fuga dal proprio quotidiano.
Che cos’è l’oggetto misterioso attorno al quale si raduna la folla?
La folla si raduna attorno a un cosmorama, un dispositivo ottico, un insieme di pannelli, specchi e proiezioni che consentiva di immergersi, guardando attraverso una piccola fessura, dentro un paesaggio esotico.
Erano d’altronde trascorsi pochi anni da quando l’esploratore James Cook, facendo il giro del mondo, aveva scoperto terre fino ad allora sconosciute portando con sé un pittore che, ritornando a Londra, aveva riprodotto quei luoghi su stampe che restituivano alla gente comune l’immagine di terre lontane. Si trattava di uno spettacolo suggestivo che lasciava spazio alla fantasia. L’evasione di cui molti avevano bisogno.
Venezia e il Mondo Nuovo
Siamo a Venezia nel 1791. La città, con il suo Carnevale, gli spettacoli teatrali e la vita mondana, diventata una tappa obbligata dei viaggiatori del Grand Tour, vive, nonostante tutto, un tramonto glorioso. È una sorta di Mondo Nuovo, dove chi vi arriva ne resta letteralmente sbalordito. La città sembra oscillare tra due anime, quella del gioco e delle avventure di Giacomo Casanova e quella critica e realistica sviscerata da Carlo Goldoni.
Perché i protagonisti sono rappresentati di spalle?
Nella frenesia dei personaggi è racchiusa una sensazione di profonda inquietudine e la fine imminente di un’epoca. La rivoluzione francese ha spazzato via ogni cosa, incrinando antiche certezze. Sei anni dopo la realizzazione dell’affresco, infatti, una Venezia stremata sarebbe caduta in mano austriaca. La folla di spalle, senza volto, accalcata, sembra rappresentare l’intera città col suo passato glorioso e il suo avvenire incerto.
Quella del pittore è una metafora lucida e al tempo stesso amara dei propri tempi, la derisione di un’umanità cieca, ignara delle tempeste che incombono sulla fine del secolo.
Perché l’affresco è significativo nella carriera del pittore?
Con quest’opera Giandomenico si affranca dall’infuenza del padre Giambattista, l’artista veneziano caro all’aristocrazia veneziana, della quale abbelliva i palazzi con scene mitologiche popolate da dei ed eroi. Nella Venezia del tempo, in preda a una profonda crisi sociale, la vita permeata dal lusso e dall’evasione nell’arte sembrava esorcizzare la paura dei nuovi tempi. A partire dagli affreschi realizzati presso Villa Valmarana, Giandomenico - che fino a quel momento aveva lavorato all’ombra del padre aiutando l’illustre pittore - distoglie lo sguardo dai soggetti mitologici per puntarlo verso scene di vita quotidiana e cittadina, verso personaggi quasi manzoniani protagonisti di una narrazione spontanea.
Questo affrancamento dalla pittura del padre risulta evidente nella Villa Tiepolo di Zianigo (Venezia), acquistata da Giambattista e divenuta, dopo la sua morte, la residenza del figlio. In questa dimora la pittura diventa per Giandomenico una sorta di passatempo che finisce per restituirci uno dei cicli di affreschi più emozionanti della storia dell’arte. A questo ciclo appartiene anche Il Mondo Novo.
Dove si trova l’affresco?
L’affresco staccato - proveniente dalla parete del portego di Villa Tiepolo di Zianigo (Venezia) - è conservato dal 1935 nelle sale del Museo del Settecento Veneziano Ca’ Rezzonico, a Venezia. Affianca altri affreschi che furono strappati nel 1906 per essere venduti all’estero, ma vennero acquistati dalla città per essere trasferiti nel museo, posti in piccoli ambienti che ne ripropongono oggi la collocazione originaria.
Il Mondo Nuovo di Ettore Scola
Il regista Ettore Scola ha scelto il titolo dell’opera di Giandomenico Tiepolo per descrivere nel suo film tratto dal romanzo La Nuit de Varennes la sua visione distaccata, straniante della storia.
L’anno in cui è ambientato il film è il 1791, lo stesso in cui Tiepolo realizza il suo affresco. A bordo di una diligenza di linea che compie il percorso tra Parigi e Verdun si trovano il seduttore Giacomo Casanova, lo scrittore Restif de la Bretonne, un reduce dalla rivoluzione americana, una misteriosa aristocratica, una cantante italiana e un giovane giacobino. Sulla stessa strada stanno viaggiando verso la morte Luigi XVI, Maria Antonietta e i loro figli. La storia raccontata attraverso i dialoghi e le testimonianze di un inconsapevole gruppo di testimoni.
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