Due appuntamenti sui canali social delle Gallerie nazionali di Arte Antica
La Cananea di Mattia Preti restaurata si svela in anteprima sul web (aspettando la mostra a Palazzo Barberini)
Mattia Preti, Cristo e la Cananea, 1646-47, 231 x 231,5 cm, Collezione privata
Samantha De Martin
20/11/2020
La sfarzosa stola della Cananea, ritratta nell’atto di implorare a Cristo la guarigione della figlioletta indemoniata, ha riacquistato l’antico smalto svelando il forte influsso di Tintoretto.
Anche le architetture, prese in prestito da Veronese, riaffiorano sulla tela con maggiore nitidezza, come la testa di San Pietro, ricalcata da Ribera, o la figura dell’apostolo al centro del dipinto, sorprendentemente vicino agli esiti di Pier Francesco Mola. L’imponente tela di Mattia Preti, raffigurante Cristo e la Cananea, gioiello della quadreria dei Principi Colonna, torna a brillare, gettando nuova luce su Mattia e Gregorio Preti grazie al recente restauro effettuato dal laboratorio delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Esposta l’anno scorso a Palazzo Barberini in occasione della mostra Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti, l’opera, la prima di Preti ad avere una data certa, costituisce un tassello importante nel periodo romano del pittore, oltre a testimoniare l’influsso della pittura veneziana di Veronese e Tintoretto sullo stile del “Cavalier calabrese”.
Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli
Così le Gallerie nazionali di Arte Antica presso Palazzo Barberini hanno deciso di non aspettare la riapertura delle loro sale, il prossimo 3 dicembre, affidando ai canali social del museo (Facebook, Twitter e Instagram) una piccola anticipazione della mostra a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa che avrebbe dovuto inaugurare ieri (giovedì 19 novembre) per protrarsi fino al 2 maggio prossimo.
Per questo ogni giovedì il progetto sarà raccontato sul web grazie a Nicolette Mandarano, Paola Villari e Giuseppe Perrino e vedrà la Cananea esposta accanto ad alcuni quadri di grande formato eseguiti autonomamente o a quattro mani dai fratelli Preti nella seconda metà del Seicento.
Vedremo l’Allegoria dei cinque sensi della collezione Barberini, accanto alle Nozze di Cana dipinto da Gregorio, che si mostra per la prima volta al pubblico, e piuttosto distante dalle raffinatezze del fratello evidenti nel Banchetto del ricco Epulone delle Gallerie Nazionali.
Gregorio Preti, Le nozze di Cana, 1650-1665, Olio su tela, 120 x 96 cm, Roma, Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima | Foto: © Mauro Coen
Sempre di Gregorio Preti è anche Sant’Orsola, trionfante e in abiti regali, celebrazione dell’antica regina e martire bretone partita in pellegrinaggio verso Roma assieme a una devota schiera di undicimila vergini trucidate dagli unni durante il loro viaggio di ritorno.
Semi e terriccio tra supporto e telaio, e un foglio di giornale per coprire un buco: le sorprese del restauro
Liberata dallo spesso strato di vernice ingiallita che offuscava la cromia originale riducendo notevolmente la leggibilità delle parti in ombra, la Cananea di Preti ha svelato, grazie al restauro, particolari inediti.
La tela si presentava rovinata da fori e da piccole lacerazioni, mentre, sul davanti, una stuccatura grossolana evidenziava il maldestro tentativo di camuffare un danno accidentale, avvenuto probabilmente in tempi recenti.
La tela risultava persino ingrandita lungo il margine sinistro con una fascia di circa cinque centimetri, perfettamente integrata con l’originale.
Addirittura, sul retro del supporto, in corrispondenza di un buco, i restauratori hanno ritrovato un frammento di giornale in lingua inglese, applicato all’inizio del XX secolo.
L’intervento ha poi rivelato la presenza, tra il supporto e il telaio, di uno strato di deposito di polvere misto a fibre vegetali, semi e terriccio.
Mattia Preti, Cristo e la Cananea, 1646-47, 231 x 231,5 cm, Collezione privata (particolare inserto applicato per risarcire la lacuna)
I pentimenti di Mattia
Le operazioni di restauro hanno anche rilevato alcuni pentimenti dell’artista. Come la posizione dell’indice della mano destra di Cristo, un abbozzo della mano destra dell’apostolo Pietro e, infine, all’altezza del copricapo del moro, un altro filo con i panni stesi sullo scorcio del cielo.
Il prolungamento verso sinistra del prospetto architettonico dell’edificio, alle spalle dell’ancella, invece, più che un pentimento rappresenta una correzione effettuata dal pittore in corso d’opera.
Mattia Preti, Cristo e la Cananea, 1646-47, 231 x 231,5 cm, Collezione privata, Frammento di giornale ritrovato sul retro del supporto, in corrispondenza di un buco
Un’altra mostra fa il suo debutto online: Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi
In attesa della riapertura delle sale di Palazzo Barberini e della presentazione ufficiale della mostra, il pubblico da casa potrà seguire sui canali social, sempre di giovedì, un altro approfondimento sulla seconda mostra pronta a inaugurare alle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Il percorso Plasmare l’idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi, a cura di Maurizia Cicconi, Paola Nicita e Yuri Primarosa, vuole celebrare l’acquisto, avvenuto nel 2020 da parte dello Stato italiano dalla famiglia Odescalchi, del grande modello in legno dipinto e terracotta dorata per il monumento funebre di papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano. Ad eseguirlo a Roma, intorno al 1695-1697, era stato l’artista francese Pierre-Étienne Monnot.
Conservato da almeno un secolo nella cappella privata di Palazzo Odescalchi, il modello è realizzato in scala 1 a 5 rispetto al monumento in marmo inaugurato nel 1701 a San Pietro e rappresenta un allegorico sunto delle virtù temporali e spirituali di papa Benedetto Odescalchi.
Ad affiancarlo saranno in mostra altre dieci opere - tra le quali spicca la serie di apostoli realizzata da Andrea Sacchi e Carlo Maratti per il cardinale Antonio Barberini - espressione della suggestione esercitata dalle opere di Maratti sulle scelte iconografiche di Pierre-Étienne Monnot.
Pierre-Étienne Monnot, modello preparatorio per il monumento funebre di papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano, legno dipinto e terracotta dorata, 1695-1697
Leggi anche:
• Il Trionfo dei sensi: a Palazzo Barberini un inedito dialogo tra Mattia e Gregorio Preti
Anche le architetture, prese in prestito da Veronese, riaffiorano sulla tela con maggiore nitidezza, come la testa di San Pietro, ricalcata da Ribera, o la figura dell’apostolo al centro del dipinto, sorprendentemente vicino agli esiti di Pier Francesco Mola. L’imponente tela di Mattia Preti, raffigurante Cristo e la Cananea, gioiello della quadreria dei Principi Colonna, torna a brillare, gettando nuova luce su Mattia e Gregorio Preti grazie al recente restauro effettuato dal laboratorio delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Esposta l’anno scorso a Palazzo Barberini in occasione della mostra Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti, l’opera, la prima di Preti ad avere una data certa, costituisce un tassello importante nel periodo romano del pittore, oltre a testimoniare l’influsso della pittura veneziana di Veronese e Tintoretto sullo stile del “Cavalier calabrese”.
Allestimento della mostra a Palazzo Barberini | Foto: © Alberto Novelli
Così le Gallerie nazionali di Arte Antica presso Palazzo Barberini hanno deciso di non aspettare la riapertura delle loro sale, il prossimo 3 dicembre, affidando ai canali social del museo (Facebook, Twitter e Instagram) una piccola anticipazione della mostra a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa che avrebbe dovuto inaugurare ieri (giovedì 19 novembre) per protrarsi fino al 2 maggio prossimo.
Per questo ogni giovedì il progetto sarà raccontato sul web grazie a Nicolette Mandarano, Paola Villari e Giuseppe Perrino e vedrà la Cananea esposta accanto ad alcuni quadri di grande formato eseguiti autonomamente o a quattro mani dai fratelli Preti nella seconda metà del Seicento.
Vedremo l’Allegoria dei cinque sensi della collezione Barberini, accanto alle Nozze di Cana dipinto da Gregorio, che si mostra per la prima volta al pubblico, e piuttosto distante dalle raffinatezze del fratello evidenti nel Banchetto del ricco Epulone delle Gallerie Nazionali.
Gregorio Preti, Le nozze di Cana, 1650-1665, Olio su tela, 120 x 96 cm, Roma, Pontificio Istituto Teutonico di Santa Maria dell’Anima | Foto: © Mauro Coen
Sempre di Gregorio Preti è anche Sant’Orsola, trionfante e in abiti regali, celebrazione dell’antica regina e martire bretone partita in pellegrinaggio verso Roma assieme a una devota schiera di undicimila vergini trucidate dagli unni durante il loro viaggio di ritorno.
Semi e terriccio tra supporto e telaio, e un foglio di giornale per coprire un buco: le sorprese del restauro
Liberata dallo spesso strato di vernice ingiallita che offuscava la cromia originale riducendo notevolmente la leggibilità delle parti in ombra, la Cananea di Preti ha svelato, grazie al restauro, particolari inediti.
La tela si presentava rovinata da fori e da piccole lacerazioni, mentre, sul davanti, una stuccatura grossolana evidenziava il maldestro tentativo di camuffare un danno accidentale, avvenuto probabilmente in tempi recenti.
La tela risultava persino ingrandita lungo il margine sinistro con una fascia di circa cinque centimetri, perfettamente integrata con l’originale.
Addirittura, sul retro del supporto, in corrispondenza di un buco, i restauratori hanno ritrovato un frammento di giornale in lingua inglese, applicato all’inizio del XX secolo.
L’intervento ha poi rivelato la presenza, tra il supporto e il telaio, di uno strato di deposito di polvere misto a fibre vegetali, semi e terriccio.
Mattia Preti, Cristo e la Cananea, 1646-47, 231 x 231,5 cm, Collezione privata (particolare inserto applicato per risarcire la lacuna)
I pentimenti di Mattia
Le operazioni di restauro hanno anche rilevato alcuni pentimenti dell’artista. Come la posizione dell’indice della mano destra di Cristo, un abbozzo della mano destra dell’apostolo Pietro e, infine, all’altezza del copricapo del moro, un altro filo con i panni stesi sullo scorcio del cielo.
Il prolungamento verso sinistra del prospetto architettonico dell’edificio, alle spalle dell’ancella, invece, più che un pentimento rappresenta una correzione effettuata dal pittore in corso d’opera.
Mattia Preti, Cristo e la Cananea, 1646-47, 231 x 231,5 cm, Collezione privata, Frammento di giornale ritrovato sul retro del supporto, in corrispondenza di un buco
Un’altra mostra fa il suo debutto online: Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi
In attesa della riapertura delle sale di Palazzo Barberini e della presentazione ufficiale della mostra, il pubblico da casa potrà seguire sui canali social, sempre di giovedì, un altro approfondimento sulla seconda mostra pronta a inaugurare alle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Il percorso Plasmare l’idea. Pierre-Étienne Monnot, Carlo Maratti e il monumento Odescalchi, a cura di Maurizia Cicconi, Paola Nicita e Yuri Primarosa, vuole celebrare l’acquisto, avvenuto nel 2020 da parte dello Stato italiano dalla famiglia Odescalchi, del grande modello in legno dipinto e terracotta dorata per il monumento funebre di papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano. Ad eseguirlo a Roma, intorno al 1695-1697, era stato l’artista francese Pierre-Étienne Monnot.
Conservato da almeno un secolo nella cappella privata di Palazzo Odescalchi, il modello è realizzato in scala 1 a 5 rispetto al monumento in marmo inaugurato nel 1701 a San Pietro e rappresenta un allegorico sunto delle virtù temporali e spirituali di papa Benedetto Odescalchi.
Ad affiancarlo saranno in mostra altre dieci opere - tra le quali spicca la serie di apostoli realizzata da Andrea Sacchi e Carlo Maratti per il cardinale Antonio Barberini - espressione della suggestione esercitata dalle opere di Maratti sulle scelte iconografiche di Pierre-Étienne Monnot.
Pierre-Étienne Monnot, modello preparatorio per il monumento funebre di papa Innocenzo XI in San Pietro in Vaticano, legno dipinto e terracotta dorata, 1695-1697
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