Eric Mistretta. Home Wrecker/ Inaugurazione sezione "Pavimenti e rivestimenti ceramici tra Occidente e Oriente dal Medioevo all’età contemporanea"
Dal 20 Aprile 2013 al 01 Settembre 2013
Faenza | Ravenna
Luogo: MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche
Indirizzo: viale Alfredo Baccarini 19
Orari: da martedì a domenica e festivi 10-19
Curatori: Nero/Alessandro Neretti, Claudia Casali, Valentina Mazzotti, Carmen Ravanelli Guidotti
Telefono per informazioni: +39 0546 697322/ 11
E-Mail info: monicagori@micfaenza.org
Sito ufficiale: http://www.micfaenza.org
Eric Mistretta. Home Wrecker
Apre con la mostra Home Wrecker, dell’artista newyorkese Eric Mistretta la stagione 2013 del progetto operadelocalizzata curato da Nero/Alessandro Neretti.
La serie di opere presentate sono una colorata raccolta di materiali, trasformati in eccessi emotivi e concettuali, romantiche sensazioni post-party tra memoria e oblio, dove sarà possibile riconoscere con degenerata ironia tutta l’energia vitale della nuova arte contemporanea.
Da quest’anno operadelocalizzata amplifica i suoi spazi, infatti i musei coinvolti nel progetto diventano due, oltre al Museo Internazionale delle Ceramiche le opere saranno installate anche in una delle sale del Museo Carlo Zauli.
L’Osteria della Sghisa dal 2008 adotta l’artista Nero, al terzo anno gli rinnova la fiducia chiedendo di coinvolgere anche altri artisti per le mostre all’interno dell’Osteria. Nero, investito dell’inusuale incarico di “curatore”, decide di portare all’interno del locale e non solo, operadelocalizzata, un progetto espositivo che serva da tramite culturale per il territorio faentino, selezionando artisti nazionali ed internazionali che non siano ancora venuti in contatto con Faenza.
operadelocalizzata si pone come nuovo filtro conduttore tra locale e arte, elevando il livello visivo assieme al piacere del gusto, creando collegamenti tra nuovi artisti e il territorio faentino.
L’obiettivo è intraprendere un singolare percorso atto ad innescare curiosità, passione ed attenzione verso il contemporaneo e l’arte che lo compone, complice la capacità degli artisti, il sostegno dei partners, la libera pazzia della Sghisa e la ricerca di Nero.
Pavimenti e Rivestimenti ceramici tra Occidente e Oriente dal Medioevo all’Età Contemporanea
Il prossimo 20 aprile sarà inaugurata presso il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza (MIC) una nuova sezione permanente dedicata ai “Pavimenti e rivestimenti ceramici tra Occidente e Oriente dal Medioevo all’età contemporanea”, a cura di Claudia Casali, Valentina Mazzotti, Carmen Ravanelli Guidotti, con la preziosa collaborazione di Rolando Giovannini e Stefano Dirani.
L’utilizzo della ceramica in architettura affonda le sue radici nell’Oriente antico, ma è soprattutto il mondo islamico a rivestire con mattonelle smaltate in vari colori le pareti di moschee, mausolei, scuole coraniche e palazzi, conseguendo esiti di raffinato decorativismo. Gli esemplari a lustro dell’Iran del XIII-XIV secolo, le mattonelle con ornati floreali di Iznik (antica Nicea) nella Turchia ottomana del XVI-XVII secolo e i manufatti tunisini dalla vivace policromia forniscono una panoramica del Vicino e Medio Oriente islamico.
L’apprezzamento per i rivestimenti maiolicati e invetriati si diffonde poi in Occidente attraverso la mediazione della Spagna, dove matura quello stile ispano-moresco che incarna la perfetta fusione tra l’Oriente islamico e l’Occidente cristiano. Accanto ad interessanti esemplari della Spagna del XV-XVI secolo, della Francia medievale e rinascimentale e dell’Olanda del XVI-XVII secolo e ad una limitata ma rappresentativa selezione di mattonelle da stufa altoatesine, il contesto europeo è completato da un’estesa selezione di manufatti italiani dal Medioevo all’età contemporanea.
Sulla scia emulativa degli esemplari spagnoli anche in Italia si radica la produzione di mattonelle e mattoni smaltati che nel XV-XVI secolo rivestono i pavimenti di cappelle, studioli e i soffitti di chiese, per poi conquistare nel corso del ‘600 e soprattutto del ‘700 porzioni sempre più estese di superfici pavimentali e parietali con elaborate composizioni “a tappeto”, specie in ambito campano e siciliano. Tale fenomeno subisce un notevolissimo incremento con l’introduzione dei mezzi meccanici e dei processi industriali: dopo la brillante stagione Liberty di inizio ‘900 la mattonella supera il discorso strettamente decorativo per divenire mezzo e supporto artistico (come nel caso di Arturo Martini o degli stessi futuristi); ma è nel secondo dopoguerra che si registra una vera e propria esplosione della produzione industriale, per cui la piastrella diviene strumento della ricostruzione ed elemento di diffusione popolare.
La sezione si compone di mattonelle smaltate e invetriate da rivestimento parietale e pavimentale, con un ristretto numero di ceramiche ad altro uso architettonico (tegole, mattonelle da stufa, mattoni) o decorativo anche con fini devozionali (pannelli con figure e vedute). Oltre ai singoli manufatti sono allestite, ove possibile, composizioni di mattonelle di un medesimo contesto per fornire un’idea degli impiantiti originari, in molti casi deteriorati dall’usura e sostituiti da materiali più durevoli come il marmo. La scelta in taluni casi di affiancare alle mattonelle esemplari di vasellame testimonia la condivisione di medesimi motivi decorativi e stilistici su differenti supporti ceramici.
Il duplice ordinamento geografico e cronologico dell’esposizione consente di focalizzare l’evoluzione tecnico-stilistica delle mattonelle attraverso i secoli e di cogliere le reciproche affinità e influenze tra Occidente e Oriente.
Apre con la mostra Home Wrecker, dell’artista newyorkese Eric Mistretta la stagione 2013 del progetto operadelocalizzata curato da Nero/Alessandro Neretti.
La serie di opere presentate sono una colorata raccolta di materiali, trasformati in eccessi emotivi e concettuali, romantiche sensazioni post-party tra memoria e oblio, dove sarà possibile riconoscere con degenerata ironia tutta l’energia vitale della nuova arte contemporanea.
Da quest’anno operadelocalizzata amplifica i suoi spazi, infatti i musei coinvolti nel progetto diventano due, oltre al Museo Internazionale delle Ceramiche le opere saranno installate anche in una delle sale del Museo Carlo Zauli.
L’Osteria della Sghisa dal 2008 adotta l’artista Nero, al terzo anno gli rinnova la fiducia chiedendo di coinvolgere anche altri artisti per le mostre all’interno dell’Osteria. Nero, investito dell’inusuale incarico di “curatore”, decide di portare all’interno del locale e non solo, operadelocalizzata, un progetto espositivo che serva da tramite culturale per il territorio faentino, selezionando artisti nazionali ed internazionali che non siano ancora venuti in contatto con Faenza.
operadelocalizzata si pone come nuovo filtro conduttore tra locale e arte, elevando il livello visivo assieme al piacere del gusto, creando collegamenti tra nuovi artisti e il territorio faentino.
L’obiettivo è intraprendere un singolare percorso atto ad innescare curiosità, passione ed attenzione verso il contemporaneo e l’arte che lo compone, complice la capacità degli artisti, il sostegno dei partners, la libera pazzia della Sghisa e la ricerca di Nero.
Pavimenti e Rivestimenti ceramici tra Occidente e Oriente dal Medioevo all’Età Contemporanea
Il prossimo 20 aprile sarà inaugurata presso il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza (MIC) una nuova sezione permanente dedicata ai “Pavimenti e rivestimenti ceramici tra Occidente e Oriente dal Medioevo all’età contemporanea”, a cura di Claudia Casali, Valentina Mazzotti, Carmen Ravanelli Guidotti, con la preziosa collaborazione di Rolando Giovannini e Stefano Dirani.
L’utilizzo della ceramica in architettura affonda le sue radici nell’Oriente antico, ma è soprattutto il mondo islamico a rivestire con mattonelle smaltate in vari colori le pareti di moschee, mausolei, scuole coraniche e palazzi, conseguendo esiti di raffinato decorativismo. Gli esemplari a lustro dell’Iran del XIII-XIV secolo, le mattonelle con ornati floreali di Iznik (antica Nicea) nella Turchia ottomana del XVI-XVII secolo e i manufatti tunisini dalla vivace policromia forniscono una panoramica del Vicino e Medio Oriente islamico.
L’apprezzamento per i rivestimenti maiolicati e invetriati si diffonde poi in Occidente attraverso la mediazione della Spagna, dove matura quello stile ispano-moresco che incarna la perfetta fusione tra l’Oriente islamico e l’Occidente cristiano. Accanto ad interessanti esemplari della Spagna del XV-XVI secolo, della Francia medievale e rinascimentale e dell’Olanda del XVI-XVII secolo e ad una limitata ma rappresentativa selezione di mattonelle da stufa altoatesine, il contesto europeo è completato da un’estesa selezione di manufatti italiani dal Medioevo all’età contemporanea.
Sulla scia emulativa degli esemplari spagnoli anche in Italia si radica la produzione di mattonelle e mattoni smaltati che nel XV-XVI secolo rivestono i pavimenti di cappelle, studioli e i soffitti di chiese, per poi conquistare nel corso del ‘600 e soprattutto del ‘700 porzioni sempre più estese di superfici pavimentali e parietali con elaborate composizioni “a tappeto”, specie in ambito campano e siciliano. Tale fenomeno subisce un notevolissimo incremento con l’introduzione dei mezzi meccanici e dei processi industriali: dopo la brillante stagione Liberty di inizio ‘900 la mattonella supera il discorso strettamente decorativo per divenire mezzo e supporto artistico (come nel caso di Arturo Martini o degli stessi futuristi); ma è nel secondo dopoguerra che si registra una vera e propria esplosione della produzione industriale, per cui la piastrella diviene strumento della ricostruzione ed elemento di diffusione popolare.
La sezione si compone di mattonelle smaltate e invetriate da rivestimento parietale e pavimentale, con un ristretto numero di ceramiche ad altro uso architettonico (tegole, mattonelle da stufa, mattoni) o decorativo anche con fini devozionali (pannelli con figure e vedute). Oltre ai singoli manufatti sono allestite, ove possibile, composizioni di mattonelle di un medesimo contesto per fornire un’idea degli impiantiti originari, in molti casi deteriorati dall’usura e sostituiti da materiali più durevoli come il marmo. La scelta in taluni casi di affiancare alle mattonelle esemplari di vasellame testimonia la condivisione di medesimi motivi decorativi e stilistici su differenti supporti ceramici.
Il duplice ordinamento geografico e cronologico dell’esposizione consente di focalizzare l’evoluzione tecnico-stilistica delle mattonelle attraverso i secoli e di cogliere le reciproche affinità e influenze tra Occidente e Oriente.
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