Ho meritato il tuo castigo
i bambini di valerio berruti
16/05/2005
Tratti essenziali, superfici ruvide, occhi intensi quelli dei bambini del piemontese Valerio Berruti - classe 1977 – presentati nella sua mostra romana dal titolo “Ho meritato il tuo castigo”.
Valerio Berruti disegna i bambini perché rappresentano l’anima pura, lo specchio di una società che spesso è costretta a piegarsi, a subire.
Da qui la sua personale: un rumore silenzioso nei confronti di una punizione non meritata ma inflitta, imposta attraverso mille piccoli gesti quotidiani, impercettibili sfumature che chiunque, in qualche modo, è costretto ad affrontare.
Berruti recupera la tecnica dell’affresco applicandola su un materiale povero come la iuta: figure esili, fragili, volti di bimbi che prendono corpo nelle quattordici tele.
Come sottolinea il critico Lorenzo Canova - nel catalogo da lui curato per la mostra - i bambini di Berruti ritornano da un passato collettivo, ci raccontano i giorni trascorsi del tempo perduto…
Ognuno dei bambini di Berruti, però, ha un modo differente di tollerare, di scontare il proprio castigo, la punizione che passa attraverso un pugno chiuso, la bocca serrata, il digrignarsi dei denti, la postura ingobbita con un fulcro ricorrente: uno sguardo attento sugli occhi che “accolgono” le esperienze, ma mostrano inevitabilmente la loro tristezza, la loro incapacità, la loro impotenza.
Quando viene chiesto al pittore come mai ha scelto i bambini come soggetti, risponde “perché sono puri, rappresentano ciò che è intatto nonostante il peccato originale”. Un modo di vivere la religione per un artista che si professa agnostico: “L’unica religione in cui credo è l’arte come la pittura e la sua potenza interpretativa, primitiva”. Da qui la scelta della iuta come superficie su cui disegnare i soggetti, con pennellate vigorose che vibrano di musica propria, dai contorni forti e - in certe parti - volutamente sgocciolati: un modo di esprimere una visione fragile e precaria della vita con l’aiuto del linguaggio del corpo dei bambini sì da creare un contrasto forte con la dolcezza delle loro espressioni malinconiche e la potenza della vita in tutte le sue forme, anche quelle più dolorose.
Il giovane artista piemontese di rilevanza internazionale - ha al suo attivo numerose personali in Italia e all’estero - è vincitore quest’anno del Premio Celeste e del Premio Pagine Bianche d’Autore per la copertina delle guide in Piemonte.
Vive a lavora a Verduno - Cuneo - dove ha come studio il suo rifugio, una chiesetta sconsacrata in cui realizza i quadri nei quali un soggetto ricorrente è la tensione tra la vita e gli ostacoli, le ore che passano lentamente e le immagini fantastiche che si accumulano nella mente utilizzando una costruzione “fredda” della pittura, composta attraverso pochi elementi che lasciano libero lo spettatore di ricomporre il proprio contesto immaginario risvegliando le figure che più appartengono al proprio vissuto.
I bambini raffigurati e congelati sulle tele s'incontrano con le persone reali che passano loro accanto e magari attendono insieme, in un dialogo muto, ma comprensibile, i segni di una strada alternativa da seguire.
Ho meritato il tuo castigo
Fino 28 maggio
Galleria Officina 14
Via G. Giacomo Porro n. 14, 00197 Roma
Tel: 06/8083909
Orari: da martedì a sabato dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00
officinaquattordici@libero.it
www.officina14.it
Valerio Berruti disegna i bambini perché rappresentano l’anima pura, lo specchio di una società che spesso è costretta a piegarsi, a subire.
Da qui la sua personale: un rumore silenzioso nei confronti di una punizione non meritata ma inflitta, imposta attraverso mille piccoli gesti quotidiani, impercettibili sfumature che chiunque, in qualche modo, è costretto ad affrontare.
Berruti recupera la tecnica dell’affresco applicandola su un materiale povero come la iuta: figure esili, fragili, volti di bimbi che prendono corpo nelle quattordici tele.
Come sottolinea il critico Lorenzo Canova - nel catalogo da lui curato per la mostra - i bambini di Berruti ritornano da un passato collettivo, ci raccontano i giorni trascorsi del tempo perduto…
Ognuno dei bambini di Berruti, però, ha un modo differente di tollerare, di scontare il proprio castigo, la punizione che passa attraverso un pugno chiuso, la bocca serrata, il digrignarsi dei denti, la postura ingobbita con un fulcro ricorrente: uno sguardo attento sugli occhi che “accolgono” le esperienze, ma mostrano inevitabilmente la loro tristezza, la loro incapacità, la loro impotenza.
Quando viene chiesto al pittore come mai ha scelto i bambini come soggetti, risponde “perché sono puri, rappresentano ciò che è intatto nonostante il peccato originale”. Un modo di vivere la religione per un artista che si professa agnostico: “L’unica religione in cui credo è l’arte come la pittura e la sua potenza interpretativa, primitiva”. Da qui la scelta della iuta come superficie su cui disegnare i soggetti, con pennellate vigorose che vibrano di musica propria, dai contorni forti e - in certe parti - volutamente sgocciolati: un modo di esprimere una visione fragile e precaria della vita con l’aiuto del linguaggio del corpo dei bambini sì da creare un contrasto forte con la dolcezza delle loro espressioni malinconiche e la potenza della vita in tutte le sue forme, anche quelle più dolorose.
Il giovane artista piemontese di rilevanza internazionale - ha al suo attivo numerose personali in Italia e all’estero - è vincitore quest’anno del Premio Celeste e del Premio Pagine Bianche d’Autore per la copertina delle guide in Piemonte.
Vive a lavora a Verduno - Cuneo - dove ha come studio il suo rifugio, una chiesetta sconsacrata in cui realizza i quadri nei quali un soggetto ricorrente è la tensione tra la vita e gli ostacoli, le ore che passano lentamente e le immagini fantastiche che si accumulano nella mente utilizzando una costruzione “fredda” della pittura, composta attraverso pochi elementi che lasciano libero lo spettatore di ricomporre il proprio contesto immaginario risvegliando le figure che più appartengono al proprio vissuto.
I bambini raffigurati e congelati sulle tele s'incontrano con le persone reali che passano loro accanto e magari attendono insieme, in un dialogo muto, ma comprensibile, i segni di una strada alternativa da seguire.
Ho meritato il tuo castigo
Fino 28 maggio
Galleria Officina 14
Via G. Giacomo Porro n. 14, 00197 Roma
Tel: 06/8083909
Orari: da martedì a sabato dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00
officinaquattordici@libero.it
www.officina14.it
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