Il lavoro sotterraneo della natura
Dal 19 Giugno 2021 al 27 Giugno 2021
Bergamo
Luogo: Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota
Indirizzo: Scaletta Colle Aperto
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Curatori: Valeria Vaccari
Enti promotori:
- Comune di Bergamo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: ortobotanico@comune.bg.it
Sito ufficiale: http://www.ortobotanicodibergamo.it
Da sabato 19 giugno apre all’Orto Botanico di Bergamo Lorenzo Rota “Il lavoro sotterraneo della natura”, una mostra di arte ambientale a cura di Valeria Vaccari che intreccia arte contemporanea e Natura in un dialogo tra specie vegetali e installazioni di 5 artisti, Daniele Barzaghi, Patrizia Bonardi, Helene Foata, Gaetano Fracassio, Maria Cristina Galli.
Come dichiarano gli autori, “con questa mostra intendiamo riappropriarci di un luogo di affezione, l’Orto Botanico, attraverso lo strumento che ci è congeniale, l’arte contemporanea. Intendiamo avvicinare il pubblico, lasciarlo osservare, scoprire, annusare, meravigliarsi. Vogliamo celebrare la vita nel suo splendore di giugno, la Natura nel suo momento di massimo fulgore e portare in superfice il lavoro sotterraneo, quelle radici che non sono meno importanti di ciò che appare in superficie.”
La mostra consiste in un percorso di installazioni a partire da quelle di Patrizia Bonardi sospese sullo stagno, dal titolo “Radici Volanti e “La Sposa Germoglia”, composte da strati di garza che si diramano, si aprono sulla superficie dell’acqua fino a convergere in un centro. La garza intinta nella cera d’api profuma ed espande intorno a sé la sua fragranza.
Proseguendo, si incontrano gli “Specchi d’acqua” di Daniela Barzaghi, opere nate dalla osservazione del passaggio delle stagioni sui campi arati che l’artista vede dalle sue finestre. Le superfici specchianti dalle quali spuntano nuovi arbusti riflettono anche qui il passaggio delle stagioni, i suoi “Semi” di cartapesta lavorata germogliano e i “Nidi Caduti” che siamo invitati a cercare in mezzo alle piante, alle radici, alle felci, sono piccoli scrigni di quella Natura che inosservata si rinnova. Una riflessione sulla fragilità dell’Ecosistema e sulla casualità della Bellezza che semina indizi sotto i nostri occhi.
Helen Foata, scultrice e creatrice di micromondi digitali ci presenta la scultura “Impulso: comunicazione vegetale” che rappresenta la pianta come un assone, un ganglio nervoso che emana impulsi elettrici. L’artista rappresenta la comunicazione tra organismi viventi: se il Regno Vegetale fosse una nazione, le regole che lo governerebbero sarebbero completamente diverse dalle nostre. Il modello di organizzazione che governa gli esseri umani è molto fragile, quello delle piante partecipa con ogni suo membro ad una macchina perfettamente sincronizzata.
Ancora oltre, su un piccolo stagno nascosto si erge l’opera di Maria Cristina Galli, “Come un Dio che Dorme”, la citazione è di Fernando Pessoa. Una gabbia in legno recuperata, con la porticina aperta raccoglie in piccoli nidi di carta gli odori, i fruscii, gli umori dell’Orto, che è il regno del Silenzio e della contemplazione.
Chiude l’escursione artistica nell’Orto l’opera quasi enciclopedica di Gaetano Fracassio dal titolo “Tempo sospeso”, attraverso la quale l’artista intende che egli è stato qui, sulla Terra, ha compiuto il suo viaggio, dal seme al frutto e ritorno. Con gli strumenti che gli sono propri, Fracassio disegna la forma e l’infiorescenza su piccoli frammenti di tela, custodisce il seme in giare sigillate perché la specie non vada perduta.
Scrive la curatrice della mostra Valeria Vaccari: “Mentre noi Umani assistevamo inermi alla pandemia osservando il mondo da una finestra o su un balcone, la Natura riprendeva i suoi spazi indisturbata, il suo ciclo vitale di gemmazione, fioritura, fruttificazione e, infine, di apparente silenzio nei mesi invernali continuava indifferente. Il lavoro sotterraneo si manifestava con piccoli segni, quasi invisibili ai nostri occhi. La visione antropocentrica crollava di fronte ad un virus invisibile, ma la Natura non se ne è nemmeno accorta. Quanto all’arte, rinchiusa in un tempo sospeso, si è estesa nel paesaggio interiore di ogni artista, negli anfratti della memoria, nel prima e nel dopo la pandemia. Una moltitudine di solitudini, ignorate e vilipese come i vivi, eclatanti e annunciate come i morti. “
“Sono molto contenta che l’Orto Botanico, che rappresenta lo spazio museale naturale più importante della nostra città, si arricchisca di questo inedito percorso artistico che propone una serie di interessanti installazioni ispirate al tema del rapporto tra dimensione umana e natura, una relazione ma anche contrapposizione che il difficile periodo della prima emergenza pandemica ha portato straordinariamente alla luce. – dichiara l’Assessora al Verde pubblico del Comune di Bergamo Marzia Marchesi – Sono certa che “Il lavoro sotterraneo della natura” sarà nuova occasione di riflessione su tutti quei temi come l’armonizzazione tra i propri ritmi e quelli della natura, l’acquisizione di una cultura del verde, la sostenibilità ambientale in contesti urbani che con L’Orto Botanico stiamo sostenendo attraverso diverse progettualità che oggi diventano anche artistiche.”
DANIELA BARZAGHI, vive e lavora a Milano, nel 1987 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera. La Natura e le forme archetipe dell’Umano sono un pensiero ricorrente nelle sue opere sotto forma di simbolo, segno evocativo, scrigni e feritoie che alludono e conservano, reperti e tracce di organico mescolati alla cartapesta, il suo materiale di elezione. PATRIZIA BONARDI, bergamasca, si diploma all’Accademia di Belle Arti G.Carrara con una tesi sul possibile dialogo fra artisti e sociologi. È fondatrice dell’associazione Artists.Sociologists e del centro no profit BACS di Leffe. La sua ricerca si interessa soprattutto di tre tematiche: quella femminile, ambientale e di integrazione attraverso installazioni, video arte e disegno.
GAETANO FRACASSIO, nasce a Bitonto nel 1962 ma vive e lavora da anni a Milano. Autodidatta, scopre giovanissimo, come egli stesso afferma, “l’arte, come esigenza psicofisica di sopravvivenza”. La sua ricerca prosegue tra fotografia, pittura, scultura e comunicazione audiovisiva.
MARIA CRISTINA GALLI nasce a Milano nel 1966, insegna alla Accademia di Brera come titolare della cattedra di anatomia artistica. Da più di 20 anni il suo lavoro insegue il filo rosso di una scrittura sotterranea, anima oggetti inanimati per trasformarli in scultura, una ricerca lenta e potente che parte dalla carta attraversa il colore e arriva all’oggetto che riprende vita attraverso la Memoria e il Ricordo e diventa testimone di epoche, di generazioni, di silenziosa quotidianità.
HELENE FOATA nasce a Parigi nel 1974, ma vive ad Asiago, si è formata in ebanisteria d’arte, nel 2001 inizia
la sua attività di scultrice nel suo studio a Parigi. Attualmente si occupa di scultura con materiale plurimaterico, installazioni ambientali e digital art.
La mostra sarà inaugurata sabato 19 giugno alle ore 17.30 (prenotazione obbligatoria) alla presenza degli artisti e della curatrice
Come dichiarano gli autori, “con questa mostra intendiamo riappropriarci di un luogo di affezione, l’Orto Botanico, attraverso lo strumento che ci è congeniale, l’arte contemporanea. Intendiamo avvicinare il pubblico, lasciarlo osservare, scoprire, annusare, meravigliarsi. Vogliamo celebrare la vita nel suo splendore di giugno, la Natura nel suo momento di massimo fulgore e portare in superfice il lavoro sotterraneo, quelle radici che non sono meno importanti di ciò che appare in superficie.”
La mostra consiste in un percorso di installazioni a partire da quelle di Patrizia Bonardi sospese sullo stagno, dal titolo “Radici Volanti e “La Sposa Germoglia”, composte da strati di garza che si diramano, si aprono sulla superficie dell’acqua fino a convergere in un centro. La garza intinta nella cera d’api profuma ed espande intorno a sé la sua fragranza.
Proseguendo, si incontrano gli “Specchi d’acqua” di Daniela Barzaghi, opere nate dalla osservazione del passaggio delle stagioni sui campi arati che l’artista vede dalle sue finestre. Le superfici specchianti dalle quali spuntano nuovi arbusti riflettono anche qui il passaggio delle stagioni, i suoi “Semi” di cartapesta lavorata germogliano e i “Nidi Caduti” che siamo invitati a cercare in mezzo alle piante, alle radici, alle felci, sono piccoli scrigni di quella Natura che inosservata si rinnova. Una riflessione sulla fragilità dell’Ecosistema e sulla casualità della Bellezza che semina indizi sotto i nostri occhi.
Helen Foata, scultrice e creatrice di micromondi digitali ci presenta la scultura “Impulso: comunicazione vegetale” che rappresenta la pianta come un assone, un ganglio nervoso che emana impulsi elettrici. L’artista rappresenta la comunicazione tra organismi viventi: se il Regno Vegetale fosse una nazione, le regole che lo governerebbero sarebbero completamente diverse dalle nostre. Il modello di organizzazione che governa gli esseri umani è molto fragile, quello delle piante partecipa con ogni suo membro ad una macchina perfettamente sincronizzata.
Ancora oltre, su un piccolo stagno nascosto si erge l’opera di Maria Cristina Galli, “Come un Dio che Dorme”, la citazione è di Fernando Pessoa. Una gabbia in legno recuperata, con la porticina aperta raccoglie in piccoli nidi di carta gli odori, i fruscii, gli umori dell’Orto, che è il regno del Silenzio e della contemplazione.
Chiude l’escursione artistica nell’Orto l’opera quasi enciclopedica di Gaetano Fracassio dal titolo “Tempo sospeso”, attraverso la quale l’artista intende che egli è stato qui, sulla Terra, ha compiuto il suo viaggio, dal seme al frutto e ritorno. Con gli strumenti che gli sono propri, Fracassio disegna la forma e l’infiorescenza su piccoli frammenti di tela, custodisce il seme in giare sigillate perché la specie non vada perduta.
Scrive la curatrice della mostra Valeria Vaccari: “Mentre noi Umani assistevamo inermi alla pandemia osservando il mondo da una finestra o su un balcone, la Natura riprendeva i suoi spazi indisturbata, il suo ciclo vitale di gemmazione, fioritura, fruttificazione e, infine, di apparente silenzio nei mesi invernali continuava indifferente. Il lavoro sotterraneo si manifestava con piccoli segni, quasi invisibili ai nostri occhi. La visione antropocentrica crollava di fronte ad un virus invisibile, ma la Natura non se ne è nemmeno accorta. Quanto all’arte, rinchiusa in un tempo sospeso, si è estesa nel paesaggio interiore di ogni artista, negli anfratti della memoria, nel prima e nel dopo la pandemia. Una moltitudine di solitudini, ignorate e vilipese come i vivi, eclatanti e annunciate come i morti. “
“Sono molto contenta che l’Orto Botanico, che rappresenta lo spazio museale naturale più importante della nostra città, si arricchisca di questo inedito percorso artistico che propone una serie di interessanti installazioni ispirate al tema del rapporto tra dimensione umana e natura, una relazione ma anche contrapposizione che il difficile periodo della prima emergenza pandemica ha portato straordinariamente alla luce. – dichiara l’Assessora al Verde pubblico del Comune di Bergamo Marzia Marchesi – Sono certa che “Il lavoro sotterraneo della natura” sarà nuova occasione di riflessione su tutti quei temi come l’armonizzazione tra i propri ritmi e quelli della natura, l’acquisizione di una cultura del verde, la sostenibilità ambientale in contesti urbani che con L’Orto Botanico stiamo sostenendo attraverso diverse progettualità che oggi diventano anche artistiche.”
DANIELA BARZAGHI, vive e lavora a Milano, nel 1987 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera. La Natura e le forme archetipe dell’Umano sono un pensiero ricorrente nelle sue opere sotto forma di simbolo, segno evocativo, scrigni e feritoie che alludono e conservano, reperti e tracce di organico mescolati alla cartapesta, il suo materiale di elezione. PATRIZIA BONARDI, bergamasca, si diploma all’Accademia di Belle Arti G.Carrara con una tesi sul possibile dialogo fra artisti e sociologi. È fondatrice dell’associazione Artists.Sociologists e del centro no profit BACS di Leffe. La sua ricerca si interessa soprattutto di tre tematiche: quella femminile, ambientale e di integrazione attraverso installazioni, video arte e disegno.
GAETANO FRACASSIO, nasce a Bitonto nel 1962 ma vive e lavora da anni a Milano. Autodidatta, scopre giovanissimo, come egli stesso afferma, “l’arte, come esigenza psicofisica di sopravvivenza”. La sua ricerca prosegue tra fotografia, pittura, scultura e comunicazione audiovisiva.
MARIA CRISTINA GALLI nasce a Milano nel 1966, insegna alla Accademia di Brera come titolare della cattedra di anatomia artistica. Da più di 20 anni il suo lavoro insegue il filo rosso di una scrittura sotterranea, anima oggetti inanimati per trasformarli in scultura, una ricerca lenta e potente che parte dalla carta attraversa il colore e arriva all’oggetto che riprende vita attraverso la Memoria e il Ricordo e diventa testimone di epoche, di generazioni, di silenziosa quotidianità.
HELENE FOATA nasce a Parigi nel 1974, ma vive ad Asiago, si è formata in ebanisteria d’arte, nel 2001 inizia
la sua attività di scultrice nel suo studio a Parigi. Attualmente si occupa di scultura con materiale plurimaterico, installazioni ambientali e digital art.
La mostra sarà inaugurata sabato 19 giugno alle ore 17.30 (prenotazione obbligatoria) alla presenza degli artisti e della curatrice
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