Il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema sarà visitabile da dicembre
A Cinecittà apre il MIAC: un viaggio attraverso 120 anni di storia dell'audiovisivo
MIAC, Sala Maestri. Foto: © Cristina Vatielli. Courtesy NONE collective
Samantha De Martin
30/10/2019
Roma - C’è il rullo originale di oltre 40 metri che per decenni ha trasportato le pellicole per le lavorazioni, e ci sono le colonne sonore di Morricone, Rota, Trovajoli, Piovani accanto a suoni e jingle familiari allo spettatore, oltre a 400 film rielaborati a comporre un unico percorso narrativo che celebra l’evoluzione dell’audiovisivo componendo lo straordinario archivio di sogni, speranze, battaglie italiane lungo 120 anni.
Un viaggio immersivo che seduce l’ immaginario collettivo, attraverso le lenti del cinema, della televisione, fino alla tecnologia digitale della realtà virtuale e aumentata e del videogioco, conduce il visitatore tra le sale del MIAC, in mezzo a un’architettura brillante che disegna pilastri e cieli di luce.
Il nuovo Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, che aprirà al pubblico negli Studi di Cinecittà a partire dal prossimo dicembre, è il primo museo multimediale e interattivo e immersivo interamente dedicato al genere nella capitale. Ma è soprattutto un percorso che descrive la crescita tecnologica dell’Italia. Voluto e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il percorso del MIAC si sviluppa in 12 ambienti principali su uno spazio di 1650 metri quadri suddivisi in aree tematiche.
Ogni sala esplora un tema, attraverso i materiali visivi e sonori accompagnati da apparati testuali.
A comporre la spina dorsale del MIAC c’è la Timeline, una parete di oltre trenta metri in cui attraverso un sorprendente graffito animato è possibile leggere, vedere, toccare date ed eventi della storia dell’audiovisivo in Italia, dal pre-cinema a oggi.
Il progetto del Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, a cura di Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko, è anche un importante intervento di rigenerazione edilizia. Il complesso originario, realizzato nel 1937 e destinato a laboratorio di sviluppo e stampa, laboratorio meccanico, deposito pellicole, dopo essere stato ristrutturato nel 1975, è stato valorizzato e riconvertito attraverso una nuova distribuzione spaziale.
Storia, Lingua, Potere, Musica, Paesaggio, Eros, Commedia, Lingua, Maestri sono i grandi “contenitori” che scandiscono il percorso. L’ultima sala, dedicata al Futuro, è una stanza ricoperta di specchi, priva di riferimenti dimensionali, in cui scie luminose dialogano con una colonna video centrale. Una scatola di specchi che crea infinite riflessioni come a sottolineare che il futuro altro non è che il modo in cui si guarda a esso.
Un viaggio immersivo che seduce l’ immaginario collettivo, attraverso le lenti del cinema, della televisione, fino alla tecnologia digitale della realtà virtuale e aumentata e del videogioco, conduce il visitatore tra le sale del MIAC, in mezzo a un’architettura brillante che disegna pilastri e cieli di luce.
Il nuovo Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, che aprirà al pubblico negli Studi di Cinecittà a partire dal prossimo dicembre, è il primo museo multimediale e interattivo e immersivo interamente dedicato al genere nella capitale. Ma è soprattutto un percorso che descrive la crescita tecnologica dell’Italia. Voluto e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il percorso del MIAC si sviluppa in 12 ambienti principali su uno spazio di 1650 metri quadri suddivisi in aree tematiche.
Ogni sala esplora un tema, attraverso i materiali visivi e sonori accompagnati da apparati testuali.
A comporre la spina dorsale del MIAC c’è la Timeline, una parete di oltre trenta metri in cui attraverso un sorprendente graffito animato è possibile leggere, vedere, toccare date ed eventi della storia dell’audiovisivo in Italia, dal pre-cinema a oggi.
Il progetto del Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, a cura di Gianni Canova, Gabriele D’Autilia, Enrico Menduni e Roland Sejko, è anche un importante intervento di rigenerazione edilizia. Il complesso originario, realizzato nel 1937 e destinato a laboratorio di sviluppo e stampa, laboratorio meccanico, deposito pellicole, dopo essere stato ristrutturato nel 1975, è stato valorizzato e riconvertito attraverso una nuova distribuzione spaziale.
Storia, Lingua, Potere, Musica, Paesaggio, Eros, Commedia, Lingua, Maestri sono i grandi “contenitori” che scandiscono il percorso. L’ultima sala, dedicata al Futuro, è una stanza ricoperta di specchi, priva di riferimenti dimensionali, in cui scie luminose dialogano con una colonna video centrale. Una scatola di specchi che crea infinite riflessioni come a sottolineare che il futuro altro non è che il modo in cui si guarda a esso.
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