Scoperti un'antica "tintoria" e un recinto sacro dedicato alle divinità orientali
La Crypta Balbi rivela due nuovi ambienti
Gli spazi della Crypta Balbi
E. Bramati
22/07/2014
Roma - Proseguono incessantemente i lavori di scavo nell'area del Museo Nazionale Romano – Crypta Balbi, nei pressi dell'antico teatro eretto nel 13 a.C da Lucio Cornelio Balbo.
Le ricerche avevano già riportato alla luce, in anni passati, un mitreo, poi trasformato in stalla, una cucina che ha restituito una gran quantità di vasellame, e un’officina con fornaci per la lavorazione dei metalli.
A questi ambienti oggi se ne aggiungono altri due, di notevole interesse. Il primo è una fullonica, una sorta di antica "tintoria" adibita alla smacchiatura e al lavaggio di vesti e tessuti. La bottega, che risale al II secolo, ha infatti svelato diverse vaschette in cocciopesto con catini e appositi canali di scolo per l'acqua.
Il secondo è identificabile con un sacello del II - III secolo, dedicato a varie divinità di tradizione greca e orientale quali Artemide, Meleagro, Afrodite di Afrodisia, Iside e Dioniso, di cui si sono ritrovate le immagini scultoree. Lo spazio conteneva inoltre un altare e una nicchia destinata ad accogliere un'immagine di culto.
Lo scavo ha confermato che nel sito la vita è continuata dopo l’età antica, con una serie di trasformazioni e riusi nello stesso monumento protrattasi ininterrottamente attraverso il Medioevo e il Rinascimento, fino ai nostri giorni.
Le ricerche avevano già riportato alla luce, in anni passati, un mitreo, poi trasformato in stalla, una cucina che ha restituito una gran quantità di vasellame, e un’officina con fornaci per la lavorazione dei metalli.
A questi ambienti oggi se ne aggiungono altri due, di notevole interesse. Il primo è una fullonica, una sorta di antica "tintoria" adibita alla smacchiatura e al lavaggio di vesti e tessuti. La bottega, che risale al II secolo, ha infatti svelato diverse vaschette in cocciopesto con catini e appositi canali di scolo per l'acqua.
Il secondo è identificabile con un sacello del II - III secolo, dedicato a varie divinità di tradizione greca e orientale quali Artemide, Meleagro, Afrodite di Afrodisia, Iside e Dioniso, di cui si sono ritrovate le immagini scultoree. Lo spazio conteneva inoltre un altare e una nicchia destinata ad accogliere un'immagine di culto.
Lo scavo ha confermato che nel sito la vita è continuata dopo l’età antica, con una serie di trasformazioni e riusi nello stesso monumento protrattasi ininterrottamente attraverso il Medioevo e il Rinascimento, fino ai nostri giorni.
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