Dal 6 settembre al 5 gennaio nel rinnovato Museo Jacquemart-André
In arrivo a Parigi 40 capolavori della Galleria Borghese
Raffaello Sanzio, La Dama con il Liocorno, 1505-1506, Olio su tela, Galleria Borghese, Roma
Samantha De Martin
27/06/2024
Mondo - Alcuni capolavori della collezione di Scipione Borghese si apprestano a raggiungere Parigi per celebrare la riapertura del Museo Jacquemart-André, dopo oltre un anno di lavori intrapresi sotto la direzione dell’Institut de France.
Dal 6 settembre al 5 gennaio un’eccezionale collaborazione tra la Galleria Borghese e il museo francese offrirà ai visitatori la rara opportunità di ammirare all’interno della casa della famiglia Jacquemart-André - prestigiosa collezione d’arte privata parigina a pochi passi dagli Champs-Élysées - quaranta capolavori di maestri del Rinascimento e del Barocco, da Caravaggio a Rubens, da Raffaello a Tiziano, da Botticelli a Veronese, da Antonello da Messina a Bernini, raramente concessi in prestito all’estero.
Grazie alla collaborazione tra le due istituzioni - in previsione dei lavori di ristrutturazione del museo romano previsti per l’autunno 2024 - la mostra “Capolavori della Galleria Borghese” permetterà di riscoprire opere di grandi nomi dell’arte italiana di Cinque e Seicento e di pittori fiamminghi vissuti in Italia come Rubens e Gerrit von Honthorst. Non mancheranno Annibale Carracci, Guido Reni, il Cavalier d’Arpino e Jacopo Bassano.
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Fanciullo con canestra di frutta, 1593-1595 circa, Olio su tela, 70 × 67 cm | Courtesy Galleria Borghese, Roma
Oltre a presentare le opere in un’audace cornice scenica, l’esposizione farà anche luce sulla storia della collezione frutto della curiosità insaziabile, dello spirito libero e intuitivo del cardinale Scipione Borghese. In mostra La Capra Amaltea, prima scultura conosciuta di Bernini, affiancherà un busto di Papa Gregorio XV modellato dallo scultore napoletano, un tempo parte della collezione Borghese e oggi tra i pezzi forti del Museo Jacquemart-André. Tra i capolavori che raggiungeranno Parigi da Roma anche Giovane con canestra di frutta di Caravaggio, la Dama con il liocorno di Raffaello, l’Autoritratto in età matura di Gian Lorenzo Bernini.
La sala intitolata Il Rinascimento magico dell’Italia settentrionale, dove spicca la Sibilla del Domenichino, riunirà i soggetti che evocano i miti fondanti della cultura occidentale moderna, con personaggi della mitologia greco-romana e dell’Antico Testamento. Se la “Galleria di ritratti” metterà in evidenza l’importanza dell’arte rinascimentale nella collezione Borghese, con capolavori, acquisiti in periodi diversi, di Antonello da Messina, Lorenzo Lotto e del Parmigianino, che contribuirono allo sviluppo del ritratto moderno, una sala dedicata all’ “esteta” Scipione riunirà una selezione di opere d’arte sacra della collezione Borghese, realizzate, tra gli altri, da Andrea del Sarto, Giulio Romano, il Cavalier d’Arpino e Jacopo Bassano, che culmineranno nella Madonna con Bambino tra i Santi Ignazio di Antiochia e Onofrio, capolavoro del pittore veneto Lorenzo Lotto.
Gian Lorenzo Bernini (1598 - 1680), Autoritratto in età matura, 1638-1640, Roma, Galleria Borghese | Courtesy Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Galleria Borghese
Costruita tra il 1607 e il 1616 sulla collina del Pincio, su un terreno appartenente alla famiglia, Villa Borghese fu progettata sin dall’inizio per poter ospitare la collezione di opere d’arte del suo proprietario. Non appena fu completata, nel 1614, Scipione vi fece immediatamente trasferire la sua collezione di sculture. Negli anni successivi, la cosiddetta “delizia di Roma” si riempì di opere d’arte diventando un museo ante litteram nel quale visitatori e artisti possono ancora oggi ammirare gli splendori della Roma antica e moderna.
Una famosa veduta dipinta nel 1636 dal miniaturista alsaziano Johann Wilhelm Baur testimonia perfettamente l’effervescenza che caratterizzava la villa nel XVII secolo, un’epoca in cui era il punto di riferimento per artisti locali e stranieri.
L’ultima sezione dell’itinerario, con dipinti di scuola toscana, manierista e veneziana, sarà dedicata alla “Sala delle Veneri”, un gruppo di opere custodite al primo piano di villa Borghese, che immortalano dee in pose lascive e soggetti dalla connotazione erotica. L’evoluzione del gusto all’epoca di Scipione Borghese favorì il proliferare di soggetti profani di natura più frivola. Incoraggiato dalla riscoperta di statue antiche, venute alla luce durante diversi scavi di reperti archeologici, il nudo femminile si fece sempre più presente nelle collezioni. A chiudere la mostra sarà Venere che benda Amore, il capolavoro di Tiziano raramente visto fuori da Villa Borghese.
Tiziano, Venere che benda Amore, 1565 ca., olio su tela, 118 x 185 cm. Roma, Galleria Borghese
“La Galleria Borghese - spiega la direttrice Francesca Cappelletti - è unica nel suo genere in quanto, ancora oggi, offre un’idea della collezione barocca sopravvissuta al tempo, pur trasformandosi in una splendida vetrina del Neoclassicismo europeo. È uno spazio simile a una macchina del tempo, dove si possono ammirare l’antichità classica romana e i grandi dipinti del Rinascimento e del Barocco, vagando tra i marmi, gli affreschi e le decorazioni originali che accompagnavano le opere acquisite. La mostra al Museo Jacquemart-André offre un’occasione unica ai suoi visitatori perché, per la prima volta, si potrà visitare la collezione di Scipione Borghese all’estero”.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo, pensato come opera di riferimento in francese sulla collezione di dipinti della Galleria Borghese.
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• I Marmi Torlonia in mostra al Louvre
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Michelangelo Merisi da Caravaggio, Fanciullo con canestra di frutta, 1593-1595 circa, Olio su tela, 70 × 67 cm | Courtesy Galleria Borghese, Roma
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Gian Lorenzo Bernini (1598 - 1680), Autoritratto in età matura, 1638-1640, Roma, Galleria Borghese | Courtesy Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Galleria Borghese
Costruita tra il 1607 e il 1616 sulla collina del Pincio, su un terreno appartenente alla famiglia, Villa Borghese fu progettata sin dall’inizio per poter ospitare la collezione di opere d’arte del suo proprietario. Non appena fu completata, nel 1614, Scipione vi fece immediatamente trasferire la sua collezione di sculture. Negli anni successivi, la cosiddetta “delizia di Roma” si riempì di opere d’arte diventando un museo ante litteram nel quale visitatori e artisti possono ancora oggi ammirare gli splendori della Roma antica e moderna.
Una famosa veduta dipinta nel 1636 dal miniaturista alsaziano Johann Wilhelm Baur testimonia perfettamente l’effervescenza che caratterizzava la villa nel XVII secolo, un’epoca in cui era il punto di riferimento per artisti locali e stranieri.
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Tiziano, Venere che benda Amore, 1565 ca., olio su tela, 118 x 185 cm. Roma, Galleria Borghese
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