I titoli del mese
L’Agenda dell’Arte – In libreria
Alfabeto umano da le Heures de Charles d'Angoulême di Robinet Testard, XV secolo
, Bibliothèque nationale de France in Paris
, Bibliothèque nationale de France in Paris
Francesca Grego
20/02/2020
• Giovanni Rizzoli. Canto Liquido, a cura di Bruno Corà. Skira
E’ fresco di stampa Giovanni Rizzoli. Canto liquido a cura di Bruno Corà, un volume monografico con contributi di Werner Meyer, Renato Polacco, Ilaria Porotto e un’intervista all’artista raccolta da Tommaso Trini. Il libro, concepito come un grande mosaico polifonico intorno al lavoro di Rizzoli, è edito da Skira editore.
“Esistono varie anime in Giovanni Rizzoli: quella del poeta, dello scultore, del pittore che dipinge e del pittore che lascia che sia il mare (o la flebo) a dipingere al suo posto” afferma la curatrice Ilaria Porotto. “Un artista che ha evitato compromessi e scelte facili, che ha anticipato tempi e risultati rimanendo volutamente fuori da regole e logiche di mercato”. L’operazione “Rizzoli” che non è assolutamente antisistema, sembra quasi voler puntare alla dimostrazione di un teorema che ha in mente solo l’artista, in viaggio su binari paralleli rispetto ai ritmi di questo mondo.
Veneziano doc, cresciuto alle Zattere in un edificio di fronte alla Chiesa del Redentore di Palladio, ha formato il proprio senso artistico ed estetico, plasmandolo sui canoni dell’arte veneziana attraverso i secoli. “Nessuna arte più di quella bizantina – penso alle placchette della Pala d’Oro di San Marco, agli smalti fatti da maestranze bizantine in Venezia – ha un tale livello astratto di sofisticazione” ha dichiarato Rizzoli nell’intervista a Tommaso Trini. Tutta l’arte del veneziano è incentrata intorno a concetti come stupore, meraviglia, un’arte alimentata da domande senza mai vere soluzioni. Ed è questo il sostrato malinconico che permea tutta la visione del mondo e l’arte di Rizzoli, un po’ come sprofondare nella magia della laguna. Da leggere e guardare, assolutamente.
• Patrizio Aiello, Caravaggio 1951. Officina Libraria
Il 21 aprile del 1951 inaugura a Milano la più grande mostra realizzata Caravaggio: mai più un tale numero di dipinti del Merisi sarà riunito in un’unica sede. In tre mesi oltre 400 mila persone si mettono in fila davanti a Palazzo Reale: un risultato “eccezionale, incredibile”, che stupisce anche il grande storico dell’arte Roberto Longhi, curatore del progetto. A settant’anni di distanza, la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi resta un faro nella storia delle esposizioni, ma nessuno finora aveva analizzato a fondo le ragioni del suo successo. Lo fa lo studioso Patrizio Aiello nel volume introdotto da Giovanni Agosti con postfazione di Jacopo Stoppa, sulla scorta del ritrovamento di una serie di fotografie realizzate a Palazzo Reale nella primavera del ‘51. Sala dopo sala, si svelano i dettagli di un allestimento esemplare, punto di riferimento imprescindibile per le mostre future. Ma soprattutto emerge in tutta la sua ricchezza il backstage del progetto che, tra conflitti e colpi di genio, coinvolse i personaggi di spicco dell’Italia di allora: da Fernanda Wittgens a Costantino Baroni, da Longhi a Lionello Venturi, fino a Giulio Andreotti e a Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI.
• Maichol Clemente, White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera. Marsilio
Venezia, 1630. La peste nera imperversa nella sua quarta, violenta ondata. È un morbo che non fa sconti a nessuno: dal 1348 ha decimato la popolazione della Serenissima una volta al secolo, estinguendo intere famiglie patrizie e portandosi via personaggi in vista come Tiziano Vecellio. Il Doge fa un voto alla Vergine: le dedicherà un magnifico tempio appena l’incubo sarà cessato. La prima pietra della Basilica di Santa Maria della Salute sarà posata nel 1631. Nel 1670 un artista venuto da Amsterdam, Giusto Le Court, inizia a decorare il presbiterio e l’altare maggiore. Il voto del Doge prende vita in forma di allegoria, ma soprattutto inaugura a Venezia la grande stagione della scultura barocca.
Esperto dell’arte veneta tra il Seicento e il Settecento, Maichol Clemente ci guida nel labirinto della storia e della laguna alla scoperta della meravigliosa opera di Le Court, mettendo in luce uno degli aspetti meno noti del Barocco veneziano: la scultura, di cui l’altare maggiore della Basilica rappresenta una delle massime espressioni. Un racconto reso ancora più vivido dalle illustrazioni realizzate per l’occasione da Mauro e Marco Furio Magliani.
Leggi anche:
• Metti un veneziano a Venezia. Bruno Corà racconta Giovanni Rizzoli
E’ fresco di stampa Giovanni Rizzoli. Canto liquido a cura di Bruno Corà, un volume monografico con contributi di Werner Meyer, Renato Polacco, Ilaria Porotto e un’intervista all’artista raccolta da Tommaso Trini. Il libro, concepito come un grande mosaico polifonico intorno al lavoro di Rizzoli, è edito da Skira editore.
“Esistono varie anime in Giovanni Rizzoli: quella del poeta, dello scultore, del pittore che dipinge e del pittore che lascia che sia il mare (o la flebo) a dipingere al suo posto” afferma la curatrice Ilaria Porotto. “Un artista che ha evitato compromessi e scelte facili, che ha anticipato tempi e risultati rimanendo volutamente fuori da regole e logiche di mercato”. L’operazione “Rizzoli” che non è assolutamente antisistema, sembra quasi voler puntare alla dimostrazione di un teorema che ha in mente solo l’artista, in viaggio su binari paralleli rispetto ai ritmi di questo mondo.
Veneziano doc, cresciuto alle Zattere in un edificio di fronte alla Chiesa del Redentore di Palladio, ha formato il proprio senso artistico ed estetico, plasmandolo sui canoni dell’arte veneziana attraverso i secoli. “Nessuna arte più di quella bizantina – penso alle placchette della Pala d’Oro di San Marco, agli smalti fatti da maestranze bizantine in Venezia – ha un tale livello astratto di sofisticazione” ha dichiarato Rizzoli nell’intervista a Tommaso Trini. Tutta l’arte del veneziano è incentrata intorno a concetti come stupore, meraviglia, un’arte alimentata da domande senza mai vere soluzioni. Ed è questo il sostrato malinconico che permea tutta la visione del mondo e l’arte di Rizzoli, un po’ come sprofondare nella magia della laguna. Da leggere e guardare, assolutamente.
• Patrizio Aiello, Caravaggio 1951. Officina Libraria
Il 21 aprile del 1951 inaugura a Milano la più grande mostra realizzata Caravaggio: mai più un tale numero di dipinti del Merisi sarà riunito in un’unica sede. In tre mesi oltre 400 mila persone si mettono in fila davanti a Palazzo Reale: un risultato “eccezionale, incredibile”, che stupisce anche il grande storico dell’arte Roberto Longhi, curatore del progetto. A settant’anni di distanza, la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi resta un faro nella storia delle esposizioni, ma nessuno finora aveva analizzato a fondo le ragioni del suo successo. Lo fa lo studioso Patrizio Aiello nel volume introdotto da Giovanni Agosti con postfazione di Jacopo Stoppa, sulla scorta del ritrovamento di una serie di fotografie realizzate a Palazzo Reale nella primavera del ‘51. Sala dopo sala, si svelano i dettagli di un allestimento esemplare, punto di riferimento imprescindibile per le mostre future. Ma soprattutto emerge in tutta la sua ricchezza il backstage del progetto che, tra conflitti e colpi di genio, coinvolse i personaggi di spicco dell’Italia di allora: da Fernanda Wittgens a Costantino Baroni, da Longhi a Lionello Venturi, fino a Giulio Andreotti e a Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI.
• Maichol Clemente, White Marble and the Black Death. Il marmo bianco e la peste nera. Marsilio
Venezia, 1630. La peste nera imperversa nella sua quarta, violenta ondata. È un morbo che non fa sconti a nessuno: dal 1348 ha decimato la popolazione della Serenissima una volta al secolo, estinguendo intere famiglie patrizie e portandosi via personaggi in vista come Tiziano Vecellio. Il Doge fa un voto alla Vergine: le dedicherà un magnifico tempio appena l’incubo sarà cessato. La prima pietra della Basilica di Santa Maria della Salute sarà posata nel 1631. Nel 1670 un artista venuto da Amsterdam, Giusto Le Court, inizia a decorare il presbiterio e l’altare maggiore. Il voto del Doge prende vita in forma di allegoria, ma soprattutto inaugura a Venezia la grande stagione della scultura barocca.
Esperto dell’arte veneta tra il Seicento e il Settecento, Maichol Clemente ci guida nel labirinto della storia e della laguna alla scoperta della meravigliosa opera di Le Court, mettendo in luce uno degli aspetti meno noti del Barocco veneziano: la scultura, di cui l’altare maggiore della Basilica rappresenta una delle massime espressioni. Un racconto reso ancora più vivido dalle illustrazioni realizzate per l’occasione da Mauro e Marco Furio Magliani.
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